LETTERA APERTA AL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA
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«Per dimostrare che i governi cristiani dell’Europa sono a noi sottomessi, noi faremo vedere a uno qualunque di essi la nostra forza (...) col regno del terrore».
(Protocollo VII dei Savi di Sion)
Adam Weishaupt, designato da A.M. Rothscild nel 1776,
capo dell’Ordine degli Illuminati di Baviera scrisse: «La
grande arte di rendere infallibile una rivoluzione (...) è
quella di “illuminare” i popoli. “Illuminarli” significa
condurre l’opinione pubblica a desiderare quei cambiamenti che sono l’oggetto della rivoluzione premeditata. (...).
(Allo scoppio della rivoluzione), legate
le mani a tutti coloro che resistono (...)
e distruggete tutto il resto degli uomini che non avrete potuto convincere»1
.
Non erano trascorsi 6 anni dalla fondazione dell’Ordine degli Illuminati di
Baviera che già, nel 1782, l’abilità del
Barone Knigge, n° 2 dell’Ordine dopo
Weishaupt, riusciva a dominare il Congresso massonico di Wilhelmsbad,
indetto dal Supremo Grande Maestro,
Duca di Brunswick.
Questo Congresso, rappresentato, in
massima parte dalle Logge di Francia e
Germania, riuniva i rappresentanti
massonici di tutto l’impero britannico,
degli Stati Uniti, di tutte le nazioni dell’Europa continentale, dell’impero turco e di tutti i territori coloniali di Francia, Spagna, Portogallo e Olanda.
Di questo Congresso, lo storico Nesta
Webster scrisse: “Ciò che avvenne in
questo terribile Congresso non sarà conosciuto dal
mondo esterno (...). Gli storici non hanno dato a questo
Congresso l’importanza che ha avuto per la conseguente storia del mondo”2.
Il massone martinista conte François-Henri de Virieu testimoniò: “(I segreti del Congresso di Wilhelmsbad) non ve
li rivelerò. Posso solo dirvi che tutto ciò è molto più serio
di quanto pensiate. La cospirazione è stata preparata in
modo tale che sarà per così dire impossibile alla Monarchia e alla Chiesa poterla evitare e superare”3.
Il francese Gaston Martin, 31° grado del Rito Scozzese,
riconosce: «La Massoneria (…) è stata la vera creatrice
di questo caposaldo (Rivoluzione francese), non dei
princìpi, ma della prassi rivoluzionaria»4.
Alla Camera dei Deputati, il 1° luglio 1904, il marchese Di
Rosambo affermò: “Noi siamo dunque perfettamente d’accordo su questo punto che la Massoneria è stata la sola
autrice della Rivoluzione francese …”5.
In una circolare della Massoneria si legge: «La Massoneria che preparò la Rivoluzione del 1789 ha il dovere di
continuare l’opera sua»6.
«Il duca d’Orleans, Filippo-Egalité, già Grande Maestro
del Corpo Scozzese, nel 1772, divenne anche Grand’Oriente. I suoi congiurati gli condussero la Madre-Loggia
inglese di Francia e due anni dopo, le logge di adozione.
L’anno seguente, il Grande Capitolo Generale di Francia si
univa al Grand’Oriente e, nel 1781, si
concluse una convenzione solenne tra
il Grand’Oriente e la Madre Loggia di
Rito Scozzese»7.
Giova ricordare che non solo Massimiliano Robespierre8, ma quasi tutti i
capi della Rivoluzione francese erano
massoni e membri della sètta degli Illuminati di Baviera: il duca di Orleans, il Necker, La Fayette, Barnave, il duca di Rochefoucault, Mirabeau, Payne, Fauchet9, Clootz e Talleyrand10; praticamente lo “Stato
Maggiore” della Rivoluzione!
Dopo la spogliazione del Clero e l’abolizione delle decime, l’Assemblea
Costituente francese deliberò l’annullamento di ogni voto monastico, poi
venne la Costituzione Civile del Clero che fece nascere la “Chiesa costituzionale”. Il 27 dicembre 1790, l’Assemblea Costituente ottenne la sanzione per il “Giuramento del Clero”, ma
i trecento ecclesiastici dell’Assemblea
rifiutarono in blocco il giuramento dell’apostasia!
