mercoledì 15 novembre 2023

LA PERFEZIONE DELLA GIUSTIZIA DELL'UOMO

 


AGOSTINO AI SANTI FRATELLI E VESCOVI EUTROPIO E PAOLO 


L'ideale della nostra giustizia terrena. 

8. 18. Finché dunque, esuli e lontani dal Signore, cammineremo in  stato di fede e non ancora di visione 52, per cui è scritto: Il giusto  vivrà per la sua fede 53, la nostra giustizia durante lo stesso esilio  consiste in questo: che alla perfezione e pienezza della giustizia,  dove nella visione dello splendore di Dio sarà ormai piena e perfetta  la carità, noi presentemente tendiamo con la dirittura e la  perfezione dello stesso correre, cioè castigando il nostro corpo e  costringendolo a servire 54, facendo lietamente e cordialmente le  opere di misericordia, sia nel prodigare benefici, sia nel perdonare i  peccati commessi contro di noi, e attendendo incessantemente alle  orazioni 55, e compiendo tutto questo nella sana dottrina 56, sulla  quale si basa l'edificio della fede retta, della speranza ferma, della  carità pura. Questa è per adesso la nostra giustizia con la quale  corriamo affamati e assetati verso la perfezione e la pienezza della  giustizia per esserne poi saziati. Per questo il Signore, dopo che  ebbe detto nel Vangelo: Guardatevi dal praticare le vostre opere  buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati 57, perché la  nostra corsa non avesse per sua misura la gloria umana,  nell'esporre le stesse opere buone non sottolineò se non queste tre  soltanto: digiuno, elemosine, orazioni, significando con il digiuno  tutta in genere la mortificazione del corpo, con le elemosine ogni  benevolenza e ogni beneficenza o nel donare o nel perdonare, e  insinuando con l'orazione tutte le regole per realizzare il desiderio  della santità; Ecco alcune considerazioni da fare. Nella  mortificazione del corpo si frena la concupiscenza che in quella  perfezione di giustizia, dove non esisterà più assolutamente nessun  peccato, non si dovrà frenare, ma dovrà sparire e sparirà del tutto:  ebbene anche nell'uso di cose permesse e lecite la concupiscenza  mostra spesso la sua smoderatezza. Difetti si commettono perfino  nella vera beneficenza con la quale il giusto si prende cura del  prossimo. Accade in essa di compiere certe azioni che recano  nocumento invece del giovamento che si pensava, e talvolta  subentra nella beneficenza la noia che appanna la gioia amata da  Dio in chi dona 58. Ciò avviene per nostra debolezza o quando  quello che si prodiga di bontà e di fatica non basta alle necessità  degli altri o quando produce in loro poco progresso. La noia poi  subentra in ciascuno tanto di più quanto meno egli ha progredito e subentra tanto di meno quanto più egli ha progredito. Per queste e  simili considerazioni noi doverosamente diciamo nell'orazione: 

Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori 59. Purché facciamo quello che diciamo: cioè giungiamo ad  amare anche gli stessi nostri nemici; o se a tanto non arriva chi è  ancora piccolo nel Cristo, tuttavia al suo nemico che si pente del  peccato che ha commesso contro di lui e ne chiede perdono glielo  conceda dall'intimo del cuore, se vuole che il Padre celeste  esaudisca la sua orazione. 

Sant'Agostino

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