«VOGLIO ESSERE COME UN BAMBINO PICCOLINO... »
"Voglio essere come un bambino piccolino... che tira la veste al suo Papà e con il sorriso gli chiede le cose più semplici, che al mondo possono sembrare le più impossibili..."
La piccolina del Padre
Le "promesse" nella Scrittura
Dio promette la redenzione dopo il peccato di Adamo ed Eva (Gen 3,14-15); promette a Caino protezione anche dopo l'omicidio di Abele (Gen 4,15); promette ad Abramo che è senza figli una discendenza numerosa come la polvere della terra e le stelle del cielo (Gen 12,2 ss.; Gen 15,5); simile promessa fa ad Agar, per consolarla dei maltrattamenti subiti da parte di Sara (Gen 16,10); al popolo ebraico promette, in Mosè, di condurlo in "un paese dove scorre latte e miele" (Es 3,17), appunto la terra "promessa"; in tutte le pagine della Scrittura ed in tutti i profeti Dio promette il Redentore, il segno supremo della sua fedeltà, della sua alleanza, del suo amore.
Quando Gesù sta per tornare al Padre, e vede i suoi rattristati e sperduti, li consola ancora con una promessa: "Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi... il Padre vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di Verità" (Gv 14,15-15).
La Scrittura è tutta un crescendo di promesse - tutte regolarmente mantenute da Dio che è fedele - sempre più luminose: la liberazione dalla schiavitù dell'Egitto; la terra promessa; il Messia e la liberazione dal peccato e dalla schiavitù dell'inferno; Dio con noi, Dio in noi... tutte prove dell'infinito amore del Padre che man mano avanza nella riconquista d'amore dei Suoi figli, delle Sue creature, dell'universo intero.
In questo quadro di amore sempre più ampio la "promessa" di un "fuoco distruttore" è quanto mai inconcepibile: l'unica spiegazione logica e coerente è che questa "pioggia di fuoco" ci sarà - perchè Dio lo ha promesso - ma sarà fuoco di Spirito Santo.
E appunto di questo si tratta nella II Lettera di S.Pietro: la prima promessa è quella di una nuova Pentecoste, a dimensioni universali.
La seconda promessa è conseguenza della prima: «Emitte Spiritum tuum et creabuntur, et renovabis faciem terrae». Ecco cosa chiede la Chiesa allo Spirito Santo: di rinnovare, di creare di nuovo tutte le cose. E San Pietro, che ben conosce l'azione dello Spirito Santo, data per certa la promessa di una universale Pentecoste, può con tranquillità garantirne l'effetto: "Secondo la sua promessa, noi aspettiamo cieli nuovi e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia" (2 Pt 3, 13).
Questa Pentecoste universale non poteva avverarsi nel tempo in cui Pietro scriveva le sue lettere, perché era necessario che prima tutti gli uomini fossero pronti a ricevere questa "pioggia di fuoco", perché Dio "usa pazienza verso di noi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi" (2 Pt 3, 9).
Per convincerci che si tratta di fuoco di Spirito Santo leggiamo la descrizione della Pentecoste negli Atti degli Apostoli, e facciamo un breve confronto con il brano di 2 Pt:
"Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro, ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo..." (At 2, 2-4)
Atti 2,2: Venne all'improvviso dal cielo un rombo
2Pt 3,10: Il giorno del Signore verrà come un ladro... i cieli passeranno con fragore
Il clima è lo stesso. In un momento imprevedibile, tra un rombo notevole - che è sempre parte delle grandi manifestazioni divine - dal "cielo" e nei "cieli" si manifesta l'azione di Dio nel mondo dello spirito in generale e delle anime in particolare. I "cieli" cioè le anime "passeranno" dalla morte alla vita, dalla tenebre alla Luce. Come? Per effetto del "fuoco"....
Atti 2,4: "Apparvero loro come lingue di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro, ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo ".
