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sabato 24 settembre 2022

Il godimento e la degustazione delle creature sono la sola ed unica legge che si conosce. Voglio, prendo. Cosa? Tutto.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

Quali sono le conseguenze operative di una simile concezione di pura materia della vita? Quali i frutti di questo sganciamento dalla sua sorgente eterna? 

6 Venite dunque e godiamo dei beni presenti, gustiamo delle creature come nel tempo della giovinezza!  

Il materialismo veritativo diviene materialismo operativo. Non potrebbe essere diversamente. Poiché la vita si consuma tutta in questa vita, essa va vissuta. 

Come? Immergendola nel godimento dei beni presenti, gustando le creature come nel tempo della giovinezza. 

È una vita senza alcuna regola morale. Il godimento dei beni, la degustazione delle creature è il suo fine, senza però alcuna connotazione morale. 

Vi è totale assenza di un riferimento ad una legge, neanche “naturale”. L’assenza di verità diviene assenza di legge. Ciò che si vuole è legge di vita. 

Il godimento e la degustazione delle creature sono la sola ed unica legge che si conosce. Voglio, prendo. Cosa? Tutto.  

Non si distingue tra creatura umana, creatura animale, creatura materiale. Tutto è materia e va usato come materia. Anche l’altro uomo è materia. 

Se è materia va usato come materia. Anche la donna è materia. Non è donna. È materia da godimento, degustazione, con volontà, senza volontà. 

Un vita senza fine diviene una vita finalizzata al solo godimento materiale, alla sola degustazione della materia, compreso lo stesso uomo e donna.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

sabato 3 settembre 2022

La negazione di Dio priva la vita di ogni sua verità trascendente e spirituale. Lo stolto è senza Dio, è senza verità sulla vita.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

2 Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati: è un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore, 

Seguiamo gli empi in questa loro stoltezza veritativa. Essi ci rivelano la loro visione della vita letta però dalle tenebre e non dalla luce. 

Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo mai esistiti. Per costoro la vita è senza alcuna finalità. Manca il prima e il dopo. 

A questa vita manca il prima che è dalla volontà di Dio, manca il dopo che è nell’eternità. Manca il presente che è nella volontà di Dio. 

Il soffio delle loro narici è un fumo. Il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore. Manca questa vita di ogni orientamento soprannaturale.  

Il soffio è soffio dell’Onnipotente Signore e Creatore. Il Pensiero è un frutto dell’anima razionale, spirituale di cui l’uomo è stato dotato da Dio. 

La vita è vista come sola natura, sola materia. Non c’è trascendenza, non vi è personalità, non vi è spiritualità, non vi è origine divina. 

La vita è materia, solo materia. Tutto si consuma in essa dalla nascita alla morte. Nessuna anima spirituale. Tutto è carne e sensazioni della carne. 

3 spenta la quale, il corpo diventerà cenere e lo spirito svanirà come aria sottile. 

Una volta che la vita si sarà spenta con la morte, il corpo diventerà cenere e lo spirito svanirà come aria sottile. Siamo nel materialismo più autentico. 

Non potrebbe essere se non così. Non vi è origine divina. Non vi è spiritualità. Il pensiero è il frutto del corpo. Dissolto il corpo, tutto con il corpo viene dissolto.  

Si nasce, si vive brevemente, si muore, si torna in cenere. Tutto svanisce. Dell’uomo non rimane nulla. Tutta la sua essenza che è materia diviene cenere. 

4 Il nostro nome cadrà, con il tempo, nell’oblio e nessuno ricorderà le nostre opere. La nostra vita passerà come traccia di nuvola, si dissolverà come nebbia messa in fuga dai raggi del sole e abbattuta dal suo calore. 

Resterà sulla terra qualcosa del passaggio dell’uomo? Nulla resterà. Con il tempo il nome cadrà nell’oblio e nessuno ricorderà le sue opere. 

La stessa vita passerà come traccia di nuvola, si dissolverà come nebbia messa in fuga dai raggi del sole e abbattuta dal suo calore. 

Qual è dunque la consistenza della vita umana secondo gli empi? Dal nulla viene, nel nulla si vive, nel nulla si consuma e si dissolve. 

Anche il ricordo di essa con il tempo svanirà. Il tempo cancella ogni traccia. Non vi sarà memoria di essa. Tutta sarà ingoiata dal nulla. 

La vita così concepita è materia senza futuro. Si vive in un istante. Svanisce in un istante. Si evapora in un istante. È polvere assieme all’altra polvere.  

5 Passaggio di un’ombra è infatti la nostra esistenza e non c’è ritorno quando viene la nostra fine, poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro. 

Ecco la conclusione: l’esistenza umana è passaggio di un’ombra. È un’ombra senza ritorno indietro. L’ombra quando è passata, è passata.  

La morte è il sigillo della vita. Il sigillo viene posto e non vi è ritorno indietro per alcuno. Posto il sigillo, vi è il dissolvimento. Anche il ricordo si dissolve. 

È una visione di puro materialismo. In questa vita manca la sua verità di trascendenza. Le manca la spiritualità e la vocazione all’eternità.  

Le manca la personalità, l’unicità, la singolarità. Mancandole Dio, nessuna verità che viene da Dio le potrà essere donata. 

Questo si deve gridare oggi ai materialisti del nostro tempo. Avendo fatto costoro della vita una macchina, noi rispondiamo loro donando una morale. 

La morale è frutto di una verità trascendente. Se essa è frutto di una “verità” immanente, manca del suo fondamento eterno, divino, perenne. 

