giovedì 28 maggio 2020

Il problema dell'ora presente. Antagonismo tra due civiltà



LA FRAMASSONERIA DENUNCIATA

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Nei cinque e sette anni che trascorsero fra la pubblicazione dei tre primi volumi e dei due ultimi, la sua opera fu letta e suscitò delle osservazioni da parte dei framassoni. "Secondo alcuni di questi FF
 - dice Barruel - io ne ho detto troppo; secondo altri, fu inevitabile che io dicessi tutto. Si sa che i primi sono del numero di quelli che io compresi nell'eccezione dei FF. troppo onesti per essere ammessi dentro gli ultimi misteri; e gli altri, del numero di quelli, i quali, dopo aver visto tutto nelle retro-loggie, si sono finalmente vergognati e si pentirono d'aver meritato gli onori massonici. Io sono debitore agli uni ed agli altri dei miei ringraziamenti, ma sono pure debitore d'una risposta". Questa risposta egli la dà, dimostrando che ha detto tutto ciò che doveva dire, e niente altro che ciò che doveva dire.

Altri massoni si adirarono per vedersi così scoperti ed accusarono Barruel di mala fede. Fu soprattutto l'opera d'un inglese, Griffith, redattore delle Monthly Review. Questo scrittore trova passabili, soddisfacenti anche, le prove che Barruel dà della cospirazione contro l'altare; ma dice che quelle della cospirazione contro i troni non sono perfettamente dimostrate. Specialmente l'abolizione della dignità reale in Francia è dovuta, dic'egli, a circostanze locali, più che ai voti e alle trame dei cospiratori della Rivoluzione. Dicendo ciò, egli non fa alcun cenno delle prove recate da Barruel a favore della sua tesi.

Per rispondere all'accusa di mala fede, Barruel fa osservare ch'egli ha dato e dà di nuovo i testi nel loro idioma originale a fianco della traduzione che ne fece. E per ciò che spetta ai documenti più importanti a cui si riferisce, egli dice che non solo è lodevole che ognuno consulti i volumi stampati, ma che confronti questi volumi coi manoscritti che si trovano negli archivi reali di Monaco. Barruel fa di più: egli offre al suo accusatore un convegno a Monaco per mostrargli negli scritti originali le prove evidenti della sua calunnia. Griffith non solo non vi si recò, ma rifiutossi di pubblicare nella sua Revue la risposta di Barruel.


Weishaupt, il fondatore dell'Illuminismo, venne a dar mano forte a Griffith, che era senza dubbio uno de' suoi adepti. Barruel diede pure a Weishaupt convegno a Monaco, ove avrebbe potuto rivedere gli originali delle sue proprie lettere di cui contestava l'esistenza, o il testo. "Ma - aggiungeva Barruel - siccome egli non poteva farvisi vedere senza esporsi ad essere impiccato per cagione de' suoi misfatti contro i costumi, egli potrà nominare un procuratore". Egli non vi andò né in persona, né per procura.

Delasuss, Henri;

MORTE AL CLERICALISMO O RISURREZIONE DEL SACRIFICIO UMANO




Monsignor Gaume

Domande frequenti sugli angeli - 1 - 2 - 3 -



1. Dovremmo dare un nome al nostro Angelo custode?

La breve risposta a questa domanda più frequente sugli angeli è semplicemente "no". Per la Congregazione per il Culto divino e i Sacramenti del Vaticano, nel documento Il Direttorio sulla Pietà Popolare e la Liturgia del 2001, si afferma che "la pratica di assegnare nomi ai santi angeli dovrebbe essere scoraggiata, tranne nei casi di S. Gabriele, San Raffaele e San Michele, i cui nomi sono contenuti nella Sacra Scrittura "(217).

Facciamo bene a riflettere, quindi, che il termine "Angelo custode santo" esprime profondamente il nostro legame con l'angelo assegnato a noi da Dio per la vita. Proprio come c'è solo una donna e un uomo in tutto il mondo che possono rispondere a noi quando diciamo "mamma" o "papà", così anche in tutti i cori degli angeli, c'è solo un angelo che può rispondere a quando gridiamo "Angelo santo custode, aiutami!"

2. Ogni essere umano ha un Angelo custode?

Che ogni battezzato abbia un Angelo custode è chiaro da ciò che insegnò San Basilio e il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica ribadì: "Ognuno dei fedeli ha un angelo che sta al suo fianco come educatore e guida, dirigendo la sua vita" (cfr. CCC 336). Questo passaggio non afferma specificamente che ogni essere umano, senza eccezione, abbia un Angelo custode. Tuttavia, in un altro passaggio, il Catechismo sottolinea senza mezzi termini che "Dal suo inizio fino alla morte, la vita umana è circondata dalla loro [vigile cura degli angeli] e intercessione" (CCC 336).

In accordo con ciò, l'insegnamento generale dei teologi sostiene che non solo ogni battezzato, ma ogni essere umano ha il proprio Angelo custode personale che insegna anche il YOUCAT (Catechismo giovanile della Chiesa cattolica) pubblicato di recente, approvato dalla Congregazione per la Dottrina della fede nel 2010, "Ogni persona riceve da Dio un angelo custode" (n. 55). Questa visione è biblicamente fondata e fondata sulle parole di Nostro Signore nei Vangeli, dove afferma con enfasi ai Suoi discepoli: "Vedi che non disprezzi uno di questi piccoli. Perché ti dico che i loro angeli in cielo vedono sempre il volto di Mio Padre che è nei cieli "(Mt 18:10). Inoltre, San Tommaso d'Aquino insegna che la protezione degli angeli è un dono non solo di grazia, ma anche un dono per l'umanità nell'ordine della natura. Finalmente, poiché ogni individuo, basato sul proprio libero arbitrio, ha un destino unico, è giusto che ci sia una relazione uno a uno con un angelo. Questa stessa posizione fu insegnata anche da San Gregorio Magico e San Girolamo, i quali sostenevano che ogni persona ha dalla nascita il suo speciale Angelo custode.

3. Quando ci viene assegnato il nostro Angelo custode?

San Tommaso d'Aquino sostiene che tutti ricevono un Angelo custode alla nascita. Inoltre, afferma che l'angelo custode della madre custodisce suo figlio mentre è ancora nell'utero. Altri padri e dottori della Chiesa, tuttavia, per esempio, San Girolamo e San Basilio il Grande, credono che il nostro Angelo custode sia assegnato al battesimo. Sant'Anselmo, d'altra parte, fa un passo avanti affermando che "ogni anima è impegnata con un angelo quando è unita a un corpo". In altre parole, crede, insieme ad altri santi e teologi, che tutti ricevano un Angelo custode al momento del concepimento. Per riassumere, quindi, ci sono tre opinioni su quando il nostro Angelo custode può essere assegnato a noi, vale a dire, 1.) al concepimento, 2.) alla nascita, o 3.) o al battesimo.

Il fatto che ogni persona umana abbia un Angelo custode esclude implicitamente che riceviamo l'Angelo custode al battesimo. Resta, quindi, una questione aperta alla speculazione se un essere umano riceve l'Angelo Custode al momento del concepimento o della nascita. Ma dal momento che la vita di una persona inizia nel momento del concepimento, non c'è motivo per cui l'angelo debba aspettare fino alla nascita della persona. Considerando l'importanza dell'assistenza prenatale, è ragionevole credere che l'Angelo Custode vorrebbe essere coinvolto. Può anche essere vero, che tutti beneficiano dell'assistenza angelica dall'inizio della vita secondo la naturale provvidenza di Dio, e che nel battesimo sorge un profondo legame soprannaturale con i santi angeli.

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E così adornata, aspetterai il tuo Sposo



Le Rivelazioni Celesti di Santa Brigida di Svezia 


Parole della gloriosa Vergine alla figlia circa il modo di vestire e quali devono essere le vesti e gli ornamenti di cui deve adornarsi e vestire la figlia. 

Io sono Maria, che ho partorito il vero Dio e vero Uomo, il Figlio di Dio. Io sono la Regina degli Angeli. Il Figlio mio ti ama con tutto il cuore. Tu devi essere adornata di onestissime vesti. Ti mostrerò come e quali devono essere. 

Come dunque vesti prima la camicia, poi la tunica, le scarpe, il mantello e la collana sul petto, così devi vestire spiritualmente. 

La camicia è la contrizione. Come infatti la camicia è più vicina alla carne, così la contrizione e la confessione sono la prima via della conversione a Dio. Con esse è purificata la mente, che prima godeva nel peccato ed è frenata la carne immonda. 

Le due scarpe sono due sentimenti: la volontà cioè di emendare i difetti e la volontà di fare il bene e astenersi dal male. 

La tua tunica è la speranza in Dio, perché, come la tunica ha due maniche, così nella speranza vi sia la giustizia e la misericordia. Sicché, come speri dalla misericordia di Dio, così non dimentichi la sua giustizia. E così ricorda la sua giustizia e il giudizio in modo da non dimenticare la misericordia. Perché nessuna giustizia Egli fa senza misericordia, né misericordia senza giustizia. 

Il mantello è la fede: come infatti il mantello tutto copre e tutto tiene racchiuso, così con la fede l'uomo può tutto comprendere e ottenere. Questo mantello dev'essere immerso nei segni della carità del tuo Sposo; e cioè deve significare come ti ha creata, come ti ha redenta, come ti ha nutrita, come ti ha attratta nel suo spirito e ti ha aperto gli occhi spirituali. 

La collana è la considerazione della sua Passione. Essa sia sempre fissa sul tuo petto. Come fu deriso, flagellato, insanguinato e confitto vivo in croce con tutti i nervi spezzati. Come alla morte, ne tremò tutto il corpo per l'acutissimo dolore. Come nelle mani del Padre raccomandava lo spirito. Questa collana sia sempre sul tuo petto. 

La corona sul tuo capo significa la castità negli affetti, in modo tale da voler essere piuttosto percossa che macchiata. Sii dunque costumata e casta. Non pensare, non desiderar altro che il tuo Dio, avuto il quale tutto avrai. 

E così adornata, aspetterai il tuo Sposo

Benedetta sii tu, o Maria



Beata te, o Maria, vergine povera, figlia di poveri! Tu sei divenuta la Madre del Signore dei signori. Nel tuo grembo, santa Madre del Signore, ha dimorato santamente quel Figlio della cui lode sono pieni i cieli. Beata te, o Maria: con il tuo latte hai nutrito il Figlio di Dio! E beate le tue braccia che lo hanno stretto al petto. Lui, fiamma d'amore, hanno sostenuto le tue ginocchia. Beata te, o madre colma di ogni bene: in te è sbocciata la luce che ha vinto l'oscurità delle tenebre. Benedetta sii tu, o Maria, e benedetto il frutto che ci hai donato! Benedetto il Padre che ha inviato il Figlio per la nostra salvezza! E benedetto lo Spirito consolatore che ci ha insegnato il mistero di lui. Benedetto il suo nome in eterno. Amen.

SOTTO LA GUIDA DELLO SPIRITO



Esplorare la vita

Qual è la natura di questa avventura spirituale che non è assolutamente propria dei monaci ma che interessa ogni battezzato che voglia prendere sul serio il germe di vita deposto dalla grazia in fondo al suo essere? Si tratta, per l'appunto, di un germe, di un seme: di una vita, quindi, cioè di qualcosa che, di per sé, deve muoversi, crescere, svilupparsi se non vuole languire e morire. La vita non è mai statica: si evolve sempre, in un senso o nell'altro; di conseguenza, prendere sul serio la vita significa coltivarla, ascoltarla, circondarla di premure, liberarla dagli ostacoli, nutrirla e lasciare che sbocci e fiorisca in pienezza. Sarebbe estremamente più semplice per tutti se la vita cristiana si riducesse a una catechesi, all'insegnamento di alcune verità elementari e assolute: in tal caso basterebbe memorizzarle con assiduità per tirarne le logiche conseguenze a tempo opportuno. Lo stesso avverrebbe se la fede fosse costituita essenzialmente da un codice di precetti e di divieti o se si esaurisse in un grandioso progetto di azione o di conquista: sarebbe sufficiente conformarvi il nostro comportamento quotidiano. In realtà si tratta di qualcosa di molto più vasto, anche se la fede si esprime necessariamente in un corpo di dottrine, anche se genera un determinato comportamento morale e spinge il credente a un impegno effettivo e concreto a servizio del Regno già da ora. Ma prima e ben più in profondità di tutto questo, la fede è una vita - la vita di Dio in noi - che può essere soffocata dalle nostre membra carnali, cioè dall'orgoglio del cuore e da un corpo ribelle: è una vita che deve aprirsi un cammino per progredire. D'altronde non è innanzitutto a un insegnante, né a un catechista, né a un professore di morale e nemmeno a un manager di grandi imprese spirituali e apostoliche che pensa colui che cerca un aiuto spirituale. Pensa innanzitutto a qualcuno che conosca per esperienza diretta questa vita e sia capace di trasmetterla. Ebbene, la stessa trasmissione della vita è un affare di vita: non c'è nulla di più naturale e di meno sofisticato per la vita che sciamare e diffondersi. La vita diventa spontaneamente trasparenza e agisce per osmosi. Tra i primi monaci del IV e V secolo, dove la paternità spirituale costituiva la pedagogia fondamentale, un apoftegma circolava in diverse versioni. Eccone una, attribuita ad abba Poemen, uno dei più famosi padri del deserto: "Un fratello chiese ad abba Poemen: 'Dei fratelli vivono con me; vuoi che dia loro ordini?'. 'No - gli dice l'anziano - fa' il tuo lavoro tu, prima di tutto; e se vogliono vivere penseranno a se stessi'. Il fratello gli dice: 'Ma sono proprio loro, abba, a volere che io dia loro ordini'. Dice a lui l'anziano: 'No! Diventa per loro un modello, non un legislatore"'. Questo aspetto della tradizione monastica cristiana richiama singolarmente un altro detto - appartenente, questo, alla tradizione chassidica del giudaismo - in cui un discepolo spiega come gli sia bastato guardare il proprio maestro che si allacciava un sandalo per restare edificato: un semplice gesto e il messaggio è trasmesso! La guida infatti è molto più di un maestro: è lui stesso l'insegnamento, l'intera sua vita costituisce il messaggio. La vita desta la vita. E l'anziano o l'accompagnatore si presta a questo mistero di vita non con quello che sa e ancor meno con quello che può dire, ma molto semplicemente in forza di ciò che è e che di conseguenza può trasmettere, nel senso più forte di questo termine, in virtù della qualità del suo essere che irradia senza neanche che lui lo sappia e che delle parole debbano nascere.


