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lunedì 16 marzo 2020

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Preghiera e testimonianza

Che siete anime di preghiera lo deve testimoniare la saldezza della vostra fede, una fede così salda da esserne santamente orgogliosi. Voglio dire che non vi vergognerete di professarla. Se la vostra fede è vera, autentica, sostenuta da una intensa preghiera non avrete paura di nulla e di nessuno. Il vostro amore a Gesù Cristo e la vostra adesione a lui non verranno meno di fronte agli ostacoli, all’ostilità dell’ambiente, al pericolo di incomprensioni o di derisioni da parte dei vostri amici o conoscenti. Spesso la loro ostilità è segno di debolezza, del bisogno di avere complici nella loro miscredenza o nella loro condotta disordinata o poco pulita.
 Al contrario, la vostra familiarità con Dio e la vostra fede in Gesù faranno nascere nel vostro cuore il desiderio di diffondere la dottrina di Cristo nel vostro ambiente di vita, nella vostra attività pubblica, nei vostri rapporti sociali compreso l’ambiente famigliare; e tutto questo senza polemica, senza animosità, senza sterili confronti di opinione, ma anche senza compromesi, senza titubanze, senza cedimenti che portino a stemperare la sequela di Cristo in un facile buonismo o ad un comodo perbenismo di facciata.
 Sarà invece la forza del vostro esempio, l’integrità della vostra condotta, l’amabilità del vostro dire teso a incoraggiare, a illuminare, a dare fiducia, che vi renderà coraggiosi testimoni della verità, anzi vi trasformerà in un altro Gesù che passa accanto a quanti incontrate quotidianamente nella vostra vita e che saranno attratti dalla vostra serenità e dalla vostra gioia. La preghiera infatti e la comunione con Dio vi farà seminatori di pace e di allegria, di quell’ottimismo cristiano che ha le sue radici nella fede, cioè nella convizione che Dio ci ama e non abbandona mai le sue creature.
 Non nascondete dunque la vostra identità di figli di Dio, la vostra condizione di credenti, di discepoli di Cristo; non abbiate rispetti umani o complessi d’inferiorità anche se dovete soffrire qualche incomprensione o magari persecuzione e disprezzo per la vostra fede. Dai tempi di Gesù il cristiano è costretto ad andare contro corrente nel mondo, a vivere in contrasto con la logica mondana e ad essere un testimone scomodo del Vangelo di Cristo. Ricordate che milioni di fratelli nostri hanno pagato col sangue la loro fedeltà a Gesù e alla propria vocazione cristiana.
 La preghiera sarà la vostra forza, la vera risorsa che supplirà ai limiti e alle debolezze alle quali è soggetta la nostra povertà umana, e vi troverete vincitori.
 Non dimenticatelo mai: la disgrazia più grande che può capitare ad un uomo sulla terra è trovarsi lontano da Dio. Ditelo ai vostri amici!

Ferdinando  Rancan

domenica 1 marzo 2020

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


La preghiera fonte di fede

Abbiamo visto che la fede è sorgente di preghiera. Quando la sua luce illumina la nostra anima e la rende capace di “vedere” Dio, di vedere la sua paterna presenza in tutte le circostanze della nostra vita, la preghiera scaturisce dall’intimo del cuore quasi senza fatica, come naturale conseguenza. E più la fede si fa forte e luminosa, più il colloquio con Dio diventa spontaneo e irresistibile. Se poi la fede è accompagnata dall’umiltà e dal senso vivo della filiazione divina, allora la preghiera diventa un “riposo” nelle braccia di Dio. Il livello della nostra fede possiamo misurarlo anche dal grado della nostra vita di preghiera.
 Ma anche possiamo dire che la preghiera è fonte di fede. Penso che tutti voi avrete avuto momenti di oscurità nella vostra vita di credenti, momenti in cui vi costava fatica credere, vi sembrava che tutto quello che avete imparato nel catechismo era una teoria astratta che poi veniva smentita dalle vicende della vita; insomma il dubbio e l’incertezza hanno bussato alla vostra porta.
 Innanzitutto voglio ricordarvi che molti dei vostri dubbi non sono veri dubbi, dubbi seri e fondati, sono piuttosto tentazioni, e come sapete le tentazioni vanno semplicemente respinte con atti espliciti contrari, in questo caso con atti di fede. Dovete dire a voi stessi che Gesù non ci ha ingannati, e quello che lui ha detto e ha fatto è tutto vero, e che volete accogliere il suo insegnamento perché le sue parole sono Parola di Dio, sono “spirito e vita”, e volete aderire alla sua persona perché è il Figlio di Dio. Direte con l’apostolo Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna, e noi abbiamo creduto … che tu sei il Santo di Dio”.
 Ma poi dovete ricorrere alla preghiera. La fede è un dono di Dio e perciò va chiesta e alimentata con una incessante petizione al Signore. Nel Vangelo trovate esempi commoventi di queste preghiere: Signore, aiuta la mia incredulità! – Signore aumenta la mia fede! Come sapete, il dono della fede lo riceviamo nel battesimo, ma lo riceviamo come un seme, e come ogni seme deve germogliare, crescere, maturare e dare frutti. La fede ha perciò bisogno della grazia, e la grazia viene dalla preghiera. Il pregare, lo dicevamo sopra, è già un atto di fede perché ci rivolgiamo a Dio in quanto crediamo in lui, nella sua bontà e nelle sue promesse. Ma la nostra fede viene spesso messa alla prova dalle vicende della vita, dalle tentazioni del Maligno e dal clima di scetticismo che respiriamo in un mondo che ha voltato le spalle a Dio e spesso deride la nostra fede.
 E’ allora il momento della preghiera, una preghiera umile, perseverante, che non cede alla stanchezza o al disappunto; vi assicuro che la vostra fede metterà le ali, diventerà più forte di ogni dubbio, più sicura di ogni certezza, perché il Signore è Dio e non un uomo, non mente e non inganna, non delude e non lascia inascoltate le suppliche delle sue creature, e anche se vi sembra che sia lontano o che tardi a dare ascolto alle vostre invocazioni, egli vi farà sentire la sua presenza accanto a voi: sarà lì che vi guarda, che vede le vostre necessità e le vostre preoccupazioni, e sentirete nel vostro cuore l’eco delle sue parole: Non temere; io sarò con te e ti custodirò in tutte le tue vie…, e la pace inonderà la vostra anima e con essa la consolazione secondo le parole di S. Paolo:  Il Dio di ogni consolazione vi consolerà in ogni vostra tribolazione.
 Fede e preghiera: l’una favorisce l’altra, reciprocamente, insieme daranno profondità alla vostra vita di figli di Dio sulla terra.