Dio è il solo principio vero della nostra vita. Ogni falsità introdotta in Dio diviene falsità introdotta nella nostra vita. La falsità su Dio rende falsa la vita. 

La negazione di Dio priva la vita di ogni sua verità trascendente e spirituale. Lo stolto è senza Dio, è senza verità sulla vita. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

lunedì 22 agosto 2022

Oggi la nostra società vive questo momento drammatico. Avendo abolito Dio come sua verità, fa della falsità il suo principio di morte.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

1 Dicono fra loro sragionando: «La nostra vita è breve e triste; non c’è rimedio quando l’uomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dal regno dei morti. 

Dio ha dato all’uomo il più grande, il più alto, il più eccelso dei doni. È un dono divino: la ragione. È il dono sublime. Attraverso di esso si perviene alla verità. 

Ecco cosa insegna il Libro del Siracide sulla capacità dell’uomo di ragionare, argomentare, dedurre, pervenire alla verità delle cose. 

Il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa di nuovo lo fece tornare. Egli assegnò loro giorni contati e un tempo definito, dando loro potere su quanto essa contiene. Li rivestì di una forza pari alla sua e a sua immagine li formò. 

In ogni vivente infuse il timore dell’uomo, perché dominasse sulle bestie e sugli uccelli. Ricevettero l’uso delle cinque opere del Signore, come sesta fu concessa loro in dono la ragione e come settima la parola, interprete delle sue opere. 

Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro per pensare. Li riempì di scienza e d’intelligenza e mostrò loro sia il bene che il male. 

Pose il timore di sé nei loro cuori, per mostrare loro la grandezza delle sue opere, e permise loro di gloriarsi nei secoli delle sue meraviglie. 

Loderanno il suo santo nome per narrare la grandezza delle sue opere. 

Pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita, affinché riconoscessero che sono mortali coloro che ora esistono. 

Stabilì con loro un’alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti. I loro occhi videro la grandezza della sua gloria, i loro orecchi sentirono la sua voce maestosa. Disse loro: «Guardatevi da ogni ingiustizia!» e a ciascuno ordinò di prendersi cura del prossimo. 

Le loro vie sono sempre davanti a lui, non restano nascoste ai suoi occhi. Fin dalla giovinezza le loro vie vanno verso il male, e non sanno cambiare i loro cuori di pietra in cuori di carne. Nel dividere i popoli di tutta la terra su ogni popolo mise un capo, ma porzione del Signore è Israele, che, come primogenito, egli nutre istruendolo e, dispensandogli la luce del suo amore, mai abbandona.  

Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole, e i suoi occhi scrutano sempre la loro condotta. A lui non sono nascoste le loro ingiustizie, tutti i loro peccati sono davanti al Signore. Ma il Signore è buono e conosce le sue creature, non le distrugge né le abbandona, ma le risparmia.  

La beneficenza di un uomo è per lui come un sigillo e il bene fatto lo custodisce come la pupilla, concedendo conversione ai suoi figli e alle sue figlie. Alla fine si leverà e renderà loro la ricompensa, riverserà sul loro capo il contraccambio. Ma a chi si pente egli offre il ritorno, conforta quelli che hanno perduto la speranza. 

Ritorna al Signore e abbandona il peccato, prega davanti a lui e riduci gli ostacoli. Volgiti all’Altissimo e allontanati dall’ingiustizia; egli infatti ti condurrà dalle tenebre alla luce della salvezza. Devi odiare fortemente ciò che lui detesta. Negl’inferi infatti chi loderà l’Altissimo, al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode? Da un morto, che non è più, non ci può essere lode, chi è vivo e sano loda il Signore. 

Quanto è grande la misericordia del Signore, il suo perdono per quanti si convertono a lui! Non vi può essere tutto negli uomini, poiché un figlio dell’uomo non è immortale. Che cosa c’è di più luminoso del sole? Anch’esso scompare. Così l’uomo, che è carne e sangue, volge la mente al male. Egli passa in rassegna l’esercito nel più alto dei cieli, ma gli uomini sono tutti terra e cenere (Sir 17,1-32).  

Lo stolto è colui che ha perso questo dono così prezioso. Avendolo perso è divenuto naturalmente incapace di pervenire alla verità della vita e delle cose. 

Per questo gli stolti dicono parole, ma senza alcun ragionamento, contro ogni ragionamento. Dicono parole stolte, insensate, prive di alcuna verità. 

Esaminiamo ora queste parole insensate, parole prive di ogni ragionamento, parole sragionate.  

La nostra vita è breve e triste. Non c’è rimedio quando l’uomo muore. Non si conosce nessuno che liberi dal regno dei morti. 

Si comprende che questa è assoluta falsità. Lo stolto, avendo dichiarato la non esistenza di Dio, manca della fonte, della sorgente della verità. 

Lui è divenuto tenebra e parla dalle tenebre che avvolgono il suo cuore. Questo sempre si verifica e si realizza. Senza la fonte della verità si è tenebra. 

Oggi la nostra società vive questo momento drammatico. Avendo abolito Dio come sua verità, fa della falsità il suo principio di morte. 

Non può essere se non così. È come se l’uomo decidesse che il sole per lui non deve esistere e si immerge in una spelonca di fitte tenebre. 

Alla fine la sua mente penserà solo dalle tenebre. Le manca il concetto stesso di luce. Questo è successo, succede allo stolto. 

