giovedì 20 agosto 2020

LA RIVOLUZIONE FRANCESE



LETTERA APERTA AL PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA

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«Per dimostrare che i governi cristiani dell’Europa sono a noi sottomessi, noi faremo vedere a uno qualunque di essi la nostra forza (...) col regno del terrore». (Protocollo VII dei Savi di Sion) 

Adam Weishaupt, designato da A.M. Rothscild nel 1776, capo dell’Ordine degli Illuminati di Baviera scrisse: «La grande arte di rendere infallibile una rivoluzione (...) è quella di “illuminare” i popoli. “Illuminarli” significa condurre l’opinione pubblica a desiderare quei cambiamenti che sono l’oggetto della rivoluzione premeditata. (...). (Allo scoppio della rivoluzione), legate le mani a tutti coloro che resistono (...) e distruggete tutto il resto degli uomini che non avrete potuto convincere»1 . Non erano trascorsi 6 anni dalla fondazione dell’Ordine degli Illuminati di Baviera che già, nel 1782, l’abilità del Barone Knigge, n° 2 dell’Ordine dopo Weishaupt, riusciva a dominare il Congresso massonico di Wilhelmsbad, indetto dal Supremo Grande Maestro, Duca di Brunswick. Questo Congresso, rappresentato, in massima parte dalle Logge di Francia e Germania, riuniva i rappresentanti massonici di tutto l’impero britannico, degli Stati Uniti, di tutte le nazioni dell’Europa continentale, dell’impero turco e di tutti i territori coloniali di Francia, Spagna, Portogallo e Olanda. Di questo Congresso, lo storico Nesta Webster scrisse: “Ciò che avvenne in questo terribile Congresso non sarà conosciuto dal mondo esterno (...). Gli storici non hanno dato a questo Congresso l’importanza che ha avuto per la conseguente storia del mondo”2. Il massone martinista conte François-Henri de Virieu testimoniò: “(I segreti del Congresso di Wilhelmsbad) non ve li rivelerò. Posso solo dirvi che tutto ciò è molto più serio di quanto pensiate. La cospirazione è stata preparata in modo tale che sarà per così dire impossibile alla Monarchia e alla Chiesa poterla evitare e superare”3. Il francese Gaston Martin, 31° grado del Rito Scozzese, riconosce: «La Massoneria (…) è stata la vera creatrice di questo caposaldo (Rivoluzione francese), non dei princìpi, ma della prassi rivoluzionaria»4.

Alla Camera dei Deputati, il 1° luglio 1904, il marchese Di Rosambo affermò: “Noi siamo dunque perfettamente d’accordo su questo punto che la Massoneria è stata la sola autrice della Rivoluzione francese …”5. In una circolare della Massoneria si legge: «La Massoneria che preparò la Rivoluzione del 1789 ha il dovere di continuare l’opera sua»6. «Il duca d’Orleans, Filippo-Egalité, già Grande Maestro del Corpo Scozzese, nel 1772, divenne anche Grand’Oriente. I suoi congiurati gli condussero la Madre-Loggia inglese di Francia e due anni dopo, le logge di adozione. L’anno seguente, il Grande Capitolo Generale di Francia si univa al Grand’Oriente e, nel 1781, si concluse una convenzione solenne tra il Grand’Oriente e la Madre Loggia di Rito Scozzese»7. Giova ricordare che non solo Massimiliano Robespierre8, ma quasi tutti i capi della Rivoluzione francese erano massoni e membri della sètta degli Illuminati di Baviera: il duca di Orleans, il Necker, La Fayette, Barnave, il duca di Rochefoucault, Mirabeau, Payne, Fauchet9, Clootz e Talleyrand10; praticamente lo “Stato Maggiore” della Rivoluzione! Dopo la spogliazione del Clero e l’abolizione delle decime, l’Assemblea Costituente francese deliberò l’annullamento di ogni voto monastico, poi venne la Costituzione Civile del Clero che fece nascere la “Chiesa costituzionale”. Il 27 dicembre 1790, l’Assemblea Costituente ottenne la sanzione per il “Giuramento del Clero”, ma i trecento ecclesiastici dell’Assemblea rifiutarono in blocco il giuramento dell’apostasia! Il Papa, con il primo “Breve” del marzo 1791, affermò che la Costituzione Civile del Clero era un caos di scisma e di eresie e, col secondo “Breve” del mese successivo, invalidò i nuovi vescovadi e i nuovi pastori! «Allora, i legislatori ordinarono agli ufficiali municipali di interpellare, ovunque, Vescovi, curati ed ecclesiastici affinché avessero a prestare questo giuramento sotto pena di deposizione. I giorni stabiliti per il giuramento furono i giorni del terrore! Al tempo stabilito, i magistrati, veri despoti, scortati da uomini armati di baionette e di picche, si portavano nelle Chiese e, circondato il ministro dell’altare, gli ordinavano il giuramento o la deposizione. Queste parole, però, significavano il giuramento o la morte!