Ferdinando  Rancan

sabato 15 febbraio 2020

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La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


La fede come sorgente di preghiera

Molte volte stando alla presenza del Signore nel Tabernacolo e pensando alla vita di tante persone lontane dalla fede, mi si riempie l’anima di dolore e di tristezza nel vedere come il Maligno avvelena tante intelligenze e tanti cuori. Il Maligno, fratelli, non è una vaga astrazione inventata dalla paura o da qualche fantasia malata o superstiziosa, è un essere angelico che se ne va per il mondo a contaminare l’intelligenza e la vita di tanti uomini.  Gesù lo ha chiamato il “bugiardo” e “padre della menzogna” perché ha ingannato fin dall’inizio.  Oggi la sua arma si chiama confusione e la sua vittoria è il laicismo materialista.
 Da questo materialismo che, come una caligine triste e buia oscura il cielo di tante coscienze cancellandovi ogni certezza e ogni riferimento a Dio, alla sua verità e alla sua legge santa, voi dovete guardarvi reagendo con tutte le vostre forze; ad esso opponete la fermezza della vostra fede e l’integrità della vostra condotta. Naturalmente non mi riferisco qui a quel materialismo sano che consiste nell’occuparsi in modo positivo delle cose materiali, delle cose di questo mondo; sappiamo, anzi, che le cose del mondo e le realtà materiali ce le ha affidate il Signore come ambiente nel quale muoverci ogni giorno per servirlo nel compimento dei nostri doveri secondo la sua volontà divina.
Intendo, invece, quel materialismo pagano che non sa vedere nelle cose materiali la presenza di Dio, per cui ci dedichiamo alle cose di questo mondo senza scoprirvi il loro significato divino; perdiamo così il senso, il valore e la dimensione religiosa della nostra esistenza e di tutte le cose che ci circondano: la natura, le persone e gli avvenimenti. In altre parole, è il materialismo che si perde nel buio della materia e non sa scoprire nelle cose il loro rapporto con Dio, con i suoi disegni di amore e di misericordia, ignorando il destino di eternità che egli ci ha preparato.
 Fratelli miei, senza il dono della fede, che mette luce divina nella nostra mente, il mondo diventa incomprensibile, la vita e le vicende degli uomini un caos senza logica, una vera brutalità che ci trasforma in animali insaziabili e duri, così spesso anche feroci. Senza la fede che fonda una vita spirituale aperta al dialogo con Dio non ci resta che la durezza della vita materiale col suo spessore opaco ed oscuro.
 Come vedete, la preghiera che nasce dalla fede è profondamente umanizzante, ci rende più uomini, più degni della nostra identità di creature intelligenti e libere, fatte a immagine e somiglianza di Dio.

Ferdinando  Rancan

mercoledì 29 gennaio 2020

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La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Preghiera e vita soprannaturale

Se la preghiera è necessaria sul piano naturale come creature libere, lo diventa ancora di più sul piano soprannaturale, come figli di Dio. Davanti alla nostra chiamata a vivere la vita divina noi siamo infinitamente sproporzionati e assolutamente impotenti. L’ordine della grazia esige il canale della preghiera e perciò non c’è salvezza senza di essa. E tanto meno è possibile la santità, alla quale siamo chiamati in forza del Battesimo che abbiamo ricevuto.
 E’ significativo che nella Liturgia del Battesimo il primo invito che la Chiesa ci rivolge appena ricevuta l’acqua battesimale è quello di rivolgerci a Dio con la preghiera propria dei figli: il Padre nostro.  Il Battesimo è dunque il sacramento che ci abilita alla preghiera e al colloquio filiale con Dio, anzi ci rende capaci di partecipare e di fare nostra la stessa preghiera di Cristo, quella che egli ha fatto qui sulla terra come fratello nostro, come vittima innocente che ci ha redenti, e quella che Egli continua a fare nel cielo come avvocato nostro, come Re e Signore della gloria.
 Siamo sulla terra, ma siamo chiamati vivere vita soprannaturale, vita divina, a rendere cioè divino ogni nostro agire, ogni realtà nobile e retta che entra nella nostra vita quotidiana.  La preghiera educa il nostro cuore all’intimità con Dio, fa spazio alla sua presenza divina nella nostre intenzioni e nella nostra vita interiore, e garantisce la dimensione soprannaturale a tutta la nostra esistenza.  Senza la preghiera tutti nostri pensieri e i nostri progetti hanno la pretesa di essere autosufficienti, cioè indipendenti da Dio, dalla sua azione e dal suo aiuto; essi perciò restano vani e sterili per il regno dei cieli.
 Fratelli, non perdete questa meravigliosa, unica, occasione che avete di vivere sulla terra vita divina; non dimenticate che siete stati chiamati a condurre non semplicemente una vita buona e onesta, ma una vita “cristiana” cioè di Cristo, appunto vita divina.

