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martedì 18 agosto 2020

Le grandezze di Gesù



Consacrazione a Gesù

In onore dunque delle vostre grandezze, dei vostri poteri, dei vostri benefici: delle vostre grandezze in Voi medesima, dei vostri poteri sopra tutte le creature, dei vostri benefici riguardo a noi; in onore di tutti i divini oggetti che abbiamo contemplati e di tutti i Misteri che hanno rapporti con Voi; in onore della SS. Trinità: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che hanno ordinato e operato la ineffabile unione della natura umana col Verbo Eterno; in onore della Vergine santissima, nel seno della quale venne compiuta quella divina unione; a Voi mi rivolgo e mi elevo, o Gesù, mio Signore! Lasciate che vi ripeta le parole di S. Tommaso nella  sua estasi, e intendo dirvele col suo spirito ed il suo amore: Dominus meus et Deus meus! Mio Signore e mio Dio (Gv 20, 28)!
Alla vista ed al pensiero delle vostre grandezze, mi offro e mi presento a Voi nello stato e nella qualità di umile e felice servitù; e risolvo con un proposito costante, fermo e inviolabile di vivere in una perpetua servitù verso di Voi, o Cristo Gesù, mio Signore e mio Dio, mia Vita e mio Salvatore! verso di Voi e verso la vostra Umanità sacratissima e deificata, come verso la Vostra Divinità umanata!
La Vostra Umanità è veramente deificata, non già soltanto per la infusione della grazia e la deificazione che ne consegue, ma per una infusione e impressione ben più nobile, per la infusione e impressione dello stesso Verbo divino che comunica a questa vostra Umanità la sua propria Persona; e reciprocamente la Vostra Divinità è umanata, cioè, rivestita della nostra umanità, come di una nuova sostanza che le è aggiunta e aderente, che da Essa è sorretta e riceve comunicazione della esistenza e della sussistenza propria della Divinità.
O grandezza! O bontà! O Amore! O legame ineffabile della Divinità con la umanità! Io lego dunque a Voi il mio essere col vincolo di perpetua servitù, in onore de vincoli santi e sacratissimi che avete voluto avere con noi sulla terra e in Cielo, nella vita di grazia ed in quella di gloria. E stabilisco questo vincolo santo con tutta la mia possanza, supplicandovi di darmi ancora maggior grazia e possanza, per legarmi a Voi con vincolo sempre più grande, più santo e più stretto.
Nel nostro essere siamo a Voi legati, o mio Dio, e da Voi assolutamente dipendiamo, per la vostra grandezza e per la nostra indigenza, cioè, per la necessità che abbiamo di essere da Voi sorretti per non ricadere nel nulla dal quale ci ha tirati la vostra potenza. Siamo pure a Voi legati per la vostra bontà e per la nostra impotenza, perché non possiamo compiere nessuna opera di salvezza se non siamo uniti a Voi per la grazia: vincolo questo che non appartiene che ai giusti e li divide da tutti quelli che disgraziatamente sono separati da Voi.
Ma oltre questi due vincoli, di natura e di grazia, vi siete degnato di stabilirne un altro tutto proprio a Voi solo, e che non conviene che a Voi: vincolo di amore e di amore unico e singolare; vincolo santo e sacro che lega la vostra Persona alla nostra natura; legame che forma un essere nuovo, un nuovo stato, un ordine nuovo; legame che fa un Uomo nuovo e un nuovo Adamo, non già un uomo soltanto giusto, santo, angelico o divino, ma un Uomo Dio, che sostiene, regge e rapisce il Cielo e la terra.

Card. Pietro de Bérulle

mercoledì 24 giugno 2020

Le grandezze di Gesù



Continua l’elevazione alla Umanità di Gesù

O Umanità divina nella sussistenza, divina nella vita, divina nelle operazioni! Per questa vostra qualità divina, Voi siete degna, infinitamente degna, infinite volte infinitamente degna di reggere tutto quanto è creato e tutto quanto può essere creato; siete degna, per un potere di eccellenza, di comandare a tutto quanto può ricevere un comando. La natura stessa insensibile è sottoposta al vostro potere; vediamo infatti, che i venti, le intemperie, gli elementi in furia vi hanno obbedito (Mt 8, 26), Majestate conditoris (Hieron., In Matt, VIII), secondo la parola di un gran Santo e gran Dottore della Chiesa, parola che ci esprime degnamente l’omaggio e la soggezione che le cose stesse insensibili hanno prestato alla Autorità onnipotente ed alla Augusta Maestà del Creatore resasi visibile e sensibile in Voi, o Umanità sacratissima.
Voi siete degna di meritare ed acquistare tutto quanto può essere meritato ed acquistato; di santificare tutto quanto può essere santificato; di abolire e cancellare tutto quanto può essere cancellato e perdonato, perché Voi siete santa per la santità stessa della divina Essenza!
Voi siete il centro dell’essere creato e increato: come l’Essere increato avete una persona divina, come l’essere creato avete una natura finita e limitata.
Voi siete l’oggetto nuovo e singolare di Dio e degli uomini: il Padre Eterno vi guarda come unita al suo Figlio, il Figlio come unita a se stesso, e lo Spirito Santo come unita alla Persona che è la sua origine e il Principio della sua emanazione eterna; e noi tutti guardiamo a Voi come alla Sposa del nostro Dio, all’arca della nostra alleanza, al Tempio della nostra Divinità, alla sorgente della nostra salvezza.

Card. Pietro de Bérulle

venerdì 29 maggio 2020

Le grandezze di Gesù



Alla santa umanità di Gesù


a) Gesù Principio dell’ordine soprannaturale

Nella SS. Trinità il Figlio di Dio è congiunto al Padre in unità di Essenza, nella Incarnazione è congiunto alla umanità in unità di Persona. Nella divinità è congiunto al Padre in unità di principio per produrre la terza persona dello Spirito Santo; nella Incarnazione è congiunto alla Umanità in unità di Persona per essere con essa e per mezzo di essa il Principio di tutto l’ordine della grazia e di tutta la santità della terra e del Cielo. L’essere e l’ordine della natura è dal Figlio ordinato al Padre; l’essere e l’ordine della grazia e della gloria è ordinato al Figlio dalla sua Umanità e per mezzo di essa il Figlio opera e compie questo essere e questo ordine, avendola scelta come strumento congiunto con la divinità.
La divina Essenza è una grazia sostanziale: e Voi, o Umanità santa, come unita al Verbo, siete un’altra sorta di grazia sostanziale e sussistente personalmente nella Santità divina e increata. Come gli accidenti e proprietà fluiscono dalla sostanza, in questa esistono e da essa dipendono, così gli effetti di grazia hanno in Voi la loro radice e la loro sussistenza, o Umanità deificata, o Divinità umanata!
In tal modo, l’Uomo Dio, il Verbo Incarnato, il Figlio unico dell’Eterno Padre in Cielo e di Maria in terra è nell’ordine della Grazia ciò che è la sostanza riguardo ai suoi accidenti, ciò che è il sole riguardo alla luce; Egli possiede eminenza, influenza, potenza: una eminenza suprema, una influenza universale, una potenza singolare e assoluta sopra tutto lo stato della grazia e sopra tutti gli effetti che ne procedono.
Come nell’Eternità, per l’Essenza che riceve dal Padre, il Figlio è principio dello Spirito Santo, Spirito eterno e increato: così nel corso dei tempi, per l’essenza che riceve dalla sua Madre, ossia, per l’organo della nostra umanità, Egli è una nuova sorgente, sorgente viva e potente, di tutta la santità creata, di tutte le grazie infuse, di tutti gli aiuti divini, di tutte le attività sante della terra e del Cielo, del tempo e dell’eternità.

b) Immensità degli effetti di grazia derivanti dalla Umanità di Gesù.

