Nel mistero della incarnazione Dio ha voluto raffigurare e onorare la sua unità.
Iddio, dopo una eternità di soggiorno, di occupazione e di operazione entro se stesso, volle, per così dire, uscire al di fuori con un nuovo modo di operazione. Dopo
le emanazioni interne nelle quali felicemente e divinamente si esercita la sua attività nella Sua Essenza e nella sua Eternità, e che costituiscono le Persone divine nella Santissima Trinità, Egli volle
operare fuori di se stesso, perché vi fossero creature capaci di conoscerlo, servirlo e adorarlo. Perciò decise di creare il mondo che noi vediamo.
E mentre dai tesori della sua potenza e sapienza Egli poteva tirare parecchi mondi, non volle produrne che uno solo, e ciò per raffigurare nell’unità della sua
opera l’unità della sua Essenza. Ma ancora, contemplando se stesso è nell’amore della sua unità, Egli ha voluto rappresentarla più vivamente e consacrarla più santamente in quel
medesimo mondo.
Perciò come aveva fatto un mondo in onore della sua unità, in questo mondo Egli ha voluto scegliere un soggetto, e compiere un’Opera sua speciale, che fosse
unica e singolare, non avesse simile, fosse superiore a tutte le altre opere delle sue mani e nella sua eccellenza ed unità avesse una relazione perfetta con la eccellenza e la unità dell’Artefice!.
Quest’opera è il divino mistero della Incarnazione, l’opera suprema della Divinità, il capolavoro della sua potenza, della sua bontà e della sua
sapienza, l’opera propria di Dio,—così la chiama il Profeta (Ab 3, 2) con quella parola, Domine opus tuum—opera incomprensibile, e che comprende Dio medesimo, opera e trionfo dell’Amore increato, nella quale l’amore trionfa gloriosamente di Dio stesso;
opera e mistero unico e singolare al mondo, che la sapienza eterna ha compiuti come l’opera delle sue opere e il mistero dei suoi misteri; mistero che con la sua presenza benedice il Cielo e la terra, li regge con la
sua grandezza, e li santifica con le sue influenze.
Noi vediamo l’Unità di Dio impressa nella unità di questo mistero e scolpita in quest’opera come in un diamante prezioso. In questo mondo si trovano varie
creature capaci di essere elevate a tale grandezza; Dio ne sceglie una sola, e lasciando da parte la natura angelica, prende la natura umana per unirla a se stesso. Nella quantità del genere umano si trovano molti soggetti:
Dio ne sceglie uno solo, e tra i figli degli uomini non vi è che un solo Figlio dell’uomo che sia Figlio di Dio.
In Dio medesimo vi è pluralità di persone nella unità di Essenza; ma una sola persona si è incarnata, benché il Padre e lo Spirito Santo siano
ugualmente potenti per compiere una simile comunicazione della loro sussistenza divina.
Pertanto non vi è qui soltanto l’unità di un mondo come già nella creazione, ma la Unità stessa di una Persona divina e increata, in questo capolavoro
della Incarnazione, onora l’Unità di Dio.
Parlando con maggior semplicità e per dare a questo pensiero maggior chiarezza ed ampiezza, diremo che qui non è già l’unità di un mondo terrestre
e naturale, materiale e sensibile, che annuncia, loda, adora l’Unità di Dio, ma l’unità di un’opera nuova e di un nuovo mondo, di un mondo di grazia, di gloria e di grandezza, di un mondo tutto
celeste, tutto glorioso, tutto divino, di un mondo che eguaglia e include nei suoi confini Dio stesso come una sua parte (se pure è lecito di così parlare).
Gesù, infatti, è un mondo, e un gran mondo, secondo il vero concetto teologico, e per tante altre ragioni che la Filosofia non ha
mai avuto per chiamar l’uomo un piccolo mondo. E in Gesù noi adoriamo l’unità di una persona divina, la quale, sussistendo in due nature
differenti, divinamente e ineffabilmente è applicata ad annunciare, onorare, servire l’Unità suprema della divina Essenza.
Elevazione a Dio sopra la sua Unità
O suprema Unità! Quanto siete amabile e ammirabile, nella Divinità e nella più divina delle sua opere! Quanto siete adorabile, poiché Dio stesso si serve
della unità del suo Verbo in due nature riunite, per onorarvi, e ciò per sempre come del pari siete eterna! Quanto sono colpevoli i mortali di così poco apprezzarvi e conservarvi! Quanto sono colpevoli
di violarvi sì sfacciatamente nelle opere vostre, non considerando che Dio è Unità, tutto compie per la Unità e tutto pure fa mediante la Unità.
L’unità della sua potenza, della sua Essenza, della sua intelligenza, è il principio di tutto quanto Egli opera fuori di sé e in tutte le sue opere. Dio
tende a tirar tutto a sé ed alla sua unità santa, per la unità del suo Spirito nella grazia, e per la unità del suo Verbo nella Incarnazione, servendosi di questo mistero, e in esso, di una delle
due divine Persone, per onorare l’Unità della sua divina Essenza.
O Unità di Essenza, adorabile nella Santissima Trinità! O Unità di Persona, adorabile, ed amabile nella Incarnazione! Unità di Essenza divina e di persona divina in questi due misteri, singolarmente adorabile e amabile, Unità
che vuole attirarci a Dio e alla Sua Unità!
E spiriti audaci, con deboli ragioni e violente passioni, rompono così sfacciatamente colla eresia l’unità degli spiriti nella fede, e con la ribellione l’unità
dei cuori nella obbedienza. Ma lasciamo questi pensieri per rientrare nel nostro argomento.
Card. Pietro de Bérulle
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