lunedì 23 marzo 2020

Il piano che mira a scardinare il clero dalla fedeltà a Cristo e alla Chiesa e' ben studiato e articolato.



- Corrompere i preti fin dove si può, facendoli diventare non più maestri di verità e di virtù, ma discepoli degli errori e dei vizi del mondo. Non più guide, ma ... guidati; non più conquistatori di anime ma ... conquistati dal mondo.

- Intimidire e praticamente costringere al silenzio chi non si è lasciato corrompere. E di fatto, quanti preti anche buoni, ricchi di vita interiore, pur vivendo rettamente la loro vita personale, non combattono più la buona battaglia e tacciono sulle miserie del nostro tempo per non scontrarsi col mondo!

- Ridicolizzare chi non si è lasciato né corrompere, né intimidire, perfargli perdere credibilità davanti alla gente.

- Calunniare chi non si è fermato nemmeno davanti al timore di apparire ridicolo e fuori dal tempo.

- E, infine, ignorare e isolare chi è disposto a spingere fino alle estreme conseguenze la fedeltà alla sua missione.
E, a completamento dell'opera, risuona l'altra parola d'ordine: 'Esaltare i preti rinnegati, i traditori che sono sempre pronti a contrastare il Vangelo di Cristo e a dare il loro consenso al vangelo del mondo. Parlare bene di questi, concedere spazio ai loro interventi e soprattutto farli apparire come profeti incompresi dalla Chiesa".
Ma Gesù ha pietà dei suoi preti; conosce le loro difficoltà e gli ostacoli che incontrano e non dimentica lo slancio di generosità con cui un giorno gli hanno detto il loro "sì".
Li vuole santi i suoi preti, per il loro bene e per il bene della Chiesa e di tutta l'umanità.
Questi 'LAMENTI DIVINI" vogliono risvegliare nei sacerdoti tiepidi o stanchi, confusi o traviati la nostalgia di un antico amore ormai spento, o quasi, tra Gesù e i suoi amici prediletti.
Con queste parole Gesù vuol ridare un'anima al sacerdozio dei suoi preti, perché ridiventino sale della terra e luce del mondo. Meditare queste pagine farà sicuramente bene ad ogni prete. E farà bene anche ai laici. Ma nessuno le può usare come pretesto per farsi giudice di qualche sacerdote. Chi giudica è il Signore! Non è di giudici che ha bisogno un prete in difficoltà, o forse già fuori strada. Di giudici, capaci solo di criticare il suo operato, ne ha incontrati troppi sulla sua strada, anche quand'era un buon prete.
Ciò che forse gli è mancato è la presenza discreta e consolante di qualche amico e più ancora la preghiera di tanti fratelli consapevoli che al prete non si può e non si deve sempre e solo chiedere, ma bisogna anche dare, se non altro almeno il sostegno che si può invocare per lui dal Signore, perché sia sempre fedele e generoso nel suo amore a Cristo e nel suo servizio ai fratelli.
Diffondere queste pagine è certamente utile per far comprendere a tanti cristiani quanto bisogno può aver un prete della loro amicizia e della loro preghiera.

Don Enzo Boninsegna

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