Materia delle espiazioni nel Purgatorio: vanità e peccati di gioventù. Una signorina di elevata condizione. La beata Maria Villani. - La principessa Gida di Svezia.
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Le anime che si lasciano accecare dalle vanità del mondo, se hanno la fortuna di sfuggire alla dannazione, avranno a scontare terribili espiazioni.
Apriamo le Rivelazioni. di Santa Brigida, che nella Chiesa godono una giusta considerazione. Al capo VI vi si legge che un giorno la santa si vide trasportata in ispirito in un luogo del Purgatorio, e che, fra molti altri, vi conobbe una giovane signorina di alta nascita, che in altri tempi si era abbandonata al lusso ed alla mondanità. Quell'anima infelice le fece conoscere tutta la sua vita e la triste sua situazione. «Fortunatamente diss'ella, prima di morire mi confessai con sufficienti disposizioni per sfuggire all'inferno; ma quanto soffro per espiare la vita mondana che la sventurata mia madre non mi impedì di condurre! Ohimè! aggiungeva gemendo, questo capo che si compiaceva delle acconciature e che cercava di attirare gli sguardi, ora è divorato dalle fiamme al di dentro e al di fuori, e queste fiamme sono tanto dolorose che mi sembra di morire del continuo. Queste spalle e queste braccia, che faceva ammirare, sono crudelmente strette fra catene di ferro rovente. Questi piedi, già addestrati alla danza, sono ora attorniati da vipere che li straziano coi loro morsi e li insozzano coll'immonda loro bava; tutte queste membra che caricava di gioie, di fiori, di vari acconciamenti, ora sono in preda a spaventevoli torture. Ah! madre, madre mia, esclamava quell'anima, quanto a mio riguardo foste colpevole!». Già dicemmo che non bisogna pigliar letteralmente quanto è detto delle membra tormentate, poiché l'anima è separata dal suo corpo; ma Dio, supplendo alla mancanza degli organi corporei, fa provare a quest'anima le sensazioni che si descrivono.
La storia della santa ci dice che essa raccontò la sua visione ad una cugina della defunta, la quale pure si abbandonava alle illusioni delle vanità mondane. Ne fu tanto colpita la cugina, che rinunziò al lusso ed ai pericolosi mondani divertimenti per consacrarsi alla penitenza in un Ordine austero.
Citiamo ancora un esempio dei castighi riservati ai mondani nel Purgatorio, quando non sono, come il ricco avaro del Vangelo, sepolti nell'inferno. La beata Maria Villani, religiosa domenicana (38), aveva vivissima divozione per le anime del Purgatorio, che spesse volte a lei si fecero vedere, sia per ringraziarla, sia per chiedere le sue preghiere e le sue buone opere. Siccome un giorno con gran fervore pregava secondo la loro intenzione, fu in ispirito trasportata nel luogo della espiazione. Fra le anime che vi soffrivano ne vide una più crudelmente tormentata delle altre, in mezzo a orribili fiamme che tutta intera l'avvolgevano. Mossa a compassione la serva di Dio interrogò quest'anima. «Sono qui, ella rispose, da lunghissimo tempo, punita per le mie vanità e per lo scandaloso mio lusso. Fino a questo momento non ebbi il menomo sollievo. Quando era sulla terra, occupata della mia toeletta, dei miei piaceri, delle feste e delle gioie mondane, ben poco pensa va ai miei doveri di cristiana, e non li compiva che con pigrizia. La mia sola preoccupazione seria era di aumentare la riputazione e la fortuna dei miei. Ora vedete come sono punita: più non si ricordano di me; i miei parenti, i miei figli, gli amici miei più intimi di altre volte, tutti mi dimenticarono».
Maria Villani pregò quell'anima di farle sentire qualcosa di ciò che pativa; e tosto a lei parve che la toccasse un dito di fuoco sulla fronte, ed il dolore che ne provò la fece subito uscir dall'estasi. Ora, il segno restò così profondo e tanto doloroso, che si vedeva ancora due mesi dopo, e crudelmente ne soffriva la santa religiosa. Ella sostenne quel dolore con ispirito di penitenza a pro della defunta che a lei si era manifestata, e al termine d'un certo tempo, quell'anima stessa venne ad annunziarle la sua liberazione.
Spesso i buoni cristiani non abbastanza pensano a far penitenza per i peccati della loro gioventù: bisognerà che un giorno li espiino colle rigorose penitenze del Purgatorio. Ciò avvenne alla principessa Gida, nuora di S. Brigida, come si può leggere negli Atti dei Santi, 24 marzo, vita di S. Caterina (39).
S. Brigida si trovava a Roma colla sua figlia, S. Caterina, quando questa vide apparirle lo spirito di Gida, di cui non sapeva la morte. Trovandosi un giorno a pregare nell'antica basilica del Principe degli Apostoli, Caterina si vide dinanzi una donna vestita d'una bianca veste e d'un nero mantello, che le chiedeva preghiere per una defunta. «È una delle vostre compatriote, aggiunse, che ha bisogno che s'abbia interesse per l'anima sua. - Il suo nome? domandò la santa. - È la principessa Gida, di Svezia, moglie del vostro fratello Carlo». Allora Caterina pregò la straniera di accompagnarla presso la sua madre Brigida per annunziarle questa triste notizia. «Io sono, disse la sconosciuta, incaricata d'un annunzio per voi sola, e non mi è permesso di fare altre visite, dovendo subito ripartire. Del resto, non avete a dubitare della verità del fatto: entro pochi giorni arriverà un altro inviato di Svezia, portandovi la corona d'oro della principessa Gida. A voi l'ha lasciata per testamento, per assicurarsi il soccorso delle vostre preghiere; ma a lei accordate questo caritatevole aiuto fin da quel momento, poiché ne ha un pressante bisogno». Ciò detto si allontanò.
Caterina volle seguirla, ma le fu impossibile il ritrovarla, sebbene la sua foggia di vestito facilmente la potesse distinguere; interrogò quelli che pregavano nella chiesa; nessuno aveva veduto quella straniera. Colpita e sorpresa per questo incontro, s'affrettò di ritornare dalla sua madre e le raccontò quanto le era successo. Sorridendo S. Brigida rispose: «È la stessa nostra nuora che vi è comparsa. Nostro Signore si degnò farmi conoscere il tutto per rivelazione. La cara defunta è morta con sentimenti consolanti di pietà, il che le ottenne il favore di venire a voi ad implorar preghiere. Dessa ha ancora da espiare i numerosi falli della sua giovinezza. Dunque tutte due facciamo quanto possiamo per sollevarla. La corona d'oro che vi invia, ne impone un'obbligazione più stringente».
Alcune settimane dopo, un ufficiale della Corte del principe Carlo arrivò a Roma, portando la corona e la notizia del trapasso della principessa Gida. La corona, che era bellissima, fu venduta, ed il prezzo impiegato in messe e buone opere pel sollievo della defunta.
Padre F. S. SCHOUPPE d. C. d. G.
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