domenica 13 gennaio 2019

STREGHE E STREGONI



L’influsso malefico che il diavolo esercita sugli elementi naturali ha uno scopo solo, quello di
nuocere all’uomo. Gli elementi naturali non lo interessano, a lui interessa l’uomo al quale vuole
imporsi per dominarlo, per obbligarlo a servirlo, per perderlo, per renderlo infelice in questa e
nell’altra vita. Lo spirito del male non può che volere e produrre il male.

Ma l’azione del diavolo sull’uomo non si esercita solo attraverso gli elementi naturali, via via
indiretta ma anche direttamente influendo sulla sua persona, sulle sue facoltà fino a dominarle quasi
totalmente. Entriamo così in un campo vasto che prende  infestazione e di ossessione o, possessione
diabolica. La conoscenza diretta di questi fenomeni preternaturali è in proporzione inversa del loro
numero e della loro frequenza nella vita quotidiana degli uomini, sia nell’ambito della chiesa
cattolica, sia, in misura molto più abbondante, fuori di essa. Ci riserbiamo di trattare separatamente
in appositi capitoli queste manifestazioni. Come introduzione vorremmo fermarci sulla figura di un 
personaggio che spesse volte riveste la funzione di tramite tra lo spirito del male e l’uomo: lo 
«stregone» e la «strega».

Dobbiamo riconoscere che su questo tema in passato sono state dette e scritte molte cose che non 
possono assolutamente corrispondere a verità, frutto di prevenzione, di fantasia, di leggende 
popolari, e diciamo anche di molto odio contro la chiesa cattolica, riportate e diffuse senza un 
controllo critico e scientifico, con conseguenze talvolta tragiche per le loro vittime. E al presente 
non si creda che la cosa sia cambiata o migliorata di molto. Anche se non esiste più — in forma 
ufficiale — la caccia alle streghe che ha fatto tante vittime in tutti i paesi d’Europa specialmente dal
Quattrocento in poi — cioè dopo il famigerato Medioevo che questa piaga non ha mai conosciuto 
nella violenza e vastità dei secoli successivi3, la presenza della stregoneria — magari sotto altri 
nomi — esiste ancora. Basta tener l’occhio aperto, senza prevenzioni o partito preso, su certi fatti e 
fenomeni riportati dalla cronaca quotidiana, la quale d’altra parte non può dir tutto e non può 
riferire tutti i fatti riguardanti questo tema. Si ha l’impressione, talvolta, di vivere in una società 
posta sotto il dominio del maligno. E se non tutte le notizie riportate sono da prendersi come oro 
colato e corrispondenti a verità, sarebbe troppo semplicistico anche il volerle negare o rigettare in 
blocco come frutto di crudeltà e di fantasia popolare. La presenza di satana esiste anche oggi tra noi 
in misura molto più ampia di quello che generalmente si crede, e si manifesta in molte maniere 
attraverso quelli che prendono il nome di stregoni e di streghe.

I personaggi malefici indicati con questi nomi appartengono ad ambedue i sessi, al maschile e al 
femminile. Non è facile dire se siano stati in passato e siano al presente più numerosi nel primo o 
nel secondo. L’opinione pubblica ha attribuito sempre una maggior frequenza di streghe che di 
stregoni dando un numero più rilevante alle donne che agli uomini.

Questa differenza si nota anche nell’antichità, dove si parla poco di stregoni e spesso di Sibille, di 
pitonesse, di indovine. Il re Saul, nonostante le pene severissime comminate dalla legge di Mosè — 
che egli aveva rinnovato da poco — contro i negromanti e gli indovini, in un momento criticissimo 
della sua vita si era rivolto ad una donna, la pitonessa di Endor (lSam, 28). Il re Numa Pompilio 
ricorreva per consiglio alla ninfa Egeria. I casi si potrebbero moltiplicare. Tra i condannati ai roghi 
nei secoli della stregoneria, il numero delle donne ha sempre superato quello degli uomini.

Anche oggi il numero delle donne implicate in pratiche di magia e di stregoneria non è diminuito e 
ha fatto sorgere il problema del perché della presenza femminile in questo settore.

Le ragioni, secondo gli studiosi, sono principalmente di origine psicologica. La donna, nei confronti
dell’uomo, si dimostra più facile a credere, e il diavolo, che tende sempre a corrompere la fede in 
Dio, si serve preferibilmente della donna come ha fatto con Eva per arrivare a sedurre Adamo.