La stoltezza veritativa è frutto della stoltezza o empietà morale. L’empietà morale genera l’empietà veritativa.  Questa a sua volta accresce la prima. 

Insieme si generano, si incrementano, si accrescono, si danno forza. Dove però vi è stoltezza veritativa sempre vi sarà stoltezza morale. 

I primi cinque versetti ci rivelano la stoltezza veritativa. Da questa stoltezza si prendono le decisioni di stoltezza immorale. 

La stoltezza immorale sono le decisioni di male, di trasgressione, di peccato che si prendono per dare un senso ad una vita senza senso.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

mercoledì 10 agosto 2022

Negando l’esistenza di Dio, nega anche la sua giustizia. Non essendo da Lui, in Lui, altro non può creare che ingiustizia che a sua volta crea morte.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA

16 Ma gli empi invocano su di sé la morte con le opere e con le parole; ritenendola amica, si struggono per lei e con essa stringono un patto, perché sono degni di appartenerle. 

L’empio è colui che ha deciso nel suo cuore che Dio non esiste. “Dice lo stolto, l’empio nel suo cuore: “Dio non esiste”. 

Negando l’esistenza di Dio, nega anche la sua giustizia. Non essendo da Lui, in Lui, altro non può creare che ingiustizia che a sua volta crea morte. 

Dove giunge la stoltezza dell’empio? Giunge fino a considerare la morte sua amica, invocandola su di sé con le opere e con le parole. 

Giunge fino a struggersi per essa stringendo con essa un patto. Gli empi sono degni di appartenere alla morte. 

Sono morti alla vera giustizia, alla vera vita. Essendo morti, amano la morte, la vedono loro amica, la invocano, perché appartengono ad essa. 

Qual è la potente verità contenuta in questo versetto della Scrittura? Essa è semplice da evidenziare, mettere in luce. 

Lo stolto giunge a tanta stoltezza di vedere la stessa morte come sua propria essenza. È come se lui fosse morte e non vita. 

Vedendola come sua propria essenza lui vive per la morte, la sfida, la invoca, la cerca, la provoca, la genera, la produce. Lui diviene un produttore di morte. 

Non solo per se stesso, ma anche per gli altri. È un rovo e altro non può produrre che succo di morte.  

Tutta la storia degli uomini, di ieri e di oggi, andrebbe letta a partire da questo versetto che è purissima rivelazione.  

È come se l’empio cambiasse natura creata. Da natura verso la vita in natura verso la morte. Da natura che cerca la vita, a natura che genera morte. 

Quando la natura viene così stravolta, non vi è alcuna speranza di vita. Non si può intervenire sulla volontà. Necessariamente si deve intervenire sulla natura. 

È questo l’annunzio della Nuova Alleanza fatto dal Signore: “Verrò e cambierò la vostra natura. Da natura di morte, la farò divenire natura di vita”.  

“Toglierò dal vostro petto il cuore di pietra, cuore di morte, e vi darò un cuore di carne, cuore di vita”. Questa è l’opera dello Spirito versato da Gesù Signore.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

sabato 30 luglio 2022

Solo la giustizia vera crea vita. La falsa giustizia o l’ingiustizia creano solo morte nel tempo e nell’eternità.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

15 La giustizia infatti è immortale. 

Quando un uomo consegna la sua vita alla giustizia, essa gode del suo stesso frutto che è l’immortalità. Non vi è morte nella giustizia. 

La giustizia però non la può determinare l’uomo. Essa scaturisce unicamente dal cuore di Dio. È Lui la sola ed unica Legge della giustizia. 

Ad ogni uomo è chiesto di entrare lui stesso nella giustizia di Dio, farsi di natura che non conosce il male, avere un corpo non appesantito dal peccato. 

Dalla giustizia del suo corpo e della sua anima, del suo spirito e del suo cuore, diviene un operatore di vera giustizia, un costruttore di immortalità. 

Ognuno così diviene giudice di vita e di morte per sé e per gli altri. Chi vuole essere giudice di vita, dovrà essere sempre da Dio, vedersi in Lui, da Lui. 

Chi vorrà vedersi solo da se stesso, potrà essere giudice solo di morte. Mai potrà essere giudice di vita, perché non è dal Signore, nel Signore. 

Solo la giustizia vera crea vita. La falsa giustizia o l’ingiustizia creano solo morte nel tempo e nell’eternità.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

lunedì 11 luglio 2022

Se dona morte non può sperare di raccogliere vita. Oggi è questa la sua grande stoltezza. Ogni giorno crea leggi di morte e poi spera di trarre la vita.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

4 Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. 

Ecco la verità del nostro Dio. Egli ha creato tutte le cose perché sussistano. Le ha create come fonte di vita. L’una deve dare vita all’altra. 

Le creature del mondo sono portatrici di salvezza. In esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. 

Qui viene proclamata la bontà di tutta la creazione del Signore. Siamo nella prima pagina della Genesi. Dio guarda e vede che tutto è buono.  

Leggiamola questa pagina e crediamo nella sua verità. Nulla Dio ha creato che non fosse buono, molto buono. 


In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. 

Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo. 

Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. 

Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno. 

Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno. 

Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno. 

Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. 

Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 

E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò:  maschio e femmina li creò.  

Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». 

Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno (Gen 1,1-31).  


Anche la seconda pagina della genesi rivela questa bontà originaria con la quale Dio ha fatto ogni cosa. La bontà è l’essenza stessa della creazione. 


Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando. Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. 

Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d’acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. 

Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre attorno a tutta la regione di Avìla, dove si trova l’oro e l’oro di quella regione è fino; vi si trova pure la resina odorosa e la pietra d’ònice. Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre attorno a tutta la regione d’Etiopia. Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre a oriente di Assur. Il quarto fiume è l’Eufrate. 

Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. 

Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire». 

E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». 

Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne. 

Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna (Gen 2,1-25). 

 

È l’uomo con la sua disobbedienza che introduce nella bontà della creazione un veleno di morte.  

L’uomo possiede nelle sue mani questo enorme potere: dare bontà e vita alla creazione del suo Signore, oppure dare morte, ogni morte. 

Se dona morte non può sperare di raccogliere vita. Oggi  è questa la sua grande stoltezza. Ogni giorno crea leggi di morte e poi spera di trarre la vita. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 12 giugno 2022

Veramente il Signore è il Dio della vita. L’uomo è invece creatore di ogni morte. Ogni giorno crea morti nuove. Ai nostri giorni ha creato la morte legale.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA

13 perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. 

È verità assoluta. Dio non ha creato la morte. Dio non gode per la rovina dei viventi. Dio neanche vuole che l’empio muoia. Vuole che si converta e viva. 

Questa verità è così insegnata dal profeta Ezechiele. 


Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Perché andate ripetendo questo proverbio sulla terra d’Israele: “I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati”? 

Com’è vero che io vivo, oracolo del Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele. Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà. 

Se uno è giusto e osserva il diritto e la giustizia, se non mangia sui monti e non alza gli occhi agli idoli della casa d’Israele, se non disonora la moglie del suo prossimo e non si accosta a una donna durante il suo stato d’impurità, se non opprime alcuno, restituisce il pegno al debitore, non commette rapina, divide il pane con l’affamato e copre di vesti chi è nudo, se non presta a usura e non esige interesse, desiste dall’iniquità e pronuncia retto giudizio fra un uomo e un altro, se segue le mie leggi e osserva le mie norme agendo con fedeltà, egli è giusto ed egli vivrà, oracolo del Signore Dio. Ma se uno ha generato un figlio violento e sanguinario che commette azioni inique, mentre egli non le commette, e questo figlio mangia sui monti, disonora la donna del prossimo, opprime il povero e l’indigente, commette rapine, non restituisce il pegno, volge gli occhi agli idoli, compie azioni abominevoli, presta a usura ed esige gli interessi, questo figlio non vivrà; poiché ha commesso azioni abominevoli, costui morirà e dovrà a se stesso la propria morte. Ma se uno ha generato un figlio che, vedendo tutti i peccati commessi dal padre, sebbene li veda, non li commette, non mangia sui monti, non volge gli occhi agli idoli d’Israele, non disonora la donna del prossimo, non opprime alcuno, non trattiene il pegno, non commette rapina, dà il pane all’affamato e copre di vesti chi è nudo, desiste dall’iniquità, non presta a usura né a interesse, osserva le mie norme, cammina secondo le mie leggi, costui non morirà per l’iniquità di suo padre, ma certo vivrà. Suo padre invece, che ha oppresso e derubato il suo prossimo, che non ha agito bene in mezzo al popolo, morirà per la sua iniquità. 

Voi dite: “Perché il figlio non sconta l’iniquità del padre?”. Perché il figlio ha agito secondo giustizia e rettitudine, ha osservato tutte le mie leggi e le ha messe in pratica: perciò egli vivrà. Chi pecca morirà; il figlio non sconterà l’iniquità del padre, né il padre l’iniquità del figlio. Sul giusto rimarrà la sua giustizia e sul malvagio la sua malvagità. 

Ma se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commesso e osserva tutte le mie leggi e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticato. Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male, imitando tutte le azioni abominevoli che l’empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà. 

Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà. Eppure la casa d’Israele va dicendo: “Non è retta la via del Signore”. O casa d’Israele, non sono rette le mie vie o piuttosto non sono rette le vostre? Perciò io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta, o casa d’Israele. Oracolo del Signore Dio. 

Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l’iniquità non sarà più causa della vostra rovina. Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perché volete morire, o casa d’Israele? Io non godo della morte di chi muore. Oracolo del Signore Dio. Convertitevi e vivrete (Ez 18,1-32).  

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, parla ai figli del tuo popolo e di’ loro: Se mando la spada contro un paese e il popolo di quel paese prende uno di loro e lo pone quale sentinella e questi, vedendo sopraggiungere la spada sul paese, suona il corno e dà l’allarme al popolo, se colui che sente chiaramente il suono del corno non ci bada e la spada giunge e lo sorprende, egli dovrà a se stesso la propria rovina. Aveva udito il suono del corno, ma non vi ha prestato attenzione: sarà responsabile della sua rovina; se vi avesse prestato attenzione, si sarebbe salvato. Se invece la sentinella vede giungere la spada e non suona il corno e il popolo non è avvertito e la spada giunge e porta via qualcuno, questi sarà portato via per la sua iniquità, ma della sua morte domanderò conto alla sentinella. O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato. 

Tu, figlio dell’uomo, annuncia alla casa d’Israele: Voi dite: “I nostri delitti e i nostri peccati sono sopra di noi e in essi noi ci consumiamo! In che modo potremo vivere?”. Di’ loro: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o casa d’Israele? 