Ferdinando  Rancan

martedì 7 gennaio 2020

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Necessità della preghiera

Tornando alla figura di Gesù orante, nessuno sulla terra arriverà mai a penetrare il mistero insondabile della sua orazione, a comprendere ciò che accadeva nella sua anima sempre immersa in un sublime e intimo colloquio con il Padre. Possiamo tuttavia riflettere seriamente su quell’esempio divino per rendere sempre più viva in noi la convinzione che la necessità della preghiera è assoluta e inderogabile.
 Gli apostoli, quella figura di Gesù orante non la dimenticarono per tutta la vita; si convinsero talmente dell’importanza della preghiera che la misero al primo posto fra tutte le cose importanti della loro giornata, perfino prima della loro missione evangelizzatrice. Così affidarono ad altri il compito di amministrare la comunità cristiana e la stessa cura dei poveri e delle vedove, pienamente consapevoli che la prima responsabilità nel loro lavoro apostolico era quella di attendere alla preghiera e la servizio della Parola.
 La necessità della preghiera nasce, innanzitutto, dal fatto che siamo creature libere;  ciò significa che non possiamo aprirci al bene senza una nostra decisione personale. E’, la nostra, una libertà “creaturale”, quella cioè propria delle creature; siamo, appunto perché creature; esseri relativi a Dio e profondamente vincolati a Lui nell’esistenza e nel destino.  Questa creaturalità è l’altro motivo che fonda la necessità della preghiera.
 Non intendo, qui, fermarmi su questi aspetti dottrinali dell’orazione, voglio solo ricordarvi che dove non c’è preghiera non c’è libertà; anzi, proprio nell’orazione e nel nostro colloquio con Dio scopriremo il senso più autentico e gustoso della nostra libertà e insieme avvertiremo con gioiosa chiarezza il nostro legame con Dio come sue creature che portano la sua immagine e il suo sigillo.
 Fratelli miei, dove non c’è preghiera c’è il buio della schiavitù interiore, c’è lo smarrimento della coscienza che non sa più riconoscere la nostra identità di creature chiamate alla verità e al bene.
 Gesù, l’Uomo più libero e insieme più vincolato a Dio che sia mai passato sulla terra, è stato “l’Uomo-orante” che ha espresso l’orazione più sublime che mai sia stata fatta.  Guardatelo sul Calvario: che cos’è la sua morte sulla croce se non una totale e consumata orazione?  Una orazione che ha trasformato il corpo e l’anima di Gesù in un sacrificio orante e adorante.  Le sue braccia sacerdotali distese su quel legno e aperte al cielo verso il Padre raccolgono la preghiera umana di tutti i tempi e di tutte le età, la mia e la vostra orazione, che cessa di essere la povera orazione di creature deboli e perdute per diventare la preghiera dei figli di Dio, chiamati ad una ineffabile comunione con Lui.

Ferdinando  Rancan

sabato 14 dicembre 2019

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La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Preghiera e Sacramenti

La nostra preghiera - dicevamo - dev’essere “cristiana”, cioè rivolta al Padre per mezzo di Gesù e da Lui ispirata e avvalorata.  Ora, potreste domandarvi: “Dove incontreremo Cristo nella sua Umanità santissima e nella sua presenza salvifica?” La risposta non può essere che una: Cristo lo troviamo nella sua Chiesa. E’ nella Chiesa, soprattutto nella sua Liturgia, dove Cristo si rende presente con la sua Parola e con l’azione salvifica dei Sacramenti. Fratelli miei, non c’è preghiera autenticamente cristiana senza Sacramenti.  Lasciate che vi parli con chiarezza e anche con forza - l’unica forza possibile dentro la Chiesa, la forza dell’Amore di Cristo - : alcuni tra voi mi hanno detto che, sì, pregano ogni giorno, ma poi non si accostano alla Confessione da anni, e altri partecipano all’Eucarestia solo in certe occasioni.particolari.  No, fratelli miei!  E’ un inganno diabolico pensare di avere con Dio un rapporto vero, che porti alla salvezza, con la sola preghiera personale, escludendo la Chiesa che è, sulla terra, l’unico “sacramento” di salvezza.
 La Chiesa, infatti, continua nel mondo la presenza di Cristo e offre a tutti gli uomini, per mezzo del Vangelo e dei Sacramenti, la salvezza che viene dalla passione e dal sacrificio di Cristo sulla croce. Una preghiera non è vera, non è autentica e non è cristiana se non vi porta a desiderare vivamente e a ricevere con frequenza - tutte le volte che la vostra debolezza lo richiede - il sacramento del perdono e della misericordia in una confessione umile, sincera, contrita, e a incontrare nell’Eucaristia, almeno domenicale, il mistero di Cristo morto e risorto per la nostra salvezza.  Rifugiarsi nella sola preghiera personale è credere che la salvezza venga da noi stessi, mentre viene solo da Dio che ha inviato per questo nel mondo il suo figlio Gesù.
 Fratelli miei, non potete pensare di essere leali con Dio soltanto perché non arrivate a negarlo, a rifiutarlo con l’intelligenza, mentre poi lo fate entrare ben poco nella vostra vita, e non vi preoccupate minimamente di sapere che cosa vuole da voi.  Se non mettete nella vostra vita la sua volontà amabilissima con i suoi comandamenti e la sua misericordia salvifica attraverso i Sacramenti, la vostra fede e quindi la vostra preghiera non avranno l’efficacia divina di rinnovare la vostra vita e di riempire il vostro cuore di gioia e di speranza.

