mercoledì 4 marzo 2020

PERCHÉ DIO HA DETTO “BASTA!” ALL’UMANITÀ DI OGGI



GFD/3/334) Il racconto di Noè riguardo al piano di costruzione  dell’arca suggeritogli da Dio. La tristezza di Mahal per la sua  esclusione dall’arca. 

(GFD/3/335) L’esortazione di Noè a suo fratello Mahal per  essere stato escluso dall’arca. Mahal, accecato dalla presunzione  della propria giustizia, accusa il Signore di aver peccato contro di  lui.

(GFD/3/336) La seria domanda di Chisarell a suo padre Mahal  riguardo a come egli possa accusare Dio di peccato. Le dure critiche  di Mahal contro Dio. 

(GFD/3/337) Noè spiega a suo fratello Mahal qual è il suo errore  fondamentale. La presunzione di essere giusti e puri è la radice  principale della superbia. Mahal sfida Dio e improvvisamente il  Signore appare a lui e a Noè. 


Nella seguente Rivelazione si apprende la sfida lanciata da Mahal  a Dio e la Risposta che gli dà Dio, oltre all’importante spiegazione  sulla causa naturale del Diluvio. 

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Il Signore parla a Mahal, lui ribatte in tono di sfida e il Signore gli  dà delle risposte che lo ammutoliscono. Spiegazione del pentimento  di Dio. Enormi bacini d’acqua sotto le montagne. Le cause naturali  del diluvio su una zona limitata della Terra. 

1. Tutti allora furono presi da potente spavento di fronte  all’improvvisa apparizione del Signore, sulla sommità dell’altura,  dinanzi a Mahal e a Noè; e Noè stesso ebbe una grande paura. 

2. Ma il Signore disse a Noè: «Noè, non avere alcun timore di Me,  perché Io non sono venuto per giudicare né te, né nessun altro! Ma  siccome tuo fratello Mahal Mi ha citato dinanzi al tribunale della sua  sapienza e Mi chiama a rispondere per il Mio peccato contro la sua  giustizia, allora Io sono dovuto certamente venire per salvare il Mio  Onore di fronte a te e ai tuoi figli, come pure di fronte ai figli di  Mahal! E così dunque Io parlerò con Mahal!» 

3. A questo punto il Signore si volse verso Mahal e gli disse:  «Mahal, figlio Mio! Considerato che secondo la tua giustizia Io ho  peccato, allora indicaMi tale peccato, come pure quello contro tutto  il popolo della Terra, ed Io sono del tutto pronto a rimediare mille  volte ad ogni Mio peccato! Parla tu adesso, o Mahal, figlio Mio!» 

4. Allora Mahal si alzò e si pose dinanzi al Signore con grandissima serietà e disse: «Signore, dimmi! Perché hai detto di pentirTi di  aver creato l’uomo? Eppure hai visto fin dall’eternità come sarebbe  diventato l’uomo! Chi Ti costrinse a commettere Tu Stesso un  peccato con la creazione dell’uomo? 

5. Ebbene, non sarebbe infinitamente meglio per noi, uomini creati  da Te, se non fossimo mai venuti all’esistenza indipendente fuori da  Te, e non sarebbe stato meglio anche per Te, dato che così non  saresti di certo costretto a dire: “Mi pento!”?! 

6. Di cos’altro puoi pentirti se non di un peccato commesso  contro Te Stesso con la creazione imperfetta dell’uomo, che  conseguentemente è anche un peccato contro noi uomini, e in  modo del tutto particolare un peccato contro di me che posso  liberamente pormi di fronte a Te ad ogni istante della mia vita e  che posso chiederTi: 

7. “Signore, indicami Tu l’istante durante la mia vita dall’infanzia  fino ad oggi, nel quale io abbia peccato contro il Tuo Ordine, e se  ciò Ti è possibile, allora che io sia maledetto da Te come lo fu un  giorno il serpente! Ma se Tu non mi puoi imputare niente a peccato,  allora dimmi il motivo per cui Tu vuoi giudicare me e non anche  mio fratello!”» 