Figlio dell’uomo, di’ ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e il malvagio non cade per la sua malvagità se si converte dalla sua malvagità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca. Se io dico al giusto: “Vivrai”, ed egli, confidando sulla sua giustizia commette il male, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nel male che egli ha commesso. Se dico al malvagio: “Morirai”, ed egli si converte dal suo peccato e compie ciò che è retto e giusto, rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato, osserva le leggi della vita, senza commettere il male, egli vivrà e non morirà; nessuno dei peccati commessi sarà più ricordato: egli ha praticato ciò che è retto e giusto e certamente vivrà. 

Eppure, i figli del tuo popolo vanno dicendo: “Non è retta la via del Signore”. È la loro via invece che non è retta! Se il giusto si allontana dalla giustizia e fa il male, per questo certo morirà. Se il malvagio si converte dalla sua malvagità e compie ciò che è retto e giusto, per questo vivrà. Voi andate dicendo: “Non è retta la via del Signore”. Giudicherò ciascuno di voi secondo la sua condotta, o casa d’Israele». 

Nell’anno dodicesimo della nostra deportazione, nel decimo mese, il cinque del mese, arrivò da me un fuggiasco da Gerusalemme per dirmi: «La città è presa». La sera prima dell’arrivo del fuggiasco, la mano del Signore fu su di me e al mattino, quando il fuggiasco giunse, il Signore mi aprì la bocca. La mia bocca dunque si aprì e io non fui più muto. 

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, gli abitanti di quelle rovine, nella terra d’Israele, vanno dicendo: “Abramo era uno solo ed ebbe in possesso la terra e noi siamo molti: a noi dunque è stata data in possesso la terra!”. 

Perciò dirai loro: Così dice il Signore Dio: Voi mangiate la carne con il sangue, sollevate gli occhi ai vostri idoli, versate il sangue, e vorreste avere in possesso la terra? Voi vi appoggiate sulle vostre spade, compite cose nefande, ognuno di voi disonora la donna del suo prossimo e vorreste avere in possesso la terra? Annuncerai loro: Così dice il Signore Dio: Com’è vero ch’io vivo, quelli che stanno fra le rovine periranno di spada; darò in pasto alle belve quelli che sono per la campagna, e quelli che sono nelle fortezze e dentro le caverne moriranno di peste. Ridurrò la terra a una solitudine e a un deserto e cesserà l’orgoglio della sua forza. I monti d’Israele saranno devastati, non vi passerà più nessuno. Sapranno che io sono il Signore quando farò della loro terra una solitudine e un deserto, a causa di tutti gli abomini che hanno commesso. 

Figlio dell’uomo, i figli del tuo popolo parlano di te lungo le mura e sulle porte delle case e si dicono l’un l’altro: “Andiamo a sentire qual è la parola che viene dal Signore”. In folla vengono da te, si mettono a sedere davanti a te e ascoltano le tue parole, ma poi non le mettono in pratica, perché si compiacciono di parole, mentre il loro cuore va dietro al guadagno. Ecco, tu sei per loro come una canzone d’amore: bella è la voce e piacevole l’accompagnamento musicale. Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica. Ma quando ciò avverrà, ed ecco avviene, sapranno che c’è un profeta in mezzo a loro» (Ez 33,1-33).  


Veramente il Signore è il Dio della vita. L’uomo è invece creatore di ogni morte. Ogni giorno crea morti nuove. Ai nostri giorni ha creato la morte legale. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 15 maggio 2022

Una società che produce morte, non potrà mai raccogliere frutti di vita. L’albero matura i frutti secondo la sua natura. Così è anche ogni uomo.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA

12 Non affannatevi a cercare la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani, 

Come ogni albero naturalmente produce i suoi frutti, così anche ogni uomo produce i suoi frutti. Esso può produrre morte e può produrre vita. 

Vi è un uomo che produce morte affannandosi con gli errori della sua vita. Attira la rovina con le opere delle sue mani. 

La morte non è opera di Dio. È invece opera dell’uomo. È il frutto degli errori della sua vita. È il risultato delle opere delle sue mani. 

Una società che produce morte, non potrà mai raccogliere frutti di vita. L’albero matura i frutti secondo la sua natura. Così è anche ogni uomo. 

Se si consente per legge umana all’uomo di compiere ogni misfatto, atrocità, stoltezza, mai si potranno produrre frutti di vita. 

Qual è la stoltezza dell’uomo? È quella di pretendere di raccogliere uva da una piantagione di rovi. Non può piantare immoralità e raccogliere bontà. 

Non può seminare errore su errore e raccogliere vita. Raccoglierà morte. Non può pensare di fare cose cattive e maturare cose buone. 

Qual è l’altra stoltezza dell’uomo? Quella di pensare che basti una sua legge, perché i rovi producano uva. La legge non può cambiare la natura dell’uomo. 

La natura dell’uomo la cambia solo la grazia di Dio, offerta a noi in Cristo Gesù, per opera dello Spirito Santo. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

mercoledì 27 aprile 2022

Guardatevi dunque da inutili mormorazioni, preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto; una bocca menzognera uccide l’anima.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

10 perché un orecchio geloso ascolta ogni cosa, perfino il sussurro delle mormorazioni non gli resta segreto. 

Questa è purissima azione dello Spirito Santo. Lui è custode dell’ordine e della comunione di vita all’interno dell’universo di Dio. 

Il suo orecchio è geloso e ascolta ogni cosa, persino il sussurro delle mormorazioni non gli resta segreto. 

Nulla di ciò che l’uomo dice, pensa, mormora, rimane nascosto all’orecchio geloso dello Spirito del Signore. Tutto viene a sua conoscenza. 

