I fallimenti premeditati
Molte furono le iniziative e le opere che don Villa cercò di far nascere, ma che, anche sotto il pontificato di Pio XII, gli furono fatte fallire.
Già nel 1953, appena incardinato nella diocesi di Ferrara, don Luigi pianificò la fondazione di un grande Movimento missionario formato prevalentemente da tecnici, col titolo I.M.I. (Istituto Missionario Internazionale); ma lo fermarono subito.
Il 21 aprile 1957, don Villa fondò il Movimento “Euro-Afro-Asiatico”, legato ad una sua Rivista che portava lo stesso titolo, e di cui aveva già avuto regolare autorizzazione dal suo Vescovo, Sua Ecc.za mons. Giambattista Bosio. Ma il Movimento ebbe anch’esso vita breve, perché glielo chiusero.
Gli fecero chiudere, subito dopo la prima edizione, anche un’altra sua Rivista: “Colloquio Oriente-Occidente”, che sarebbe stata alimentata da un altro suo Istituto per le “religioni non cristiane”.
Ancora: gli impedirono di fondare un “Centro di teologi” per combattere il rinascente Modernismo e il progressismo nella Chiesa. L’ordine venne direttamente da Sua Ecc.za mons. Giovanni Benelli, Pro-segretario di Stato di Paolo VI.
In quello stesso periodo, sempre il solito massone Pro-segretario di Stato, mons. Giovanni Benelli, gli impedì di continuare una serie di “Congressi di studio” permanenti.
Don Villa riuscì a dar corpo solo ai primi tre:
1. Il Primo Congresso di Roma, dal titolo: “Ortodossia e ortoprassi” (1-4 ott. 1974);
2. Il Congresso di Firenze, dal titolo: “La donna alla luce della teologia cattolica” (16-18 sett. 1975);
3. Il Secondo Congresso di Roma, dal titolo: “Cristianesimo e comunismo ateo” (20-22 sett. 1977).
Mentre nei due Congressi di Roma, la presenza di Cardinali impedì a mons. Benelli un suo intervento diretto, per il Congresso di Firenze, l’Arcivescovo di Firenze, card. Florit, ebbe l’ordine da Roma di proibire la partecipazione al Congresso a tutto il clero fiorentino. Il Cardinale, spiacente di quel comando, lo comunicò subito a don Villa e gli promise di mandargli un Vescovo a presiedere per tutta la durata del Convegno. E così avvenne!
Altre iniziative che gli furono fatte fallire, furono: la fondazione di un “terzo ramo” di Religiose-laiche, da affiancare ai vari Istituti missionari, e l’iniziativa di “reclutamento” di “vocazioni” per il Sacerdozio; iniziativa che fu poi imitata da tutti i Seminari e dagli Istituti missionari, ma il suo progetto iniziale di formazione spirituale fu sviato e finì col secolarizzarsi.
Personalmente, don Villa fece entrare nei Seminari missionari circa una cinquantina di ragazzi che, oggi, sono preti.
Ormai, era evidente che non gli era più permesso muovere alcun passo, realizzare alcuna idea, né iniziare alcun progetto che fosse per la difesa della Fede cattolica.
Per questo, don Villa dovette rifiutarsi di accettare anche le offerte di amici e... nemici.
Egli rifiutò, infatti, parecchie “donazioni” di ville e di enormi somme di denaro. Persino un Cardinale gli volle regalare tutta la sua proprietà: due ampie scuole elementari e medie, già in funzione, e due ville con 60 ettari di oliveto e una chiesa.
Anche il cardinale Giuseppe Siri gli offrì il Convento dei Benedettini a Genova. Ma don Villa rinunciò a tutto, sempre, perché aveva già previsto la bufera che si stava abbattendo sulla Chiesa, e perciò preferiva restare povero, per non trovarsi legato e coinvolto in questioni economico-finanziarie, ma soprattutto, per rimanere libero di occuparsi del mandato che aveva ricevuto da Padre Pio e da Pio XII di aiutare la Chiesa a guarire dalla nebulosa situazione in cui si sarebbe trovata sotto gli attacchi della massoneria ecclesiastica!
Per questa ragione, disse “no” anche a due ricchissimi americani che gli offrirono miliardi se avesse ceduto loro la sua Rivista “Chiesa viva”.
Egli ebbe anche la strana “offerta” miliardaria di un avvocato americano che gli disse di essere disposto a pagargli ogni Movimento che egli avrebbe potuto fondare per annientare la Chiesa Tradizionale e per fondarne una “nuova” da far trionfare.
Don Villa fu sempre attivo anche nella sua opera sacerdotale di salvare le anime. Un caso singolare avvenne nel 1957, quando ebbe un incontro con il grande scrittore italiano Curzio Malaparte. Prima associato al fascismo e poi, verso la fine della sua vita, al comunismo, Malaparte giaceva in una clinica di Roma con il cancro. La sua stanza era sorvegliata dal famoso picchiatore comunista Secchia, per impedire il passaggio a chiunque non fosse di sinistra. Egli cercò d’impedire anche l’ingresso di don Villa, ma non vi riuscì. Malaparte gli sorrise e gli disse: «Lei è un carattere. Dovrà lottare!». Un’altra volta che andò a trovarlo, don Villa gli parlò del suo progetto di fondare una nuova Opera, e tanto fu l’entusiasmo di Malaparte che gli promise che, se fosse guarito, egli avrebbe messo la sua penna al suo servizio. L’ultima volta che lo vide, Malaparte disse a don Villa che, dopo aver riflettuto molto, aveva deciso di regalargli la sua villa di Capri, come prima sede dell’Opera che voleva fondare. Ma non se ne fece nulla perché, pochi giorni dopo, la stanza di Malaparte fu blindata dal comunista Secchia e da vari comunisti della direzione del periodico “Vie Nuove”, che riuscirono, poi, a farsi donare la villa. (Il come avvenne, don Villa non lo seppe mai!).
a cura dell’Ing. Franco Adessa
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