In secondo luogo la donna è più impressionabile dell’uomo, perciò più pronta a ricevere l’influsso 
dell’esterno, specialmente quando l’influsso è di origine spirituale: più forte nell’amore e nell’odio, 
più tenace nella vendetta, più portata alla vanità nel vestito e nel comportamento, più facile alla 
superstizione e alla ricerca del piacere.

Infine la donna è fisicamente più debole dell’uomo e diversa da lui intellettualmente. La donna è 
fatta più per l’analisi che per la sintesi, più per il particolare che per l’universale, più per il dettaglio 
che per il complesso di un oggetto o di un fatto.

Naturalmente, qui come altrove, non mancano le eccezioni che capovolgono radicalmente la regola.
Ci sono state e ci sono donne, anche nei casi elencati, che danno molti punti agli uomini. Né si 
creda che questo accenno alla psicologia femminile voglia indicare disistima o disprezzo per il loro 
sesso. Le benemerenze della donna nella formazione della civiltà europea sono note a tutti:

l’opera della regina Teodolinda nella conversione e civilizzazione dei longobardi, di santa Clotilde, 
moglie di Clodoveo, nella conversione dei franchi, della regina Gisella di Ungheria nella 
conversione degli ungari. Alle grandi donne bibliche, Giuditta, Debora, Ester, si affiancano le 
migliaia di grandi donne e di grandi sante della chiesa cattolica e, prima di tutte e sopra tutte, la 
figura della beatissima vergine Maria, madre di Dio.

Come si spiega, allora, il fenomeno sconcertante, che storicamente non si può negare, della 
stregoneria femminile?

Si spiega nel fatto che la donna, più dell’uomo, non sa restare e perseverare nel giusto mezzo e 
facilmente supera i limiti del normale sia nel bene sia nel male: se è buona è ottima, se cattiva è 
pessima. Si ha sempre l’ottimo o il pessimo, due superlativi tra loro antitetici e irriconoscibili, mai 
— o quasi mai — il semplice bene o il semplice male. La donna arriva spesso all’espressione 
estrema sia in senso positivo sia in senso negativo, o Penelope o Clitennestra, o Beatrice o Circe, o 
grande santa o strega, capace di sublimi commoventi eroismi nel portare avanti una numerosa 
famiglia o nell’assistere giorno e notte il marito o i figli ammalati — ci vengono in mente le nostre 
buone mamme — o capace perfino di uccidere il proprio figlio al primo acenno di una nuova 
maternità. Dio ha dato alla donna tinti privilegi e grandezze, tra cui principalmente quello della 
maternità, e tutti gli altri connessi con la maternità. Ma se la donna non sa recepire questa grandezza
e l’abbondanza dei doni ricevuti da Dio, scava sotto di sè un abisso di profondità pari all’altezza alla
quale avrebbe potuto arrivare, fino a diventare peggiore e più pericolosa dell’uomo.

La Sacra Scrittura, nei libri sapienziali, accanto agli elogi della «donna forte» che sa condurre 
sapientemente la sua casa e sostenere e consolare il marito e dare una buona educazione ai figli — 
«La grazia di una donna allieta il marito, la sua scienza gli rinvigorisce le ossa; è un dono del 
Signore una donna silenziosa, non c’è compenso per una donna educata, ecc. (Sir 26,18-19) — ha 
delle espressioni durissime che sembrano del più feroce antifemminismo quando parla dei vizi e 
dell’abiezione morale a cui può arrivare una donna fuori dal modello per lei tracciato da Dio:

«Donna irrequieta è follia, una sciocca che non sa nulla» (Prov 9,13).

«Preferirei abitare con un leone e con un drago piuttosto che abitare con una donna malvagia. Non 
vi è veleno peggiore del veleno di un serpente. La malvagità di una donna ne altera l’aspetto, ne 
rende il volto tetro come quello di un orso. Ogni malizia è nulla di fronte alla malizia di una donna, 
possa piombarle addosso la sorte del peccatore ! ... Dalla donna ha avuto inizio il peccato, per causa
sua tutti moriamo» (Sir 25, 23-33).

«Giogo di buoi sconnesso è una donna malvagia, colui che la domina è come chi acchiappa uno 
scorpione» (Sir 26,10).

E' in questa categoria che troviamo il maggior numero di quelle infelici dedite a riti esoterici e 
demoniaci. La loro esistenza è accertata, anche se, come si è notato sopra, non è lecito dar corso e 
valore a tutte le dicerie popolari che corrono al riguardo. Nei molteplici riti satanici oggi diventati 
sempre più frequenti — ne parleremo fra poco — non manca mai la figura della donna, e sempre in 
funzione centrale e determinante.