Anche un pensiero malpensato conosce lo Spirito del Signore e per esso interviene la sua giustizia. Urge riflettere. 

11 Guardatevi dunque da inutili mormorazioni, preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto; una bocca menzognera uccide l’anima. 

Da questa verità dello Spirito del Signore nasce l’invito a guardarsi da ogni inutile mormorazione e a preservare la lingua da ogni maldicenza. 

Anche sulle parole l’uomo verrà giudicato e non solo sulle opere. Questo perché anche una sola parola segreta produce frutti di male nei cuori.  

Non vi sono parole segrete senza frutti di male. Una bocca menzognera uccide l’anima. L’uccisione dell’anima è peccato gravissimo presso Dio. 

Questa uccisione è più grave dell’uccisione del corpo ed avviene per una sola parola segreta, una sola mormorazione, una sola menzogna. 

Anche queste parole conosce lo Spirito del Signore e ogni frutto da esse prodotto. Tutto egli sottoporrà alla sua giustizia e alla sua vendetta. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

domenica 10 aprile 2022

Ogni uomo è avvisato. Nessuno pensi di sfuggire alla giustizia vendicatrice dello Spirito del Signore. Si può sfuggire a quella degli uomini.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

8 Per questo non può nascondersi chi pronuncia cose ingiuste, né lo risparmierà la giustizia vendicatrice. 

Essendo lo Spirito del Signore in ogni cosa, anche in quelle invisibili ad occhio nudo, niente potrà rimanere nascosto. Tutto da Lui è conosciuto. 

Potrà mai nascondersi da Lui chi pronuncia cose ingiuste, chi rende giustizia falsa, chi dice parole insipienti, chi pensa il male e lo attua? 

Poiché mai potrà nascondersi, sempre lo raggiungerà la giustizia vendicatrice. Essa mai lo potrà risparmiare. Non vi è luogo dove potersi nascondere. 

Ogni uomo è avvisato. Nessuno pensi di sfuggire alla giustizia vendicatrice dello Spirito del Signore. Si può sfuggire a quella degli uomini.  

Questo però non deve creare illusioni nei cuori. C’è la giustizia del Signore che lo raggiungerà anche nell’eternità. Non vi è luogo dove nascondersi. 

Non vi è alcun rifugio per gli ingiusti. Non vi sono paradisi “forensi” dove poter trovare rifugio sicuro. Contro le ingiustizie non vi sono asili. 

9 Si indagherà infatti sui propositi dell’empio, il suono delle sue parole giungerà fino al Signore a condanna delle sue iniquità, 

Non solo la voce di ogni ingiustizia sarà conosciuta dallo Spirito del Signore, lo stesso Spirito di Dio indagherà sui propositi dell’empio.  

Vi è una duplice azione contro le ingiustizie: una passiva e l’altra attiva. Quella passiva è ogni ingiustizia subita che chiede di essere vendicata. 

Quella attiva è lo stesso Spirito del Signore che viene, indaga, giudica, emette la sentenza. L’empio non speri di farla franca, di sfuggire alla giustizia di Dio. 

Il suono delle sue parole giungerà fino al Signore a condanna delle sue iniquità. Lo Spirito del Signore, indagherà, verificherà ogni cosa, interverrà. 

Nell’universo di Dio è Dio il garante eterno di ogni giustizia. Non pensi l’ingiusto di poter sfuggire. Sempre sarà raggiunto dalla giustizia del Signore. 

All’uomo è chiesto di perdonare sempre, sempre scusare. La giustizia e la vendetta appartengono solo al Signore.  

Neanche si deve chiedere giustizia e vendetta. Esse vengono da se stesse. Ogni ingiustizia va riparata. Questa è verità eterna. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

domenica 13 marzo 2022

Quando l’uomo compie una sola ingiustizia o contro lo stesso uomo o contro le cose o contro gli animali, lo Spirito del Signore ascolta e interviene.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA

7 Lo spirito del Signore riempie la terra e, tenendo insieme ogni cosa, ne conosce la voce. 

Lo spirito del Signore è il suo Santo Spirito. Esso riempie la terra. Poiché tiene insieme ogni cosa, di ogni cosa conosce la voce.  

Lo Spirito del Signore è in ogni cosa. È anche Lui che tiene insieme tutte le cose. È Lui che fa sì che per esse si possa vivere il principio della comunione. 

L’uomo è dalle cose, le cose sono dall’uomo. L’uomo è dagli animali. L’animale è dall’uomo. Vi è una comunione di vita nel creato di Dio. 

Questa comunione è opera dello Spirito Santo. È Lui che sempre la crea e sempre la rinnova e sempre la mantiene in vita. 

Quando l’uomo compie una sola ingiustizia o contro lo stesso uomo o contro le cose o contro gli animali, lo Spirito del Signore ascolta e interviene. 

Ecco alcuni esempi di questo grido e di questa voce che lo Spirito Santo conosce. Poiché conosce, interviene. 


Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore». Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo. 

Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai». 

Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. 12Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. Caino si allontanò dal Signore e abitò nella regione di Nod, a oriente di Eden.(Gen 4,1-16). 

Quegli uomini si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma dall’alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso». Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». 

Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». 

Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione (Gen 18,16-33). 

Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. 

Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. 

Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall’Egitto?». Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte» (es 3,1-12).  

E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza (Gc 5,1-6). 


Ogni omicidio grida, ogni furto grida, ogni aborto grida, ogni divorzio grida, ogni rapina grida, ogni ingiustizia grida, ogni abuso grida. 