O eccesso! o abisso! Non si possono contare le stelle del Cielo, le foglie delle foreste, i granelli di sabbia del mare, benché queste cose siano limitate nel loro numero e nel loro valore; ma chi potrebbe contare il numero e stimare il valore, la singolarità di tutti gli effetti della grazia? di tutti i suoi effetti nel Cielo in tutti i santi, sulla terra in tutti i giusti, ed anche nei peccatori che resistono alla grazia che viene loro offerta? Chi potrebbe degnamente considerare le grazie contenute nell’estensione dei secoli sino alla fine del mondo, e nella infinità della durata di una Eternità; di una Eternità che non ha altra vita che la vita della grazia, che non è altro che santità in tutti i suoi aspetti, che è tutta ripiena e occupata di effetti di grazia e di gloria?

Orbene tutti questi effetti, sia di Dio verso gli uomini, sia degli uomini verso Dio, tutti si riferiscono e sempre si riferiranno a Voi, o Gesù, come alla loro origine. O sostanza! O origine di grazia! Come qui risplende in Gesù, una grandezza immensa, per riguardo alla grazia!

c) Gesù sostanza dell’ordine della grazia.

L’ordine della natura, tutto questo Universo che vediamo così esteso e diffuso in ammirabile varietà, è diviso in due entità differenti, la sostanza e l’accidente, che comprendono tutte le varietà di questo mondo. L’ordine della grazia ha pure i suoi accidenti e la sua sostanza: la sua sostanza nel Figlio di Dio Incarnato, i suoi accidenti nei santi e nei servi di Lui.
Ma con questo vantaggio che l’Uomo Dio è la sostanza unica e singolare di tutto l’ordine della grazia, mentre l’ordine della natura è diviso e diversificato in tante sorti di sostanze. L’ordine della grazia, essendo più eccellente e più strettamente vicino alla divinità, è anche più vicino alla Unità, che è tanto celebrata nella Divinità; quindi non ha che una sostanza deificata, come non vi è che una Essenza e Sostanza divina.
Gesù, inoltre, nel quale consideriamo una sostanza eccellente e unica nell’ordine della grazia, non fa solo da sostegno, come la sostanza riguarda ai suoi accidenti, ma è sostanza originaria, ossia causa di tutto l’ordine della grazia: da Gesù fluisce e emana incessantemente la grazia, in Cielo e in terra, come gli accidenti fluiscono dalla loro sostanza, e come la luce, in Cielo e in terra, emana dal sole.

d) Sublime preziosità della grazia.

Eleviamoci ad un oggetto più degno, ad un esemplare più divino: questa Emanazione della grazia è una sorta di Divinità creata, della quale Dio ha detto: Ego dixi Dii estis (Sal 81, 6), e una insigne imitazione della grande, nobile e prima Emanazione del Figlio nella Divinità, il quale guarda alla prima persona come a suo Padre e suo Principio.
Dobbiamo quindi riconoscere e onorare in Gesù due emanazioni differenti, l’una derivante dall’altra: la sua Emanazione dal Padre nella sua propria Persona, e la Emanazione della grazia da Lui, ad omaggio e imitazione di quella emanazione ch’Egli stesso ha dal suo Padre. Questa seconda emanazione ci svela e ci manifesta uno stato ammirabile e perpetuo di Gesù, stato che è fondato nei più alti e più segreti misteri della Religione cristiana, e deve servire di regola e direzione alla nostra pietà verso di Lui.
Come nella SS. Trinità le divine Persone hanno rapporto e relazione al loro Principio e loro origine, non sussistono che in tali proprietà e relazioni e vivono felicemente in questo sguardo vicendevole, in questa relazione, in questo Amore reciproco: così nell’ordine della grazia, che è imitazione perfetta, ritratto al vivo, partecipazione formale della Divinità, tutta la santità creata ha un rapporto eccellente al Figlio di Dio, uno sguardo singolare al Verbo Incarnato ed ha vita in Gesù, come in Colui che si chiama ed è la Vita, e che è il Principio e l’Esemplare di tale santità.
E gli spiriti che possiedono questa santità creata, guardando e adorando Gesù, adorano e imitano, nella Santità divina e increata, lo sguardo e la relazione eterna dello Spirito Santo verso il Padre e il Figlio, e del Figlio verso il Padre come alla sua origine. Da ciò deriva che, come la Santità increata è sussistente nelle mutue relazioni delle Persone che procedono verso quelle da cui procedono, così la santità creata ha la sua sussistenza in questa relazione, in questo sguardo, in questo rapporto singolare verso Gesù e la sua Umanità santa da cui è derivata; e così noi possiamo contemplare Gesù, amare Gesù, vivere in Gesù, perché Egli è la Vita e vuol essere la nostra Vita, fin d’ora e nella eternità.

Card. Pietro de Bérulle

giovedì 14 maggio 2020

Le grandezze di Gesù



Alla santa umanità di Gesù

O Umanità Santa, sola, fra tutte le creature, elevata dall’Eterno Padre alla filiazione divina, non già adottiva soltanto, ma naturale, per essere unita per sempre al suo Verbo e associata alla sua Divinità in unità di Persona! Così siete santa, benché in altro modo, della stessa santità che rende il Verbo Santo e il Santo dei Santi; e siete la causa di tutta la Santità del Cielo e della terra! Io vi lodo, vi amo e vi adoro nella unione personale che avete con la Divinità nella vostra vita nuova, che possedete nella sorgente della vita! Vi lodo, vi amo e vi adoro nella intima e segreta comunicazione delle divine Perfezioni che vi appartengono in un modo singolare come ad una natura sussistente nella Divinità, senza alcun pregiudizio delle condizioni e dei limiti del vostro essere creato!
Vi lodo nella dignità infinita e in tutti i poteri e uffizi che ricevete in tale qualità, nella relazione, appartenenza e appropriazione che avete verso la SS. Trinità; col Padre, nella filiazione del Verbo umanato da Lui generato; col Figlio, nella Sussistenza che da Lui ricevete; con lo Spirito Santo, nella operazione per la quale Egli vi produce e vi unisce al Verbo!
Vi lodo infine nello stato supremo, tutto divino, tutto ammirabile, al quale siete elevata per la unione ipostatica; e in tutte le conseguenze, pertinenze, e dotazioni che sono dovute a tale stato divino, secondo l’ordine della Potenza, della Sapienza e della benevolenza dell’Eterno Padre per una natura che gli è così vicina, e che ha con Lui una intimità la più grande possibile dopo la sua stessa Essenza, essendogli intima e congiunta per la sussistenza del Figlio suo!
In tale stato e sussistenza, o Umanità santa, voi siete un abisso di meraviglie, un mondo di grandezze, un cumulo di eminenze e di pregi singolari; siete il Centro, il Circolo e la Circonferenza di tutte le emanazioni di Dio fuori di se stesso! Siete il capolavoro di Dio, l’opera nella quale, come uscendo da se stesso, Egli esaurisce la sua grandezza, la sua potenza, la sua bontà, e nella quale si rinchiude Egli medesimo, per far parte, in certo qual modo, dell’opera sua, rialzarla al disopra di tutte le opere delle sue mani, impreziosirla e deificarla per se stesso!
Voi siete il trono di gloria e di grandezza, dove la pienezza della Divinità abita unicamente, divinamente, corporalmente, come dice il grande Apostolo e degno araldo della gloria di questo altissimo mistero (Col 2, 9).