Ferdinando  Rancan

mercoledì 27 novembre 2019

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Preghiera e Comandamenti

Carissimi, c’è un’altra forma di preghiera dalla quale Gesù stesso ha voluto metterci in guardia: la preghiera degli ipocriti.  L’ipocrisia ripugna a tutti, perciò molto pochi sono volutamente ipocriti.  Per tutti voi, lo dico con assoluta sincerità, nutro profonda stima e so che nessuno cede all’ipocrisia, non con sé stesso e tanto meno con Dio.  Quello che a volte può capitare è che, per errore, per carenza di formazione o per coscienza non rettamente illuminata, qualcuno non sa vedere con chiarezza nei Comandamenti la volontà di Dio che vuole difendere la nostra dignità e realizzare la nostra salvezza.  Si insinua, allora, nel nostro rapporto con Dio, una sottile ipocrisia, inconsapevole ma sempre dannosa perché impedisce alla nostra anima quella unione con la volontà di Dio che, come abbiamo visto, è il fine di ogni autentica preghiera.
 Non lasciatevi ingannare da una distorta coscienza!  Rimane sempre preghiera da ipocriti quella che non va unita alla sincera volontà di osservare i comandamenti di Dio.
Ricordate il noto avvertimento di Gesù: “Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio” (Mt.7,21).
 Perciò, se qualcuno di voi si accorgesse di non riuscire a pregare o si sentisse come impedito di fronte alla preghiera, si proponga un sincero esame di coscienza per vedere se non stia resistendo alla volontà di Dio oppure se la sua condotta non sia in contrasto con la sua santa Legge.  Ognuno chieda luce al Signore per giudicare rettamente sulla propria condizione e non si lasci ingannare dalla mentalità corrente del mondo o dalle leggi umane.  Quello che conta veramente è la Legge di Dio.
 Oggi viviamo in una società che ha cancellato quasi tutti i Comandamenti di Dio a cominciare dai primi tre, soprattutto il primo: Io sono il Signore, Dio tuo! Non avrai altro Dio che me. Dove mai, oggi, Dio è riconosciuto come Signore e messo al posto che gli compete, cioè il primo, nella vita dell’uomo?  Dio è stato cacciato dai parlamenti e dai governi degli Stati, gli si nega ogni riferimento nelle leggi e perfino nelle Carte Costituzionali, i mass-media lo combattono, spesso lo deridono e vorrebbero cancellarlo dalla vita pubblica. Anche nella vita personale di tanta gente Dio è completamente assente. La civiltà attuale ha fabbricato innumerevoli idoli che sono, tutti, maschere ridicole del nostro io.
 Senza dubbio, la preghiera può anche stare insieme al peccato quando si lotta sinceramente per vincerlo; anzi, la preghiera diventa allora un mezzo indispensabile per perseverare e vincere nella lotta; ma non può stare insieme allo stato di peccato, a una condotta non retta o ingiusta, anche se dissimulata con giustificazioni che non giustificano.  Chi vive così è morto nel cuore e la sua preghiera è fatta solo di parole che tornano indietro appena uscite dalle labbra.  Il Signore gli risponderebbe: “In verità ti dico: non ti conosco!” (Mt.25,12).  Per chi vive così, l’unica preghiera possibile è quella di chiedere a Dio la volontà di convertirsi, la sincera decisione di rettificare la propria condotta.
 Certamente i Comandamenti da soli non bastano perché è l’Amore che salva; e noi cristiani siamo chiamati a vivere di amore e per amore.  Ma proprio l’amore, se è vero e libero da ipocrisia, esige come presupposto e come prova l’osservanza dei Comandamenti di Dio.  San Giovanni, l’apostolo dell’Amore, è assai esplicito nel commentare la già chiara affermazione di Gesù: “Se mi amate, osserverete i miei Comandamenti” (Gv.14,15).
ipocrisia, che va unita alla decisa volontà di osservare i Comandamenti di Dio, tutti, senza eccezione, e senza tentativi di applicarci sconti col segreto desiderio di adattare la legge santa del Signore alla nostra mediocrità o pigrizia, che sempre stanno nascoste nel cuore di ciascuno di noi.  Vi assicuro che, pur in mezzo a debolezze, a cadute, a ripetuti cedimenti, una preghiera che sia accompagnata dalla lotta per essere fedeli, dall’umiltà di cominciare e ricominciare mille volte, vi riempirà di pace e di gioia, segno che il Signore è vicino a voi e che sta ascoltando la vostra preghiera.
 Il cieco nato guarito da Gesù rispondeva ai Farisei che lo interrogavano: “Noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori…”. E’ vero, ma chi sono i peccatori?  La piccola Bernadette Soubirou, analfabeta, che non aveva ancora fatto la prima Comunione, alla quale la Madonna aveva chiesto di pregare per i peccatori, al parroco di Lourdes che le chiedeva chi erano i peccatori, rispondeva: “Sono quelli che amano il peccato”.Ecco il vero nemico della preghiera: l’amore, cioè l’attaccamento al peccato. E’ questo insano legame che ci costituisce veri peccatori agli occhi del Signore e impedisce alla nostra preghiera di raggiungere il cuore di Dio.

Ferdinando  Rancan

venerdì 8 novembre 2019

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO


La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


 Pregare è consegnarsi a Dio

 Imparate, dunque, ad accostarvi all’umanità amabilissima di Gesù come facevano i personaggi del Vangelo; proponetevi di avvicinarlo nelle diverse età della sua vita: adoratelo nel grembo verginale della Madonna, contemplatelo bambino nella mangiatoia di Betlemme, imitatelo nella sua vita di lavoro con Maria e Giuseppe a Nazareth, seguitelo per le strade della Galilea dove passò facendo del bene a tutti, accorrete a lui mostrandogli con fiducia le vostre ferite - le malattie della vostra anima, la lebbra, la cecità, tutte le vostre miserie - usando le stesse invocazioni, brevi ma intense come frecciate, che gli rivolgevano i malati del Vangelo: “Signore, se vuoi, puoi mondarmi!”.
“Signore, che io ci veda!”, “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!”, “Signore, aiuta la mia incredulità!”..., e così imparerete a pregare, a rivolgervi a lui con semplicità e immediatezza, senza giri di parole o discorsi ricercati, come se egli dovesse ascoltarvi per il vostro parlare raffinato.
 A poco a poco entrerete nel cammino della preghiera e, condotti dalla grazia e dall’azione dello Spirito Santo, percorrerete le tappe di una sempre maggiore intimità con Dio. Seguendo Gesù, arriverete a comprendere quella sua orazione di amore e di dolore che lo impegnò nella drammatica notte del Getsemani: abbandonato, prostrato nella polvere come un verme, per ore, gridando, rivolse al Padre sempre la stessa invocazione, che conteneva tutta la debolezza e tutta la forza dell’Uomo-Dio: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice, tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc. 41,22).  Vedete? Ecco ciò che veniamo a fare nella preghiera: a consegnarci totalmente a Dio e alla sua volontà santissima.  Gesù ce lo aveva già insegnato nel “Padre nostro” e ce ne ha dato qui l’esempio più commovente.
 La preghiera, miei cari, non può essere soltanto uno sfogo dell’anima; è anche questo, e spesso abbiamo urgente bisogno di effondere davanti al Signore l’amarezza della nostra anima, le nostre necessità e gli stati d’animo che ci pesano e ci opprimono, ma poi la preghiera deve andare oltre, deve andare in profondità e diventare un fatto che esprime l’atteggiamento interiore della nostra persona, la preghiera cristiana esige che deponiamo la nostra volontà ai piedi del Signore consegnandoci a lui, ossia che gli rendiamo per amore la nostra libertà mettendola nelle sue mani di Padre amoroso.

Ferdinando  Rancan

mercoledì 16 ottobre 2019

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


 La preghiera nelle Religioni

Il cristiano, dunque, nella sua preghiera si rivolge a Dio nel nome di Gesù; il cristiano prega “in Cristo e con Cristo”.  La preghiera cristiana – lo vedremo più avanti – si esprime perciò nella Chiesa e con la Chiesa. E’ nella Chiesa infatti che Cristo continua la sua presenza in mezzo a noi.
Ora, proprio perché “cristiana” la nostra preghiera si differenzia profondamente e radicalmente da ogni altra preghiera, anche da quella che troviamo nelle varie religioni del mondo.  Le religioni sono espressione della dimensione religiosa presente per natura nell’anima umana; l’uomo infatti ha sempre avuto coscienza di Dio e del proprio rapporto con lui.
Questo vi dice che l’ateismo non solo è un fenomeno secondario, un prodotto di degradazione del pensiero occidentale moderno, ma è anche un controsenso, va contro natura, e perciò un ateismo veramente convinto non esiste.  Quello che noi chiamiamo ateismo non è una negazione di Dio, ma il rifiuto di Dio.
Ora, nelle diverse credenze religiose il concetto di Dio e le sue immagini si presentano estremamente diverse. Ho detto il “concetto di Dio”, perché le sue rappresentazioni, per quanto diverse, possono anche fare riferimento ad un'unica realtà trascendente, tuttavia l’idea fondamentale della divinità non è affatto identica nelle varie religioni, anche se comunemente si sostiene che è solo questione di nomi.
Il nome “Allah” dei musulmani ha ben poco in comune con il vero Dio che si è rivelato all’umanità, e le stesse divinità orientali – induismo, scintoismo, taoismo, buddismo… - sono ben lontane dal Dio vivo e vero.  Non parliamo poi delle divinità pagane, antiche e moderne. Ora, la preghiera fa riferimento al concetto che si ha di Dio e del suo rapporto con l’uomo.
Il Dio dell’Islam è un Dio assolutamente unico (monoteismo), di una trascendenza irraggiungibile e inconoscibile, che lo colloca in una solitudine assoluta dove viene ammirato e adorato dall’uomo.  Nel Corano, il libro-divinità dell’Islam, si nomina Dio migliaia di volte con gli attributi che proclamano la sua potenza, la sua grandezza, la sua forza, il suo potere, il suo dominio assoluto.  La stessa “misericordia” in Allah non è che un aspetto dello strapotere di Dio sull’uomo.  La preghiera rituale islamica non fa che scandire a ripetizione il primato assoluto di Dio: Allah è Allah, cioè “Dio solo è grande”, oppure “è Dio che ha il sopravvento”.  E’ dunque un Dio monolitico che incombe sull’uomo, lo sovrasta e lo determina.  Perciò nella preghiera islamica non c’è spazio per un vero dialogo con Dio;  non c’è spazio infatti per una vera libertà e perciò per un’autentico rapporto d’amore tra l’uomo e Dio. Il musulmano che prega esprime, anche con la posizione del corpo – si piega profondamente fino a terra – quasi esclusivamente la “sottomissione assoluta a Dio”.  E’ una preghiera che ignora la paternità di Dio e la nostra filiazione divina che ci mette in rapporto intimo con la Santissima Trinità. Siamo dunque lontani dalla preghiera cristiana.
Nelle religioni orientali, la nozione di Dio si presenta insieme politeista e monoteista.  Quando la divinità è concepita in senso personale si ha un olimpo di innumerevoli divinità. Su tutte emerge la Trimurti induista con diverse varianti nelle diverse obbedienze.  Quando invece la divinità è concepita in senso impersonale, si ha una entità astratta, indefinita, il Brahma cosmico, che si identifica panteisticamente con l’energia della Natura.
Così quando la preghiera si rivolge alle diverse divinità prende le forme dell’adorazione, del culto rituale, sacrificale e anche della petizione, ma con l’intento fondamentale di propiziarsi la divinità verso la quale prevale il timore reverenziale.
Quando infine la preghiera si rivolge all’Assoluto impersonale, al Brahma cosmico, prende la forma della meditazione e dell’ascesi interiore nelle quali il nostro io creaturale tende ad annullarsi e scomparire nel mare del Nirvana, molto simile al nulla. La preghiera si serve allora di tecniche psicologiche che mirano al dominio assoluto del proprio corpo e dei sensi per far entrare il nostro mondo interiore nella quiete più assoluta.
Tutte queste forme di preghiera fanno leva sull’iniziativa umana, sulle risorse della creatura che cerca in quello che fa – l’obbedienza alla legge degli dei o la devozione rituale, simile alla pietà (bhakti) – i titoli per risultare gradita e accolta dalle divinità.  Più ancora, nella meditazione buddista, la preghiera (se ancora si può chiamare preghiera) nasce dallo sforzo solipsistico dell’io che finisce col restare chiuso nel bozzolo egocentrico costruito da sé stesso, senza alcun vero rapporto con Dio.
Evitiamo infine il discorso sulle innumerevoli Sette pseudo-religiose, soprattutto su quella attualmente molto diffusa e che ha ben poco di veramente religioso, la New Age, Sette dove la preghiera è totalmente falsata o distorta.

Ferdinando  Rancan

lunedì 9 settembre 2019

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Pregare con Gesù, in Gesù, per mezzo di Gesù

Questa contemplazione della vita di Cristo ci farà capire che Gesù è la strada per la nostra preghiera.  Ormai non è più possibile andare a Dio se non per mezzo di Cristo.
“Io sono la Via... Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv.14,6).  Non c’è dunque vera preghiera senza Cristo. anzi, Gesù stesso è diventato per noi “la Preghiera”.
In altre parole, la nostra preghiera dev’essere “cristiana”, cioè di Cristo;  dobbiamo pregare con Lui, in Lui e per mezzo di Lui.
 Fratelli miei, nessuno può rivolgersi a Dio con le proprie forze; senza Gesù noi saremmo assoluta impotenza.  Eppure, parlando con alcuni, ho notato che, pur pregando, la loro preghiera non è quella cristiana.  Essi si rivolgono a Dio, ma ignorando completamente Cristo; perciò la loro preghiera viene da una religiosità vaga e astratta, che si rivolge a un “Qualcuno” che – mi dicevano - “deve pur esserci, che è superiore a noi, e che chiamiamo Dio”, ma che rimane, alla fine, un’entità nebulosa e indefinibile, molto simile a quella dei pagani o dei popoli che non conoscono il Vangelo.
 Ora, la nostra preghiera dev’essere non la preghiera dei pagani, ma quella dei figli di Dio, cioè di coloro che si rivolgono a Dio chiamandolo Padre, nel nome e per mezzo di Cristo, con la forza e con la grazia dello Spirito Santo.  Noi preghiamo Dio-Padre, Dio-Figlio, Dio-Spirito Santo, l’unico e vero Dio, Creatore e Signore del cielo e della terra, che si è rivelato a noi per mezzo del suo Figlio Gesù, e in Lui ci ha redenti, ci ha riconciliati e ci predestinati alla gloria del cielo.
L’Umanità Santissima di Cristo, la sua persona: ecco la strada per la nostra preghiera: “Per Cristo nostro Signore”, come ci fa dire la Chiesa alla fine di ogni invocazione.  Ciò significa che solo attraverso Gesù noi abbiamo la possibilità di pregare e che solo i suoi meriti ci ottengono di essere esauditi dal Padre: “In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, Egli ve la darà” (Gv.16,23).
E significa anche che l’umanità di Cristo è il luogo del nostro incontro con Dio; solo passando per Essa incontreremo Dio: “Filippo, chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv.14,9).

Ferdinando  Rancan

venerdì 23 agosto 2019

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Gesù orante:  maestro di orazione

Seguendo dunque Gesù da vicino, anche voi, come gli apostoli, vi stupirete nel vedere il Signore immerso in un colloquio intimo e mai interrotto con il Padre.  Gesù, senza mai estraniarsi da quello che faceva e da quello che gli accadeva intorno - sempre assediato dalle suppliche dei malati, dedito instancabilmente ad ammaestrare le folle, attento con delicatezza umano-divina alle situazioni più difficili dei suoi apostoli, di villaggio in villaggio lungo tutte le strade della Palestina - era, nel suo spirito, costantemente afferrato da una Presenza superiore, intima e viva, che non lo lasciava mai: era la presenza del Padre.
 Molte volte gli apostoli udirono Gesù parlare con lui a voce alta, davanti a tutti: “Ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra...”; è un’espressione che si ripete spesso, come nel tempio, davanti alla tomba di Lazzaro e soprattutto in quella preghiera, la più impressionante che sia uscita dalle labbra del Signore dopo l’ultima Cena, accanto ai suoi apostoli: la Preghiera Sacerdotale.
Accanto a questa familiarità costante col Padre, ecco i momenti dedicati esclusivamente ad un intimo e solitario colloquio con lui: lunghe ore della notte, dopo giornate impossibili nelle quali non c’era tempo nemmeno per mangiare, alle prime luci del giorno che anticipavano una nuova giornata di fatiche, nelle ore del tramonto e nei momenti più impensati lungo la giornata...  Questo comportamento del Signore ha talmente impressionato i discepoli da provocare in loro una specie di crisi interiore: si resero conto che non sapevano ancora pregare, che la loro preghiera era, comunque, molto lontana da quella che vedevano in Gesù, finché un giorno, avendo assistito ancora una volta alla scena ormai abituale di Gesù orante, sentirono il bisogno di dirgli: “Signore, insegnaci a pregare!” (Lc.11,1).

Gli apostoli infatti avevano scoperto nel comportamento di Gesù orante un nuovo modo di pregare e un nuovo atteggiamento interiore nel pregare.  Il modo nuovo era un tratto con Dio diretto e personale, e il nuovo atteggiamento era quello del figlio con suo padre.  Gli apostoli già conoscevano la preghiera con i Salmi che venivano cantati solennemente nel Tempio, oppure recitati in comune nella Sinagoga o in casa nei vari momenti della giornata, e con essi avevano pregato molte volte insieme a Gesù, ma quel pregare da solo, nel silenzio, sui monti, a sera inoltrata o alle prime luci dell’alba, o anche improvvisamente nel pieno delle occupazioni della giornata, quel pregare in modo immediato e diretto, a cuore aperto, come di un figlio con suo padre, come chi conosce da tempo una lunga familiarità con Dio senza alcun timore di lui, chiamandolo col nome dolcissimo di Padre, con la fiducia immensa di chi si sa amato infinitamente e da sempre, questo modo di pregare era per loro nuovo e fino allora sconosciuto.  Non pensavano lontanamente che si potesse avvicinare Dio da soli, a tu per tu, con l’audacia di guardarlo negli occhi come un figlio guarda suo padre, affidandosi a lui con fiducia.  Hanno potuto farlo solo Mosè e i Profeti che avevano incontrato Dio da vicino.
La risposta di Gesù fu una chiara conferma del suo esempio e di quanto egli aveva già detto, forse più volte: “...quando tu preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (...)  Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli...” (Mt.6,6).