Ogni disordine morale grida, ogni eutanasia grida, ogni violazione contro la terra grida. Lo Spirito Santo conosce ogni voce. Ascolta. Interviene.  

È lo Spirito del Signore l’Amministratore della giustizia più vera e più santa. Anche quando gli uomini non amministrano la giustizia, Lui sempre lo fa. 

Nessuno pensi di sfuggirgli. Anche la più piccola ingiustizia contro le cose deve essere riparata. Lui sempre interviene. Lui ascolta ogni voce. 

Nella creazione di Dio vi è un ordine e una comunione che va sempre rispettata. Da questo ordine e da questa comunione scaturisce la vita.  

Nessuno si illuda. Sempre lo Spirito del Signore raggiungerà chi compie ingiustizie e crea disordine nella sua comunione.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

domenica 20 febbraio 2022

Peccato e Spirito Santo mai potranno convivere. Senza la sapienza dello Spirito del Signore, l’uomo è ingiusto in ogni cosa perché è tenebre e non luce.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

Peccato e Spirito Santo mai potranno convivere. Senza la sapienza dello Spirito del Signore, l’uomo è ingiusto in ogni cosa perché è tenebre e non luce. 

È bene leggere quanto il Signore dice al suo popolo per mezzo di Geremia. 


«In quel tempo – oracolo del Signore – si estrarranno dai loro sepolcri le ossa dei re di Giuda, quelle dei suoi capi, dei sacerdoti, dei profeti e degli abitanti di Gerusalemme. Esse saranno sparse in onore del sole, della luna e di tutto l’esercito del cielo che essi amarono, servirono, seguirono, consultarono e adorarono. Non saranno più raccolte né sepolte, ma diverranno come letame sul suolo. Allora la morte sarà preferibile alla vita, per quanti di questa razza malvagia riusciranno a sopravvivere nei luoghi dove li avrò dispersi. Oracolo del Signore degli eserciti. 

Tu dirai loro: Così dice il Signore: Forse chi cade non si rialza e chi sbaglia strada non torna indietro? Perché allora questo popolo continua a ribellarsi, persiste nella malafede, e rifiuta di convertirsi? Ho ascoltato attentamente: non parlano come dovrebbero. Nessuno si pente della sua malizia, e si domanda: “Che cosa ho fatto?”. Ognuno prosegue la sua corsa senza voltarsi, come un cavallo lanciato nella battaglia.  

La cicogna nel cielo conosce il tempo per migrare, la tortora, la rondinella e la gru osservano il tempo del ritorno; il mio popolo, invece, non conosce l’ordine stabilito dal Signore. Come potete dire: “Noi siamo saggi, perché abbiamo la legge del Signore”? A menzogna l’ha ridotta lo stilo menzognero degli scribi! I saggi restano confusi, sconcertati e presi come in un laccio. Ecco, hanno rigettato la parola del Signore: quale sapienza possono avere?  

Per questo darò le loro donne a stranieri, i loro campi ai conquistatori, perché dal piccolo al grande tutti commettono frode; dal profeta al sacerdote tutti praticano la menzogna. Curano alla leggera la ferita della figlia del mio popolo, dicendo: “Pace, pace!”, ma pace non c’è. Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli, ma non si vergognano affatto, non sanno neppure arrossire. 

Per questo cadranno vittime come gli altri; nell’ora in cui li visiterò, crolleranno, dice il Signore. Li mieto e li anniento – oracolo del Signore –;  non c’è più uva sulla vite né fichi sul fico, anche le foglie sono avvizzite. Ho procurato per loro degli invasori. “Perché ce ne stiamo seduti?  Radunatevi ed entriamo nelle città fortificate e moriamo in esse, poiché il Signore, nostro Dio, ci fa perire. Egli ci fa bere acque avvelenate, perché abbiamo peccato contro il Signore. Aspettavamo la pace, ma non c’è alcun bene, il tempo della guarigione, ed ecco il terrore!”.  

Da Dan si sente lo sbuffare dei suoi cavalli; al rumore dei nitriti dei suoi destrieri trema tutta la terra. Vengono e divorano la terra e quanto in essa si trova, la città e i suoi abitanti. Ecco, sto per mandarvi serpenti velenosi contro i quali non esiste incantesimo,  e vi morderanno».  Oracolo del Signore. 

Senza rimedio cresce il mio dolore, e il mio cuore viene meno. Ecco, odo le grida della figlia del mio popolo da una terra sconfinata: «Non c’è il Signore in Sion, il suo re non vi abita più?». «Perché mi hanno provocato all’ira con i loro idoli e con nullità straniere?». «È passata la stagione della messe, è finita l’estate e noi non siamo stati salvati». Per la ferita della figlia del mio popolo sono affranto, sono costernato, l’orrore mi ha preso. Non v’è più balsamo in Gàlaad? Non c’è più nessun medico? Perché non si cicatrizza la ferita della figlia del mio popolo? Chi farà del mio capo una fonte di acqua, dei miei occhi una sorgente di lacrime, per piangere giorno e notte gli uccisi della figlia del mio popolo? (Ger 8,1-23).

  

Dove la Parola del Signore è rigettata, è rigettato lo Spirito del Signore. L’uomo viene privato di ogni sapienza e saggezza. 

La nostra moderna società vive in questo stato di stoltezza, insipienza, tenebra. Le manca la luce del suo Signore.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

giovedì 27 gennaio 2022

Se l’uomo non si converte, non chiede a Dio che la sua colpa venga perdonata, la pena sarà anche eterna e sarà di morte per sempre.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 

Se l’uomo non si converte, non chiede a Dio che la sua colpa venga perdonata, la pena sarà anche eterna e sarà di morte per sempre. 


Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato 5e avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: 

Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio. 

È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Se invece non subite correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete illegittimi, non figli! Del resto noi abbiamo avuto come educatori i nostri padri terreni e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre celeste, per avere la vita? Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di farci partecipi della sua santità. Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. 

Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire. 

Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore; vigilate perché nessuno si privi della grazia di Dio. Non spunti né cresca in mezzo a voi alcuna radice velenosa, che provochi danni e molti ne siano contagiati. Non vi sia nessun fornicatore, o profanatore, come Esaù che, in cambio di una sola pietanza, vendette la sua primogenitura. E voi ben sapete che in seguito, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto: non trovò, infatti, spazio per un cambiamento, sebbene glielo richiedesse con lacrime (Eb 12,1-17).  


Quando anche la purissima verità di Dio viene inquinata dalla falsità e dalla stoltezza è segno che il peccato governa il cuore, appesantisce il corpo. 

Quando questo accade, lo Spirito Santo si allontana dall’uomo e questi precipita nelle tenebre. Diviene incapace di qualsiasi giustizia. 

Oggi tutti si lamentano che le cose non vanno. Si pensa, sempre nella stoltezza, che sia sufficiente cambiare uomini.  

Non si devono cambiare gli uomini, ma il cuore, il corpo. Si deve cambiare regime di vita, dal peccato si deve passare alla santità, dal male al bene. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

domenica 12 dicembre 2021

La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, e tuttavia non lascia impunito il bestemmiatore per i suoi discorsi, perché Dio è testimone dei suoi sentimenti, conosce bene i suoi pensieri e ascolta ogni sua parola.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA

6 La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, e tuttavia non lascia impunito il bestemmiatore per i suoi discorsi, perché Dio è testimone dei suoi sentimenti, conosce bene i suoi pensieri e ascolta ogni sua parola. 

Ora viene affermata un’ulteriore verità. La sapienza è uno spirito che ama l’uomo. Questa verità è indiscussa. L’uomo è amato da Dio. 

L’amore non è cecità, lasciare l’uomo in balia di se stesso, permettergli di fare ciò che vuole, di praticare ogni ingiustizia. 

L’amore è correzione, ma anche punizione. È punizione nel tempo ed anche nell’eternità. È punizione temporanea, ma anche eterna. 

L’amore che non corregge, non punisce, non sanziona, mai potrà dirsi amore. Perché il peccato è morte e l’amore vuole togliere l’uomo dalla morte. 

La sapienza è uno spirito che ama l’uomo. Poiché lo ama non lascia impunito il bestemmiatore per i suoi discorsi. 

Dio è testimone dei suoi sentimenti, conosce bene i suoi pensieri e ascolta ogni sua parola. Dio è testimone vero, ma è anche giudice vero. 

Essendo testimone vero non ha bisogno che alcuno gli renda testimonianza. Essendo giudice vero, giudica ogni uomo secondo azioni, pensieri, parole. 

Il perdono di Dio è della colpa. La pena va sempre espiata. Spesso la pena è anche il frutto del proprio peccato e mai il frutto viene abolito, cancellato. 

Questa verità oggi è lontana da noi. La sapienza di Dio non abita nel cuore. Vi è una solla stoltezza che genera ogni sorta di caos veritativo e morale. 

L’amore vero è correzione ed anche pena. Dio sempre lascia che l’uomo mangi i frutti del suo peccato come pena per la sua espiazione. 

Se l’uomo non si converte, non chiede a Dio che la sua colpa venga perdonata, la pena sarà anche eterna e sarà di morte per sempre. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

martedì 16 novembre 2021

Il santo spirito, che ammaestra, fugge ogni inganno, si tiene lontano dai discorsi insensati e viene scacciato al sopraggiungere dell’ingiustizia.

 


LIBRO DELLA SAPIENZA 


5 Il santo spirito, che ammaestra, fugge ogni inganno, si tiene lontano dai discorsi insensati e viene scacciato al sopraggiungere dell’ingiustizia. 

Viene ribadito con maggiore forza quanto già rivelato e manifestato. Il Santo Spirito, che è lo Spirito Santo, fugge ogni inganno.  

Lui non può convivere con chi cerca l’inganno, la parzialità, l’errore, la falsità, il male. Male e Spirito Santo non possono convivere. 

Poiché è solo Lui il Maestro vero dei cuori e delle menti, dove in un cuore e in una mente vi è l’inganno, Lui non regna, non ammaestra, non c’è. 

Lui sempre si tiene lontano dai discorsi insensati. Ogni ingiustizia scaccia Lui dal cuore e dalla mente. L’uomo rimane maestro di se stesso. 

Poiché solo lo Spirito Santo è luce, sapienza, saggezza, intelligenza, verità, giustizia, l’uomo precipita nelle tenebre. Dalle tenebre non c’è giustizia. 

Questa verità non è per chi crede. Essa è per ogni uomo. Chi vuole essere vero giudice, anche in un semplice discernimento, deve vivere senza peccato. 

Peccato e Spirito Santo mai potranno convivere. Il peccato allontana lo Spirito di Dio e l’uomo precipita in ogni buio sia veritativo che morale.   

Ogni uomo ora lo sa: se vuole esercitare la vera giustizia – vale anche per la giustizia che legifera – deve stare lontano dal peccato, dal male.  

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI