La distruzione di Gerusalemme per opera di Tito fu il castigo dei Giudei colpevoli del deicidio nella persona del Dio Figlio; la rovina di Costantinopoli per opera di Maometto II fu la punizione dei Greci, bestemmiatori dello Spirito Santo. Fino dai primi secoli della Chiesa i Greci non avevano cessato di sostenere errori contro la terza persona della SS.ma Trinità: Mecedonio, Fozio, Michele Cerulario, furono i colpevoli padri d'un lungo seguito di oltraggiatori dello Spirito Santo. La Chiesa latina, spaventata dall'ostinazione della sua sorella, nulla omise per ricondurla alla verità e all'unità. Tre volte i Greci sottoscrissero solennemente il simbolo cattolico, e tre volte violarono la fede giurata. Nel 1439 appena ritornati in Oriente, dopo il Concilio di Firenze, si fecero beffe della loro sottoscrizione, e ripresero a bestemmiare contro lo Spirito Santo.
La misura era colma, e il castigo minacciato alla Chiesa Greca dal Vicario di Gesù Cristo Papa Nicolò V, ebbe il suo effetto.
Maometto II, alla testa di un esercito di 300 mila uomini e di una flotta di 400 vele, cinse d'assedio Costantinopoli, e se ne fece padrone il 29 Maggio 1453, una ora dopo mezzanotte: era il lunedì della Pentecoste.
Così mentre la Chiesa latina, piamente raccolta nei suoi templi, con allegrezza celebrava il solenne anniversario della discesa dello Spirito Santo sul mondo, e altamente proclamava la sua processione dal Padre e dal Figlio, i Greci, che bestemmiando, la negavano, furono schiacciati sotto le rovine della loro capitale, e sul loro capo orgoglioso cadde il ferreo giogo della barbarie mussulmana.
Mentre Maometto, circondato dai suoi Visir, entrava in Costantinopoli, due soldati gli recarono la testa dell' imperator Costantino XII°. Egli la fece inchiodare sull'alto d'una colonna ove stette fino a sera. Dopo questo oltraggio al vinto principe, Maometto entrò nella basilica patriarcale di santa Sofia, e si assise sull'altare, (come se fosse il dio del tempio) in luogo del Verbo Incarnato, di cui per tal modo si proclamava l'avversario.
Già i suoi soldati, sono sparsi in tutta la città, colla spada alla mano sgozzando quanti trovano. Tutto in Costantinopoli è strage ed abominazione. Chi sopravvive divien preda dei vincitori ed è ammucchiato nei parchi e venduto come bestiame. Si vedono principi, baroni, sacerdoti e grandi signori trascinati colla corda al collo, cacciati a colpi di frusta e comperati da uomini da nulla, che ne fanno pastori di buoi e di porci ed erano quei superbi Greci che non volevano sottostare alla paterna autorità dei successori di Pietro, e che avevano empiamente protestato che era da preferirsi il turbante alla tiara, e la scimitarra di Maometto al pastorale del romano Pontefice! La massa poi della popolazione greca è cacciata nelle galere, che tosto fan vela in tutte le direzioni. Per molto tempo i porti dell'Asia e dell'Africa vedono esposte nei loro orribili mercati lunghe schiere di schiavi incatenati, che, come altre volte i Giudei, sono dispersi ai quattro venti, per insegnare a tutti i popoli quel che diviene una nazione che osa dire allo Spirito Santo: non vogliamo che tu regni sopra di noi. (Schouppe, Istr. rel. vol. I. lez. XI).
La bella Costantinopoli, sede per tanti secoli dell'impero di Oriente, è ancora in potere dei maomettani; e quella cristianità già sì fiorente che diede alla Chiesa tanti Santi, tanti Dottori, e che poi traviata per superbia, ostinata nei suoi traviamenti e abbandonata da Dio e dagli uomini, rimase preda di crudele e nefando sterminio, ha mosso a compassione il paterno cuore del sommo Pontefice Leone XIII, che con tanto zelo si adopera per rialzarla dal suo avvilimento e ricondurla nell'unità della Chiesa Romana. Deh! seguiamo anche noi tanto esempio di carità, e offrendo allo Spirito Santo riparazioni e preghiere, procuriamo di anticipare ai nostri fratelli d'Oriente la bella grazia del ritorno nel seno della vera Chiesa.
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