Il Papa, con il primo “Breve” del marzo 1791, affermò che
la Costituzione Civile del Clero era un caos di scisma e
di eresie e, col secondo “Breve” del mese successivo, invalidò i nuovi vescovadi e i nuovi pastori!
«Allora, i legislatori ordinarono agli ufficiali municipali di
interpellare, ovunque, Vescovi, curati ed ecclesiastici affinché avessero a prestare questo giuramento sotto pena di
deposizione. I giorni stabiliti per il giuramento furono i
giorni del terrore! Al tempo stabilito, i magistrati, veri
despoti, scortati da uomini armati di baionette e di picche,
si portavano nelle Chiese e, circondato il ministro dell’altare, gli ordinavano il giuramento o la deposizione. Queste
parole, però, significavano il giuramento o la morte!
Ogni Pastore era ridotto a non comparire più in pubblico
e, spesso, a prender la fuga. Sin d’allora, molti curati perseguitati fuggirono, persino nelle foreste. Si diede loro la
caccia come bestie selvagge. Alcuni, in Bretagna, dopo
aver errato per giorni e giorni, coperti delle loro ferite,
caddero nei boschi, spossati. Ma i loro assassini non cessavano di perseguitarli, se non dopo aver trovato i loro
cadaveri tra le boscaglie, mezzo divorati dalle bestie
feroci!
Quelli di Nimes, distinti per l’asprezza dei loro risentimenti contro la monarchia e contro i cattolici, assecondavano la politica dei rivoluzionari. Sotto pretesto di sterminare l’aristocrazia, sin dal primo anno
della rivoluzione, caddero sotto i loro
colpi quasi seicento vittime, tra uomini e fanciulli, cittadini di ogni età
e di ogni sesso, sulle strade, nelle case, sulle pubbliche piazze. I Religiosi
e i preti furono il principale oggetto di
questi furori. I Cappuccini, ad esempio, furono assaliti; infrante le porte
del convento, fuggirono nei loro dormitori, nelle loro piccole celle, o ai
piedi degli altari. Cinque di essi vi furono massacrati!
Per supplire alla mancanza di clero,
la “nuova chiesa” dello scisma, dell’eresia e dell’empietà, chiamò gli
apostati di tutti gli Ordini e quelli
che, da tempo, avevano abbandonato la patria per meglio nascondere la
loro vergogna. Dal fondo della Germania e dell’Olanda se ne videro giungere, trascinando con sè le loro mogli e
i figli dell’apostasia, e stabilirsi nei
presbiteri della “nuova chiesa”. Ad essi si aggiunse lo scarto del vero clero e
lo scarto dei laici»11.
«La libertà di culto, garantita dalla Costituzione francese, fu negata ai cattolici che volevano rimanere fedeli
alla loro Religione! Temendo, da principio, di fare dei
martiri, e così favorire proseliti al popolo cristiano, Condorcet, invece delle picche, consigliò le verghe!
La flagellazione delle donne cattoliche divenne una
specie di moda. Accorrevano gli assassini con le verghe
alle porte delle chiese cattoliche (...), aspettando e osservando le donne più oneste e quelle che mostravano più attaccamento alla fede (...), somministrando loro le più crudeli battiture per strappar loro la promessa di recarsi alla
chiesa costituzionale. (…)
Il genio di Condorcet escogitò altri espedienti. S’iniziò a
recidere i capelli e le orecchie ai preti e alle donne che
persistevano nel non voler riconoscere il pastore costituzionale. (…) Altrove, nell’atto dei Santi Misteri, gli assassini entravano nella chiesa, cacciando e battendo i preti
e calpestando i fedeli con i piedi e, rovesciando gli altari,
chiudevano i templi che i cattolici avevano preso in affitto
e pagato anticipatamente»12.
«La rabbia accrebbe il desiderio di liberarsi da quegli antichi pastori, che vedevano sempre seguiti da una gran parte
di popolo. (...). Allora, i preti non giurati furono più
che mai ricercati; chiunque li seguiva alla Messa o domandava loro i sacramenti, fu reputato, nientemeno,
che un nemico della patria. Non bastò più il disturbare e
il minacciare i cattolici nelle loro chiese; furono impiegati
i mezzi più violenti per trascinarli, loro malgrado, nelle
chiese dei pastori costituzionali, specialmente nei giorni festivi e più solenni”13.
