Dio nel creare l’uomo non lo distaccò da Sé quindi si trova nella condizione di necessità d’amarlo. E l’ultimo assalto dell’Amore Divino alla sua creatura è farle il gran dono della Volontà Divina. Il Creatore nel creare l’uomo stendeva nel fondo della sua anima l’ordine delle sue Qualità divine, come tanti cieli.
[…] Gesù ha voglia di parlare dell’amore rigurgitante con cui fu creato l’uomo. […]
“Figlia del mio Voler Divino, voglio farti conoscere tutte le particolarità con cui fu creato l’uomo, per farti comprendere l’eccesso del nostro amore ed il diritto del nostro Fiat di regnare in lui.
Tu devi sapere che il nostro Essere Divino nella creazione dell’uomo si trovava nella condizione di necessità dell’Amore d’amarlo, perché tutto ciò che gli demmo non restò distaccato da Noi, ma trasfuso in Noi; tanto vero che alitandolo gli infondemmo la vita, ma non distaccammo il nostro alito da quello creato in lui, ma lo lasciammo immedesimato col nostro, in modo che come l’uomo fiatava sentivamo e sentiamo il suo fiato nel nostro. Se [il nostro Essere Divino] col nostro Fiat creò la parola, col pronunziarsi sulle sue labbra non restò distaccata la parola, dono grande datogli da dentro il nostro Voler Divino; se creammo in lui l’amore, il moto, il passo, quest’amore restò vincolato col nostro amore, col moto nostro, e la virtù comunicativa dei nostri passi nei suoi piedi. Sicché sentivamo l’uomo dentro di Noi, non fuori di Noi; non il figlio lontano, ma vicino, anzi immedesimato con Noi. Come non amarlo se era nostro e la sua vita stava nella continuazione degli atti nostri? Non amarlo sarebbe andare contro la natura del nostro amore. E poi chi è che non ama ciò ch’è suo e ciò ch’è stato formato da lui?
Perciò il nostro Essere Supremo si trovava e si trova tutt’ora nella condizione di necessità d’amarlo, perché l’uomo è ancor tutt’ora quello da Noi creato, il suo fiato lo sentiamo nel nostro, la sua parola è l’eco del nostro Fiat, tutti i nostri doni non li abbiamo ritirati; siamo l’Essere immutabile né siamo soggetti a mutarci: l’amammo e l’amiamo; ed è tanto questo nostro amore, che Noi stessi Ci mettemmo in condizione di necessità d’amarlo. Ecco, perciò i nostri tanti stratagemmi d’amore e l’ultimo assalto che vogliamo dargli: il gran dono del nostro Fiat, affinché lo faccia regnare nell’anima sua; perché senza del nostro Volere l’uomo sente gli effetti della sua vita, ma non scorge la causa e perciò non si cura d’amarci. Invece la nostra Divina Volontà farà sentire Chi è che gli dà la vita ed allora anche lui si sentirà la necessità d’amare Colui che è causa primaria di tutti gli atti suoi e che tanto l’ama”.
(E Luisa continua:)
Onde seguivo il mio giro nella Creazione ed il mio sempre amabile Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, vedi che ordine c’è nella Creazione di tutto l’universo; ci sono cieli, stelle, soli, tutti ordinati. Molto più nel creare l’uomo, il nostro Essere Divino stendeva nel fondo della sua anima l’ordine delle nostre Qualità divine, come tanti cieli. Quindi stendevamo in lui il cielo dell’Amore, il cielo della nostra Bontà, il cielo della nostra Santità, della nostra Bellezza e così di seguito. E dopo d’aver disteso l’ordine dei cieli delle nostre Qualità divine, il nostro Fiat nella volta di questi cieli si costituì Sole dell’anima, che colla sua luce e calore, riflettendo in lui, doveva [far] crescere e conservare la nostra vita divina nella creatura. E come le nostre Qualità divine Ci additano il nostro Essere Supremo, così questi cieli distesi nell’uomo additano che lui è nostra abitazione. Chi può dirti il modo, l’amore con cui Ci dilettammo nel creare l’uomo? Oh, se lui conoscesse chi è, che possiede, oh, come si stimerebbe di più e starebbe attento a non macchiare l’anima sua, ed amerebbe Colui che con tant’amore e grazia lo ha creato!”
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