8. E il Signore disse: «O Mahal, quale tenebra orribile deve  regnare ora nella tua anima, per parlarMi in questo modo in cui  nessun essere Mi ha ancora mai parlato! 

9. Dimmi, com’è possibile che l’uomo venga immaginato più  perfetto di come egli è posto, fuori dalla Mia Onnipotenza, così  libero che può, come un secondo Dio, questionare con Me, il suo  Creatore eternamente onnipotente, a causa del suo proprio ordine!?  Com’è possibile pensare ad una libertà maggiore di questa che  consente di essere il proprio giudice e di poter peccare contro il Mio  Ordine nel quale l’intera Infinità è eternamente giudicata?!» 

10. A questo punto Mahal tacque; infatti egli scorse l’inconcepibile  perfezione dell’uomo nel suo stato di suprema libertà. 

11. Ma il Signore proseguì: «Ritieni tu dunque che il Mio  pentimento sia come quello di un uomo che abbia peccato? Oh vedi, anche qui tu sei nel più grande errore! Il Mio pentimento è solo un  dolore nel Mio Amore, il quale Amore è costretto a vedere come gli  uomini, da Me posti in così tanta suprema perfezione, si giudichino  e si rovinino da se stessi! 

12. Ritieni tu dunque che nel Mio piano vi sia stato contemplato il  giudizio e la rovina di un qualche essere umano? Vedi, Io sto  facendo sempre il contrario di ciò! 

13. Ma appunto per non giudicare l’umanità nella Mia Onnipotenza, Io ora devo purtroppo permettere che gli uomini si aprano da se  stessi e con violenza le cateratte(13) della Terra, dalle quali usciranno  poderosi flutti che sommergeranno tutto ciò che respira in questa  grandissima zona abitabile della Terra! 

14. Io previdi questo già da lungo tempo; perciò Io avvisai  sempre gli uomini. Ora però essi hanno cominciato a fare una  guerra perfino contro di Me e vogliono distruggere tutta la Terra con  i loro grani esplosivi, come ora stanno anche già facendo saltare  in aria una montagna dopo l’altra; e questo è il loro proprio  giudizio! 

15. Vedi, sotto le montagne vi sono dei grandi bacini d’acqua i  quali contengono oltre tre milioni di miglia cubiche d’acqua;  quest’acqua uscirà da sottoterra e salirà oltre le più alte  montagne di questa zona abitabile e avvolgerà anche il globo  terrestre in vapori, da cui pioverà con violenza! 

16. Oh, dimMi dunque, non feci forse bene se a Noè, l’unico  ancora rimastoMi obbediente, ho ordinato di costruire quest’arca per  salvare almeno la sua vita, se proprio nessun altro Mi vuole  ascoltare? 

17. Ora dimMi tu quando Io ti ho proibito di fare uso dell’arca, e  poi parlerò di nuovo!». 

18. Però Mahal rimase di nuovo muto; e il Signore allora proseguì come segue.  
[...] 


(GFD/3/339) Le obiezioni e le domande di Mahal riguardo alla  morte, all’immortalità, alle origini di Satana e alla sua fondamentale  malignità. Le risposte del Signore. 

(GFD/3/340) I rimproveri di Mahal verso il Signore poiché egli si  considera privo di peccati. Il dolore del Signore per essere stato  accusato da Mahal nonostante il Suo enorme amore per lui.  L’apparizione degli angeli e di Waltar. Il Signore scompare. 

(GFD/3/341) Mahal vede e parla con lo spirito di Waltar, suo  figlio defunto. Il Signore non si fa vedere Personalmente, perché  nessun essere potrebbe conservare la vita nel vederLo. Gli spiriti  che vivono nel regno dell’eterna Luce di Dio vedono la Luce nella  quale Egli dimora ma non vedono Dio. Mahal riconosce il proprio  errore e si pente. Le parole di perdono del Signore dalla nuvola  luminosa. 

Jakob Lorber – Giuseppe Vesco

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