giovedì 26 settembre 2024

«Vi dirò il mio segreto. Io racconto tutto alla Santa Vergine, tutto ciò che può tormentarmi, darmi pena e inquietarmi; e dopo la lascio fare».

 


ROMA  ITALIA  Anno 1842

Alfonso Maria Ratisbonne, nato nel 1812 a Strasburgo, figlio di un banchiereebreo, dottore in diritto, di religione ebraica, odiava i cristiani. Il fratello Teodoro invece era diventato, a 24 anni, sacerdote cattolico. Il 20 gennaio 1842 avvenne il grande miracolo della sua conversione al cattolicesimo. Ratisbonne cercò urgentemente un confessore e così narrò, quasi fuori di sé, a padre Filippode Villefort: «Mentre camminavo per la chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma, in attesa del mio amico il barone Teodoro, sentii un turbamento, poi tutto divenne oscuro eccetto una cappella laterale della chiesa, sembrava che tutta la luce si fosse concentrata in essa. Ho alzato gli occhi verso la cappella raggiante di tanta luce e ho visto sull'altare, in piedi viva e maestosa, avvolta di luce splendente, bellissima e piena di misericordia, la bella Madre di Dio, la Vergine Maria, quale è sulla medaglia che porto. Sono caduto in ginocchio e non potevo alzare gli occhi dinanzi al suo splendore. Allora ho capito la deformità del peccato dello stato in cui mi trovavo, la bellezza della religione cristiana, in una parola ho capito tutto in un solo istante». Il 31 gennaio Alfonso ottenne il sacramento del battesimo nella cappella di Sant'Andrea, alle nove del mattino, dalle mani del cardinale Patrizi. Ratisbonne entrò nella Compagnia di Gesù e vi rimase circa undici anni, dal 1842 al 1852, diventando sacerdote il 23 settembre 1848. Infine, con l'alta approvazione di Pio IX, passò nella Congregazione dei religiosi di Nostra Signora di Sion, fondata per la conversione degli ebrei.

Fondò una sede di questa Congregazione in Palestina. Morì il 6 maggio 1884 a Gerusalemme, all'età di 70 anni, quarantadue anni dopo l'apparizione, invocando Maria (che forse rivide in quel momento).

«Vi dirò il mio segreto. Io racconto tutto alla Santa Vergine, tutto ciò che può tormentarmi, darmi pena e inquietarmi; e dopo la lascio fare». Sono queste le parole che Alfonso Ratisbonne ci ha lasciato.



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