Non si vuole con questo escludere del tutto l’uomo. Anche l’uomo può diventare, e effettivamente 
diventa molto spesso, il collaboratore e l’alleato di satana nell’attuazione del suo programma di 
male. Solo che l’azione dell’uomo, talvolta anche più profonda e più deleteria di quella della donna,
si svolge di preferenza nell’ombra, di nascosto, e al grande pubblico appaiono più gli effetti che la 
regia e la conduzione di questa azione malefica. Pensiamo solo all’esistenza e al numero delle logge
massoniche in tutto il mondo e ai legami che la massoneria da sempre ha avuto col maligno. Ora le 
logge massoniche sono di preferenza formate da soli uomini: le logge riserbate alle sole donne sono 
molto rare e ammesse con molte riserve solo in questi ultimi tempi.

La massoneria, sotto diversi nomi e militando in diversi partiti, ha ormai il dominio di quasi tutti i 
settori dai quali dipende l’andamento della società: la politica, l’economia, la magistratura, 
l’esercito, la scuola, i mezzi di comunicazione sociale. In tutti questi settori è riscontrabile una 
sottile, ma non per questo meno visibile e controllabile azione contro Dio, la sua legge, la sua chiesa
e la religione in genere. Tutto ciò presuppone una direttiva e una regia che certamente non è quella 
che deriva da Dio e dal vangelo. Non è difficile, per chi lo volesse, risalire alla sua vera origine. E 
tante volte questa azione sovversiva sa invadere e allargare la sua sfera d’azione anche nel campo 
strettamente religioso, nella chiesa cattolica, o suscitando o sostenendo movimenti contestatori, o 
travisando attraverso i mass media e gli organi di stampa il pensiero e l’insegnamento del magistero
ecclesiastico, o addirittura infiltrandosi, attraverso individui diligentemente scelti e debitamente 
camuffati — vere quinte colonne nella città fortificata — negli uffici e nei dicasteri ecclesiastici per 
poter meglio operare dal di dentro alla disgregazione e al soffocamento della verità. Non stiamo 
scrivendo un romanzo o un trattato di fantascienza. Quando sentiamo Paolo VI parlare di «fumo di 
satana nel tempio di Dio» (29 giugno 1972), e lo stesso ripetere a più riprese il suo successore 
Giovanni Paolo II, suscitando naturalmente nel mondo laico e massonico le reazioni più impensate 
e più assurde, non capaci però a far tacere o a far smentire la coraggiosa denuncia, non siamo più 
nel vago o nell’incerto o nell’opinabile. Si notano e si constatano fatti che accadono ogni giorno 
sotto i nostri occhi, che una segreta congiura cercherebbe di minimizzare o di negare, ma che la 
suprema autorità morale del mondo non esita, per il bene di tutta la società, a denunciare e 
condannare apertamente.

L’epoca delle streghe e degli stregoni, quindi, non è finita. Essa dura ancora anche ai nostri giorni in
misura uguale, anzi superiore a quella dei tempi passati e specialmente quella del famigerato e 
calunniato Medioevo. Quello che manca oggi è il processo alle streghe e agli stregoni. Questi 
artefici del male, che crescono a macchia d’olio sotto i nostri occhi tutti i giorni, con migliaia e 
milioni di clienti e con un giro d’affari da capogiro, non solo non sono perseguiti dalla legge e 
condannati al rogo come meriterebbero, ma sono portati in palmo di mano, occupano largo spazio 
nella cronaca quotidiana e i posti privilegiati del potere, mentre governo, stampa e opinione 
pubblica sono insorti furenti contro l’uso della droga che moltiplica le sue vittime in misura sempre 
più impressionante.

Ora, secondo moderni studiosi, è evidente e innegabile il legame che unisce, come ha sempre unito, 
stregoneria e droga. La stregoneria — fu detto — nulla ha a che fare col cristianesimo, essa lo 
precede e lo accompagna, anche se a un certo punto cade sotto la sua legislazione. Il fenomeno della
stregoneria, più femminile che maschile, era ben noto nel mondo classico antico e nel mondo 
barbarico. Che cosa c’era di vero dietro a questa credenza e dietro ai fatti strani di lievitazione, di 
incontri diabolici, di convegni innominabili che conteneva? Era tutto illusione? Risponde uno 
studioso del fenomeno, il Couliano, professore universitario olandese: «Non era pura invenzione dei
sadici persecutori ecclesiastici, sessualmente repressi e odiatori delle donne».

