LA DIVOZIONE AL S. CUORE DI N. S. GESÙ CRISTO
Essendo l’esempio dei Santi un motivo potente per indurci a una devozione da essi stessi praticata, e insieme un’istruzione salutare per insegnarci a praticarla, torna opportuno di riferire qui í sentimenti di alcuni di quelli che verso il S. Cuore di Gesù furono più teneri e più addentro in questa devozione.
S. Chiara, fervente d’amore per Gesù, a fine di dargli un contraccambio, stimò di non trovar pratica più propria a mostrargli la sua riconoscenza, che di salutare e d’adorare più volte al giorno il S. Cuore di Gesù nel SS. Sacramento; e con questa devozione, com’è notato nella vita di lei, l’anima sua era satura delle delizie più dolci e delle grazie più segnalate. Nullo non die Cor Christi salutabat ac venerabatur, quo in pietatis exercitio non modicis voluptatibus perfundebatur. (Lyra, de Imitatione Iesu patientis. L. 5, c. 6).
La preghiera di S. Geltrude, posta in fine del libro, è una prova della stima che la Santa faceva di questa devozione, e lo storico della vita di lei, descrivendone la morte preziosa, dice che quest’anima beata prese il volo verso il cielo e si rifugiò nel santuario della Divinità, cioè, soggiunse egli, nel Cuore adorabile di Gesù che lo Sposo divino le aveva aperto in un eccesso d’amore. Beata illa anima expirans, in coelum ad suavissimum Cor Jesu evolavit. (Cornel c. 3).
Santa Matilde aveva un sentimento sì grande di questa devozione, che sempre parlava del Cuore adorabile di Gesù e dei favori straordinari che ogni giorno riceveva per mezzo di questa devozione. L’amabile Salvatore le diede Lui stesso il suo Cuore per pegno dell’amor suo e per servirle di asilo, affinché vi trovasse continuamente un dolce riposo durante la vita e una consolazione indicibile in punto di morte. Cum iniponeret Missam: Venite benedicti Patris mei, ineffabili et innsitata quadam replebatur laetitia, dixitque ad Dominum: — O si unam essem de his nimium benedictis qui hanc tuam dulcissimam audituri sunt vocem! — Ad quam Dominus respondit: Etiam pro certo scias, daboque tibi Cor nieum in pignus quod tecum semper habeas, et in die illa cum hoc desiderium tuum complevero, in testimonium mihi illud resignes. Do etiani tibi Cor meum in domum refugii, ut in hora defunctionis tuae nulla via praeterquam in Cor meum perpetuo pausatura declines. (Liber specialis gratiae P. II, c. 19).
S. Caterina da Siena ebbe a cuore in modo straordinario questa devozione. Essa fece al suo Sposo divino donazione completa del suo cuore, ricevendo in cambio il Cuore di Gesù, e protestava che ormai non voleva vivere né agire se non secondo i moti e le inclinazioni del Cuore di Gesù Cristo. Sancta Catharina Senensis pro corde suo petiit et obtinuit Cor Christi, ut Illo vegetaretur, viveret et ageret quaecumque agebat. (Corn. a Lap. Comment. in Cant. cantic. c. IV, vers. 9).
— Tu stai in pena per la mia salute — scriveva S. Eleazaro a santa Delfina — e desideri sapere mie notizie: va’ spesso a trovare l’amabile Gesù nel SS. Sacramento; entra, entra nel S. Cuore di Lui e avrai mie notizie, perché mi troverai sempre lì, ché quella è la mia dimora ordinaria. Hic enim habito. (Surius, in Vita c. 30).