Ferdinando  Rancan

sabato 3 agosto 2019

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


 L' esempio di Gesù

Fratelli cari, Gesù è il Figlio di Dio.  Prendendo la nostra natura umana, senza cessare di essere Dio, egli si è fatto uomo, - “perfetto Dio, perfetto Uomo” -ricongiungendo la terra al cielo e diventando così il punto di riferimento per tutta l’umanità.  Gesù si è fatto nostro fratello, il primogenito di tutti gli uomini.  Egli ci precede tutti, cammina davanti a noi e ci guida; ci apre la strada che conduce a Dio,nostro Padre; egli traccia, anzi “è” il nostro cammino: egli è la Via.  Essere cristiani vuol dire seguire Cristo, “camminare dove cammina lui”, lasciarsi guidare dalla sua luce.  E’ la luce che ci viene dalla sua Parola e dalla sua Vita.
Come Mosè davanti al suo popolo, egli è il Buon Pastore che cammina davanti a noi per condurci fuori dall’ignoranza e dalla confusione e guidarci per cammini di luce e di pace.  Ormai per noi uomini non c’è alternativa: se ci allontaniamo da Cristo, se non ci lasciamo illuminare da lui, dalla sua parola, ricadiamo nelle tenebre e non comprendiamo più nulla di noi stessi e del nostro destino.
 Gesù diventa così il nostro Modello; dobbiamo specchiarci in lui, ispirarci alla sua figura e all’esempio della sua vita. “Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. (...) Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io facciate anche voi” (Gv.13,14).  Gesù ci ha insegnato come deve essere la nostra vita di figli di Dio.
Parlarvi di Gesù sarebbe il mio più vivo desiderio e vorrei dedicarvi pagine e pagine su di lui, ma, per ora, quello che desidero è di far nascere nel vostro cuore una sete, una santa curiosità di conoscerlo che vi spinga a mettervi dentro il Vangelo, a prenderlo in mano ogni giorno, a leggerlo con fede, a meditarlo una volta e due e tante..., finché la figura di Gesù vi diventi familiare e la sua vita entri nei vostri pensieri e nel vostro cuore come una presenza illuminante e alla fine dolcissima.

Ferdinando  Rancan

mercoledì 17 luglio 2019

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



 A voi che pregate un pò stancamente

Mi rivolgo, infine, anche a voi che pregate ogni giorno, ma forse fate convivere la vostra preghiera con tante mediocrità quotidiane, senza quel vigore divino che mette la forza e l’amore di Dio nelle cose di ogni giorno. E così la vostra preghiera rischia di trascinarsi nell’abitudine, o di languire nelle preoccupazioni egoisticamente personali, incapace di accendere in voi la santa inquietudine di servire generosamente la Chiesa e le anime.
 Non voglio certamente scoraggiare i vostri propositi di bene, la vostra costanza quotidiana nelle pratiche della vita spirituale, dando quasi ragione a quanti vi dicono che piuttosto di trascinare la preghiera nell’abitudine è meglio smettere di pregare; vengo, invece, a dirvi il contrario, a fare quello che un tempo si faceva nelle nostre case, quando la fiamma del focolare si era esaurita o spenta: uno dei nostri vecchi, con un soffio robusto e deciso, spazzava via la cenere e alimentava le braci che tornavano ad ardere e a bruciare con una fiamma viva e pulita, attraversata da scoppi di generosità e da guizzi di vita che diffondevano gioia e calore in tutta la casa.  Vorrei anch’io, con l’aiuto della grazia divina, soffiare sulla cenere della vostra preghiera e riaccendere nel vostro cuore la fiamma dell’amore di Dio che innalzi la temperatura spirituale della vostra anima e comunichi luce e calore a quanti vi stanno intorno.
 Non lasciatevi ingannare.  Il male dell’abitudine non si guarisce smettendo di fare le cose, ma mettendo amore, ravvivando la fede, lottando contro la pigrizia che sempre si nasconde dietro la malavoglia, la noia o la mancanza di tempo.
 Mi rivolgo, dunque, a tutti, con l’unico desiderio di aiutare tutti a vivere un po’ più vicini a Dio, con la certezza di aver così contribuito alla vostra felicità, quella del cielo, ma anche quella sulla terra.

Ferdinando  Rancan

martedì 16 luglio 2019

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



A voi che pregate solo nei momenti di bisogno.

Mi rivolgo poi a voi che, pur pregando qualche volta, lo fate spinti dal bisogno o dalla paura.  Pensate a Dio come ad un ricco e potente signore, quasi un estraneo, al quale ricorrete solo nei momenti di bisogno: quando il medico non può fare più nulla, o il sindacato non è più in grado di garantirvi il posto di lavoro, o quando avvenimenti più forti di voi minacciano il vostro onore, i vostri affetti e il vostro futuro.  Il Signore non rappresenta il vero fondamento della vostra vita e non orienta in senso autenticamente religioso la vostra esistenza.  E così la vostra preghiera corre il pericolo di trasformarsi in superstizione, di diventare una specie di amuleto, un talismano magico al quale ricorrete per accapparrarvi il potere divino e liberarvi così dai vostri malanni.
 Non intendo togliervi la fiducia che dovete avere in Dio o frenare il vostro desiderio di ricorrere a lui in ogni vostra necessità; voglio solo ricordarvi che non potete vivere come creature impaurite che si sentono sempre minacciate da qualcosa, o creature interessate, tutte tese a proteggere la propria vita di quaggiù, la propria salute, il proprio interesse, la tranquillità di una vita senza dispiaceri.  In questo modo finirete col vedere nel Signore esclusivamente uno “scaccia-malanni”, non saprete dare un tono filiale al vostro rapporto con Dio e di conseguenza perderete il senso gioioso della vostra esistenza cristiana
 Fratelli miei, non dimenticatevi che siete figli di Dio; dovete allargare il cuore, dovete aprire alla vostra anima gli orizzonti della fede, della speranza e dell’amore e lasciarvi attirare dalla paternità di Dio. E’con questi sentimenti che dovete pregare ogni giorno, abbandonando nelle mani di Dio, nostro Padre, ogni sollecitudine e preoccupazione, ben sapendo che egli, se non sempre ci libera dai mali, sempre ci dà la forza di portarli con serenità e fiducia.

Ferdinando  Rancan