LA DIVOZIONE AL S. CUORE DI N. S. GESÙ CRISTO
Oggetto speciale.
L’oggetto speciale di questa devozione è l’amore immenso che indusse il Figlio di Dio ad accettare la morte per noi e a darci se stesso nel SS. Sacramento dell’Altare, senza che la vista delle molte ingratitudini e degli oltraggi che doveva ricevere in tale stato di Vittima immolata sino alla fine dei secoli, abbia potuto impedirgli di operare questo prodigio; amando meglio esporsi ogni giorno agli insulti e agli obbrobri degli uomini, anziché non mostrarci con la maggiore di tutte le meraviglie fino a quale eccesso Egli ci ama.
Questo è appunto quello che ha eccitato la pietà e lo zelo dì molte persone, le quali, considerando la poca riconoscenza degli uomini per un tanto eccesso d’amore, quanto poco Gesù sia riamato, e quanto poco caso si faccia d’essere da Lui tanto amati, non hanno potuto tollerare di vederlo ogni giorno sì maltrattato, senza mostrargli il giusto dolore che sentivano, e il desiderio vivissimo di riparare al possibile tante ingratitudini e tanti disprezzi con il loro ardente amore, col profondo rispetto e con omaggi d’ogni specie.
A questo scopo si scelsero alcuni giorni dell’anno per riconoscere in modo particolare l’eccesso d’amore che Gesù ci mostra nel SS. Sacramento, e insieme per fargli almeno qualche riparazione onorevole di tutte le indegnità e di tutti i disprezzi che l’amabile Salvatore ha ricevuto e riceve in questo Sacramento d’amore. E certamente quel rincrescimento, che si prova nel vedere quanto Gesù Cristo sia poco amato nel Mistero adorabile, il dolore intenso nel vederlo così maltrattato, le pratiche devote suggerite dal solo amore e tendenti a riparare più che si può gli oltraggi ch’Egli vi soffre, sono una prova dell’amore ardente verso di Lui e un segno evidente d’una giusta riconoscenza.
È facile quindi scorgere che l’oggetto e il motivo principale di questa devozione è, come già s’è detto, l’amore immenso di Gesù verso gli uomini, i più dei quali non lo ripagano che con disprezzi o almeno con l’indifferenza.
Il fine a cui mira.
Il fine a cui si mira è anzitutto di riconoscere e di onorare, per quanto è da noi, con adorazioni frequenti, con contraccambio d’amore, con ringraziamenti e; con omaggi d’ogni maniera i sentimenti d’amore e di tenerezza che Gesù nutre per noi nell’adorabile Eucaristia, dove però Egli è sì sconosciuto dagli uomini o almeno amato così poco da quelli che lo conoscono.
In secondo luogo ci proponiamo di riparare con ogni mezzo possibile le indegnità e gli oltraggi ai quali l’espose l’amore nel corso della sua vita mortale e a cui lo stesso amore l’espone ogni giorno nel SS. Sacramento dell’altare. Di modo che tutta questa devozione consiste, a parlar propriamente, nell’amare con tutto l’ardore Gesù Cristo, che sta sempre con noi nell’Adorabile Eucaristia, nel mostrargli quest’amore ardente col nostro rincrescimento di vederlo amato e onorato così poco dagli uomini, e nei mezzi che si prendono per riparare tale disprezzo e poco amore.
Ma perché nell’esercizio delle devozioni anche più spirituali, ci sono sempre degli oggetti materiali e sensibili che, attirando maggiormente la nostra attenzione, ce ne rinnovino la memoria e ne rendano facile la pratica, si è scelto il S. Cuore di Gesù come oggetto sensibile più degno dei nostri rispetti e insieme più adatto al fine di questa devozione.
Che se non ci fossero state altre ragioni particolari d’intitolare questi esercizi di pietà col nome di Devozione al S. Cuore di Gesù, mi pare che meglio non si poteva esprimere il carattere speciale di questa devozione che con tale titolo: perché infine qui non si tratta che d’un esercizio d’amore; l’amore n’è l’oggetto, l’amore il motivo principale, l’amore deve esserne il fine. Il cuore umano, dice S. Tommaso, è in certo modo la sorgente e la sede dell’amore; i suoi movimenti naturali seguono e imitano continuamente gli affetti dell’animo, e servono non poco con la loro forza o con la loro debolezza ad accrescerne o a diminuirne le passioni. Perciò al cuore di solito si attribuiscono i sentimenti più delicati dell’anima, e questo appunto rende sì venerabile e prezioso il cuore dei Santi.
