A Marta piangente per la morte del fratello Gesú dice: «Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se è morto vivrà; e chi crede in me non morrà in eterno » (Gv. 11,25).
Abbiamo visto nella Sindone, insieme alla foto delle immense sofferenze di Gesú, la conferma archeologica al racconto storico della risurrezione di Gesú. Gesú è veramente risorto.
La passione di Gesú ci commuoverebbe come quella di un qualunque uomo, ma non ci interesserebbe; né ci interesserebbe la sua resurrezione, se l'una e l'altra fossero senza conseguenza per noi. Ma se da essa dipende la nostra sorte, esse diventano la cosa piú interessante per noi. Per mezzo della passione di Gesú abbiamo la redenzione dalla schiavitú di Satana e il perdono dei nostri peccati, come dice S. Paolo: « Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, e sono gratuitamente giustificati dalla sua grazia, mediante la redenzione che è in Gesú Cristo. Dio, infatti, ha esposto pubblicamente lui come propiziatorio, mediante la fede nel suo sangue, per manifestare la sua giustizia con il perdono dei peccati commessi anteriormente, collegato con l'attesa paziente di Dio per manifestare la sua giustizia nel tempo presente, in modo da mostrarsi giusto lui e giustificare chi ha fede in Gesú » (Rom. 3,23-26).
E se Gesú è Dio, come lo è, si avvereranno infallibilmente le sue parole. «Non vi meravigliate di questo, perché viene l'ora in cui tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce, e quelli che hanno operato il bene ne usciranno per la risurrezione della vita; quelli, invece che fecero il male, per la resurrezione della condanna» (Gv. 5,28-29).
S. Paolo ci spiega che questo avverrà per mezzo della resurrezione di Gesú: « Vi richiamo ora, o fratelli, il Vangelo che vi ho annunziato, che voi avete ricevuto, nel quale perseverate, e per il quale siete sulla via della salvezza, se lo ritenete cosí come io ve l'ho predicato, a meno che non abbiate creduto senza frutto. Infatti, vi ho trasmesso, prima di tutto, quanto anch'io ho ricevuto, che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture, che fu sepolto e risuscitò il terzo giorno, secondo le scritture, che apparve a Cefa e poi ai Dodici. Apparve pure a piú di cinquecento fratelli in una sola volta, dei quali i piú vivono tuttora, mentre alcuni sono già morti. Apparve quindi a Giacomo, poi a tutti gli Apostoli. Infine, dopo tutti, è apparso anche a me, come all'aborto. lo sono, infatti, il minimo degli Apostoli, neppure degno d'essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Ma per la grazia di Dio sono quello che sono, e la grazia che egli mi ha dato, non fu vana, ma ho lavorato piú di tutti loro; non io, ma la grazia di Dio con me. Ora è questo che tanto io quanto gli altri Apostoli predichiamo e che voi avete creduto.
Ora se si predica che Cristo è risuscitato da morte, come mai alcuni di voi dicono che non esiste la resurrezione dei morti?
Se non vi è resurrezione dei morti, nemmeno Cristo è risorto.
Or, se Cristo non è risorto, è vana dunque la nostra predicazione e vana è pure la vostra fede.
Anzi, diventerebbe manifesto che noi saremmo falsi testimoni di Dio, perché per Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non l'avrebbe risuscitato, se i morti non risorgono; perché se i morti non risorgono, neppure Cristo è risorto. Se Cristo poi non è risorto, la vostra fede è vana; voi siete ancora nei vostri peccati. E quindi anche quelli che si sono addormentati in Cristo sono perduti. Se noi riponiamo la nostra speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo i piú miserabili di tutti gli uomini.
Ma ecco che Cristo è risorto, primizia di quelli che dormono » (I Cor. 15,1-20).
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