Card. Pietro de Bérulle

mercoledì 29 aprile 2020

Le grandezze di Gesù



Elevazione alla ss. Trinità


Allo Spirito Santo

O Spirito Santo, Spirito del Padre e del Figlio, che da loro procedete in unità di origine e li unite l’un l’altro in unità di amore e di spirito! Spirito e Amore eterno che sussistete personalmente nella Divinità e divinamente chiudete le Emanazioni eterne! Io vi adoro e vi rendo grazie per quella operazione santa e ammirabile con la quale avete compiuto il sacro mistero della Incarnazione! Voi siete nella Eternità il termine divino della divina Emanazione, e siete pure nella pienezza dei tempi il Principio di un nuovo stato, dello stato cioè della Unione ipostatica il quale è la fonte e l’origine di tutte le operazioni sante, di tutte le emanazioni di grazia che il cielo e la terra riverenti ammirano!
Voi siete nella SS. Trinità il vincolo sacro tra le divine Persone, e nella Incarnazione congiungete una Persona divina ad una natura umana! Nella Trinità, dal Verbo Eterno, nel seno del Padre, ricevete la sua propria Essenza mentre da Lui procedete: e nella Incarnazione, per la vostra operazione, allo stesso Verbo Voi date, nel seno di sua Madre, una nuova Essenza, rivestendolo della nostra umanità!
O Spirito Santo! Voi siete Spirito di Amore, e sulla terra Voi compite quella operazione di amore, quella unione divina, quella alleanza incomparabile che congiunge la terra al Cielo, l’essere creato all’Essere increato e Dio all’uomo, con una unione sì stretta che ne risulta, per sempre, un Dio uomo ed un Uomo Dio.
Siate benedetto in eterno in questa vostra santa operazione che compie l’Incarnazione del Verbo e la suprema deificazione della nostra umana natura! Mistero ammirabile! Pur restando umana entro lo stato di questa unione divina, la nostra natura riceve la grazia increata e infinita in un essere creato, limitato e simile al nostro! Così la Santa Umanità di Gesù è come un nuovo roveto ardente davanti alla faccia di Dio, per la salvezza del popolo come il roveto di Oreb davanti alla faccia di Mosè: roveto che arde senza consumarsi, sempre roveto e sempre ardente, sempre roveto nelle spine della nostra umanità e sempre ardente nella fiamma della divinità!

Card. Pietro de Bérulle

mercoledì 8 aprile 2020

Le grandezze di Gesù


Elevazione alla ss. Trinità

Al Verbo Eterno

O Verbo Eterno, con la più profonda riverenza vi amo e vi adoro quale Figlio, e Figlio unico di Dio, quale Emanazione incessante dell’Eterno Padre, senza dipendenza né indigenza. Amo e adoro in Voi la pienezza dell’Essere increato, la vita, la Sapienza, la Potenza del Padre, e se ardisco così parlare, un altro Lui stesso. Vi adoro quale Principio, con Lui e per Lui, di una Persona divina nella Trinità santa.
O figlio dell’Eterno, Eterno come Lui e eguale a Lui! O Dio da Dio, che procedete dal Padre solo, il quale è la viva fonte della Divinità! O Luce da Luce, Luce nella vostra Essenza e nella vostra Persona, che dal Padre procedete come Luce e splendore del Padre stesso!
O Vita, viva fonte di vita, apud te est fons vitæ (Sal 35, 10), come esclama il vostro Profeta! Voi state nel seno del Padre come nel vostro riposo, e il Padre sta in Voi come in Colui che possiede la sua vita e la sua Essenza, che è il suo Verbo e la sua conoscenza.
Voi siete uno col Padre, in unità di Essenza e in unità di Principio; e siete in Lui e con Lui viva fonte di vita e di amore nella Divinità stessa: fonte di una vita divina e increata, di un Amore eterno, sussistente e personale eguale a voi e un altro Voi stesso.
Siate benedetto in eterno, perché, essendo sorgente di vita nella Divinità, avete voluto esserlo pure nella nostra umanità! Siate benedetto perché essendo nella SS. Trinità un Principio di Amore, avete voluto, per un nuovo mistero, essere un nuovo Principio di un celeste Amore in terra e in Cielo!
Siate benedetto in eterno, perché essendo Figlio di Dio nella eternità, avete voluto essere Figlio dell’uomo nella pienezza dei tempi; e nonostante la grandezza della vostra nascita eterna, abbassarvi ad una nascita temporale e annientarvi con l’unirvi per amore alla umana natura nel seno della Vergine! Amore annichilante, annichilimento di amore, che adoro con la massima riverenza, perché dà ad una natura umana esistenza e sussistenza nella grandezza di una Persona divina, ed ha la sua origine nell’eccesso di un amore increato e infinito!

Card. Pietro de Bérulle

domenica 15 marzo 2020

Le grandezze di Gesù



Elevazione alla ss. Trinità

All’Eterno Padre

O Padre eterno e onnipotente, che da tutta la vostra potenza producete in Voi stesso, e non già in un seno estraneo, un Figliolo unico a Voi eguale, e lo producete sempre senza mai nessuna interruzione in questa produzione divina, singolare e ineffabile, senza fine e senza principio come la Vostra propria Essenza: Io vi amo e vi adoro come Padre Eterno e Onnipotente, sempre Padre, sempre in atto di generare il vostro Figlio, l’Immagine viva, unica e eterna delle vostre grandezze. Io vi lodo e vi benedico nell’amore con cui date questo vostro unico Figlio alla umana natura tratta dalla Vergine, e per infinito amore lo date in un modo sì magnifico, sì singolare e sì assoluto che la nostra umana natura riceve in se stessa la persona del Vostro Figlio unico come sua propria persona e sussistenza, e in Lui la vostra stessa Essenza.