Non era tutto fantasia o immaginazione. Le stregonerie esistevano davvero, ma con una spiegazione
razionale diversa da quella data negli interrogatori e nei processi e creduta largamente dal popolo. I 
voli magici, gli eccessi erotici, le visioni ossessive, gli incontri demoniaci nel sabba con tutte le 
esperienze e le sensazioni relative, c’erano in realtà, e le streghe erano realmente colpevoli, ma non 
di quei fatti bensì di produzione e di consumo di droghe più che un commercio col demonio. Si dirà 
che il demonio non è estraneo neppure alla droga e al suo uso, come non è estraneo a tutto ciò che 
può danneggiare la vita dell’uomo. Non per nulla il drogato prende il nome di Monkey, scimmia, 
che è anche uno degli appellativi del diavolo definito «scimmia di Dio».

Dai verbali di molti processi sono saltate fuori anche le «ricette» che qualche storico ha addirittura 
provato su di sé, vivendo le stesse esperienze descritte dagli antichi imputati. Si tratta di alcaloidi 
estratti dalle solanacee europee le quali, a differenza delle piante orientali o di quelle americane — 
che si fumano, o si masticano o si iniettano — vengono assorbite dalle mucose del corpo. Se, tra gli 
adepti, gli uomini erano meno numerosi delle donne, la spiegazione pare essere fisiologica: 
cavalcando oggetti cosparsi di unguento, la natura femminile è maggiormente in grado di assumere 
quel tipo di droga. Non è certo un caso se la Datura Strarnonium, erba che provoca delirio, è 
chiamata ancora «pane del diavolo», o se l’Atropa Belladonua è indicata come «erba delle streghe» 
contenendo atropina che causa potenti allucinazioni. Non è un caso se il moderno LSD si estrae dal 
fungo che infesta i campi di segale facendola diventare «cornuta».

Gli storici hanno citato dei casi di «epidemie di indiavolamento» e di «stregonerie di massa», di cui 
facevano parte uomini e donne, per aver mangiato pane di segala infestata.

In questa prospettiva si devono interpretare certe norme stabilite dalla chiesa di proibire la raccolta 
delle erbe in generale e di alcune erbe in particolare, come è successo nel 1528 a Bourges, in 
Francia, e a Ginevra al tempo di san Francesco di Sales. In quel periodo i calvinisti di Ginevra 
bruciarono oltre cinquecento «streghe».

Naturalmente il fenomeno plurimillenario della stregoneria non può ridursi alla sola droga, è certo 
però che la droga c’entra in modo rilevante. Gli imputati descrivevano cose che avevano davvero 
sperimentato sotto l’aspetto narcotico e i giudici di allora si trovavano ad affrontare lo stesso 
problema che le autorità attuali devono affrontare di fronte alla droga4.

La presenza e l’azione di satana nel mondo d’oggi, presenza attraverso occulti e non occulti alleati e
collaboratori, è un fatto che deve far riflettere tutti coloro che sono preoccupati del proprio bene e 
del bene dei propri cari e deve spingerli ad adottare i rimedi più immediati e più efficaci per 
limitare, arginare e impedire questa pericolosissima minaccia.

Droga e stregoneria sono pertanto due fenomeni affini, due aspetti della stessa tattica satanica a 
danno dell’uomo e della società. L’interessamento che la legge ha per la prima, per la droga, deve 
essere esteso con urgenza anche alla seconda, al fenomeno della stregoneria sempre in aumento. 
Eliminata la seconda, sarà più facile aver ragione anche della prima.


3 Riguardo alla troppo famosa «caccia alle streghe» e «roghi delle streghe» attribuiti alla chiesa cattolica nel Medioevo e dopo, scrive molto saggiamente Vittorio Messori: «La propaganda illuminista, creando il mito del buio medioevo cattolico, ha ingigantito le cifre. E stato calcolato che Stalin in ogni anno di purghe fece il doppio di vittime di quattrocento anni di Inquisizione. In realtà nessuno sa quante streghe furono uccise: certamente la maggioranza delle streghe fu uccisa dai protestanti, non dai cattolici. L’ultima esecuzione avvenne a Salem, negli Stati Uniti, alla fine del Seicento ad opera dei puritani locali. Ancora nell’Ottocento nei paesi scandinavi luterani si 
dava la caccia alle streghe quando nell’Europa cattolica se ne aveva solo un lontano ricordo. In ogni caso le cifre che vengono date dalla storiografia Illuminista sono tutte sballate, I circoli di adepti delle così dette stregonerie contavano alcune migliaia di persone in un’Europa che già allora si avvicinava ai cento milioni di abitanti, quindi laproporzione non è grande» (V. Messori, in Sabato, 24 febbraio 1990, nell’inserto Uscire, p. 6).

Paolo Calliari

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