mercoledì 22 novembre 2023

IL CUORE DEL PADRE - Il dono di Maria

 


Il dono di Maria

Il Padre ha voluto circondarci da ogni lato col suo amore, e poiché sapeva che non sarebbe stato facile per noi concepire un amore paterno, cosa, per quanto prossimo e dimorante in noi, troppo astratta per i nostri occhi affamati di ciò che è visibile, ha deciso di darcene una rappresentazione concreta, che toccasse più direttamente il nostro cuore. Per questo ci ha presentato la persona di Maria in qualità di madre, affinché attraverso il suo affetto materno ci giungesse con un linguaggio più persuasivo e toccante una testimonianza della sua paterna tenerezza. Egli sapeva quale eco suscita in un cuore umano la presenza amorosa di una madre e voleva, attraverso Maria, attirarci con maggior forza a sé e formare in noi un cuore filiale. Nella Vergine bisogna, quindi, vedere una figura illuminosa dell'affetto e della sollecitudine del Padre per noi; nei suoi tratti materni è ancora e sempre l'immagine del Padre che si delinea ai nostri occhi.

Per ben comprendere questa verità, dobbiamo ricordare che il cuore del Padre contiene in sé tutta la perfezione e tutta la ricchezza di un cuore paterno e di un cuore materno. La sua qualità di Padre non si oppone, come avviene tra gli uomini, alla qualità di madre. Nella specie umana la funzione generativa è divisa tra il padre e la madre e si effettua con l'unione dei due, non rappresentando nessuno di essi il principio generatore totale. Ma in Dio l'atto creatore ha per unico autore il Padre, che riunisce di conseguenza in sé ciò che noi chiamiamo paternità e maternità. Egli ha nel suo cuore la forza dell'amore paterno e la tenerezza dell'amore materno; dispiega contemporaneamente l'energia inflessibile del Padre, che vuole il bene dei suoi figli e lo procura loro con un grandioso piano di salvezza e un lavoro tenace, e l'estrema delicatezza della madre, sempre attenta anche ai più piccoli avvenimenti e difficoltà che si presentano nella vita di ciascuno dei suoi figli.

Perciò non solo la paternità umana, ma anche la maternità deve al Padre celeste ciò che essa è. Ogni maternità umana si presenta come una partecipazione e una derivazione della paternità divina. Quando Adamo ed Eva furono formati a immagine e somiglianza di Dio, il Padre li creò in modo particolare a immagine della sua paternità, uno in qualità di padre e l'altro in qualità di madre. Egli ha, in un certo senso, diviso tale immagine in due aspetti e ha voluto che Adamo rappresentasse certe tendenze e sfumature del suo cuore paterno, ed Eva le altre. Tutti i tesori d'affetto che un cuore umano di madre racchiude, provengono dunque dal Padre, anche secondo ciò che tale affetto ha di specificamente femminile e materno; perché il Padre riunisce in sé tutta la ricchezza affettiva, di cui ha suddiviso i riflessi in diversi tipi nella comunità umana.

Nell'amore di ogni madre per il figlio dobbiamo dunque riconoscere un'immagine vivente del cuore del Padre. La calda atmosfera che ella crea intorno ai figli, la sua profonda tenerezza, la sua attitudine a provare in se stessa ogni loro gioia o dolore, la perseveranza della sua sollecitudine, la sua benevolenza piena di attenzioni, i prodigi a volte eroici della sua dedizione sono altrettante manifestazioni di un amore che le fu comunicato dal Padre celeste. Se gli uomini apprezzano e giudicano a volte meraviglioso il cuore della loro madre, è perché di fatto vedono in esso una replica del cuore del Padre celeste, un affetto ispirato dal suo amore ineffabile.

Ma non solo nel campo della generazione fisica si trova questa replica. La paternità del Padre celeste é spirituale e negli uomini ha voluto riflettersi in una paternità e una maternità più elevate di quelle che hanno il loro fondamento nella famiglia. Vi é una paternità spirituale di cui san Paolo ha fatto l'esperienza ed espresso l'entusiasmo nella sua prima lettera ai Corinti: « Se anche aveste in Cristo diecimila maestri, non avreste tuttavia parecchi padri, perché sono io che, con la predicazione del Vangelo, vi ho generato in Cristo Gesù. D'altra parte l'apostolo era consapevole che quella esaltante paternità era stata pagata con molte sofferenze, inseparabili dalla missione di chi vuol formare salde coscienze cristiane: « Figli miei, ecco che per voi io soffro di nuovo i dolori del parto finché Cristo sia formato in voi ». Da queste parole si capisce che san Paolo considerava la sua paternità spirituale anche, in certo modo, maternità, poiché comportava i dolori del parto e una profonda tenerezza; e ciò perché nel campo spirituale paternità e maternità sono molto più vicine l'una all'altra: più una paternità si pone ad un livello superiore, più strettamente essa partecipa della generosità totale del cuore del Padre celeste. Per questo san Paolo, nella sua missione apostolica e nella sua influenza sulle anime, si sentiva un cuore paterno generosissimo.

