La battaglia continua 2
Nel discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana, parlando del Vaticano II disse che «tutto dipende dalla giusta
interpretazione del Concilio»; che «nel Concilio non c’è
frattura ma vera riforma»; che «il Concilio non è stato una
“costituente”»; che fu «una vera riforma: rinnovamento
nella continuità»; che fu «una sintesi di fedeltà e rinnovamento»; che «l’intendimento del Concilio fu di accantonare contraddizioni erronee e superflue»; che «bisogna tornare ai testi autentici del Vaticano II autentico»; che bisogna «rivivificare il Concilio autentico»; che «la Chiesa è
tanto prima quanto dopo il Concilio»; «fermiamoci ai testi
senza andare oltre giustificando ogni estrosità in nome dello spirito conciliare»; che «il Concilio è stato male interpretato»; che «il Concilio non ha nessuna frattura, ma solo una distorsione»; e così disse anche in altre occasioni.
Benedetto XVI si espresse sempre in difesa del Vaticano II.
Ma come si fa a dire che il Vaticano II è rimasto sulla linea della Tradizione della Chiesa, quasi fosse stato un avvenimento di ordinaria amministrazione? Forse che si è spostato
solo l’accento da una ecclesiologia “gerarchico-monarchica” ad una “ecclesiologia già popolare”? Si legga, allora, la
conciliare “Lumen gentium”, che mise in evidenza che «sono tra di loro troppo divergenti, contrastanti, per poter ritenere che entrambe provengono egualmente da Cristo» e
che «se è vera l’una, è difficile che possa esserlo contemporaneamente l’altra».
Questo, allora, è stato “l’avvenimento più sconvolgente
per la Chiesa cattolica nei suoi primi duemila anni di vita”.
Con questo mio scritto ho voluto richiamare l’attenzione
degli studiosi di teologia dogmatica e degli storici sui vari
aspetti gravi e sconcertanti del Vaticano II, ritenuto da tanti
come immune da errori e da macchie, mentre, invece, le rovine di questo “presunto Concilio” continuano ad accumularsi di sempre nuovi danni, perché i suoi principii sono in contrasto col Magistero tradizionale.
Gli argomenti che ho trattati rappresentano, però, solo le
principali questioni di fondo, che permettono ai miei lettori di
avvertire le dimensioni paurose della frana dogmatica che
il Vaticano II ha suscitato nella Chiesa, tanto da far dire
persino a Paolo VI che «il Concilio ha suscitato piuttosto
turbamenti».
Sulla traccia del mio lavoro, gli studiosi potranno approfondire il tutto alla luce della Rivelazione, della Tradizione e del Magistero solenne di sempre!
Il Papa Benedetto XVI, invece, continua a indicare «l’urgenza dell’approfondimento della fede e della fedeltà integrale al Concilio Vaticano II e al magistero post-conciliare
della Chiesa», come lo disse ai Vescovi austriaci, richiamando all’ordine la Chiesa austriaca su «l’urgenza dell’approfondimento della fede e della fedeltà integrale al Concilio Vaticano II e al Magistero post-conciliare della Chiesa».
Ora, dopo quella elencazione anti-tradizionale, come si può affermare ancora che il Vaticano II è sulla scia della
Tradizione?
Eppure, Benedetto XVI continua a indicare «l’urgenza
dell’approfondimento della fede e della fedeltà integrale al
Concilio Vaticano II e al Magistero post-conciliare della
Chiesa».
Se leggiamo, però, l’intervista che Benedetto XVI ha rilasciato a padre Johannes Nebel, dove Ratzinger fece autocritica e si confessò di essere stato “quasi troppo timoroso”
nei confronti di certe azzardate tesi teologiche in voga nella
Chiesa subito dopo il Concilio, dicendo: «A quel tempo, la situazione era estremamente confusa ed irrequieta, e la stessa posizione dottrinale della Chiesa non era più sempre
chiara», e ricordò come venissero fatte circolare delle tesi
«diventate improvvisamente possibili», nonostante «non
coincidessero, in realtà, col dogma». Il Papa, poi, disse: «Io
stesso ero, in quel contesto, quasi troppo timoroso rispetto
a quanto avrei dovuto osare per andare in modo così diretto “al punto”».
E allora, come si può conciliare “l’approfondimento della fede e della fedeltà integrale al Concilio Vaticano II al
Magistero post-conciliare della Chiesa” con i mutamenti più
sorprendenti, sconvolgenti, che si registrano nelle tre Costituzioni degli anni “64-65”, quali la “Dei verbum”, che accettava la demitizzazione della parola di Dio, perché riconobbe la
legittimità del metodo storico-critico-letterario nell’interpretazione delle Sacre Scritture, compresi i Vangeli (18.11.1965);
la “Lumen gentium” (21.11.1965) e la “Gaudium et spes”
(07.12.1965), che rimisero in discussione la stessa natura o
identità della Chiesa e il senso della sua vera missione “nel
mondo”? Forse che quelle proposte e quegli orientamenti,
sempre riemergenti ma sempre inascoltati, ora, invece, hanno
preso corpo e forma nel Vaticano II, certamente non per ispirazione dello Spirito Santo, bensì dallo “spirito del mondo” moderno, liberale e teilhardiano, modernista e, quindi,
opposte al regno di Nostro Signore Gesù Cristo? E forse che
le riforme e gli orientamenti ufficiali di Roma, imposte in nome del Vaticano II, non siano chiaramente di stile protestante e liberale, in opposizione della Tradizione e del Magistero ufficiale della Chiesa di sempre? Esse, infatti, ci hanno dato delle nuove istituzioni; un nuovo sacerdozio, un
nuovo culto e un nuovo insegnamento sempre in ricerca, e
questo sempre in nome del Concilio che si volle “pastorale”
appunto per facilitare l’introduzione ufficiale, come testo di
Chiesa, delle idee liberali.