Card. Pietro de Bérulle

domenica 1 marzo 2020

Le grandezze di Gesù



In forma di elevazione a Dio sopra il mistero della incarnazione


Elevazione alla ss. Trinità

O Trinità santa, divina e adorabile nella unità della vostra Essenza, nella pluralità delle vostre Persone, nella uguaglianza delle vostre grandezze, nella origine delle vostre Emanazioni eterne, e nell’ineffabile godimento che voi avete di Voi stessa, viva sorgente di tutte le felicità celesti! Io vi lodo e vi benedico, vi adoro e vi rendo grazie per questo disegno altissimo e profondissimo, disegno segretissimo e sacratissimo, tutto divino e tutto ammirabile, che avete formato da tutta l’Eternità, di unire un giorno e per sempre la nostra umana natura alla vostra divina Essenza.

Card. Pietro de Bérulle

sabato 15 febbraio 2020

Le grandezze di Gesù




In forma di elevazione a Dio sopra il mistero della incarnazione


Il sole immagine di Gesù

Chi contempla un oggetto raro e prezioso, prima ancora di riconoscerne in dettaglio le particolarità, si trova al primo vederlo compreso di stupore e di ammirazione. Tale stupore che sembrerebbe imprimere nell’anima una certa debolezza, le dà invece forza e vigore, perché, ricavando forza dalla stessa sua infermità, essa si innalza ad una luce maggiore e ad una conoscenza più sublime e più perfetta.
Lo stesso ci accade al primo pensiero della eccellenza, dignità e singolarità di Gesù Cristo Nostro Signore e del sacro mistero della Incarnazione. Essendo noi, infatti, vivamente e sensibilmente commossi dalla grandezza di tale oggetto unico e singolare, che ci siamo proposto nel discorso precedente, ci crediamo obbligati di elevarci a Dio, e di lodarlo nella sua opera unica, rinviando a più tardi di considerar meglio lo stato e le grandezze di Gesù e di penetrare nei segreti e nella profondità di questo sacratissimo mistero.
In ciò noi siamo simili ad uno che, all’uscire da una caverna e da profonda oscurità posto su di un’alta montagna, nel sereno di una bella giornata, vedesse per la prima volta il sole innalzarsi nel nostro emisfero, mentre orna, abbellisce l’Universo e lo vivifica coi suoi raggi e la sua luce. Sotto la viva impressione dell’aspetto di oggetto sì bello senza dubbio costui rimarrebbe sorpreso e rapito da tale visione; si sentirebbe obbligato a onorare il Signore in questa sua opera; non avrebbe certo voglia di misurare la grandezza e le dimensioni dell’astro magnifico, con le regole ed i principi dell’Astronomia; né si fermerebbe a studiare curiosamente le proprietà della sua luce, l’efficacia delle sue influenze, i periodi dei suoi movimenti e le altre sue perfezioni.
Così noi pure, uscendo dalla oscurità delle cose terrene per contemplare il vero Sole del mondo, il Sole di quel sole materiale che ci rischiara, il Sole di giustizia che illumina ogni uomo che viene al mondo: al primo raggio ed alla prima vista di questo splendore, ci troviamo compresi di stupore e riempiti di amore e di ammirazione, quindi ci sentiamo obbligati a interrompere i nostri ragionamenti per elevarci a Dio sulle grandezze e sullo Stato del sacratissimo mistero della Incarnazione.
Eleviamoci dunque alla contemplazione di Dio fatto uomo; avviciniamoci a questo Santuario con spirito di umiltà, cercando di penetrare con la riverenza e l’amore nella sua luce, piuttosto che di penetrare con la luce nel suo amore, benché siamo animati del vivo desiderio di ricevere da Lui e luce e amore, per dirigere tutti i nostri sentimenti, intenzioni e affezioni verso un oggetto e un mistero tutt’assieme di Amore e di Luce.
Gli Egiziani adoravano il Sole e lo chiamavano con enfasi il Figlio visibile del Dio invisibile. Ma Gesù è il vero Sole che ci avvolge nei raggi della sua luce, ci benedice col suo aspetto, ci dirige col suo influsso, Sole al quale dobbiamo sempre rivolgere i nostri sguardi e le nostre adorazioni.
Gesù è veramente iI Figlio unico di Dio, e nessuna creatura sia in Cielo sia in terra, neppure il sole, partecipa a questa sua qualità; è il Figlio unico, veramente Figlio visibile del Padre invisibile.
Gesù è il Sole, non già degli Egiziani ingannati dalle loro favole, ma dei cristiani istruiti alla scuola della verità e nella luce di questo sole: Sole del mondo soprannaturale, Sole che ha voluto dipingere e rappresentare se stesso nel sole materiale, il quale non è che l’ombra e figura di Lui.
Il sole, infatti, è l’immagine di Dio, il Padre della natura, il Principio universale della vita: Gesù è la vera e viva immagine dell’Eterno Padre, la immagine di Lui, sia nella sua persona divina, sia nella sua sacra umanità in quanto è unita alla divinità; Gesù è l’Autore del mondo, il Padre della umana natura, per la sua potenza che l’ha creata, per il suo amore che l’ha redenta; Gesù è la sorgente della grazia, il Principio della vera vita, in terra e in Cielo, nel tempo e nella eternità, per gli uomini e per gli angeli, nella grazia e nella gloria.
Il sole venne formato nel mezzo dei giorni dedicati alla creazione e posto in mezzo alle creature per rischiararle tutte. Gesù, lo Splendore del Padre, si manifesta al mondo e viene nel mondo della grazia, nel mezzo dei tempi, al termine della Legge antica, al principio della Legge nuova; Gesù illumina, colla luce della sua grazia, e i Padri che lo hanno preceduto e quegli che son venuti dopo, perché tutti, secondo la Scrittura, sono astri che brillano della chiarezza di questo Sole, e in mezzo ai quali Egli si innalza e splende nel mondo.
Come la luce, creata e sussistente fin dal primo giorno, venne nel quarto unita al corpo del sole per formare in lui e per lui un corpo e un principio di luce per la terra e per il cielo; così la luce eterna, luce non creata ma increata, la luce sussistente nella Divinità, venne, nel quarto millenario, unita e incorporata alla umanità di Gesù, per costituire in Lui e per Lui un Corpo e un Principio di vita, di grazia, di gloria e di luce per tutta la Eternità.
Eudossio, uno dei più famosi astronomi dei tempo antichi, era così innamorato del sole, l’oggetto principale della sua scienza, che desiderava vederlo e contemplarlo da vicino, a costo pure di rimanerne bruciato e consumato. Gesù è l’oggetto della scienza, della salvezza, della scienza dei cristiani. Il Dottore e Apostolo del mondo pubblica altamente che la sua scienza è di conoscere Gesù (1Cor 2, 2). Come mai, dunque, i cristiani non sarebbero ardenti di amore e di desiderio di vedere e contemplare questo oggetto principale della loro credenza, della loro scienza e della loro Religione? Come non avrebbero maggiore affezione per il Sole delle loro anime, che non quel filosofo per il sole della Terra, sole comune ed esposto alla vista e all’uso degli uomini e delle bestie? E non avranno essi vivissima brama di avvicinarsi intimamente a questo sole di giustizia, per esserne, non già consumati, ma infiammati di un fuoco di amore e di carità?
Un sapiente di questo secolo (Nicolò Copernico) ha voluto sostenere che il sole e non già la terra trovasi nel centro del mondo, che il sole è immobile e che la terra, essendo rotonda, si muove guardando sempre a lui, e con questa apposizione egli spiega tutte le apparenze che obbligano i nostri sensi a credere che il sole si muove intorno alla Terra. Questa opinione nuova, poco accreditata sinora nella scienza degli astri1, è utilissima e deve essere seguita nella scienza della salvezza. Gesù, infatti, è il Sole che, immobile nella sua grandezza, muove ogni cosa. Gesù è simile al Padre suo e, sedendo alla destra di Lui, è immobile come Lui, ed è il motore universale di ogni cosa. Gesù è il vero centro del mondo, e il mondo deve essere in continuo movimento verso di Lui. Gesù è il Sole delle nostre anime, dal quale esse ricevono tutte le grazie, illuminazioni e influenze. E la Terra dei nostri cuori deve essere in moto continuo verso di Lui, per ricevere in tutte le sue facoltà e in ogni sua attività le benefiche influenze di questo astro sì magnifico.
Indirizziamo dunque a Gesù tutte le aspirazioni ed affezioni della nostra anima, ed eleviamoci nelle lodi di Dio, sopra questo soggetto del suo Figlio unico e del mistero della sua Incarnazione.

