(Gesù racconta dalla Croce)
La via della Croce
Due soldati camminavano davanti a me e due dietro. Tutt' attorno c'era il popolo che preso dalla curiosità voleva godersi lo spettacolo fino in fondo.
Dopo aver percorso un breve tragitto mi accasciai a terra sotto il peso dell'asse che portavo sopra le spalle. I soldati che stavano dietro di me m'aiutarono a rialzarmi
con veemenza e mi rimisero in piedi non curanti dei dolori lancinanti che mi procurava il legno sulle nude piaghe. Il sangue mi grondava da tutte le parti del corpo.
Pensai a mia madre e provai una fitta al cuore quando mi accorsi che mi veniva innanzi. Mi seguiva silenziosa, e il suo volto, per quanto addolorato, sprigionava una luce d'amore
dalla quale mi sentii abbracciare.
"Madre, sii benedetta fra tutte le donne, perché hai aderito sempre alla volontà del Padre mio" .
Mi trascinavo a stento e i soldati, vedendo che non riuscivo più a stare in piedi, fermarono un uomo, un certo Simone di Cirene. Faceva il contadino, tornava stanco dal lavoro
e per qualche denaro accettò di aiutarmi a portare l'asse.
Una donna si fece innanzi e con grande pietà mi asciugò il volto, mi sentii refrigerato e, per ricompensare la sua carità, le lasciai impresso il mio volto
nel panno. Altre donne mi consolavano durante il cammino con pianti e gemiti e, malgrado fossi allo stremo delle forze, le avvertii delle future sofferenze che si sarebbero abbattute su di loro e sui loro figli.
Il Calvario dista dal Pretorio meno di un chilometro. Così, giunti sul monte con la velocità di chi vuole sbarazzarsi della prova del delitto, buttato l'asse per
terra, m'hanno spogliato completamente e disteso supino.
Un carnefice m'ha inchiodato i polsi al patibolo e legata la fune al petto.
Altri due m'hanno innalzato sullo stipite già pronto e infisso al terreno.
Fermati i due assi della croce hanno allentato la fune e il mio corpo, scivolando verso il basso, s'è assestato con un orribile strattone. Poi hanno inchiodato anche
i miei piedi.
Le immagini dei ricordi si esauriscono. C'è solo da attendere che tutto si compia. Abbassando lo sguardo rivedo mia madre sostenuta dal braccio di Maria Maddalena e Maria
di Cleofa. C'è anche Giovanni, lui solo fra tutti gli apostoli. Li affido l'uno all'altra, perché l'uno dell’altra avranno bisogno.
Ad un tratto sento una voce che mi dice: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso ed anche noi". È uno dei due malfattori che sono crocifissi con me.
L'altro però lo rimprovera, dicendogli: "Noi moriamo per le nostre iniquità ed è giusto, ma lui che male ha fatto?" e poi rivolto a me dice: "Gesù,
quando sarai arrivato nel tuo regno, ricordati di me".
Cosa sa lui di me e del mio regno? Ne avrà sentito parlare fra la folla solo durante il tragitto dal Pretorio al monte dove siamo crocifissi, ma la predisposizione alla verità
lo ha illuminato dentro, così mi percepisce per quello che sono, Re del Regno dei Cieli, e comprende pure in così poco tempo che appartenere al mio regno è solo una questione di amore. Mi volto verso di
lui e gli dico: "Oggi ti porterò con me in Paradiso".
Nello stesso istante il sole si eclissa, il cielo diventa buio, l'aria si fa molto calda, irrespirabile, è l'afa che precede i temporali. Si fa un grande silenzio.
In questo momento ho la percezione di essere uno di voi, ho appeso sì il peccato alla croce, ma ancora non basta. Sono gli ultimi momenti della mia vita. In quest'attimo mi vedo tutto uomo ed il Padre mio non più
dentro di me, ma di fronte a me, tutto Dio nella meraviglia della sua perfezione; ho un grido: "Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato?" .
Lo chiamo "Dio mio" perchè proprio ho bisogno di gridarla questa verità. Io uomo fatto peccato e lui il mio Dio. Così imploro il perdono per i miei
crocifissori e per tutti gli uomini, mi porgo a lui ed in nome di tutti gli uomini lo richiamo: "Padre", gli dico, "adesso che tutto è compiuto, depongo nelle tue mani il mio spirito, torniamo a casa
perché ormai i miei fratelli conoscono la via e potranno, se lo vorranno, abitare nelle stanze che tu, o Padre, hai loro preparato".
Il Padre mi apre il suo seno e mi dice: "Vieni servo buono e fedele, vieni fratello dei fratelli, vieni amore mio incarnato".
Questa è l'agonia. Torno a guardare la folla, questa volta oppressa, impaurita per l'atmosfera che si è creata attorno. Al di là di ogni ragione la
natura creata per amare si ribella nel vedere l'amore crocifisso, ma al di là di ogni ragione, proprio perché crocifisso, l'amore può aprirsi all'infinito poiché non lo farà più
con le braccia, ma con il cuore il quale e il solo che amando si dilata all'infinito.
Sono le ore quindici, emetto l'ultimo respiro. Muoio. Ma risorgerò, non vi lascio orfani, vi manderò lo Spirito Consolatore che vi insegnerà ad amare come
Io vi ho amati.
RIFLESSIONE
La persona "uomo" sta in mezzo tra il Padre Creatore e il Cristo Redentore. Attorno a lui vi è uno spazio che si chiama libero arbitrio.
Se l'uomo non distende le sue braccia a mo' di crocifisso, all'Uno per ritrovare l' Altro, non potrà mai essere inserito nel Progetto di DIO, che è
quello di dargli una Dimora stabile ed eccellente per il suo spirito. L'uomo può anche rifiutarsi di entrare a far parte di questa perfezione e fuggire attraverso quegli spazi che Dio gli ha lasciato attorno e che
si chiamano libertà. Ma sarà una meteora, che rimarrà a roteare nell'infinito spazio, che non è lo Spazio Infinito, e lì rischierà di permanere in una eternità dove, al
di là della luce del sole, c'è solo tenebra.
Fratelli, se vivremo nei cieli di Cristo, Cristo ci renderà suo cielo e, ad imitazione del Serafico Padre, saremo gaudenti uomini di Paradiso.
A lode di Cristo e del Santo Francesco d'Assisi. Amen.
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