La Chiesa post-conciliare: Una questione di scisma
Questo capitolo esamina innanzitutto se i nuovi pronunciamenti del Concilio vincolassero effettivamente tutti i membri della Chiesa ad aderire a questi insegnamenti o se questi nuovi pronunciamenti fossero semplicemente da prendere come suggerimenti.
Questo capitolo spiega poi come molti cattolici abbiano gradualmente adottato una mentalità protestante (per un periodo di decenni) senza nemmeno rendersene conto. Infine, questo capitolo spiega la dottrina dell'infallibilità papale, chiarendo le condizioni specifiche in cui un Papa è infallibile e spiegando come un Papa possa cadere in errore - persino in eresia.
Lo stato dei documenti del Vaticano II
L'arcivescovo Piamonte191 afferma che coloro che rifiutano il Vaticano II, nonostante il fatto che esso non abbia definito infallibilmente alcuna dottrina o condannato alcuna proposizione, possono essere puniti per aver insegnato dottrine condannate dalla Chiesa. Sono infatti coloro che professano gli errori del Concilio che possono essere puniti, perché il peccato di eresia, così come l'insegnamento di qualsiasi dottrina condannata, è un reato punibile. Nessun cattolico può mai essere obbligato ad accettare gli errori che i Papi hanno condannato, anche se questi errori vengono successivamente insegnati da un Papa o da un Concilio che esercita il suo magistero non infallibile e non definitorio. Anche il cardinale Felici, segretario generale del Concilio, ha chiarito che tutti i pronunciamenti del Concilio non sono obbligatori per tutti i cattolici, quando ha chiarito la posizione del Concilio sui propri insegnamenti, dicendo: "Dobbiamo distinguere secondo gli schemi e i capitoli quelli che sono già stati oggetto di definizioni dogmatiche in passato; per quanto riguarda le dichiarazioni che hanno un carattere nuovo, dobbiamo fare delle riserve".
Non sono, come dice l'arcivescovo Piamonte, "coloro che professano la loro fedeltà al Concilio di Trento e sfidano apertamente le decrezioni del Concilio Vaticano II" che "corrono il rischio di commettere il grave reato di eresia", ma piuttosto sono coloro che si allontanano dalle dottrine definite dal magistero infallibile della Chiesa per abbracciare i nuovi insegnamenti del Vaticano II che corrono il rischio di commettere il grave reato di eresia.
L'eresia "è l'ostinata negazione postbattesimale di qualche verità che deve essere creduta con fede divina e cattolica, o è anche il dubbio ostinato sulla stessa". (can. 751)192 Il canone 750 afferma che, "Tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio scritta o nella tradizione, cioè nell'unico deposito della fede affidato alla Chiesa e anche proposto come divinamente rivelato o dal magistero solenne della Chiesa o dal suo magistero ordinario e universale, deve essere creduto con fede divina e cattolica...". " Da queste premesse consegue rigorosamente che non si può essere condannati per eresia, così come è altrettanto chiaro che nessuno può essere punito o dichiarato scismatico per il solo fatto di non accettare gli insegnamenti nuovi ed eterodossi che il Concilio si è rifiutato di enunciare con un atto definitivo o di imporre esercitando la sua autorità di pronunciare anatemi contrari.
La Roma modernista ha fatto di tutto per imporre ai fedeli cattolici le novità dottrinali eretiche del Vaticano II. Il Vaticano II, tuttavia, non ha definito alcun punto di dottrina193 , e pertanto i suoi insegnamenti non richiedono un assenso di Fede (can. 752), poiché non riguardano l'oggetto formale della fede (San Tommaso, Summa Theol., IIa IIae, q5, a3).194 Da queste premesse consegue rigorosamente che non si può dire che uno abbia reciso i legami di comunione con la Chiesa per aver rifiutato quelle dottrine del Vaticano II che si oppongono chiaramente agli autorevoli pronunciamenti magisteriali dei papi precedenti. Eppure questa è proprio la posizione assurda della Curia romana modernista: coloro che rifiutano di essere soggetti a un consiglio conciliare eretico che non ha definito alcuna dottrina o pronunciato alcun anatema sono stati anatemizzati come scismatici.
In un documento della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", N. 117/95, datato 29 settembre 1995, a firma di Mons. Camille Perl, si legge che:
Padre Peter R. Scott, Superiore Distrettuale della Società negli Stati Uniti,* ha pubblicamente dichiarato di deplorare il "liberalismo" di "coloro che rifiutano di condannare la Nuova Messa come assolutamente offensiva** nei confronti di Dio, o della libertà religiosa e dell'ecumenismo della Chiesa post-conciliare". Con tale atteggiamento, la Società San Pio X tende effettivamente a stabilire i propri canoni di ortodossia e quindi a separarsi dal magistero del Sommo Pontefice. Secondo il canone 751, tale "rifiuto della sottomissione al Romano Pontefice o della comunione dei membri della Chiesa a lui soggetti" costituisce scisma.
La maliziosa audacia dei modernisti della Curia romana che hanno firmato quel documento è evidente. Ho già sottolineato che Papa Pio VI ha condannato la proposta di fare un "Novus Ordo", e il Concilio di Trento ha anatemizzato la proposta di cambiare i riti tradizionali in nuovi riti. I Papi hanno condannato con forza anche le dottrine e le pratiche della libertà religiosa e dell'ecumenismo. Non si tratta di "canoni di ortodossia" privati, ma di pronunciamenti autorevoli del supremo magistero della Chiesa che continuano a vincolare la coscienza cattolica. Mons. Perl, tuttavia, afferma in un protocollo ufficiale che tale rifiuto di accettare gli errori e le aberrazioni conciliari che l'autorità magisteriale della Chiesa ha condannato in passato costituisce scisma! Se Mons. Perl ha ragione, allora ne consegue logicamente che dobbiamo diventare eretici per evitare di diventare scismatici.
Di Padre Paul L. Kramer
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