«A Villeneuve, vicino a Cordes, in Albigeois, due giovani sposi rifiutarono,
per il loro matrimonio, il pastore costituzionale. La stessa sera delle loro
nozze, gli assassini atterrarono la porta
della loro casa. Il marito, credendosi il
solo oggetto dei loro furori, se ne
fuggì; la sposa, persi i sensi, rimase
preda di quell’orda di scellerati. Saziarono essi un’infame passione, ma
rimase loro tutta intera la ferocia.
Anche con le loro unghie, quali
branche di leone, squarciarono il seno di questa vittima; ne gettarono i
brani sparsi sul pavimento e la lasciarono attendere una morte che
venne, alla fine, a porre termine a
così orribili tormenti»14!
Cos’era, dunque, la “Chiesa costituzionale” di Francia sotto questi nuovi pastori e sotto questi nuovi legislatori? E cos’era quel Governo in cui
le autorità costituite lasciavano impuniti i noti autori di
ogni indicibile atrocità?
Avvenne, soprattutto, all’avvicinarsi della Pasqua e della
Pentecoste che i nuovi pastori e i giacobini raddoppiarono i loro sforzi per liberarsi dai preti cattolici.
Se si eccettuano alcune città, come Parigi, Amiens e
Rouen, in cui le autorità costituite cercavano di mantenere
un’apparenza di libertà di culto, il culto cattolico, in quei
tempi, non ebbe più la minima tolleranza! Per celebrare la Messa, bisognò erigere altari segreti in remoti appartamenti, e bisognò specialmente evitare la minima
apparenza di riunione religiosa. Il più lieve sospetto
scatenava perquisizioni! L’avere un altare era considerato un delitto; gli ornamenti, i vasi sacri erano considerati un orribile complotto; i calici e le pissidi, se scoperti,
venivano asportati con gravi profanazioni!
Masnade di assassini, ben sicuri dell’impunità dei loro
delitti, e con berrette rosse sul capo, battevano le strade, le pubbliche piazze e le chiese e, con il falso pretesto
che ogni oggetto prezioso doveva servire per le spese
pubbliche, rubavano a forza, a tutte le persone di ogni
sesso e condizione che incontravano, le fibbie, gli orioli,
gli anelli e perfino gli orecchini, sino a strapparne le
orecchie a chi opponeva resistenza. (...). L’Assemblea
nazionale, in fatto di latrocinio, non volle mostrar meno
eccellenza di quegli assassini. Essa ordinò, con un decreto
sacrilego, che fossero tolti dalle chiese cattoliche tutti i vasi d’oro e d’argento e tutti gli altri sacri arredi, per tradurli
in denaro da impiegarsi nelle spese di guerra»15.
«Il sig. Bessin, curato di S. Michele della diocesi d’Evreux,
nascose i paramenti e i vasi sacri
della sua chiesa. Un gruppo di
assassini lo assalì nel suo ritiro e
lo condusse davanti ai municipali come un ladro. Il curato acconsentì di rendere palese il luogo del sacro deposito, ma gli assassini richiesero la sua testa!
Fu trascinato lungo le strade,
percosso con i calci di fucile e,
alla fine, trapassato con mille
colpi. Poi, tagliarono al suo cadavere le braccia e la testa e,
dopo averle portate in trionfo,
le gettarono nel fiume. Per lungo tempo i suoi resti furono
esposti alla vista del pubblico e
ai denti degli animali, prima che
si acconsentisse a dar loro sepoltura!»16.
«I preti costituzionali, i soli autorizzati alle sepolture, inventarono un nuovo genere di persecuzione. (…) rifiutarono di
seppellire chi aveva ricevuto i
sacramenti da un prete cattolico, esponendo i loro cadaveri agli oltraggi del popolaccio,
il quale scopriva la bara per trafiggere il cadavere con le
picche, trascinandolo per le strade, gettandolo poi nel letamaio pubblico, oppure seppellendolo solo a metà»17.