La maternità spirituale non é meno ricca. Tutta la bellezza del compito di una madre che dedica la propria vita ai suoi figli secondo la carne si trova trasferita nel campo delle anime. Essa consiste nell'influenza profonda che un'anima esercita su un'altra anima per aiutarla a ricevere le ricchezze della grazia e a sviluppare in sé la vita di Cristo. Sostenuta da un intenso amore, da una efficace generosità, da un'apertura di profonda simpatia, tale influenza si esplica con una forza particolare di penetrazione e si colloca su un piano nettamente superiore all'istinto, sul piano di un amore distaccato da sé, più disinteressato, ma anche più vigoroso come amore.

Il Padre celeste ha voluto creare un tipo unico e ideale di maternità spirituale, in cui esprimere nel modo più evidente e più concretamente umano i prodigi di affetto di cui egli colma il cuore delle madri. E l'ha realizzato in Maria, stabilita come madre universale degli uomini nell'ordine della grazia. Egli, che possedeva in misura infinita le risorse dell'amore paterno, era altresì in grado di conferire a un cuore umano la capacità di abbracciare tutta l'umanità nella sua sollecitudine e nel suo amore e di esercitare effe&tivamente su tutte le anime il calore di un'influenza materna.

Più ancora, egli ha voluto una profonda somiglianza di struttura tra la maternità spirituale di Maria e la sua paternità divina. Il Padre aveva deciso d'instaurare la sua paternità nei confronti di tutti gli uomini ponendola all'interno della sua paternità rispetto al Verbo, suo unico Figlio. Attraverso Cristo, dunque, egli aveva desiderato amarci come suoi figli. Allo stesso modo egli ha posto a fondamento della maternità universale di Maria la sua maternità di fronte a Cristo. Diventando madre del Verbo incarnato, Maria sarebbe stata destinata a divenir madre degli uomini, e il suo cuore materno, come quello del Padre, sarebbe stato chiamato a riportare su tutti e su ciascuno l'affetto che ella avrebbe votato al Figlio di Dio. Da ciò si manifesta l'intenzione del Padre di dare alla maternità spirituale di Maria non solo la maggior estensione possibile, ma anche la maggiore profondità. La maternità di Maria non doveva consistere semplicemente in una effusione di amor materno, ma doveva fondarsi sulla generazione del Redentore. Maria non diventerà madre della grazia tra gli uomini se non dopo esser divenuta madre dell'autore della grazia; la sua influenza materna sulle anime avrà le radici più profonde e il suo affetto materno acquisterà le dimensioni di un affetto rivolto innanzi tutto al Figlio di Dio. Seguendo l'esempio del Padre, Maria guarderà gli uomini attraverso il suo Figlio diletto e in questa luce li considererà figli suoi.

Se san Paolo contribuiva a formare la vita di Cristo in coloro che erano stati affidati al suo zelo apostolico, Maria era destinata a farlo in maniera certamente più invisibile, ma anche più reale. Poiché essendo la madre di Cristo, ella ha il potere di generarlo nuovamente nelle anime. Ella che lo ha formato fin dal momento della sua venuta sulla terra, deve ripetere a beneficio degli uomini quel primo atto materno, riproducendo in ciascuno di noi il suo parto mirabile.

Ma la maternità di Maria a nostro riguardo, più ancora di quel parto di cui parla san Paolo a proposito dei Galati, è stata posta sotto il segno del dolore. Affinché Cristo potesse vivere in noi, Maria non lo ha messo soltanto al mondo: lo ha donato sul Calvario e ha pagato con quel sacrificio il prezzo della sua maternità spirituale. In virtù dell'offerta di Gesù crocifisso, infatti, ella può trasmetterci il Figlio trionfante, in quanto ha ricevuto il compito materno di distribuzione della grazia nelle nostre anime in ragione della sua partecipazione intima, in qualità di madre, al supplizio della croce. Maria ci ha dunque generato nel dolore, ed è sul Golgota, nel momento in cui perdeva il suo unico Figlio, che è stata investita della sua maternità universale: proponendola come madre al discepolo prediletto, Cristo intendeva che ella fosse madre a tutti.

Sotto questo aspetto la maternità spirituale di Maria si rivela simile alla paternità del Padre celeste e le e strettamente congiunta. Il Padre ci ha fatto suoi figli donandoci il Figlio suo e offrendolo in sacrificio per noi; Maria ci dà quello stesso Figlio che ella ha generato secondo la carne e che ha offerto in olocausto. Per questo la maternità di Maria è una rappresentazione particolarmente eloquente della paternità del Padre celeste. Ai piedi della croce, infatti, Maria sembra adempiere il compito di delegata del Padre sostituendolo presso il Figlio sofferente.