Amore e dolore.
Da tutto ciò che si è detto fin qui è facile comprendere che cosa s’intenda per devozione al S. Cuore di Gesù: un amore ardente che si concepisce per Gesù Cristo al ricordo di tante meraviglie da Lui compiute per dimostrarci la sua tenerezza, sopratutto poi nel Sacramento dell’Eucaristia, ch’è il miracolo dell’amor suo un dolore sensibile alla vista delle offese recate dagli uomini a Gesù Cristo in questo mistero adorabile; un desiderio ardente di non tralasciare cosa alcuna per riparare in ogni modo tutti questi oltraggi. Ecco dunque ciò che s’intende per devozione al S. Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo, ecco in che consiste.
Essa non si riduce, come forse qualcuno si sarà immaginato, vedendo questo titolo, ad amare solamente e a onorare con un culto particolare un Cuore di carne simile al nostro, appartenente al Corpo adorabile di Gesù. Non già perché quel sacro Cuore non sia degno delle nostre adorazioni; basta dire ch’è il Cuore di Gesù. E se il Suo Corpo e il Suo Sangue prezioso meritano ogni nostro rispetto, chi non vede che il Suo Sacro Cuore richiede in modo più speciale i nostri omaggi? E se ci sentiamo mossi alla devozione verso le sue sante Piaghe, quanto più non dobbiamo sentirei accesi di devozione verso il Suo Sacro Cuore? Solo vogliamo far notare che intendiamo prendere qui la parola Cuore in senso figurato, e che questo Cuore divino, considerato come parte dei Corpo adorabile di Gesù, è propriamente l’oggetto sensibile di questa devozione, mentre il motivo principale è solo l’amore immenso che Gesù Cristo ci porta. Ora essendo quest’amore tutto spirituale, non poteva rendersi sensibile; era dunque necessario trovare un simbolo; e qual simbolo più proprio e naturale dell’amore che il cuore?
Perciò la Chiesa, volendo darci un oggetto sensibile delle sofferenze del Figlio di Dio, sofferenze non meno spirituali dell’amor suo, ci rappresenta l’immagine delle sacre Piaghe; di maniera che siccome la devozione alle sacre Piaghe non è altro che una devozione particolare verso Gesù paziente, così la devozione al S. Cuore è una devozione più affettuosa e più ardente verso Gesù nel Sacramento eucaristico, in considerazione dell’amore eccessivo che ci porta in detto Sacramento, e con lo scopo di riparare il disprezzo che se ne fa.
E certo il S. Cuore di Gesù Cristo ha tanta relazione con l’amor suo, per coi questa devozione si crede debba ispirare sentimenti di gratitudine, quanta almeno ne hanno le sacre Piaghe con le sofferenze di Lui, verso le quali la Chiesa intende ispirare sentimenti di riconoscenza e di amore.
Ora se in tutti i tempi vi fu tanta devozione alle Piaghe di Gesù Cristo, e se la Chiesa, volendo eccitare nei suoi figli l’amore verso Gesù, pone continuamente sotto i loro occhi queste stesse Piaghe, che non devono fare il ricordo e l’immagine del S. Cuore?
Non nuova ma soda
Si vedrà in seguito che questa devozione non è nuova e che parecchi grandi Santi ne confermarono l’uso col loro esempio. Si può anche aggiungere che la S. Sede l’ha autorizzata sotto lo stesso titolo, poiché Clemente X con una bolla del 4 ottobre 1674 concesse grandi indulgenze a una Confraternita del S. Cuore eretta nella Chiesa del Seminario di Contances, consacrata in Suo onore, e il nostro S. Padre Innocenzo XII ha concesso da poco con un Breve l’indulgenza plenaria in favore della devozione al S. Cuore.
Non occorre riferir qui molte ragioni per dimostrare la sodezza di questa devozione: basti dire che il suo motivo più grande è l’amore immenso di Gesù per noi, del quale ci dà una prova sì bella nell’adorabile Eucaristia; che il fine principale a cui si mira è la riparazione del disprezzo che si fa di questo amore; che l’oggetto sensibile è il S. Cuore tutto infiammato di carità, e che il frutto deve essere un amore ardentissimo e tenerissimo verso la persona di Gesù Cristo.
P. GIOVANNI CROISET S.J.
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