2 Pt. 3, 7: "Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi."
L'effetto dello Spirito Santo sui primi discepoli lo conosciamo. Eguale effetto - e più splendido ancora - esso avrà sugli uomini tutti. Questi - cieli e terra, cioè anima e corpo - sono "conservati " in attesa di essere penetrati dal "fuoco" dello Spirito Santo al quale sono "riservati" per il giorno del giudizio e per la rovina degli empi. Chi sono gli "empi" che saranno "rovinati" in questo giudizio? I demoni, che dovranno lasciare l'uomo, la terra, l'universo intero che essi, falsi "principi" hanno usurpato, ma che appartiene all'uomo, unico vero "re" del creato.
In questo giorno sarà eseguita la sentenza che Gesù aveva emessa a suo tempo: "Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori" (Gv 12,31).
Il fuoco dello Spirito Santo penetra nei primi discepoli, brucia tutto ciò che sapeva di inferno, frutto dell'antico inquinamento spirituale dell'uomo, e li trasforma. Toglie la paura, il rispetto umano, la nebbia dell'ignoranza e essi non esitano ad uscire in pubblico e ad affrontare flagelli e carcere per testimoniare la Verità: sono diventati "cieli nuovi e terre nuove", sono stati fusi e temprati dal Fuoco Divino.
Esaminiamo anche la Pentecoste minore di cui si parla negli Atti degli Apostoli e facciamo anche di questa un rapido raffronto con la lettera di S.Pietro:
«Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò, e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza. La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un'anima sola... » (Atti 4,31-32).
Atti 4, 32: "La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un'anima sola".
2Pt. 3,12: "Nel giorno di Dio i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno".
La fusione dei metalli è opera propria del fuoco, che solo può scioglierli, purificarli, amalgamarli.
La "fusione" tra gli uomini è opera propria, specifica del fuoco dello Spirito Santo: la moltitudine che aveva "un cuor solo e un'anima sola" è appena una primizia di quell'«Unum sint» per cui Gesù ha pregato ed ha offerto se stesso: "Padre, che siano una cosa sola, come noi" (Gv 17, 11).
Quando verrà la pienezza dei tempi, il «giorno di Dio», sull'umanità intera sarà riversata una tale potenza di fuoco di Spirito Santo che gli uomini, penetrati da questo Fuoco, saranno trasformati nell'anima e nel corpo: cieli e terre nuove.
I corpi perderanno tutte le incrostazioni di peccato e di sensualità ("la terra e quanto è in essa sarà distrutta") e saranno resi capaci di recepire l'azione dello Spirito e di lasciarsi guidare da Lui. Scompariranno le nebbie dagli spiriti ("i cieli si dissolveranno"), e questi avranno pienezza di Luce e di Amore che li farà agire in armonia perfetta con i corpi.
Tutti gli uomini, rigenerati nello spirito e nel corpo, formeranno una unità perfetta tra di loro e con Dio: saranno "un cuor solo e un'anima sola" (Atti, 4, 32), saranno "nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia" (2 Pt. 3, 13). Quello che risulta evidente, in 2 Pt e in Mt 24, è che gli "ultimi tempi" saranno molto duri per l'umanità perché - mentre Dio tacerà (Mt 24,29) - l'inferno griderà la sua rabbia con "carestie, terremoti, dilagare dell'iniquità, tribolazione grande..." (Mt 24,7 ss.) per far cadere le vecchie strutture.
Noi, in questo clima di caos e di tenebre, che dobbiamo fare? Gesù ci rassicura: "Guardate di non allarmarvi; "E’ necessario che tutto questo avvenga" (Mt 24, 6), e Giovanni Paolo II - Papa e Pastore, Sacerdote e Profeta dei nostri tempi - ci indica la via da seguire nella «Dives in Misericordia»:
«Nel nome di Gesù Cristo crocifisso e risorto, nello spirito della stia missione messianica, che continua nella storia dell'umanità, eleviamo la nostra voce e supplichiamo perché, in questa tappa della storia, si riveli ancora una volta quell'azione che è, nel Padre, e per opera del Figlio e dello Spirito Santo si dimostri presente nel mondo contemporaneo, è più potente del male: più potente del peccato e della morte » (Dives in Misericordia, VIII, 15).