Ogni Pastore era ridotto a non comparire più in pubblico e, spesso, a prender la fuga. Sin d’allora, molti curati perseguitati fuggirono, persino nelle foreste. Si diede loro la caccia come bestie selvagge. Alcuni, in Bretagna, dopo aver errato per giorni e giorni, coperti delle loro ferite, caddero nei boschi, spossati. Ma i loro assassini non cessavano di perseguitarli, se non dopo aver trovato i loro cadaveri tra le boscaglie, mezzo divorati dalle bestie feroci! Quelli di Nimes, distinti per l’asprezza dei loro risentimenti contro la monarchia e contro i cattolici, assecondavano la politica dei rivoluzionari. Sotto pretesto di sterminare l’aristocrazia, sin dal primo anno della rivoluzione, caddero sotto i loro colpi quasi seicento vittime, tra uomini e fanciulli, cittadini di ogni età e di ogni sesso, sulle strade, nelle case, sulle pubbliche piazze. I Religiosi e i preti furono il principale oggetto di questi furori. I Cappuccini, ad esempio, furono assaliti; infrante le porte del convento, fuggirono nei loro dormitori, nelle loro piccole celle, o ai piedi degli altari. Cinque di essi vi furono massacrati! Per supplire alla mancanza di clero, la “nuova chiesa” dello scisma, dell’eresia e dell’empietà, chiamò gli apostati di tutti gli Ordini e quelli che, da tempo, avevano abbandonato la patria per meglio nascondere la loro vergogna. Dal fondo della Germania e dell’Olanda se ne videro giungere, trascinando con sè le loro mogli e i figli dell’apostasia, e stabilirsi nei presbiteri della “nuova chiesa”. Ad essi si aggiunse lo scarto del vero clero e lo scarto dei laici»11. «La libertà di culto, garantita dalla Costituzione francese, fu negata ai cattolici che volevano rimanere fedeli alla loro Religione! Temendo, da principio, di fare dei martiri, e così favorire proseliti al popolo cristiano, Condorcet, invece delle picche, consigliò le verghe! La flagellazione delle donne cattoliche divenne una specie di moda. Accorrevano gli assassini con le verghe alle porte delle chiese cattoliche (...), aspettando e osservando le donne più oneste e quelle che mostravano più attaccamento alla fede (...), somministrando loro le più crudeli battiture per strappar loro la promessa di recarsi alla chiesa costituzionale. (…) Il genio di Condorcet escogitò altri espedienti. S’iniziò a recidere i capelli e le orecchie ai preti e alle donne che persistevano nel non voler riconoscere il pastore costituzionale. (…) Altrove, nell’atto dei Santi Misteri, gli assassini entravano nella chiesa, cacciando e battendo i preti e calpestando i fedeli con i piedi e, rovesciando gli altari, chiudevano i templi che i cattolici avevano preso in affitto e pagato anticipatamente»12. «La rabbia accrebbe il desiderio di liberarsi da quegli antichi pastori, che vedevano sempre seguiti da una gran parte di popolo. (...). Allora, i preti non giurati furono più che mai ricercati; chiunque li seguiva alla Messa o domandava loro i sacramenti, fu reputato, nientemeno, che un nemico della patria. Non bastò più il disturbare e il minacciare i cattolici nelle loro chiese; furono impiegati i mezzi più violenti per trascinarli, loro malgrado, nelle chiese dei pastori costituzionali, specialmente nei giorni festivi e più solenni”13. «A Villeneuve, vicino a Cordes, in Albigeois, due giovani sposi rifiutarono, per il loro matrimonio, il pastore costituzionale. La stessa sera delle loro nozze, gli assassini atterrarono la porta della loro casa. Il marito, credendosi il solo oggetto dei loro furori, se ne fuggì; la sposa, persi i sensi, rimase preda di quell’orda di scellerati. Saziarono essi un’infame passione, ma rimase loro tutta intera la ferocia. Anche con le loro unghie, quali branche di leone, squarciarono il seno di questa vittima; ne gettarono i brani sparsi sul pavimento e la lasciarono attendere una morte che venne, alla fine, a porre termine a così orribili tormenti»14! 

