sabato 4 aprile 2020

MISTICA CITTA’ DI DIO



Prima redazione della «Mistica Città di Dio»

L'opera conobbe per lo meno due redazioni complete, oltre a tentativi parziali, ossia fu redatta completamente due volte dalla sua Autrice. La seconda redazione, che è quella definitiva, è più ampia ed estesa della prima.
Ricostruiamo brevemente la storia della prima redazione.
Tanto Edoardo Royo quanto il p. Ivars sono del parere che la Venerabile scrisse per la prima volta la sua opera tra gli anni 1637 e 1643. La stessa suor Maria ci dice tassativamente che cominciò a scrivere quest'opera nel 16376. A quel tempo direttore spirituale della Venerabile era il p. Francesco Andrea della Torre. Ella stessa confessa che per lo spazio di dieci anni cercò di resistere agli impulsi che sentiva, finché cominciò a scrivere per la prima volta la Storia della Vergine.
Quando, alla fine del 1643, la Venerabile comincia la corrispondenza con il re Filippo IV si capisce che l'opera era già scritta. Una copia di essa è stata inviata al re, che la legge e riferisce le impressioni che suscita la sua lettura. In realtà, poiché l'opera era estesa e constava di tre parti, in un primo tempo gli inviò una copia della prima, e in seguito gli furono inviate le rimanenti, man mano che portava a termine la copia o trascrizione. Poiché la Venerabile nelle sue lettere al re parla di «scrivere» nel senso di copiare, questo principalmente indusse in errore il p. Ivars, pensando che allora stesse scrivendo l'opera, quando in realtà essa era fatta e terminata, e solamente si trattava di farne una trascrizione o copia per destinarla al re. Di questa copia dice che la fecero «alcuni religiosi giovani senza esperienza», e che non ebbe l'opportunità di rivederla. Sappiamo, dunque, che il re aveva una copia dell'opera nella sua prima redazione, con la raccomandazione di conservare su di essa il segreto. Nella corrispondenza che si svolse tra Filippo IV e la Venerabile ci sono numerose allusioni a quest'opera. Si può vedere una qualunque delle due edizioni di queste lettere, quella del Silvela o la più recente di Seco Serrano. Si parla, per esempio, dell'opera nella sua prima redazione nelle lettere scritte dal re nelle seguenti date: 9 marzo 1644; 5 agosto, 21 settembre, 1 ottobre 1646; e nella lettera scritta dalla Venerabile al monarca il 5 ottobre 1646. Molte altre della medesima corrispondenza se ne potrebbero citare.
Questa prima redazione della Mistica Città di Dio fu bruciata dalla stessa Autrice in data che al presente non si può precisare con chiarezza, poiché è discussa dagli autori; si salvò però, dalla distruzione, la copia o trascrizione che era rimasta a disposizione del re.
Rispetto alle ragioni o cause che spinsero la Venerabile a prendere questa decisione, ella riferisce unicamente gli scrupoli e timori da cui era presa per aver messo mano ad un'opera tanto ardua, ed altresì il consiglio di un confessore che l'assisteva in assenza del direttore principale. Quando questi ritornò, la rimproverò aspramente e le ordinò di scriverla di nuovo; però nel 1647 questo direttore morì e, per consiglio del medesimo direttore di prima, che doveva essere un religioso anziano, fece un secondo fuoco di carte. Secondo il p. Samaniego, agiografo della Venerabile, il primo rogo fu nel 1645, nel corso di un'assenza prolungata del direttore, Francesco Andrea della Torre, e il secondo, nel 1647, poco dopo la morte dello stesso.
La Venerabile si distinse sempre per un grande amore alla verità, e costantemente la perseguitò il timore di essere ingannata o vittima di illusioni. Solo la parola autorevole del rappresentante di Dio era capace di sostenerla; però quando un confessore le consigliò di bruciare gli scritti, obbedì all'istante. Probabilmente detto confessore, il cui nome non conosciamo, non condivideva il modo in cui la Venerabile era diretta.
Il p. Ivars ha avanzato l'ipotesi che la Venerabile avesse bruciato l'opera per paura dell'Inquisizione. Quando previde che stava per addensarsi su di lei la tempesta, bruciò l'opera, e così poté dire agli inquisitori che non aveva altri scritti, oltre alcune insignificanti carte che mostrò; nulla disse della copia che esisteva nelle mani del re, e gli inquisitori non vennero a saperlo. Questo esame inquisitorio ebbe luogo in Agreda stessa, alla grata del monastero, il parlatorio conventuale, nel 1649-1650. In verità, la supposizione del p. Ivars, che l'opera fosse stata bruciata durante l'Inquisizione non si appoggia su nessun documento. Al contrario il p. Samaniego, biografo della Venerabile, attesta altra causa

di Suor Maria di Gesù Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione


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