113. Vi è parso strano che Io abbia detto che voglio pregare con tutti. Però, che Io l’abbia detto proprio ieri, ciò non è senza significato. Questo giorno, (il 25 gennaio 1888), comprenderà in sé una grande opera, che l’Artefice ha destinato per il tempo delle prove.
114. Se Io la rendo nota, i Miei poveri ed angustiati agnelli faranno lamenti. Sennonché Io non posso togliere questa tribolazione, e sono costretto di lasciarla loro. Con ciò essi verranno purificati e non cadranno come gli altri in braccio alla sciagura. E resteranno così preservati dal veder tutto il loro essere ricolmo e penetrato da un certo abbattimento.
115. Già ora essi se ne sentono pervasi all’idea di separarsi dal luogo che pure è ripieno di rabbia e di malvagità. Io non posso pronunciare sempre parole di consolazione, perché i Miei figlioli devono diventare puri e liberi da tutto ciò che li circonda e che troppo tenacemente li lega a quanto sono attaccati.
116. A voi, o Miei cari, qui in questo luogo dove Io scrivo tutto ciò mediante il Mio strumento, ho concesso prima che ad altri di gettare uno sguardo nel Giudizio che ha da venire, con ciò Io già fin d’ora lo descrivo. Anche gli altri che lo leggeranno saranno presi da spavento e da orrore a questa narrazione, ma essi già sanno che il tempo batte alla porta e che non abbisognano d’altro che del bastone da viaggio per andarsene dal luogo che abbandonano volentieri.
117. Nessuno dei Miei figlioli è veramente proprio contento di cuore, che la cosa sia ora già tanto progredita. Questo però non è colpa vostra, bensì sono le insinuazioni del nemico che vorrebbe trattenervi. Se anche doveste vacillare od il vostro piede inciampare, voi non cadrete perché ora vi tengo Io sorretti.
25 gennaio 1888
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