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Quando, nella sua entrata in questo mondo, egli ha detto a suo padre: «Eccomi», egli prevedeva tutte le umiliazioni, tutti i dolori della Sua passione e della sua morte, e liberamente, dal fondo del cuore, per amore di suo Padre e di noi, ha accettato tutto: «Sì, io voglio» (2).
Cristo serba intatta, durante tutta la sua vita, questa verità. L'ora del suo sacrificio gli è sempre presente, l'aspetta con impazienza, la chiama la «sua ora» (3), come se solamente quella contasse per lui nella sua esistenza. Egli annuncia la sua morte ai suoi discepoli, ne traccia loro in precedenza i particolari, in termini così chiari che essi non si ingannano. Così, quando S. Pietro, commosso al pensiero di veder morire il suo maestro, vuole opporsi alla effettuazione di quelle sofferenze, Gesù la respinge: «Tu non hai il senso delle cose di Dio» (4). Ma egli conosce suo Padre, per amore verso il padre e per carità verso di noi, egli tende alla passione con tutto l'ardore della sua anima santa, ma anche con una sovrana libertà pienamente padrona di sé stessa. Benché questa volontà di amore sia così viva che è in lui come una fornace: «Io brucio di essere battezzato» (5) con un battesimo di sangue, - ciononostante nessuno avrà il potere di togliergli la vita; egli la lascerà spontaneamente (6). Guardate come fa risplendere la verità di queste parole. Un giorno, gli abitanti di Nazareth vogliono precipitarlo dall’alto di una roccia: Gesù sparisce di mezzo a loro con ammirabile tranquillità (7).
Un'altra volta, a Gerusalemme, i Giudei vogliono lapidarlo, perché afferma la sua divinità, egli si nasconde ed esce dal tempio (1). La sua ora non è ancora venuta.
Ma quando l'ora è arrivata, egli si dà. - Osservatelo nell’orto degli Olivi, alla vigilia della sua. morte. Le truppe armate si avanzano verso di lui per prenderlo e farlo condannare. «Chi cercate?» domanda loro. Alla loro risposta: «Gesù di Nazareth», egli dice loro semplicemente: «Sono io». Questa sola parola caduta dalle labbra basta per gettare a terra i suoi nemici, Egli avrebbe potuto tenerli a terra, avrebbe potuto, come diceva egli stesso, «domandare a suo Padre di mandargli delle legioni di angeli per liberarlo» (2). Egli ricorda precisamente in quel momento, che ogni giorno l'hanno veduto nel tempio e che non hanno potuto mettere mano sulla sua persona: l'ora non era ancora venuta, perciò egli non permetteva loro di impossessarsi di lui; adesso è suonata l'ora nella quale egli deve, per la salvezza del mondo darsi ai suoi carnefici, che agiscono soltanto come strumenti della potenza infernale (3), Le soldatesche lo conducono di tribunale in tribunale; egli lascia fare. Ciononostante davanti al Sinedrio, tribunale supremo dei Giudei, egli proclama i suoi diritti di Figlio di Dio, poi si abbandona al furore dei suoi nemici fino al momento in cui consuma il suo sacrificio sulla croce.
Egli si è dato alla morte proprio perché l'ha voluto: (4), In questa consegna volontaria, piena d'amore di tutto se stesso, sulla croce; per mezzo di questa morte dell’Uomo-Dio; per mezzo di questa immolazione di una vittima senza macchia, che si offre per amore e con una sovrana libertà - noi diamo una infinita soddisfazione alla giustizia divina (5); Cristo acquista per noi un merito inesauribile, mentre la vita eterna è resa all'umanità (1): «Poiché ha consumato l'opera della sua mediazione, Cristo è divenuto per tutti coloro che lo seguono la causa meritoria della salvezza eterna». Così S. Paolo aveva il diritto di dire: «In virtù di questa volontà, noi siamo santificati per mezzo dell'oblazione che Gesù Cristo ha fatta, una volta per tutte, del suo corpo (2).
Poiché «per noi tutti, per ognuno di noi Gesù Cristo è morto» (3). «Cristo è diventato propiziazione, non soltanto pei nostri peccati, ma pei peccati del mondo intero» (4); in modo che egli è «l'unico mediatore posto tra gli uomini e Dio» (5).
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Beato Dom COLUMBA MARMION
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