Si leggano, studiando e analizzando, per esempio:
a) i rapporti dei Vescovi e del Papa nella Costituzione
della “Chiesa”, dei “Vescovi”, delle “Missioni”;
b) il “sacerdozio” dei preti e quello dei laici, nei preliminari della “Lumen gentium”;
c) i “fini” del matrimonio, nella “Gaudium et spes”;
d) la libertà della ricerca, della conoscenza e del concetto di libertà nella “Gaudium et spes”;
e) l’“ecumenismo e le relazioni con le religioni non
cristiane, come gli atei, ecc.
In tutti i “passi” di questi documenti conciliari si respira aria non cattolica, che ci obbliga a domandarci: qual è
stato il ruolo papale in tutte quelle opere? Quale la sua responsabilità? Gli apprezzamenti del clero e dei cattolici liberali, dei protestanti, dei framassoni sul Vaticano II, confermano le nostre apprensioni e l’affermazione del cardinale
Suenens sul Vaticano II, e cioè che «il Vaticano II è stato il
“1789” nella Chiesa!».
A conclusione di questo mio dire, voglio leggerVi queste
“Istruzioni segrete” dell’Alta Vendita della Carboneria,
scritte nel decennio 1820-1830:
«Il lavoro che stiamo per intraprendere… può durare
molti anni, forse un secolo… Quello che dobbiamo cercare e aspettare, come i Giudei aspettano il Messia, è un Papa
secondo i nostri bisogni… per spezzare con Lui la roccia
sulla quale Dio ha costruito la sua Chiesa…
Per assicurarci un Papa secondo il nostro cuore, si tratta, prima di tutto, di formare una generazione degna del
regno che noi desideriamo… Fatevi una reputazione di
buon cattolico… Questa reputazione darà facile accesso alle nostre dottrine tra il giovane clero… In qualche anno,
questo giovane clero, che avrà per forza invaso tutte le
funzioni… sarà chiamato ad eleggere il Pontefice… e questo Pontefice, come la maggior parte dei suoi contemporanei, sarà imbevuto di princìpi… umanitari che noi stiamo
per metter in circolazione…
Noi dobbiamo… riuscire, attraverso dei piccoli mezzi
ben graduati, a far trionfare l’idea rivoluzionaria attraverso un Papa…
Questo progetto mi è sempre parso di un calcolo sovrumano!».
Così il “piano” della Massoneria!..
A questo punto, possiamo domandarci: «è possibile che la
Chiesa di Cristo possa avere un “Papa framassone”»?..
Ma quando si sa che il Cardinale Rampolla, affiliato alla Massoneria, doveva succedere a Leone XIII, e che non
arrivò a mettere la tiara solo perché intervenne l’Imperatore
d’Austria-Ungheria a denunciarlo, ai Cardinali in Conclave,
della sua appartenenza alla Massoneria, non si può non temere che abbia a succedere ancora una simile eventualità!..
Ascoltate, perciò, quello che scrisse Leone XIII nel Suo
“Piccolo esorcismo”:
«Ecco che dei nemici astutissimi hanno riempito d’amarezza la Chiesa, sposa dell’Agnello Immacolato; l’hanno imbevuta d’assenzio; hanno messo le loro mani empie
su tutto ciò che in Essa c’è di desiderabile. Là, dove fu stabilita la Sede del Beato Pietro e la cattedra della Verità, come una luce tra le Nazioni, là, hanno insediato l’abominevole trono della loro empietà, affinché, colpito il Pastore,
possano disperdere il gregge».
Ma allora, che dobbiamo fare di fronte a questa situazione “reale” della Chiesa, che si direbbe, umanamente
parlando, disperata?..
C’è solo da pregare e da soffrire con Essa e per Essa,
ma dobbiamo anche fare tutto ciò che può essere in nostro
potere!..
Carissimi tutti, stiamo fermi nella Fede!.. Conserviamo
la speranza cristiana!.. Nutriamo la Carità divina!..
È di “santità” e di essa solo che ha bisogno, oggi, più
che mai, la Chiesa!
E ricordiamoci che la “MADONNA” resisterà sempre
agli assalti di “Satana”, finché lo debellerà per sempre!..
Come fu, per mezzo di Maria, che il Salvatore è venuto in questo mondo, facendosi “Uomo”, è ancora per mezzo di LEI che il Salvatore preparerà il Suo secondo Avvento, alla fine dei tempi. Allora, Ella lotterà contro il dragone, l’antico Serpente; ma non sarà un semplice episodio
della Sua vita; bensì sarà la continuazione ed il compimento della Sua “missione divina”, poiché DIO l’ha costituita, sin dal Paradiso terrestre, come l’Avversaria personale di Satana, al quale schiaccerà il capo!
Allora, preghiamo:
«Augusta Regina dei Cieli e degli Angeli, TU che hai ricevuto da Dio il potere e la missione di schiacciare la testa
di Satana, Noi TI domandiamo, umilmente, di inviare Legioni Celesti che, sotto i tuoi ordini, perseguitino i demoni,
li combattano dappertutto, reprimano la loro audacia e li
ricaccino nell’abisso infernale!».
Così sia!
sac. dott. Luigi Villa
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