LETTERA 55
A Fr. Girolamo Biasi, Roma Sia lodato Gesù Cristo!
Zakopane 25 I 1921
Carissimo fratello mio
Scrivo poco, perché ammalato e ancora febbricitante.
Continuo a stare nell'ospedale come cappellano e paziente insieme e dovrò stare qua fino al mese di maggio (se la cura andrà bene). Con tutto ciò mi trovo assai bene, perché la vita dei M.I. si riduce a farsi guidare dove, quando e come piace alla Mamma. L'ubbidienza, dunque la Mamma, mi mandò qua, allora che cosa posso desiderare di meglio?
Di M.I. non me ne occupo più; cioè: non la reggo, perché il P. Provinciale [P. Luigi Karwacki] mi ha detto di lasciare tutto, anche la direzione di M.I. ed attendere alla recuperazione della salute, dunque anche questo vuole la Mamma. Adesso le cose di M.I. in Polonia tiene nella mano il P.M. Ceslao Kellar, definitore della Provincia.
Io mi riduco all'azione di un membro di M.I. ed anche questa moderatamente, non organizzo niente, soltanto prego e faccio pregare gli altri e parlo un po'; e così un impiegato governativo, che da molto tempo trascurava i SS. Sacramenti e che, ricevuto il libro apologetico da leggere, lo mise da parte e sfogliava soltanto certi romanzacci e diceva «io sono un eretico», «per me ci vogliono le prove chiare», raccomandato alla Mamma Immacolata che preghi il S. Cuore per mezzo della Gemma e ricevuto la medaglia miracolosa, contro ogni aspettazione, subito presa la medaglia si confessò. Alla Gemma ho promesso per questo la versione della Sua biografia in russo se questo signore si fosse confessato nello stesso giorno e così fu.
Non lontano di qua ci sta una casa di salute degli studenti di università colla fama della irreligione. L'Immacolata mi portò in mezzo a loto per mezzo d'una mia furberia, «sicut serpentes» [Mt.10,16], feci con loro una serie di discussioni apologetiche, ma libere, così che ciascuno poteva dire la sua sentenza. Il più accanito avversario, che convinto ha detto una volta: «la logica è un gioco di parole» ed un'altra: «io non posso credere» dopo fallita una prova colla filosofia di Schopenhauer ed un altro libro in mano, cedette alla grazia di Dio per mezzo dell'Immacolata, della quale ha ricevuto prima la «Medaglia miracolosa», e colla meraviglia dei colleghi disse pubblicamente che si voleva confessare - e subito lo fece. Mi ha scritto adesso (perché tornato in casa) raccomandandosi alla preghiera. Preghi anche Lei e faccia pregare per lui.
Nella stessa casa ho avuto la felicità di battezzare un giudeo (studente di università anche lui) e gli diedi gli ultimi Sacramenti (era molto grave). Un giorno dopo venne la sua madre con fratello e fecero un pandemonio ma era troppo tardi. Anche a lui diedi la medaglia. Per questo ho incitato un odio di quasi tutti gli accademici e quando una delle. accademiche pregava il medico di casa che chiami me (o piuttosto dopo che io sono stato già lì) disse lui che si può chiamare gli altri preti, ma questo no, perché lui è un... missionario. Che bel reato, è vero? Che felicità sarebbe morire per una tale colpa.
Quando i prigionieri bolscevichi stavano qua (erano 40) feci venire da Cracovia dei libri (in russo) apologetici dalla biblioteca di M.I. e imprestai a loro designando uno che doveva far da bibliotecario. Parecchi arrivarono alla persuasione che Gesù Cristo fondò una Chiesa e qualcuno si persuase che il capo di questa è il successore di S. Pietro, il Papa. Tutti accettarono le «Medaglie miracolose», anche due giudei che erano fra i soldati polacchi per la guardia presero le medaglie - adesso tutti partirono e dicevano i russi: «quando guarderemo questa medaglia ci ricorderemo che l'ha data un sacerdote» - preghiamo anche per loro e per questa povera e misera casa dei studenti di università che il S. Cuore, al quale era stata consacrata da una signora [Edvige Bieniecka] che lì sta, regni anche in questo luogo. - Ho dato la Medaglia anche ad una giudea che promise di tenerla con onore; quando m'incontra, allora mi saluta con un profondo inchino. Oltre questo cerco di imprestare i libri agli irreligiosi, ed incitare al fervore i buoni, p.e. per mezzo dello «Specchietto delle gioie spirituali» o qualche buona parola. Ecco un po' di azione che la Mamma Immacolata si degna fare per me adesso.
Incontrati gli operai o gli altri, se è opportuno e conveniente e prudente mi fermo e si parla della insufficienza del socialismo, della irragionevolezza degli increduli e della felicità e verità nella pratica della religione e la fede.
Ecco un fascio di notizie, che Lei può comunicare anche al fra Paulo e a quelli che vogliono sapere come potrebbe lavorare uno M.I. anche senza organizzazioni.
Forse non ha ricevuto la mia cartolina 2 scritta 3 mesi fa da Zakopane [?]
Con P. Pal ci sto in relazione come con voialtri. Indirizzo: Colegiul Franciscan, Halaucesti Jud. Roman. Romania. Mi mandi: «J'irai la voir un jour» colla musica 3.
Avrei molto da scrivere ma non posso, perché se no la febbre andrà su. Preghiamo, soffriamo e lavoriamo per amore di Gesù per le mani dell'Immacolata. Fra poco - in paradiso.
Suo aff.mo confratello
Massimiliano M. Kolbe M.C. M.I.
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Testo originale in lingua italiana.
(1) Nell'originale vi è l'indicazione «1920»: si tratta, evidentemente di un errore. Il destinatario è indicato da una annotazione di P. Massimiliano - «per fr. Girolamo» - all'inizio della lettera. - (2) La cartolina non è stata conservata. - (3) In precedenza P. Massimiliano aveva già indirizzato una simile richiesta a P. Pal - cf. SK 46.
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