Delegata del Padre Maria lo è anche accanto a quelle anime che ha generato nel dolore del Calvario. Ad esse ella porta l'affetto paterno di Dio e nel suo cuore trafitto ci mostra il prezzo con cui il Padre ha voluto pagare la sua paternità a nostro riguardo. Nella madre di dolore che tanto ci commuove noi dobbiamo scorgere l'ardore di un amore paterno spinto all'estremo.

Non si tratta dunque di opporre la persona e la funzione di Maria a quelle del Padre, sebbene ciò qualche volta sia stato fatto. Si è facilmente indotti ad attribuire a Maria un'indulgenza., una bontà, una misericordia che non si riconoscono al Padre celeste, rappresentato invece come un giudice che deve, per quanto buono, attenersi nei suoi rapporti con noi alle, norme della giustizia. Maria avrebbe il compito di addolcire la rigidezza del giudice, obbedendo agli impulsi pietosi del suo cuore materno e lasciandosi più facilmente commuovere dalle preghiere dei suoi figli. Ella offrirebbe così un rifugio, dove la debolezza degli uomini potrebbe nascondersi e trovar riparo alla severità divina.

Abbiamo già notato, a proposito del dramma della redenzione, quanto fosse inesatto considerare l'opera di salvezza un atto della giustizia divina vendicatrice o punitrice: in essa il Padre si è lasciato guidare esclusivamente dal suo amore. Ora, se la bontà paterna è all'origine di tutta l'opera di salvezza, essa sola regola i rapporti del Padre con noi nel conseguimento della nostra salvezza individuale. Il Padre non agisce con ciascuno di noi diversamente da quanto non abbia agito con l'umanità nel suo insieme. Il suo amore per noi, la cui forza culminò nel dramma; del Calvario, continua a manifestarsi con la stessa forza. Sarebbe dunque fargli ingiuria rappresentarlo unicamente sotto i tratti di un giudice severo, in contrasto col viso dolce e soave di Maria.

Non c'è nulla nel cuore della Madonna che non sia venuto dal cuore del Padre. Ella ci appare come una madre piena di comprensione per le nostre debolezze e di misericordia per la nostra miseria, perché il cuore del Padre possiede al massimo grado tale comprensione e misericordia. Ella ci presenta tesori inestinguibili di pazienza e di bontà, perché il Padre ne ha una riserva infinita. Ella attira gli uomini con la dolcezza e l'amabilità: ma è ancora il Padre che li attira attraverso lei, perché il suo cuore trabocca di tenerezza e di simpatia per gli uomini. I cristiani hanno ragione di cercare in Maria un rifugio dove sono sicuri di essere ricevuti e soccorsi; ma avrebbero torto di considerarla un rifugio contro Dio: ella è piuttosto un rifugio nel Padre stesso, un asilo d'amore che egli ha costruito per noi. E ragione hanno pure i peccatori di alzar gli occhi all'Immacolata, di cui conoscono l'indulgenza estrema, e di confidare nel suo affetto nonostante tutte le colpe commesse; quest'indulgenza non è per nulla in contrasto con la severità divina: essa è l'autentica espressione della bontà paterna di Dio. Mettersi al riparo in Maria, nel suo cuore materno, significa mettersi al riparo in Dio, nel profondo del cuore del Padre. La figura di Maria è

così ricca di fascino appunto perché traspare in essa la sublimità dell'amore del Padre per noi.

Questa è la funzione della Vergine: di far giungere a noi l'amore del Padre. Dio sapeva che il nostro spirito avrebbe trovato difficoltà a capire come il suo cuore paterno nutrisse per noi tutto l'amore che possiamo desiderare da un padre e da una madre. Abbiamo già notato come per molti uomini il Padre sia un'astrazione: il suo volto paterno, essendo invisibile, appare loro lontano, freddo e privo d'interesse; a maggior ragione essi sono incapaci di percepire in lui tutto il calore che si trova in un amore materno. Ma il Padre è venuto in aiuto alla nostra impotenza e ci ha presentato una madre, che è ad un tempo una donna del nostro mondo e un ideale perfetto d'amore. Ella ci fa sentire la tenerezza e la sollecitudine del Padre, e vi riesce così bene, che per molti l'attrazione che ella esercita supera quella del Padre stesso. Maria non è, in realtà, che una messaggera della bontà divina, che vuole offrirsi a noi in maniera più convincente; ella non è che espressione del cuore del Padre. 

Di Jean Galot s. j. 1959.


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