Gabriele Amorth racconta...
Questa consapevolezza rende meno arduo l'isolamento, e la durezza della lotta. Sono
ormai tre anni che Padre Pio vive a Pietrelcina, anche se il suo desiderio sarebbe di entrare
in convento. E le aggressioni non cessano. Racconta 1'8 aprile 1913: «... Quei cosacci non
cessano di percuotermi e di sbalzarmi alle volte anche dal letto, giungendo fino a togliermi la
camicia e a percuotermi in tale stato. Ma oramai non mi fanno quasi più timore. Gesù è sempre
amoroso verso di me, giungendo fin anche alle volte ad alzarmi da terra e adagiarmi sul
letto». In quei giorni, compie anche qualche passo falso, che rende più precaria la sua
condizione: «... Purtroppo, debbo confessare a mia confusione, che l’effetto sperato non fu
raggiunto, perché questa Madre santa montò sulle furie per l’ardire che ebbi di nuovamente
chiedere detta grazia, di cui me ne aveva fatto un severo divieto. Questa mia involontaria
disubbidienza me l'ha fatta pagare troppo a caro prezzo. Da quel giorno si ritirò da me
assieme agli altri personaggi celesti. E ora, babbo mio, chi potrebbe narrarvi tutto quello che
ho dovuto sostenere! Sono stato solo di notte, solo di giorno! Una guerra asprissima s'impegnò
da quel giorno con quei brutti cosacci. Volevano darmi a intendere di essere stato rigettato
finalmente da Dio. E chi non l'avrebbe creduto, tenendo presente il modo troppo scortese con
cui fui allontanato da Gesù e da Maria! Ma grazie ne rendo a Gesù, perché sebbene mi avesse
tolto tutto nell'allontanarsi da me, non mi aveva tolto però la speranza in lui»
(18 maggio 1913).
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