1  Il 1ettore osservi che il De Bérulle scriveva quando era ancora in vigore la teoria Tolemaica (N. d. t.).

Card. Pietro de Bérulle

martedì 28 gennaio 2020

Le grandezze di Gesù



Gesù è solo nel suo ordine e di una grandezza suprema

Dio ha stabilito nell’Universo tre ordini differenti: l’ordine della natura, della grazia e della gloria; in ciascuno di essi vi sono molti soggetti, dei quali la terra e il Cielo sono pieni, con una varietà di creature quasi infinita ed una ammirabile diversità di cose.
Ma Egli ha voluto costituirvi un ordine nuovo, nel quale non vi fosse che un solo soggetto, un soggetto che fosse senza esempio.
Se noi contempliamo l’ordine della natura, quanti astri nel Cielo, quante piante sulla terra, quanti pesci nelle acque, quanti animali nelle foreste, quanti milioni di uomini, quante migliaia di Angeli!
Se passiamo all’ordine della grazia, quanti giusti! Quanti profeti e patriarchi! Quanti martiri e confessori! Quante vergini e anime che servono Dio nella innocenza o nella penitenza!
Se ci innalziamo sino all’ordine della gloria, quanti Santi e quanta varietà nei Beati! Quanti Serafini, Cherubini e Troni! Quante Virtù, Dominazioni e Potestà! Quanti Principati ed altri cori angelici di cui il nome ci è sconosciuto ed è solo conosciuto in Paradiso!
Ma nell’Ordine della unione ipostatica, che è il supremo fra tutti gli ordini, non vi è che un soggetto solo. Così ci insegna la luce della fede, la quale, come ci fa conoscere che vi è un solo Dio, ci rivela pure che vi è un solo Dio Uomo, un solo Uomo Dio.
Come nel seno del Padre vi è un solo Figlio unico, così Dio ha voluto che non vi fosse pure che un sol Figlio dell’uomo che fosse Figlio di Dio, e che questo Figlio dell’uomo, nato dalla Vergine Maria, fosse unico e singolare, non già nel suo essere umano, ma nel suo stato divino; non già nella sua natura, ma nella sua dignità. Mentre ha voluto che ciascuno degli ordini della natura, della grazia e della gloria si divida e si comunichi a tanti soggetti infiniti di numero, Egli ha disposto che Gesù sia solo, in questo ordine ineffabile della unione personale colla divinità.
Gesù dunque solo entra in questo ordine ammirabile e non vi è nessuno, né uomo, né Angelo, che debba esservi associato. Negli ordini e gerarchie celesti, ciascuno degli Angeli riempie degnamente e completamente la sua specie, senza che vi si trovi altro individuo: così il Figlio unico della Vergine, l’Angelo del Gran Consiglio, riempie da solo l’ordine sublime della Unione ipostatica, senza che mai altro soggetto sia per esservi chiamato.
In Gesù, come nel suo capolavoro, Dio ha voluto chiudere il corso delle sue opere. In Lui ha voluto comprendere e condurre al loro ultimo termine la sua grandezza, la sua potenza, la sua bontà e l’ineffabile comunicazione di se stesso: non può far nulla di più grande, di più santo, di più divino, né mai vorrà far nulla di simile.
Gesù pertanto è solo, solo sulla terra, nel Cielo, nel tempo, nella eternità; tra molti che possiedono la grazia e la gloria, solo possiede l’Essere increato e infinito; solo possiede la divina essenza come una delle sue essenze, e la persona divina come sua propria persona.
Gesù solo siede alla destra del Padre, solo sta sul Trono della Divinità, solo degno di essere adorato da tutte le creature, solo degno di possedere i nostri cuori ed i nostri spiriti, i nostri sentimenti e i nostri pensieri, come solo possiede l’Essenza e la Persona Divina, in una maniera ineffabile a Lui propria e particolare, per il mistero santissimo della Incarnazione.

Card. Pietro de Bérulle

domenica 5 gennaio 2020

Le grandezze di Gesù



Nel mistero della incarnazione Dio ha voluto raffigurare e onorare la sua unità.

Iddio, dopo una eternità di soggiorno, di occupazione e di operazione entro se stesso, volle, per così dire, uscire al di fuori con un nuovo modo di operazione. Dopo le emanazioni interne nelle quali felicemente e divinamente si esercita la sua attività nella Sua Essenza e nella sua Eternità, e che costituiscono le Persone divine nella Santissima Trinità, Egli volle operare fuori di se stesso, perché vi fossero creature capaci di conoscerlo, servirlo e adorarlo. Perciò decise di creare il mondo che noi vediamo.