Il 26 maggio 1791, l’Assemblea nazionale emanò un nuovo decreto: la deportazione forzata, cioè l’esilio, dei preti che non avevano prestato il giuramento della Costituzione Civile del Clero.
«Nella parte meridionale della Francia, a Marsiglia, a Nimes e a Montpellier, il potere esecutivo degli assassini
andò crescendo sempre più: con i loro nervi di bue
storpiavano e accoppavano preti, fanciulli e anche donne incinte. In quest’ultima città, questi assassini, uccidevano, a colpi di fucile, coloro che vedevano entrare
nelle cappelle cattoliche”!18
La passione accecava i costituzionali. A loro serviva
qualcosa di più di tutte queste persecuzioni parziali, le quali non li liberavano da quell’episcopato e da quel
clero così numeroso e così perseverante nella sua fede.
È vero, che un certo numero di Vescovi e di curati era stato costretto ad emigrare dalla patria, ma diverse migliaia
di preti, non giurati, erano ancora presenti in Francia.
Gli empi volevano liberarsene ad ogni costo! (…) Volevano l’esilio generale del clero.
Il Dipartimento della Costa d’Oro stabilì, che tutti i preti
non giurati, di sua giurisdizione, fossero rinchiusi nel castello di Dinan (…) I nazionali, ne trovarono ancora, quarantadue, sparsi nei villaggi che, caricati di catene furono
gettati in una prigione oscura e con un’aria appestata. (…)
Un mese dopo, il dipartimento del Maine e della Loira ordinò a tutti gli ecclesiastici non
giurati di portarsi, senza eccezione, nel capoluogo (…) Arrivarono i giovani, poi i vecchi
con i loro bastoni, altri ammucchiati sopra delle carrette fino a
raggiungere il numero di trecento. (…) Ciò che affliggeva i
loro sguardi erano le rovine di
chiostri, chiese e di presbiteri;
cappelle trasformate in botteghe (...) i quadri lacerati, le statue dei santi mutilate (…) i sepolcri violati, messi sossopra i
cimiteri, le ossa disperse, o
gettate a pieni carri nel
fiume, che le rigettava sulle rive; fanciulli che scherzavano
con le spoglie dei trapassati, e
qualche volta con le ossa, e fin
con la testa del loro padre e
della loro madre; le terre sepolcrali destinate ad ingrassare i giardini, con la sostanza
dei loro concittadini, dei loro
amici e dei loro parenti»19.
«Il tribunale dell’Alta Corte Nazionale di Orleans fu considerato dai giacobini troppo lento e poco sanguinario. Una ciurma di pretesi patrioti forzò le prigioni e condusse a Parigi
cinquantasette preti. Ammucchiate tutte queste vittime
sopra dieci carri, e circondate da una numerosa guardia,
giunsero a Versailles, il 9 settembre, dove le aspettavano i
carnefici spediti da Parigi. Era stato fissato il luogo del
macello proprio di fronte al palazzo del Re; qui, l’una dopo l’altra, vennero sacrificate tutte le vittime!
I municipali di Versailles, allora, si ricordarono di avere
anch’essi le prigioni per i preti non giurati!
Gli assassini, dopo il macello dei prigionieri di Orleans, si
recarono sul luogo e si fecero aprire la prigione. Il curato
di S. Niccolò fu chiamato per primo. (…) Ad un tratto, un
colpo di mazza, scaricatogli sul capo, lo stese a terra. Le
picche e le sciabole degli altri assassini finirono di ucciderlo. Alcuni ufficiali della municipalità accorsero per
salvare le altre vittime, ma era troppo tardi. I loro sforzi
non fecero che accrescere la rabbia dei carnefici. Tanta fu
questa rabbia, che il beccamorto, incaricato di seppellirli, diceva di aver fatto fatica a riunire le loro teste, le
loro viscere e le loro membra
sparse dappertutto!»20.
«Quando giunsero i primi assassini
alla Forza (prigione), vi erano ottocentocinquanta prigionieri. Risparmiate le femmine e gli assassini, a condizione che si mettessero
al servizio della rivoluzione, tutti
gli altri, in numero di oltre seicento, furono scannati!
