giovedì 12 dicembre 2019

TESORI DI RACCONTI



Giudizio di Dio in sogno!  

Un giovane nobile e ricco, conoscendo il mondo per quell'ingannatore che è, stabilì di lasciarlo e farsi religioso. Insorsero a frastornarlo mille ostacoli; i parenti e gli amici con le preghiere, il piacere, la libertà con le sue lusinghe; ma soprattutto la madre vedova colle istanze, colle lagrime e con tutti gli artifizi dell'amore materno.  

Ma il giovine saldo nel suo proposito, a tutti dava questa sola ma franca risposta: voglio salvare l'anima mia. E alla madre diceva: Voglio salvarmi; sono al mondo, non per godere il mondo, ma per guadagnarmi il paradiso; questo solo importa, tutto il resto non è che vanità: vada dunque tutto, e l'anima si assicuri ad ogni costo.  

Così disse risoluto, e si ritirò in un monastero. Là cominciò il noviziato con tal fervore, che era specchio d'ogni virtù ai monaci più attempati. Ma poi un po' alla volta si raffreddò. Morta in quel mentre la madre, gli si presentano alla mente la pingue eredità che gli spettava, le delizie, gli agi, i piaceri che poteva godere, gli riesce duro il pane, duro il letto, dure le penitenze del monastero e quasi insopportabili, e già sta in procinto di dare indietro e tornarsene al secolo.  

Ma il Signore ebbe pietà di lui, e lo favorì di una grazia speciale. Una notte, mentre dormiva, gli parve di essere condotto al tribunale di Dio. Si vede attorno molti demoni già preparati ad accusarlo, sente dentro di sé i rimorsi della coscienza, che lo condanna, e legge in volto all'Angelo Custode, malinconico e addolorato, il mal augurio della finale sentenza che lo aspetta.  

Poi fra gli altri vede comparire anche la madre, che con volto beffardo gli domanda: - Dove sono quei bei proponimenti che avevi sempre in bocca: Voglio salvar l'anima mia? Oh ecco qui colui che si voleva salvare ad ogni costo! Oh la bella salute che ti sei procurata! Oh il bel Paradiso da te guadagnato!...  

- A tale rimprovero il giovine, pieno di spavento, si svegliò tutto ansante e sudato, più morto che vivo. Il primo pensiero che gli venne fu questo: se il giudizio sognato mi mette tanta paura, quale spavento mi recherà il giudizio vero al gran tribunale di Dio, cui servo sì languidamente? Se non posso soffrire il volto di mia madre, che mi rimprovera un proponimento violato, come soffrirò il volto di un Dio sdegnato, che mi rinfaccerà la mia infedeltà?  

- Ripigliò adunque il primo fervore, e lo mantenne sino alla morte, alla quale giunse carico di anni e di meriti. Arrivato al punto estremo vide di nuovo comparirgli la madre e sentì dirsi: Oh figlio mio, adesso sì che hai salvata davvero l'anima tua! - Tanta forza ebbe la meditazione del giudizio fatta anche dormendo ...  

DON ANTONIO ZACCARIA 

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