Cos’era, dunque, la “Chiesa costituzionale” di Francia sotto questi nuovi pastori e sotto questi nuovi legislatori? E cos’era quel Governo in cui le autorità costituite lasciavano impuniti i noti autori di ogni indicibile atrocità? Avvenne, soprattutto, all’avvicinarsi della Pasqua e della Pentecoste che i nuovi pastori e i giacobini raddoppiarono i loro sforzi per liberarsi dai preti cattolici. Se si eccettuano alcune città, come Parigi, Amiens e Rouen, in cui le autorità costituite cercavano di mantenere un’apparenza di libertà di culto, il culto cattolico, in quei tempi, non ebbe più la minima tolleranza! Per celebrare la Messa, bisognò erigere altari segreti in remoti appartamenti, e bisognò specialmente evitare la minima apparenza di riunione religiosa. Il più lieve sospetto scatenava perquisizioni! L’avere un altare era considerato un delitto; gli ornamenti, i vasi sacri erano considerati un orribile complotto; i calici e le pissidi, se scoperti, venivano asportati con gravi profanazioni!

Masnade di assassini, ben sicuri dell’impunità dei loro delitti, e con berrette rosse sul capo, battevano le strade, le pubbliche piazze e le chiese e, con il falso pretesto che ogni oggetto prezioso doveva servire per le spese pubbliche, rubavano a forza, a tutte le persone di ogni sesso e condizione che incontravano, le fibbie, gli orioli, gli anelli e perfino gli orecchini, sino a strapparne le orecchie a chi opponeva resistenza. (...). L’Assemblea nazionale, in fatto di latrocinio, non volle mostrar meno eccellenza di quegli assassini. Essa ordinò, con un decreto sacrilego, che fossero tolti dalle chiese cattoliche tutti i vasi d’oro e d’argento e tutti gli altri sacri arredi, per tradurli in denaro da impiegarsi nelle spese di guerra»15.

«Il sig. Bessin, curato di S. Michele della diocesi d’Evreux, nascose i paramenti e i vasi sacri della sua chiesa. Un gruppo di assassini lo assalì nel suo ritiro e lo condusse davanti ai municipali come un ladro. Il curato acconsentì di rendere palese il luogo del sacro deposito, ma gli assassini richiesero la sua testa! Fu trascinato lungo le strade, percosso con i calci di fucile e, alla fine, trapassato con mille colpi. Poi, tagliarono al suo cadavere le braccia e la testa e, dopo averle portate in trionfo, le gettarono nel fiume. Per lungo tempo i suoi resti furono esposti alla vista del pubblico e ai denti degli animali, prima che si acconsentisse a dar loro sepoltura!»16. «I preti costituzionali, i soli autorizzati alle sepolture, inventarono un nuovo genere di persecuzione. (…) rifiutarono di seppellire chi aveva ricevuto i sacramenti da un prete cattolico, esponendo i loro cadaveri agli oltraggi del popolaccio, il quale scopriva la bara per trafiggere il cadavere con le picche, trascinandolo per le strade, gettandolo poi nel letamaio pubblico, oppure seppellendolo solo a metà»17. Il 26 maggio 1791, l’Assemblea nazionale emanò un nuovo decreto: la deportazione forzata, cioè l’esilio, dei preti che non avevano prestato il giuramento della Costituzione Civile del Clero. «Nella parte meridionale della Francia, a Marsiglia, a Nimes e a Montpellier, il potere esecutivo degli assassini andò crescendo sempre più: con i loro nervi di bue storpiavano e accoppavano preti, fanciulli e anche donne incinte. In quest’ultima città, questi assassini, uccidevano, a colpi di fucile, coloro che vedevano entrare nelle cappelle cattoliche”!18 La passione accecava i costituzionali. A loro serviva qualcosa di più di tutte queste persecuzioni parziali, le quali non li liberavano da quell’episcopato e da quel clero così numeroso e così perseverante nella sua fede. È vero, che un certo numero di Vescovi e di curati era stato costretto ad emigrare dalla patria, ma diverse migliaia di preti, non giurati, erano ancora presenti in Francia. Gli empi volevano liberarsene ad ogni costo! (…) Volevano l’esilio generale del clero. Il Dipartimento della Costa d’Oro stabilì, che tutti i preti non giurati, di sua giurisdizione, fossero rinchiusi nel castello di Dinan (…) I nazionali, ne trovarono ancora, quarantadue, sparsi nei villaggi che, caricati di catene furono gettati in una prigione oscura e con un’aria appestata. (…) Un mese dopo, il dipartimento del Maine e della Loira ordinò a tutti gli ecclesiastici non giurati di portarsi, senza eccezione, nel capoluogo (…) Arrivarono i giovani, poi i vecchi con i loro bastoni, altri ammucchiati sopra delle carrette fino a raggiungere il numero di trecento. (…) Ciò che affliggeva i loro sguardi erano le rovine di chiostri, chiese e di presbiteri; cappelle trasformate in botteghe (...) i quadri lacerati, le statue dei santi mutilate (…) i sepolcri violati, messi sossopra i cimiteri, le ossa disperse, o gettate a pieni carri nel fiume, che le rigettava sulle rive; fanciulli che scherzavano con le spoglie dei trapassati, e qualche volta con le ossa, e fin con la testa del loro padre e della loro madre; le terre sepolcrali destinate ad ingrassare i giardini, con la sostanza dei loro concittadini, dei loro amici e dei loro parenti»19.

«Il tribunale dell’Alta Corte Nazionale di Orleans fu considerato dai giacobini troppo lento e poco sanguinario. Una ciurma di pretesi patrioti forzò le prigioni e condusse a Parigi cinquantasette preti. Ammucchiate tutte queste vittime sopra dieci carri, e circondate da una numerosa guardia, giunsero a Versailles, il 9 settembre, dove le aspettavano i carnefici spediti da Parigi. Era stato fissato il luogo del macello proprio di fronte al palazzo del Re; qui, l’una dopo l’altra, vennero sacrificate tutte le vittime! I municipali di Versailles, allora, si ricordarono di avere anch’essi le prigioni per i preti non giurati!