Alla Forza e nelle pubbliche carceri le stragi si succedevano con
una rapidità prodigiosa e che durarono, senza interruzione, più
di ventisei ore! Alla Forza, addirittura, il macello aveva avuto inizio il giorno 2 ottobre verso sera e,
con interruzioni di brevi intervalli,
fu protratto sino al 5 ottobre inoltrato. Non deve, perciò, meravigliare se molte persone abbiano
stimato a dodicimila 12.000 il numero totale delle vittime. Il legislatore Louvet non credette di esagerare facendo salire questo numero
a 28.000!
Non avrei mai creduto che le tigri
fossero abbastanza tigri, i démoni
abbastanza démoni e la rabbia abbastanza rabbia, per poter indurmi
a credere agli orrori di Piazza Delfina!
In questa piazza, il popolo aveva acceso un gran fuoco
sul quale furono arrostite molte persone; uomini e donne! Tra le vittime, fu trascinata la contessa Chevres di Perignan con le sue due figlie; furono tutte e tre spogliate
nude, unte con olio su tutto il corpo ed arse a fuoco lento! Le penetranti grida di queste infelici erano soffocate
dai canti e dalle grida di giubilo di quei cannibali che danzavano intorno al fuoco! La primogenita di queste dame,
che non aveva ancora quindici anni, supplicava, per grazia, che le fosse tolta la vita per essere liberata da quell’orribile supplizio. Verso di lei si avventò un giovane che le
sparò un colpo di pistola al cuore. La plebaglia ne fu così sdegnata che, afferrato quel giovane, lo gettò nel fuoco
gridandogli che era necessario che soffrisse lui il tormento
al posto della giovane che aveva ucciso!
Quando la contessa fu arrostita, vi furono condotti sei preti. Gli assassini tagliarono un pezzo della carne della contessa Chevres e l’offrirono a quei preti perché lo mangiassero! Questi chiusero gli occhi e nulla risposero. Allora, il
più anziano di questi Sacerdoti, uomo di sessant’anni,
venne spogliato e arrostito! Il popolo disse agli altri preti
che, forse, avrebbero gustato di più la carne di un prete
che quella di una contessa! Ad un
tratto, i cinque sacerdoti si abbracciarono e, tutti insieme, si gettarono in mezzo alle fiamme. Si sforzarono i barbari di trarli dal fuoco
al fine di prolungare i loro tormenti, ma essi erano già soffocati dal
fumo e dalle fiamme!
Ma la rivoluzione non aveva ancor visto il fondo dell’orrore e
dell’empietà! Il lunedì sera del 3
settembre, alle ore dieci, un tale di
nome Filippo, abitante nella strada
del Tempio, si recò al club dei Giacobini di cui era membro. Costui
portava con sé un’ampia cassetta.
Salì sulla tribuna e tenne un lungo
discorso sul patriottismo, concludendo che ogni patriota, il quale ai
vincoli del patriottismo preferisce
quelli del sangue e della natura,
deve essere riguardato come un
aristocratico. Egli soggiunse che
ogni Giacobino doveva disfarsi dei
suoi amici e dei suoi più stretti parenti, se questi non pensavano da
patrioti. A queste parole, egli aprì
la sua cassetta; estrasse le teste
di suo padre e di sua madre, che
egli aveva recise perché – disse –
non era riuscito a persuaderli ad
ascoltar la Messa di un prete costituzionale! La sala risuonò di lunghi e rumorosi applausi….»21.
«Centotrentotto tra Vescovi e Arcivescovi, 64.000
tra Curati e Vicari, condannati ad abbandonare le
loro Sedi, le loro Parrocchie, oppure a prestare il
giuramento dello spergiuro e dell’apostasia; tutti gli
ecclesiastici, tutti i Religiosi dell’uno e dell’altro
sesso, privati del patrimonio della Chiesa cacciati
dai loro asili; i templi del Signore cambiati in vaste
prigioni dei suoi ministri; trecento dei suoi Preti
massacrati nello spazio di un sol giorno, in una sola
città; tutti gli altri Pastori, fedeli al loro Dio, sacrificati o cacciati via dalla loro patria, e cercando raminghi, attraverso mille pericoli, un qualche rifugio
presso nazioni estere; tale è lo spettacolo che la rivoluzione francese ha presentato al mondo!»22.
- “Chiesa viva” *** Giugno 2020
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