Ma le parole di S. Bernardo ci rivelano non solo i bei sentimenti del Santo verso il Cuore adorato, ma ci fanno anche conoscere che la devozione al S. Cuore di Gesù non è una devozione soltanto dei giorni nostri. «O dolcissimo Gesù — egli esclama — quante ricchezze racchiudi nel tuo Cuore!Ma perché gli uomini si danno sì poca pena della perdita che fanno, col mostrarsi dimentichi e indifferenti verso un Cuore sì amabile? Per me, aggiunge il Santo, non voglio trascurar nulla, per guadagnarlo e possederlo. Gli consacrerò ormai tutti i pensieri miei; i sentimenti e i desideri suoi saranno miei, insomma voglio dar tutto per acquistarmi questo prezioso tesoro. Ma che bisogno c’è di comprarlo, continua il Santo, mentre esso è veramente mio? Sì, lo dico francamente, il Cuore di Gesù è mio, perché Egli è il mio Capo, e ciò che appartiene al capo non è anche di tutte le membra? Dunque il Cuore di Gesù sarà in avvenire il tempio dove io non cesserò di adorarlo, la Vittima che sempre gli offrirò e l’altare dove farò i miei sacrifici, sul quale le stesse fiamme onde arde il Suo consumeranno anche il mio. Nel S. Cuore avrò un modello per regolare i moti del mio, un fondo per pagare ciò che devo alla giustizia divina, un porto sicuro dove, stando in salvo dai naufragi e dalle tempeste, dirò con David: — Ho trovato il Cuore per adorare il mio Dio. (II Reg., 7, 27). Sì, ho trovato questo Cuore nell’adorabile Eucaristia, perché vi ho trovato il Cuore del mio Re, del mio Amico, del mio Fratello, cioè il Cuore del mio Redentore adorato. Chi mai dopo ciò m’impedirà di pregare con fiducia e dì ottenere ciò che avrò chiesto? Orsù, fratelli miei, entriamo in questo Cuore amato per non uscirne più. Mio Dio, continua egli, se si prova tanta consolazione al solo, ricordo del S. Cuore, che cosa sarà l’amarlo teneramente, che sarà l’entrarvi e restarvi per sempre? Attirami tutto in cotesto tuo Cuore, o Gesù amato, aprimi il tuo Cuore, che ha per me tante attrattive! Ma questo seno aperto non ne è forse l’ingresso? E la ferita stessa del S. Cuore non m’invita forse ad entrarvi? Bonus thesaurus, bona margarita Cor tuum, bone Jesu! Quis hanc margaritam abiciat? Quin potius dabo omnia, omnes cogitationes et affectus mentis commutabo, et comparabo illam mihi, iactans omne cogitatum meum in Corde Domini». (Bern. Tract. de Pass. Domini, c. 3).
Qui si deve aggiungere ciò che il celebre Lanspergio, uomo conosciutissimo per i suoi libri pieni d’unzione e di pietà soda, ha scritto su questo argomento. Si tratta d’un esercizio speciale sulla devozione al S. Cuore di Gesù, che egli chiama mezzo efficacissimo per accendersi in poco tempo d’amore ardentissimo verso Dio. Ecco le sue parole:
«Abbi somma cura d’eccitarti senza posa con atti frequenti di devozione costante a onorare il Cuore amabile di Gesù, tutto pieno d’amore e di misericordia verso di te. Per mezzo suo devi chiedere quel che vuoi ottenere; per mezzo suo e in Lui devi offrire all’Eterno Padre tutte le tue azioni, perché il S. Cuore è il tesoro di tutti i doni sopranaturali e di tutte le grazie.
«Egli è, per così esprimermi, il mezzo per cui ci uniamo a Dio più strettamente, e per cui Dio stesso si comunica a noi con più liberalità. Perciò ti consiglio di mettere là dove passi più spesso qualche immagine devota che rappresenti il S. Cuore di Gesù, la cui vista ti rammenti di continuo le sante pratiche di devozione verso il Cuore adorato e ti spinga ad amarlo sempre più…
«Quando ti senti più mosso da tenera devozione, puoi baciare la detta Immagine con i sentimenti stessi con cui baceresti davvero il S. Cuore di Gesù Cristo nostro Signore. A questo S. Cuore devi fare ogni sforzo continuo d’unire il tuo, non volendo più avere altri desideri né sentimenti che non siano quelli di Gesù, persuadendoti che il suo Spirito e il suo S. Cuore passa, per dir così, nel tuo e che di due cuori non se ne formi più che uno solo. Attingi, attingi quanto ti piace in questo Cuore amato tutti i beni immaginabili, non potrai esaurirlo mai. Del resto è utile e anche necessario onorare con singolare devozione il S. Cuore di nostro Signor Gesù Cristo, in cui devi rifugiarti in ogni tua necessità a fine di ricavarne il conforto e l’aiuto che ti abbisognano. Perché, se anche tutti ti abbandonassero e ti dimenticassero, ti resterà Gesù, solo amico fedele, e ti custodirà sempre nel suo Cuore. Affidati a Lui, conta su di Lui; il S. Cuore di Gesù è l’unico che ti ami sinceramente e che non t’ingannerà mai»2.