Gli assassini, dopo il macello dei prigionieri di Orleans, si recarono sul luogo e si fecero aprire la prigione. Il curato di S. Niccolò fu chiamato per primo. (…) Ad un tratto, un colpo di mazza, scaricatogli sul capo, lo stese a terra. Le picche e le sciabole degli altri assassini finirono di ucciderlo. Alcuni ufficiali della municipalità accorsero per salvare le altre vittime, ma era troppo tardi. I loro sforzi non fecero che accrescere la rabbia dei carnefici. Tanta fu questa rabbia, che il beccamorto, incaricato di seppellirli, diceva di aver fatto fatica a riunire le loro teste, le loro viscere e le loro membra sparse dappertutto!»20. «Quando giunsero i primi assassini alla Forza (prigione), vi erano ottocentocinquanta prigionieri. Risparmiate le femmine e gli assassini, a condizione che si mettessero al servizio della rivoluzione, tutti gli altri, in numero di oltre seicento, furono scannati! Alla Forza e nelle pubbliche carceri le stragi si succedevano con una rapidità prodigiosa e che durarono, senza interruzione, più di ventisei ore! Alla Forza, addirittura, il macello aveva avuto inizio il giorno 2 ottobre verso sera e, con interruzioni di brevi intervalli, fu protratto sino al 5 ottobre inoltrato. Non deve, perciò, meravigliare se molte persone abbiano stimato a dodicimila 12.000 il numero totale delle vittime. Il legislatore Louvet non credette di esagerare facendo salire questo numero a 28.000! Non avrei mai creduto che le tigri fossero abbastanza tigri, i démoni abbastanza démoni e la rabbia abbastanza rabbia, per poter indurmi a credere agli orrori di Piazza Delfina! In questa piazza, il popolo aveva acceso un gran fuoco sul quale furono arrostite molte persone; uomini e donne! Tra le vittime, fu trascinata la contessa Chevres di Perignan con le sue due figlie; furono tutte e tre spogliate nude, unte con olio su tutto il corpo ed arse a fuoco lento! Le penetranti grida di queste infelici erano soffocate dai canti e dalle grida di giubilo di quei cannibali che danzavano intorno al fuoco! La primogenita di queste dame, che non aveva ancora quindici anni, supplicava, per grazia, che le fosse tolta la vita per essere liberata da quell’orribile supplizio. Verso di lei si avventò un giovane che le sparò un colpo di pistola al cuore. La plebaglia ne fu così sdegnata che, afferrato quel giovane, lo gettò nel fuoco gridandogli che era necessario che soffrisse lui il tormento al posto della giovane che aveva ucciso! Quando la contessa fu arrostita, vi furono condotti sei preti. Gli assassini tagliarono un pezzo della carne della contessa Chevres e l’offrirono a quei preti perché lo mangiassero! Questi chiusero gli occhi e nulla risposero. Allora, il più anziano di questi Sacerdoti, uomo di sessant’anni, venne spogliato e arrostito! Il popolo disse agli altri preti che, forse, avrebbero gustato di più la carne di un prete che quella di una contessa! Ad un tratto, i cinque sacerdoti si abbracciarono e, tutti insieme, si gettarono in mezzo alle fiamme. Si sforzarono i barbari di trarli dal fuoco al fine di prolungare i loro tormenti, ma essi erano già soffocati dal fumo e dalle fiamme!

Ma la rivoluzione non aveva ancor visto il fondo dell’orrore e dell’empietà! Il lunedì sera del 3 settembre, alle ore dieci, un tale di nome Filippo, abitante nella strada del Tempio, si recò al club dei Giacobini di cui era membro. Costui portava con sé un’ampia cassetta. Salì sulla tribuna e tenne un lungo discorso sul patriottismo, concludendo che ogni patriota, il quale ai vincoli del patriottismo preferisce quelli del sangue e della natura, deve essere riguardato come un aristocratico. Egli soggiunse che ogni Giacobino doveva disfarsi dei suoi amici e dei suoi più stretti parenti, se questi non pensavano da patrioti. A queste parole, egli aprì la sua cassetta; estrasse le teste di suo padre e di sua madre, che egli aveva recise perché – disse – non era riuscito a persuaderli ad ascoltar la Messa di un prete costituzionale! La sala risuonò di lunghi e rumorosi applausi….»21.

«Centotrentotto tra Vescovi e Arcivescovi, 64.000 tra Curati e Vicari, condannati ad abbandonare le loro Sedi, le loro Parrocchie, oppure a prestare il giuramento dello spergiuro e dell’apostasia; tutti gli ecclesiastici, tutti i Religiosi dell’uno e dell’altro sesso, privati del patrimonio della Chiesa cacciati dai loro asili; i templi del Signore cambiati in vaste prigioni dei suoi ministri; trecento dei suoi Preti massacrati nello spazio di un sol giorno, in una sola città; tutti gli altri Pastori, fedeli al loro Dio, sacrificati o cacciati via dalla loro patria, e cercando raminghi, attraverso mille pericoli, un qualche rifugio presso nazioni estere; tale è lo spettacolo che la rivoluzione francese ha presentato al mondo!»22.  

“Chiesa viva”   ***  Giugno  2020 


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