Obbedendo alla voce del Pastore, invece di disperarci in gratuite elucubrazioni sul come si manifesterà l'ira di Dio, viviamo con pienezza la nostra dimensione di figli, pregando il Padre di liberarci dal male; chiedendoGli misericordia, forza e spirito nuovo per tutti. Egli ci ascolterà, perché Egli vuole aiutarci più di quanto noi vogliamo essere aiutati, e perché è fedele alla sua promessa. Egli ci libererà dal male, cioè interverrà con la sua potenza non per distruggere l'uomo, ma per allontanare l'oppressore che "ha fatto molto male" (GI 2,20) alla sua creatura, e stringerà questa a sé, per sempre.
Si, la Chiesa è nel caos, non ci sono più sacerdoti-guida, gli uomini sono in uno sbandamento totale sia sul piano spirituale che su quello materiale, ma non bisogna scoraggiarsi:
«la Chiesa stessa deve essere costantemente guidata dalla piena coscienza che... non le è lecito, a nessun patto, di ripiegarsi su se stessa. La ragione del suo essere è, infatti, quella di rivelare Dio, cioè quel Padre che ci consente di essere "visto" nel Cristo» (Dives in Misericordia, VIII, 15).
Questo è il tempo del Padre, il tempo della Misericordia. Tanto più profonde le tenebre, tanto più generale il caos, tanto più splendida sarà la Luce e più pieno il trionfo della Misericordia del Padre:
«Quanto più la coscienza umana, soccombendo alla secolarizzazione, perde il senso del significato stesso della parola misericordia, quanto più, allontanandosi da Dio, si distanzia dal mistero della misericordia, tanto più la Chiesa ha il diritto e il dovere di far appello al Dio della misericordia con "forti grida". Queste "forti grida" debbono essere proprie della Chiesa dei nostri tempi, rivolte a Dio per implorare la sua misericordia, la cui certa manifestazione essa professa e proclama come avvenuta ma Gesù crocifisso e risorto, cioè nel mistero pasquale. E' questo mistero che porta in sé la più completa rivelazione della misericordia, cioè di quell'amore che è più potente della morte, più potente del peccato e di ogni male, dell'amore che solleva l'uomo dalle abissali cadute e lo libera dalle più grandi minacce » (Dives in Misericordia, VIII, 15).
Eliminiamo le sterili polemiche, finiamola di segnarci l'un l'altro a dito accusando questi o quello di tutti i mali. Questo è il gioco dell'inferno che non vuole farci aggrappare all'unica fonte vera di salvezza: la Misericordia del Padre. Siamo in una spirale di odio che può essere spezzata solo dall'Amore di Dio Padre, e il Papa - profeta di misericordia che echeggia la misericordia di tutti i profeti - ci ha mostrato la strada: che aspettiamo a percorrerla? Chiediamo "con forti grida" la misericordia per tutti, e sperimenteremo che "il Signore è rifugio al suo popolo" (G14,16).
Capiremo finalmente che Dio è Padre, solo Padre che, con infinito amore di Padre, si china sulle sue creature pestate dal male e le stringe a sé. Con il calore del suo Amore darà nuovo alito di Vita ai suoi figli, in una nuova creazione con la quale saranno rigenerati nell'anima e nel corpo:
"Ecco infatti io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, e farò di Gerusalemme una gioia, del suo popolo un gaudio. Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia... Prima che mi invochino, io risponderò; mentre ancora stanno parlando, io già li avrò ascoltati. Il lupo e l'agnello pascoleranno insieme, il leone mangerà la paglia come un bue, ma il serpente mangerà la polvere, non faranno né male né danno in tutto il mio santo monte. Dice il Signore". (Is 65,17-25)
Questo "dice il Signore", e la parola del Signore è già realtà viva. Sta a noi accelerare i tempi di questa stupenda realtà con:
"un grido che implori la misericordia secondo la necessità dell'uomo nel mondo contemporaneo. Questo grido sia denso di tutta quella verità sulla misericordia, che ha trovato così ricca espressione nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, come anche nell'autentica vita di fede di tante generazioni del Popolo di Dio. Con tale grido ci richiamiamo, come gli scrittori sacri, al Dio che non può disprezzare nulla di ciò che ha creato, al Dio che è fedele a se stesso, alla sua paternità e al suo amore". (Dives in Misericordia, VIII, 15)
Padre Andrea D'Ascanio
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