martedì 15 ottobre 2019

LE GRANDEZZE DI MARIA



SUBLIMI PAROLE DELL'ANGELO ALLA VERGINE.

Ecco i santi pensieri in cui dobbiamo trattenerci nell'udire il colloquio che avviene, in quella casetta di Nazaret, o per meglio dire, in quel santuario dove la Vergine trova si con l'Angelo; dove Dio è presente e pronto ad incarnarsi; dove tutto è santo, puro e divino, e tende a far nascere nel mondo il Santo dei santi. Così dobbiamo [47] parlare di un colloquio talmente puro e santo, che serve di proemio ad un mistero così sublime; così grande e così augusto. Che se i nostri commenti su questo punto sono un po' lunghi, il lettore ce lo perdoni. Il temerario attentato dell'eresia contro la fede della Vergine e la dignità di questo mistero, ci ha attirati in questa discussione onde giustificare le parole e la condotta di Colei che apporta al mondo il Giusto e la giustizia (Jer., XXIII, 5, 9) e per la prima riceve in sé medesima l'impressione della giustizia e della santità di Lui, nel concepirlo e portarlo nelle sue viscere.

Riprendendo ora il filo del nostro discorso, diciamo che la Vergine avendo umilmente chiesto all'Angelo quale fosse la via da Dio scelta per il concepimento dell'opera che le veniva annunciata, l'Angelo le risponde e le manifesta che tale concepimento sarà tutto celeste: quel parto sarà divino, lo Spirito Santo verrà in Lei, la potenza dell'Altissimo la investirà, e il frutto di tale celeste operazione sarà riconosciuto come il Figlio del Dio vivente. Così, fra tutti i mezzi che si potevano usare per far nascere il Messia, Dio sceglie il mezzo più elevato e più divino, il mezzo più degno della fede di Maria e più onorifico per la sua purità.

La natura non avrà parte in quest'opera; gli angeli medesimi, che d'ordinario sono adoperati nelle opere di Dio, non saranno chiamati a cooperarvi. Solo la mano dell'Onnipotente vi si applicherà; e la fecondità della Vergine sarà, per divina potenza, elevata a concepire ed a generare santamente il Santo dei santi, il proprio ed unico Figlio di Dio medesimo.

Che se in un argomento tutto celeste, tutto divino, tutto miracoloso, in un'operazione così straordinaria e singolare, si vuole ricercare qualche esempio, l'Angelo propone alla Vergine un esempio domestico nella persona [48] della sua cugina Elisabetta; come se dicesse: «Quella medesima mano dell'Altissimo, o Vergine sacra, che da un fondo sterile ha tratto la nascita di Giovanni Battista, trarrà da un fondo puro e verginale la nascita del Figlio vostro. Ma l'uno è il sovrano, l'altro è il vassallo; l'uno è Figlio, l'altro è servo; l’uno è il Messia, l'altro il Precursore; l'uno è il Verbo Divino, l'altro la voce del Verbo. Come sono ben differenti l'uno dall'altro, così la mano di Dio opera ben differentemente nella loro nascita.

«Voi avrete, o Vergine sacra, il fiore e il frutto tutt'assieme: il fiore della verginità e il frutto della fecondità. E Gesù pure è fiore e frutto tutt'assieme e nella Scrittura porta questo doppio nome 26; non è fiore che diventi un frutto cessando di essere fiore; ma è sempre fiore e sempre frutto; e Voi pure sarete sempre vergine e sempre madre; il fiore della vostra verginità non appassirà mai, ma sempre si conserverà nella sua freschezza insieme col frutto della vostra fecondità».
Oh fiore! Oh frutto! Oh fecondità! Oh fiore del cielo! Oh frutto di vita! Oh fecondità di Dio!

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

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