mercoledì 16 ottobre 2019

Punizione della bestemmia contro lo Spirito Santo



La distruzione di Gerusalemme per opera di Tito fu il castigo dei Giudei colpevoli del deicidio nella persona del Dio Figlio; la rovina di Costantinopoli per opera di Maometto II fu la punizione dei Greci, bestemmiatori dello Spirito Santo. Fino dai primi secoli della Chiesa i Greci non avevano cessato di sostenere errori contro la terza persona della SS.ma Trinità: Mecedonio, Fozio, Michele Cerulario, furono i colpevoli padri d'un lungo seguito di oltraggiatori dello Spirito Santo. La Chiesa latina, spaventata dall'ostinazione della sua sorella, nulla omise per ricondurla alla verità e all'unità. Tre volte i Greci sottoscrissero solennemente il simbolo cattolico, e tre volte violarono la fede giurata. Nel 1439 appena ritornati in Oriente, dopo il Concilio di Firenze, si fecero beffe della loro sottoscrizione, e ripresero a bestemmiare contro lo Spirito Santo.
La misura era colma, e il castigo minacciato alla Chiesa Greca dal Vicario di Gesù Cristo Papa Nicolò V, ebbe il suo effetto.
Maometto II, alla testa di un esercito di 300 mila uomini e di una flotta di 400 vele, cinse d'assedio Costantinopoli, e se ne fece padrone il 29 Maggio 1453, una ora dopo mezzanotte: era il lunedì della Pentecoste.
Così mentre la Chiesa latina, piamente raccolta nei suoi templi, con allegrezza celebrava il solenne anniversario della discesa dello Spirito Santo sul mondo, e altamente proclamava la sua processione dal Padre e dal Figlio, i Greci, che bestemmiando, la negavano, furono schiacciati sotto le rovine della loro capitale, e sul loro capo orgoglioso cadde il ferreo giogo della barbarie mussulmana.
Mentre Maometto, circondato dai suoi Visir, entrava in Costantinopoli, due soldati gli recarono la testa dell' imperator Costantino XII°. Egli la fece inchiodare sull'alto d'una colonna ove stette fino a sera. Dopo questo oltraggio al vinto principe, Maometto entrò nella basilica patriarcale di santa Sofia, e si assise sull'altare, (come se fosse il dio del tempio) in luogo del Verbo Incarnato, di cui per tal modo si proclamava l'avversario.
Già i suoi soldati, sono sparsi in tutta la città, colla spada alla mano sgozzando quanti trovano. Tutto in Costantinopoli è strage ed abominazione. Chi sopravvive divien preda dei vincitori ed è ammucchiato nei parchi e venduto come bestiame. Si vedono principi, baroni, sacerdoti e grandi signori trascinati colla corda al collo, cacciati a colpi di frusta e comperati da uomini da nulla, che ne fanno pastori di buoi e di porci ed erano quei superbi Greci che non volevano sottostare alla paterna autorità dei successori di Pietro, e che avevano empiamente protestato che era da preferirsi il turbante alla tiara, e la scimitarra di Maometto al pastorale del romano Pontefice! La massa poi della popolazione greca è cacciata nelle galere, che tosto fan vela in tutte le direzioni. Per molto tempo i porti dell'Asia e dell'Africa vedono esposte nei loro orribili mercati lunghe schiere di schiavi incatenati, che, come altre volte i Giudei, sono dispersi ai quattro venti, per insegnare a tutti i popoli quel che diviene una nazione che osa dire allo Spirito Santo: non vogliamo che tu regni sopra di noi. (Schouppe, Istr. rel. vol. I. lez. XI).
La bella Costantinopoli, sede per tanti secoli dell'impero di Oriente, è ancora in potere dei maomettani; e quella cristianità già sì fiorente che diede alla Chiesa tanti Santi, tanti Dottori, e che poi traviata per superbia, ostinata nei suoi traviamenti e abbandonata da Dio e dagli uomini, rimase preda di crudele e nefando sterminio, ha mosso a compassione il paterno cuore del sommo Pontefice Leone XIII, che con tanto zelo si adopera per rialzarla dal suo avvilimento e ricondurla nell'unità della Chiesa Romana. Deh! seguiamo anche noi tanto esempio di carità, e offrendo allo Spirito Santo riparazioni e preghiere, procuriamo di anticipare ai nostri fratelli d'Oriente la bella grazia del ritorno nel seno della vera Chiesa.

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