Agli apostoli che hanno questionato tra loro
«… Vi parrà che Io mi astragga talora dai vostri discorsi e sia perciò un maestro infingardo che non sorveglia la propria scolaresca. Sappiate che l’anima mia non vi lascia un momento. Avete mai visto un medico che studia uno malato di un male ancora incerto e di contrastanti sintomi? Lo tiene d’occhio dopo averlo visitato, lo sorveglia e nel sonno e nella veglia, al mattino e alla sera, e nel silenzio e nel parlare, perché tutto può esser sintomo e guida a decifrare il morbo nascosto e ad indicare una cura. Lo stesso faccio Io con voi. Vi tengo con fili invisibili, ma sensibilissimi, che si innestano in Me e mi trasmettono le anche più lievi vibrazioni del vostro io. Vi lascio credere di esser liberi, perché vi palesiate sempre più per quello che siete, cosa che avviene quando uno scolaro, o un maniaco, si crede perso di vista dal sorvegliante…».
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