E mentre dai tesori della sua potenza e sapienza Egli poteva tirare parecchi mondi, non volle produrne che uno solo, e ciò per raffigurare nell’unità della sua opera l’unità della sua Essenza. Ma ancora, contemplando se stesso è nell’amore della sua unità, Egli ha voluto rappresentarla più vivamente e consacrarla più santamente in quel medesimo mondo.
Perciò come aveva fatto un mondo in onore della sua unità, in questo mondo Egli ha voluto scegliere un soggetto, e compiere un’Opera sua speciale, che fosse unica e singolare, non avesse simile, fosse superiore a tutte le altre opere delle sue mani e nella sua eccellenza ed unità avesse una relazione perfetta con la eccellenza e la unità dell’Artefice!.
Quest’opera è il divino mistero della Incarnazione, l’opera suprema della Divinità, il capolavoro della sua potenza, della sua bontà e della sua sapienza, l’opera propria di Dio,—così la chiama il Profeta (Ab 3, 2) con quella parola, Domine opus tuum—opera incomprensibile, e che comprende Dio medesimo, opera e trionfo dell’Amore increato, nella quale l’amore trionfa gloriosamente di Dio stesso; opera e mistero unico e singolare al mondo, che la sapienza eterna ha compiuti come l’opera delle sue opere e il mistero dei suoi misteri; mistero che con la sua presenza benedice il Cielo e la terra, li regge con la sua grandezza, e li santifica con le sue influenze.
Noi vediamo l’Unità di Dio impressa nella unità di questo mistero e scolpita in quest’opera come in un diamante prezioso. In questo mondo si trovano varie creature capaci di essere elevate a tale grandezza; Dio ne sceglie una sola, e lasciando da parte la natura angelica, prende la natura umana per unirla a se stesso. Nella quantità del genere umano si trovano molti soggetti: Dio ne sceglie uno solo, e tra i figli degli uomini non vi è che un solo Figlio dell’uomo che sia Figlio di Dio.
In Dio medesimo vi è pluralità di persone nella unità di Essenza; ma una sola persona si è incarnata, benché il Padre e lo Spirito Santo siano ugualmente potenti per compiere una simile comunicazione della loro sussistenza divina.
Pertanto non vi è qui soltanto l’unità di un mondo come già nella creazione, ma la Unità stessa di una Persona divina e increata, in questo capolavoro della Incarnazione, onora l’Unità di Dio.
Parlando con maggior semplicità e per dare a questo pensiero maggior chiarezza ed ampiezza, diremo che qui non è già l’unità di un mondo terrestre e naturale, materiale e sensibile, che annuncia, loda, adora l’Unità di Dio, ma l’unità di un’opera nuova e di un nuovo mondo, di un mondo di grazia, di gloria e di grandezza, di un mondo tutto celeste, tutto glorioso, tutto divino, di un mondo che eguaglia e include nei suoi confini Dio stesso come una sua parte (se pure è lecito di così parlare).
Gesù, infatti, è un mondo, e un gran mondo, secondo il vero concetto teologico, e per tante altre ragioni che la Filosofia non ha mai avuto per chiamar l’uomo un piccolo mondo. E in Gesù noi adoriamo l’unità di una persona divina, la quale, sussistendo in due nature differenti, divinamente e ineffabilmente è applicata ad annunciare, onorare, servire l’Unità suprema della divina Essenza.

Elevazione a Dio sopra la sua Unità

O suprema Unità! Quanto siete amabile e ammirabile, nella Divinità e nella più divina delle sua opere! Quanto siete adorabile, poiché Dio stesso si serve della unità del suo Verbo in due nature riunite, per onorarvi, e ciò per sempre come del pari siete eterna! Quanto sono colpevoli i mortali di così poco apprezzarvi e conservarvi! Quanto sono colpevoli di violarvi sì sfacciatamente nelle opere vostre, non considerando che Dio è Unità, tutto compie per la Unità e tutto pure fa mediante la Unità.
L’unità della sua potenza, della sua Essenza, della sua intelligenza, è il principio di tutto quanto Egli opera fuori di sé e in tutte le sue opere. Dio tende a tirar tutto a sé ed alla sua unità santa, per la unità del suo Spirito nella grazia, e per la unità del suo Verbo nella Incarnazione, servendosi di questo mistero, e in esso, di una delle due divine Persone, per onorare l’Unità della sua divina Essenza.
O Unità di Essenza, adorabile nella Santissima Trinità! O Unità di Persona, adorabile, ed amabile nella Incarnazione! Unità di Essenza divina e di persona divina in questi due misteri, singolarmente adorabile e amabile, Unità che vuole attirarci a Dio e alla Sua Unità!
E spiriti audaci, con deboli ragioni e violente passioni, rompono così sfacciatamente colla eresia l’unità degli spiriti nella fede, e con la ribellione l’unità dei cuori nella obbedienza. Ma lasciamo questi pensieri per rientrare nel nostro argomento.

Card. Pietro de Bérulle

venerdì 13 dicembre 2019

Le grandezze di Gesù



Nel mistero della incarnazione Dio ha voluto raffigurare e onorare la sua unità.

Iddio, dopo una eternità di soggiorno, di occupazione e di operazione entro se stesso, volle, per così dire, uscire al di fuori con un nuovo modo di operazione. Dopo le emanazioni interne nelle quali felicemente e divinamente si esercita la sua attività nella Sua Essenza e nella sua Eternità, e che costituiscono le Persone divine nella Santissima Trinità, Egli volle operare fuori di se stesso, perché vi fossero creature capaci di conoscerlo, servirlo e adorarlo. Perciò decise di creare il mondo che noi vediamo.
E mentre dai tesori della sua potenza e sapienza Egli poteva tirare parecchi mondi, non volle produrne che uno solo, e ciò per raffigurare nell’unità della sua opera l’unità della sua Essenza. Ma ancora, contemplando se stesso è nell’amore della sua unità, Egli ha voluto rappresentarla più vivamente e consacrarla più santamente in quel medesimo mondo.
Perciò come aveva fatto un mondo in onore della sua unità, in questo mondo Egli ha voluto scegliere un soggetto, e compiere un’Opera sua speciale, che fosse unica e singolare, non avesse simile, fosse superiore a tutte le altre opere delle sue mani e nella sua eccellenza ed unità avesse una relazione perfetta con la eccellenza e la unità dell’Artefice!.
Quest’opera è il divino mistero della Incarnazione, l’opera suprema della Divinità, il capolavoro della sua potenza, della sua bontà e della sua sapienza, l’opera propria di Dio,—così la chiama il Profeta (Ab 3, 2) con quella parola, Domine opus tuum—opera incomprensibile, e che comprende Dio medesimo, opera e trionfo dell’Amore increato, nella quale l’amore trionfa gloriosamente di Dio stesso; opera e mistero unico e singolare al mondo, che la sapienza eterna ha compiuti come l’opera delle sue opere e il mistero dei suoi misteri; mistero che con la sua presenza benedice il Cielo e la terra, li regge con la sua grandezza, e li santifica con le sue influenze.
Noi vediamo l’Unità di Dio impressa nella unità di questo mistero e scolpita in quest’opera come in un diamante prezioso. In questo mondo si trovano varie creature capaci di essere elevate a tale grandezza; Dio ne sceglie una sola, e lasciando da parte la natura angelica, prende la natura umana per unirla a se stesso. Nella quantità del genere umano si trovano molti soggetti: Dio ne sceglie uno solo, e tra i figli degli uomini non vi è che un solo Figlio dell’uomo che sia Figlio di Dio.
In Dio medesimo vi è pluralità di persone nella unità di Essenza; ma una sola persona si è incarnata, benché il Padre e lo Spirito Santo siano ugualmente potenti per compiere una simile comunicazione della loro sussistenza divina.
Pertanto non vi è qui soltanto l’unità di un mondo come già nella creazione, ma la Unità stessa di una Persona divina e increata, in questo capolavoro della Incarnazione, onora l’Unità di Dio.
Parlando con maggior semplicità e per dare a questo pensiero maggior chiarezza ed ampiezza, diremo che qui non è già l’unità di un mondo terrestre e naturale, materiale e sensibile, che annuncia, loda, adora l’Unità di Dio, ma l’unità di un’opera nuova e di un nuovo mondo, di un mondo di grazia, di gloria e di grandezza, di un mondo tutto celeste, tutto glorioso, tutto divino, di un mondo che eguaglia e include nei suoi confini Dio stesso come una sua parte (se pure è lecito di così parlare).
Gesù, infatti, è un mondo, e un gran mondo, secondo il vero concetto teologico, e per tante altre ragioni che la Filosofia non ha mai avuto per chiamar l’uomo un piccolo mondo. E in Gesù noi adoriamo l’unità di una persona divina, la quale, sussistendo in due nature differenti, divinamente e ineffabilmente è applicata ad annunciare, onorare, servire l’Unità suprema della divina Essenza.

