EPISTOLARIO
3. Comportamento di fronte alla prova
Padre Pio fu in ogni momento consapevole della gravità della situazione, venutasi a creare nella sua anima sottoposta alla dura prova e mai disperò di superarla vittoriosamente. Il suo non fu mai un atteggiamento passivo. La chiara visione della trascendentale importanza della tappa dell'itinerario spirituale che percorreva, lo ispirò in ogni momento e circostanza a ricercare i mezzi più sicuri ed efficaci suggeriti dalla grazia, dalla esperienza ed anche dai direttori del suo spirito. Noi li abbiamo ordinati in alcuni paragrafi, scelti, come al solito, dall'epistolario.
a ) Ricorso alla preghiera. E' questo il mezzo dei mezzi. Padre Pio s'immerge nella preghiera, anche dovendo superare non lievi difficoltà interne provenienti dallo stato di prova che attraversa. Alle volte gli sembra che la sua preghiera sia inutile, anzi respinta, ma non per questo cessa dal pregare, impegnando anche i suoi direttori ed altre anime "care a Gesù", allo scopo di ottenere la grazia di non soccombere.
"Prego di continuo; ma la mia preghiera non si eleverà mai da questo basso mondo. Il cielo, padre mio, sembrami divenuto di bronzo; una mano di ferro è posata sulla mia testa: ella mi respinge di continuo lontano lontano" (27 2 1916, cf. anche 8 3 1916; 19 7 1918).
"Non cessate, padre mio, di pregare e di far pregare da altre anime per me affinché il peso del ministero e le acute afflizioni spirituali non mi schiacciano. Sono estremamente amareggiato nell'anima. Gesù mi assista sempre" (7 5 1921).
"Padre mio, aiutatemi e fatemi aiutare, se non ad uscire da questo stato, almeno che entri un raggio di luce nella mia mente, che mi faccia scorgere in qualche modo la verità delle vostre assicurazioni ed anche un po' di refrigerio che mi alleggerisca un po' lo strazio di questa spina conficcata nel centro del cuore, che crudelmente me lo strazia" (6 4 1922).
b) Conformità alla volontà divina. Un altro mezzo da contrapporre alla violenza della prova purificatrice, che, come il primo, scaturisce da un autentico spirito di fede, è il fiducioso abbandono alla divina provvidenza e la completa rassegnazione ai misteriosi disegni di Dio sull'anima.
"Io mi vado dibattendo; sospiro, piango, mi lamento, ma tutto indarno; finché affranta dal dolore e priva di forze, la povera anima si sottopone al Signore, dicendo: Non mea, o dolcissime Jesu, sed tua voluntas fiat" (fine gennaio 1916). "Nello spirito soltanto si va facendo sempre più profondo il vuoto ed il combattimento si va facendo più violento. Le tempeste succedono alle tempeste e la tranquillità si fa sospirare, si fa attendere. Ma essendo il tutto disposto con sapientissimo ordine e consiglio, mi sforzo coll'alta punta dello spirito di rassegnarmi, di proferire il fiat, sebbene senza alcuna spirituale refezione" (13 7 1916; cf. anche 13 3 1917).
"Ma fiat, io ripeto sempre, ed altro non bramo che il compimento esatto di questo fiat, nel modo appunto ch'egli lo richiede, generoso e forte" (19 6 1918; cf. anche 6 7 1917; 28-12 1917; 3 5 1922).
c) Fedeltà alle promesse. Intimamente collegata con l'assoluta uniformità al volere divino si trova la incrollabile volontà di mantenersi fedeli a Dio, la ferma decisione di subire mille morti piuttosto che recargli il minimo dispiacere volontario e l'adesione della volontà alle promesse fatte, nonostante la caligine che circonda le operazioni e rende incerto l'esito degli sforzi compiuti:
"Chi può, padre mio, mettere a nudo le pene superlativamente grandi del mio spirito?! Mi sento morire in ogni istante; mi pare di vacillare in ogni momento, eppure subirei infinite volte la morte innanzi di offendere il Signore ad occhi aperti. Sono messo alla prova di tutto. Vivo in una perpetua notte e questa notte non accenna affatto a ritirare le sue folte tenebre per dar luogo alla bella aurora" (6 9 1916).
"Mi sforzo di volerlo e di trovare un po' di sostegno e di riposo in queste vostre assicurazioni, ma non viene né l'uno e né l'altro. Dio, non voglio, no, disperare; non voglio, no, far torto alla vostra infinita pietà, ma sento in me, nonostante tutti questi sforzi di confidenza, vivo, chiaro, il fosco quadro del vostro abbandono e del vostro rigetto. Mio Dio, io confido, ma questa confidenza è piena di tremori, e questo è che rende più amaro il mio cordoglio. Oh Dio mio!, se potessi anche in minimo afferrare che questo stato non sia un vostro rigetto e che io in questo non vi offenda, sarei disposto a soffrire centuplicato questo martirio. Dio mio, Dio mio... ti prenda di me pietà! Padre mio, aiutatemi con le vostre e con le altrui preghiere. Quanto non vorrei sentire questa pena amarissima. Ho lasciato tutto per piacere a Dio e mille volte avrei data la mia vita per suggellare il mio amore a lui, ed ora, o Dio, quanto mi riesce amaro, nel sentire nell'intimo del cuore che egli è irritato contro di me, non posso, no, trovare pace alla mia sventura" (22 2 1922; cf. anche 3 2 1922).
"Le prove del mio spirito vanno sempre più intensificandosi. Ma viva Dio che anche in mezzo alle prove non permette che l'anima si smarrisca. Si soffre, ma ho la certezza che in mezzo alla sofferenza ed al buio pesto, in cui è immerso continuamente il mio spirito, non mi viene meno la speranza" (24-7 1917; cf. anche 31 1 1918; 17 3 1922; 20 5 1918; 20 4 1921).
d) Incondizionata sottomissione ai direttori. Tra l'agitarsi e l'incalzare delle onde della tribolazione, padre Pio cerca sempre il porto della salvezza nell'obbedienza:
"Collo spirito mi sento sempre più immerso in fittissime tenebre, che mi riempiono l'animo di estremo spavento, ma sto però sempre rassegnato ed affidato all'autorità" (8 2 1917; cf. anche 28 6 1917).
"Sia fatta la sua volontà! In questa volontà e nelle dichiarazioni dell'autorità io trovo l'unico punto di appoggio, l'unico sostegno nelle vie oscure in cui mi trovo internato. E' vero che non ne sento per ciò nessuno esperimentale conforto; ma mi basta per mantenermi in piedi il credere. Quanto è bello, o dilettissimo padre, il saper vivere sotto le disposizioni del Signore! Sento da questo rinascere sempre nuova forza per affrontare i rigori dell'inverno; sento la persona invasa da una calma sovrumana pur restando all'oscuro di tutto, non ostante che gli occhi dello spirito sono sempre fissi a guardare l'oggetto amato in mezzo alle caligini" (18 3 1917; cf. anche 29 3 1918).
"In quanto alle mie condizioni spirituali non mi sento punto cambiato. Mi sforzo a tutto studio di stare fermo a quanto mi è stato da voi detto da parte di Gesù, ma nessun raggio di luce scende nella mia mente ad illuminarmi, nessun refrigerio viene a refrigerare il povero cuore arso dall'aridità continua e sempre crescente. Del resto io sto alle vostre dichiarazioni e non mi scosto un apice dai vostri detti" (17 3 1922).
PADRE PIO DA PIETRELCINA
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