venerdì 3 novembre 2023

VITA DI CRISTO

 


SALVATORE DEL MONDO  

Dopo che Nostro Signore ebbe purificato il tempio, operato miracoli a Gerusalemme, e detto a Nicodemo di esser venuto a morire per quanti erano stati morsi dal serpente del peccato, si diparti da Gerusalemme, che Lo aveva respinto, e andò nella «Galilea dei Gentili». La strada più battuta tra il paese di Giuda, a sud, e la Galilea, a nord, passava attraverso Perea: i Giudei la prendevano per evitare di passare attraverso la regione dei Samaritani. Ma Nostro Signore non la prese. Aveva dichiarato che il tempio era aperto a tutte le nazioni: Egli era stato chiamato a operare per tutte le razze e per tutti i popoli.  

«E attraverserò com'era necessario la Samaria» (Giov. 4: 4)  

Della Sua morte e Redenzione, il Vangelo parla come di un «dovere». Ciò ch’era accaduto nella Samaria era connesso col fatto ch’Egli avrebbe dovuto offrire, sostitutivamente, la Propria vita per l'umanità.  

A separare le due provincie di Giudea e di Galilea c'era una striscia di terra abitata da una gente eterodossa e semistraniera: i Samaritani. Tra loro e i Giudei, durava un odio lungo. I Samaritani erano una razza ibrida, formatasi alcuni secoli prima, quando gli Israeliti erano stati portati in cattività. Gli Assiri avevano mandato alcuni dei loro tra i Samaritani, al fine di una mescolanza e della creazione di una nuova razza. I primi colonizzatori della Samaria avevano portato seco l'idolatria, ma più tardi si verificò l'introduzione di un giudaismo spurio: i Samaritani accettarono i cinque libri di Mosè e alcune profezie, ma respinsero tutti gli altri libri storici in quanto narravano la storia dei Giudei, che essi disprezzavano. Il loro culto aveva luogo in un tempio sul monte Garizim.  

Nessun Giudeo pronunziava mai la parola «Samaritano», cosicché il dottore della legge, quando gli domandavano chi fosse il suo prossimo, adoperava una circonlocuzione; e, d'altro canto, il termine più ingiurioso con cui i Giudei potessero rivolgersi ad alcuno era «Samaritano», come una volta avevano chiamato Nostro Signore, il quale ignorava l'accusa. Ma più tardi, nel narrare la storia del Buon Samaritano, Gesù adombrò Se stesso in «un Samaritano», ad indicare l'umiliazione e l'onta accumulatesi su di Lui fin dalla Sua venuta sulla terra.  

Il Nostro Signor Benedetto non evitò codesta gente. Il Creatore di tutti i mondi deve passare attraverso la residenza dell'umanità «straniera», che è sulla strada che Lo conduce al trono celeste. Un amore sovrano Gli imponeva questa necessità. Era quasi l'ora sesta, e il Nostro Signor Benedetto era «stanco del viaggio», tal ché sedette al pozzo di Giacobbe. Ma insieme con codesta spossatezza, ecco palesarsi la Sua Onniscienza, poiché Egli lesse nel cuore di una donna. Cristo, insomma, era stanco nel compimento della Sua opera, non stanco della Sua opera. Due delle più importanti conversioni che siano mai state compiute dal Nostro Signor Benedetto, cioè quella della donna siro-fenicia e quella della donna di cui ora diremo, si produssero entrambe nei momenti della Sua stanchezza. Allorché sembrava quanto mai incapace di assolvere i compiti commessigli dal Padre, proprio allora li assolveva. San Paolo fu tratto dall'azione al carcere, ma convertì alcuni carcerieri e scrisse le Epistole. Ché non v'è cuore di buona volontà che non sappia creare le occasioni a lui propizie.

«Venne una donna samaritana ad attingere acqua» (Giov. 4: 7)  

Era un fatto piuttosto insolito, in un paese orientale, che una donna si recasse ad attinger acqua durante la calura meridiana: più innanzi si scoprirà la ragione di codesta condotta inconsueta. Niente di più casuale, nell'ordine della logica terrena, che una donna venisse a portar la brocca al pozzo, e, nondimeno, fu proprio una di queste comuni, quotidiane provvidenze divine che contribuì a sciogliere l'enigma di un'anima. Ella ignorava qual beneficio per lei si nascondesse in quella insidia. Egli si trovava già là. Aveva scritto difatti Isaia:  

«Mi hanno trovato quelli che non mi cercavano» (Isaia 65: 1)  

Fu Nostro Signore a trovar Zaccheo, e non già Zaccheo a trovar Lui; e quanto a Paolo, anch'Egli fu trovato quando non cercava il suo Signore. Più tardi il Maestro sottolineò il potere di attrazione della Divinità:  