Fin qui Lanspergio nel suo capitolo intitolato: Esercizio di devozione al S. Cuore di Gesù, nel quale si trovano quelle belle preghiere che riporteremo nell’ultima parte di questo volume. L’Autore del libro intitolato: Il cristiano interiore, persona di pietà tanto sublime quanto soda e la cui opera è piena dello spirito di Gesù Cristo in tutta la sua purezza, ci fa conoscere per mezzo delle cose che ne ha dette, quale fosse la sua pratica e quale alta idea avesse della solidità ed importanza di questa devozione.
«Il S. Cuore di Gesù (così al cap. 7 del libro quarto) è il centro dell’umanità. Quando l’anima nostra sarà distratta e dissipata, bisognerà menarla dolcemente al S. Cuore di Gesù per offrire all’Eterno Padre le disposizioni sante di questo Cuore adorabile, ed unire quel poco che facciamo coll’infinito che fa Gesù: così non facendo niente noi, molto facciamo per mezzo di Gesù Cristo. Il Cuore divino di Gesù sarà d’ora innanzi, o anima devota, il tuo Oratorio; in Lui e per mezzo suo offrirai le tue preghiere a Dio Padre, se vuoi ch’esse gli siano gradite; sarà la tua scuola dove andrai a imparare la scienza sublime di Dio contraria alle opinioni e alle disgraziate massime del mondo; sarà il tuo tesoro, dove andrai a prendere ciò che ti bisogna per arricchirti, la purezza, l’amor puro, la fedeltà. Ma ciò ch’è più prezioso e più abbonda in questo tesoro sono le umiliazioni, le sofferenze e l’amore ardente della più grande povertà. E sappi che la stima e l’amore di queste cose sono un dono sì prezioso, che non si trova che nel Cuore d’un Dio umanato, come nella sua prima sorgente; che gli altri cuori, per quanto santi e nobili siano, ne hanno più o meno, secondo che più o meno ne vanno ad attingere a questo tesoro, voglio dire nel Cuore di Gesù Cristo».
Si è osservato infine che non soltanto tutti i Santi della Chiesa, che ci appariscono arricchiti delle maggiori grazie, nutrirono verso Gesù un amore ardentissimo e tenerissimo, ma che non ce n’è quasi affatto nessuno di tutti quelli, che ebbero per Gesù una tenerezza eccessiva, che non abbia avuto una devozione singolare verso il S. Cuore di Lui. Chi ha letto la vita di S. Francesco d’Assisi, gli opuscoli di S. Tommaso, le Opere di S. Teresa, le vite di S. Bonaventura, di S. Ignazio, di S. Francesco Saverio, di S. Filippo Neri, dì S. Francesco di Sales, di S. Luigi Gonzaga, ecc., hanno potuto notare la tenera devozione di questi Santi verso il S. Cuore di Gesù. E a dimostrare che tale devozione è anche ordinaria a tutte le anime elette che ardono di carità ardentissima verso il nostro amabile Redentore, basta leggere la vita della gran Serva di Dio Armella Nicolas, defunta recentemente in fama di santa. Ecco ciò ch’è riferito nella sua vita che ha per titolo: Il trionfo dell’Amor divino:
«Quando mi toccava qualche dispiacere da parte delle creature, così essa, io ricorreva al mio amabile Salvatore che subito mi colmava di dolcissime consolazioni. Si sarebbe detto ch’Egli temeva ch’io soffrissi qualche dispiacere, tanto era sollecito di consolarmi nelle mie pene e dolori. Assai spesso anche mi mostrava il suo Cuore aperto, affinché io mi ci nascondessi, e nello stesso tempo mi trovavo chiusa in quello con tanta sicurezza che tutti gli sforzi dell’Inferno mi sembravano vere debolezze. Ci fu un tempo lunghissimo che non potei trovarmi in altro luogo che nel S. Cuore, tanto che dicevo agli amici: — Se volete trovarmi non mi cercate altrove che nel Cuore del mio divino Amore, perché non mi muoverò di li né giorno né notte. Esso è il mio albergo e il rifugio contro tutti i miei nemici»3.
P. GIOVANNI CROISET S.J.
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