Card. Pietro de Bérulle

martedì 26 novembre 2019

Le grandezze di Gesù



Invocazione a Gesù Cristo

È la necessità delle circostanze, o Gesù, mio Signore, Figlio unico di Dio, Figlio unico di Maria, che mi obbliga e questa pubblicazione. Mi spinge inoltre il consiglio di persone, le quali onorando le vostre grandezze e i vostri misteri, vogliono appartenervi per sempre con un omaggio particolare; persone delle quali debbo dirvi come S. Agostino: Hi sunt servi tui Fratres mei quos Filios tuos esse voluisti Dominos meos, quibus jussisti ut serviam si volo tecum de te vivere. Sono vostri servi, e in questa qualità miei fratelli. Voi avete voluto che fossero i vostri Figli, e in questa qualità sono i miei Maestri, e mi avete comandato di servirli se voglio vivere di Voi con Voi.
Perdonatemi dunque, Sovrano Signore degli uomini e degli Angeli, se dietro il loro ordine e per tale occasione rompo il silenzio ed ardisco parlare di Voi, di Voi che siete la Sapienza adorabile, la Parola ineffabile, lo Splendore ammirabile dell’Eterno Padre, e il suo Verbo divino per il quale Egli parla a se stesso ed alle sue creature. Degnatevi pertanto di accettare questo dono, benché vi sia offerto da una mano sì indegna e da uno spirito così debole nel pubblicare le vostre grandezze e le vostre lodi.
Permettetemi pure, o Signore, di rivolgervi le parole del Dottore più umile e più dotto, più santo e più prudente, più modesto e più pio, che abbiate dato alla terra ed alla vostra Chiesa. Con le parole elevate, sante e divine ch’egli scriveva al termine di una delle sue opere1, vi dirò al principio di questa mia:
«Dio Signore, mio Dio, mia unica Speranza, esauditemi, affinché, per la stanchezza delle noie di questa vita, io non rifiuti di cercarvi. Voglio cercare la vostra faccia, e cercarla sempre con vivo ardore. Voi che mi avete dato la grazia di trovarvi e la speranza di trovarvi sempre più, datemi pure le forze necessarie per cercarvi sempre. Voi vedete la mia costanza e insieme la mia fragilità, conservatemi la prima e sorreggete l’altra; vedete la mia scienza e la mia ignoranza: dove mi avete aperto la porta, accoglietemi perché possa entrare; dove me la tenete chiusa, degnatevi di aprirla alla mia umile supplica. Ch’io vi tenga sempre presente alla mia memoria, vi conosca e vi ami: accrescete in me questi doni, affinché mi rendiate perfetto. Noi ci perdiamo in molte parole, ma non raggiungiamo lo scopo cui miriamo; Voi stesso, o Signore, siete il colmo e il compimento perfetto dei nostri discorsi. Quando arriveremo a Voi, allora avrà fine la molteplicità delle nostre sterili parole, e Voi solo resterete tutto in tutti, e senza fine diremo tutti una cosa sola, lodandovi nella unità; e in Voi saremo pure tutti raccolti nella unità, in perfetta unanimità.
O Signore mio Dio, ciò che dirò di Voi, se viene da Voi, approvatelo e l’approvino pure i vostri fedeli; e se in questi miei discorsi qualche cosa si trovi che venga da me e non da Voi, scusatelo Voi stesso e lo scusino i vostri fedeli.

Card. Pietro de Bérulle

giovedì 7 novembre 2019

Le grandezze di Gesù



Della eccellenza e singolarita del sacro mistero della Incarnazione


Mistero sì grande si dovrebbe adorare nel silenzio

Alcuni popoli illustri nella antichità pagana, lodati anche nei Libri sacri, e onorati della custodia e tutela del popolo di Dio e dello stesso Figlio unico di Dio nella sua santa Infanzia, gli Egiziani, dei quali gli atti ed i documenti erano pieni di figure enigmatiche e geroglifiche, usavano rappresentare la religione sotto la forma di un animale senza lingua. Volevano così significare che Dio, la cui bontà, grandezza e maestà sorpassa ogni eloquenza, deve essere adorato col pensiero e con la mente piuttosto che con la lingua e le parole.
Lasciando pur da parte i pensieri di quella gente profana, se noi vogliamo ricercare i sentimenti delle anime sante e divine, troviamo che quell’anima sì degnamente consacrata alle lodi di Dio e da cui la Sinagoga e la Chiesa attinsero le espressioni sacre per lodare il Signore in ogni tempo e in tutto il mondo, il Re, Profeta e Poeta sacro degli Ebrei, divinamente ha cantato: Tibi silentium laus, Deus, in Sion; a te la lode del silenzio, o grande Iddio, in Sion.
Così, infatti, secondo S. Girolamo, deve essere tradotto il testo originale ebraico del versetto: Te decet Hymnus Deus in Sion (Sal 64, 2); e ne dobbiamo imparare che l’inno propriamente conveniente alla grandezza di Dio è una lode non di parole, ma di profondo silenzio.
Ciò che conviene a Dio e alla Religione può giustamente applicarsi a questo grande, altissimo e sacratissimo Mistero della Incarnazione, il quale nel suo stato e nella sua estensione include Dio medesimo, stabilisce nell’universo una Religione perpetua insieme e universale, è il compimento dei disegni e consigli di Dio sopra i figli degli uomini e rende alla divinità, non solo sulla terra, ma pure nel Cielo medesimo, un culto e un onore ammirabili, un omaggio eterno e singolare.
La grandezza quindi e la sublimità di questo altissimo mistero dovrebbe essere adorata con un sacro silenzio, e non già profanata coi nostri pensieri e le nostre parole. Dovremmo imitare la modestia e riservatezza degli angeli, i quali, alla vista di un oggetto sì divino, si coprono come di un velo e rimangono nello stupore, ammirando la sua gloria. Al Figlio di Dio fatto uomo viene appunto riferita da uno dei grandi apostoli, nel Santo Vangelo, quella celebre visione che ci è rapportata dal più grande dei Profeti (Is 6; Gv 12, 41).
Noi dunque, a loro esempio e imitazione, commossi da un soggetto sì sublime e capace di rendere muta la stessa eloquenza, dovremmo ricorrere alla eloquenza delle opere e dei servigi, lodando così, amando e adorando Gesù Cristo, nostro Signore, con tutta la nostra possanza, e supplicandolo che tutta la nostra vita sia a Lui dedicata quale devota e continua azione di grazie, quale perpetuo tributo ed omaggio di servitù.

