La preghiera e la Messa nella vita del cristiano
Pregare è consegnarsi a Dio
Imparate, dunque, ad accostarvi all’umanità amabilissima di Gesù come facevano i personaggi del Vangelo; proponetevi di avvicinarlo nelle diverse età della sua vita: adoratelo nel grembo verginale della Madonna, contemplatelo bambino nella mangiatoia di Betlemme, imitatelo nella sua vita di lavoro con Maria e Giuseppe a Nazareth, seguitelo per le strade della Galilea dove passò facendo del bene a tutti, accorrete a lui mostrandogli con fiducia le vostre ferite - le malattie della vostra anima, la lebbra, la cecità, tutte le vostre miserie - usando le stesse invocazioni, brevi ma intense come frecciate, che gli rivolgevano i malati del Vangelo: “Signore, se vuoi, puoi mondarmi!”.
“Signore, che io ci veda!”, “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!”, “Signore, aiuta la mia incredulità!”..., e così imparerete a pregare, a rivolgervi a lui con semplicità e immediatezza, senza giri di parole o discorsi ricercati, come se egli dovesse ascoltarvi per il vostro parlare raffinato.
A poco a poco entrerete nel cammino della preghiera e, condotti dalla grazia e dall’azione dello Spirito Santo, percorrerete le tappe di una sempre maggiore intimità con Dio. Seguendo Gesù, arriverete a comprendere quella sua orazione di amore e di dolore che lo impegnò nella drammatica notte del Getsemani: abbandonato, prostrato nella polvere come un verme, per ore, gridando, rivolse al Padre sempre la stessa invocazione, che conteneva tutta la debolezza e tutta la forza dell’Uomo-Dio: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice, tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc. 41,22). Vedete? Ecco ciò che veniamo a fare nella preghiera: a consegnarci totalmente a Dio e alla sua volontà santissima. Gesù ce lo aveva già insegnato nel “Padre nostro” e ce ne ha dato qui l’esempio più commovente.
La preghiera, miei cari, non può essere soltanto uno sfogo dell’anima; è anche questo, e spesso abbiamo urgente bisogno di effondere davanti al Signore l’amarezza della nostra anima, le nostre necessità e gli stati d’animo che ci pesano e ci opprimono, ma poi la preghiera deve andare oltre, deve andare in profondità e diventare un fatto che esprime l’atteggiamento interiore della nostra persona, la preghiera cristiana esige che deponiamo la nostra volontà ai piedi del Signore consegnandoci a lui, ossia che gli rendiamo per amore la nostra libertà mettendola nelle sue mani di Padre amoroso.
Ferdinando Rancan
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