«Nessuno può venire a me se non vi è attratto dal Padre che mi ha mandato» (Giov. 6: 44)  

Ella doveva aver già tentato, quando empi la brocca, di evitare il Signor Benedetto, ché in Lui aveva riconosciuto le fattezze della fisionomia giudaica, con la quale i Samaritani non avevano nulla in comune. Ma, con suo stupore, lo Straniero seduto al pozzo le si rivolse con una richiesta:  

«Dammi da bere» (Giov. 4: 9)  

Ogni volta che voleva fare una grazia, Nostro Signore cominciava col chiederne una. Non cominciava mai con un rimprovero, ma con una richiesta. La prima delle quali fu: «Dammi!» L'umano dev'esser sempre svuotato prima di poter essere colmato del Divino, perché il Divino ha svuotato Se stesso per colmare l'umano. L'acqua, argomento predominante nella mente di lei, divenne il comune denominatore tra l'Innocente e una peccatrice.  

«Come mai tu, Giudeo, domandi da bere a me, che sono samaritana?» (Giov.4:9)  

Durante quel lungo dialogo, si produsse un processo spirituale, che si concluse col riconoscimento, da parte di lei, del Cristo, del Salvatore. Per la sua imperfetta capacità d'intendere, ella si burlò dapprima di Lui, sol perché apparteneva a una determinata razza. In un primo momento, Egli fu soltanto «un Giudeo». La risposta di Nostro Signore significò che in realtà Egli non era il ricevente, ma il donatore. Epperò ella si era sbagliata nel credere che fosse Lui ad aver bisogno di lei, quando in effetti era lei ad aver bisogno di Lui.  

«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è Colui che ti dice: 'Dammi da bere', tu stessa gli avresti fatto questa domanda, ed egli ti avrebbe dato dell'acqua viva» (Giov.4:9) 

Egli si rivelò sotto l'immagine dell'acqua, come, poco dopo, agli uomini che Gli avrebbero domandato il pane che nutre, si sarebbe rivelato sotto l'immagine del pane. Sebbene Egli parlasse di Sé come del Dono di Dio, la donna non vide in Lui che un uomo stanco, e impolverato dal viaggio, d'un'altra razza: i suoi occhi non potevano penetrare di sotto alla forma esterna la Natura Divina in essa serbata. Ella vide il Giudeo, non il Figlio di Dio; l'uomo stanco, non tutte le altre anime stanche; il viandante assetato, non Colui che poteva estinguere la sete del mondo. Il castigo di quanti vivono troppo accosto alla carne è di non comprendere mai lo spirituale. Ma cresce in lei il rispetto per Lui, perché aggiunge:  

«Tu non hai che attinger acqua, e il pozzo è profondo: donde hai dunque tu dell'acqua viva? Sei forse uomo da più del padre nostro Giacobbe, il quale ci ha dato questo pozzo e ne bevve egli stesso ed i suoi figli e i suoi armenti?» (Giov.4: 11,12)  

Non l'aveva chiamato «Giudeo», adesso, ma «uomo». La donna sospettò, benché non potesse intendere appieno le di Lui parole, che, in quanto Giudeo, Egli volesse diffamare in certo modo le tradizioni del popolo cui ella apparteneva. Ed Egli rispose che era da più di Giacobbe:  

«Chi beve di quest'acqua avrà sete ancora; chi invece beve dell'acqua che io gli darò non avrà più sete; anzi l'acqua data da me diventerà in lui una sorgente d'acqua zampillante nella vita eterna» (Giov.4: 13, 14)  

Sta qui il senso Suo della vita. Tutti gli appagamenti umani delle brame del corpo e dell'anima hanno un difetto: che non appagano per sempre. Servono solo ad attutire temporaneamente il desiderio: non riescono mai ad estinguerlo. Cosicché il desiderio si rinnova sempre. Le acque che dà il mondo ricadono sulla terra, ma l'acqua viva data da Lui è un impulso soprannaturale, e sospinge fino al cielo.  

Il Nostro Signor Benedetto non tentò di rimuovere le infrante cisterne del mondo senza offrire in cambio qualcosa di meglio; non condannò i fiumi della terra, né li vietò: disse soltanto che se ella si limitava ai pozzi della felicità umana non sarebbe mai stata del tutto paga.  

Ella non poteva scorgere la grazia, cioè il potere celeste, sotto l'analogia dell'acqua per il corpo, ché per molto tempo si era dissetata alle più limacciose pozzanghere del piacere sensuale. E così ella continua:  

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Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN

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