* * *

Sarebbe pur mio desiderio di starmene in tale silenzio, ed è stato finora il mio proposito; ma un giusto divieto me lo fa rompere per difendere un’opera di pietà contro certi spiriti che la modestia e la carità non mi permettono di nominare, per impedire che la malizia di alcuni danneggi una santa professione. Bestemmiano ciò che non intendono, imitando quegli empi di cui parla S. Giuda: Bestemmiano ciò che ignorano (Gd 10). Essi si comportano in un modo che nessuna legge può autorizzare, nessuna ragione può difendere, nessun pretesto può scusare, nessun artifizio può coprire, se non con un ingegnoso silenzio... Dopo dieci anni di pazienza e di silenzio... pubblico questi Discorsi, non già per parlare delle loro persone, dei loro disegni, della loro condotta; ma per parlare di Gesù, del suo stato supremo, e delle sue ammirabili grandezze. Parlo di Gesù, il quale è stato la pietra di scandalo e di rovina per gli Ebrei, ed ha predetto che lo sarebbe ancora tra i cristiani, per il suo popolo, il suo Israele, i suoi figli; e lo è infatti, in questo caso, per coloro che hanno voluto contraddire l’omaggio e la servitù che gli sono resi. Pubblico dunque questi Discorsi per mantenere nel suo onore, con carità e pietà, tale pio disegno e arrestare il corso della violenza colla ragione e colla dolcezza... Sarebbe sconveniente turbare e macchiare questo discorso coi detti ed i cavilli degli avversari, basta la luce della verità per dissipare le nubi e le ombre... In un soggetto che tratta della alleanza del Verbo eterno con la nostra umanità, non si addice che dolcezza e benignità, in conformità con la natura e lo stato di questo mistero, nel quale è apparsa l’umanità e la benignità di Dio mede simo, come dice l’Apostolo. Non già che mi fosse difficile rispondere, e in poche parole, agli avversari; ma, come nei sacrifici che si offrivano per la pace e la concordia degli sposi, gli antichi dalle vittime toglievano il fiele, così da questo discorso che offro a Dio e al pubblico, in onore della pace e della alleanza che Egli ha stabilito con noi nel sacro mistero della Incarnazione, voglio togliere il fiele e l’amarezza di simili dispute.

Card. Pietro de Bérulle

sabato 19 ottobre 2019

Le grandezze di Gesù


Della eccellenza e singolarità del sacro mistero della Incarnazione

Il Verbo divino, splendore, potenza e Gloria dell’Eterno Padre, essendo mandato al mondo, ha voluto stabilirvi una scuola santa e divina, diretta e animata dal suo spirito, per parlare alla terra il linguaggio del Cielo, per insegnare agli uomini la scienza della salvezza e innalzarli ad una sublime conoscenza di Dio. In questa scuola si manifesta sulla grandezza dell’Essenza di Dio e la pluralità delle sue Persone, sulla profondità dei suoi disegni e la singolarità delle sue opere, quanto dalla ragione non potevano conoscere.

1. Sublimità, profondità e eccellenza del mistero della Incarnazione

Uno dei primi e principali articoli che ci viene insegnato in questa scuola di sapienza e di salvezza è il sacro mistero della Incarnazione. Mistero sì elevato che sorpassa l’altezza di tutti i pensieri degli uomini e degli Angeli; mistero sì eccellente che contiene e comprende in sé Dio e il mondo; mistero sì profondo che da tutta l’eternità è nascosto nel più segreto pensiero dell’Antico dei giorni e nel proprio seno dell’eterno Padre, in un modo sì alto e ineffabile che il grande Apostolo lo chiama giustamente e più volte il Mistero nascosto, da tutta l’eternità, in Dio Creatore di ogni cosa (Ef 3, 9; Col 1, 26).
Eppure questo mistero sì alto e sì insigne, sì profondo e sì nascosto, si compie nella pienezza dei tempi, nel mezzo della terra, per esser esposto alla vista della terra e del Cielo, tanto è pubblico; e vi si compie per essere l’oggetto della fede dei popoli, l’ancora della loro speranza, la causa della loro salvezza e il compimento della gloria di Dio nell’universo.
Questo mistero, infatti, apre il Cielo, santifica la terra, glorifica Iddio procurandogli l’omaggio di una adorazione nuova, ineffabile, sconosciuta prima alla terra ed anche al Cielo stesso, poiché prima il Cielo possedeva bensì degli spiriti adoratori e un Dio adorato, ma non aveva ancor visto un Dio adorante. Per questo mistero, Dio trovasi sulla terra nell’abbassamento della sua grandezza; e coperto della nostra debolezza, rivestito della nostra mortalità, sta in mezzo a noi come uno di noi, per operare la salvezza del mondo.
Per questo mistero la terra è un Cielo, e un nuovo Cielo, nel quale Dio abita in un modo più sublime e più augusto, più santo e più divino che non abitava prima nel più alto dei Cieli. Nella fede, nell’amore e nel culto di questo mistero sacratissimo Dio stabilisce, sulla terra, per se stesso e non già per mezzo dei suoi Angeli e servi, una Religione ch’Egli riservava agli ultimi tempi e che non avrà mai né fine né cambiamento; così pure questo mistero porta gli ultimi segni della sua potenza, del suo amore e della sua stessa sapienza.
Questo mistero deve essere l’oggetto della santa e divina occupazione della Chiesa. La pietà delle anime più elevate deve trovarvi le sue delizie, contemplando in un’estasi di stupore e di ammirazione. Vi si manifestano, in un modo ineffabile, la Maestà di Dio nella sua Essenza, la distinzione delle sue Persone, la profondità dei suoi disegni; in quest’opera unica, di eminente dignità e singolarità, Dio ha voluto comprendere quanto vi è di grande, di santo, di ammirabile, e farne come un compendio e un riassunto di tutto quanto la fede ci rivela e ci insegna di Dio e delle sue opere. Mistero divino! centro dell’esser creato e increato! unico soggetto nel quale Dio ha voluto, e per sempre, comprendere e ridurre in piccolo il mondo e se medesimo, la sua propria infinità e insieme la grandezza dell’universo.

Card. Pietro de Bérulle