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MISTICA CITTA’ DI DIO



COMPOSIZIONE DELLA «MISTICA CITTÀ DI DIO»


Confronto con altri scritti della Venerabile

Un'altra via, che riteniamo valida e solida, per chiarire l'autenticità della Mistica Città di Dio, consiste nel confrontare quest'opera con altri scritti sicuri della Venerabile e comprovare l'unità di stile, l'affinità di linguaggio; di pensiero, di idee, ecc., che si riscontra in essi. Per stabilire il confronto, scegliamo l'estesa corrispondenza epistolare che mantenne con il re Filippo IV; accidentalmente ricorreremo anche ad altre fonti: lettera del papa Alessandro VII, risposte della Venerabile all'esame inquisitorio e varie. Poiché il tema è vastissimo, possiamo solo abbozzarlo. Vale a dire, ci limiteremo a rilevare alcuni indizi e a segnalare piste.
Cominciamo registrando la constatazione che in entrambi gli scritti, lettere al re e Mistica Città di Dio, si riscontra la presenza di espressioni identiche, che si ripetono a profusione.
Così, per esempio, in entrambe le opere si ripete moltissime volte, riferendosi a Dio, il qualificativo «l'Altissimo» e «l'Onnipotente»; e in minor numero, però ugualmente con una certa frequenza, l'espressione «l'essere immutabile di Dio» e qualche altra simile. La spiritualità della Madre di Agreda ha qualcosa di sublime: lei ha gustato e sentito come pochi l'ineffabilità dell'essere di Dio, la grandezza dei suoi attributi e, tanto nelle sue lettere al re come nella Mistica Città di Dio o nelle sue risposte all'esame inquisitorio, ne ha lasciato tracce toccanti. Suor Maria è un anima che ha un sentimento molto vivo della trascendenza ineffabile di Dio.
Riferendosi alla condizione delle cose create, che sono per natura finite e limitate, la Venerabile usa le espressioni «coartato», «limitato». Queste espressioni appaiono con frequenza nei due scritti.
La Venerabile ama anche usare la parola «repubblica», per designare l'insieme delle facoltà, dei sentimenti, ecc., che l'uomo possiede.
Parlando degli anni che trascorsero dalla creazione fino all'incarnazione, tanto nelle lettere al re come nella Mistica Città di Dio, appare lo stesso computo di 5199 anni.
Una delle idee che più costantemente affiorano, nell'ampia corrispondenza epistolare che suor Maria mantenne con il re Filippo IV è che le monarchie cattoliche devono stare al servizio della Chiesa, difenderla, ecc. Tra queste monarchie lei vedeva che la Spagna era la principale. E senza dubbio questa fu la causa per cui con tanto impegno lavorò nella formazione spirituale di Filippo IV, nonostante conoscesse bene i suoi difetti e sapesse lo scarso frutto che ottenevano i suoi sforzi. Orbene, nella Mistica Città di Dio, possiamo comprovare la presenza delle stesse idee.
«Visione astratta della Divinità» è terminologia o tecnicismo caratteristico della Madre Agreda. Non ricordiamo di aver visto questa espressione nelle lettere al re. È’ noto che in esse suor Maria si propone di partecipare al suo destinatario quel che la luce divina le mostra, però ridotto all'ordine comune: «Nel modo che la distanza lo permette, rendo partecipe V. M. degli insegnamenti che la divina luce mi concede, disponendoli secondo l'ordine comune e occultando il mistero del Re celeste, perché V. M. riceva da esso quel che è da gustare e gli altri non lo conoscano».
Lo stesso dice nella Mistica Città di Dio (libro I, capitolo Il), quando spiega i modi delle comunicazioni divine e i diversi stati in cui la sua anima si trova rispetto ad essi. A volte - dice - Dio le dà licenza e ordine «di ammonire qualcuno; tuttavia vuole che ciò sia fatto parlando al cuore con ragioni piane, chiare, comuni e caritative in Dio».
Nell'esame inquisitorio (risposta alla domanda 66) troviamo anche l'espressione «specie astrattive». La detta domanda 66 fu di questo tenore: «Se in qualche occasione ha visto Dio chiaramente e distintamente e in quali tempi e occasioni».
La risposta della Venerabile a questa domanda è ampia e bellissima. Nega di aver mai avuto visioni intuitive, però crede di poter affermare di aver avuto un'altra visione molto inferiore «per specie astrattive». Senza dubbio si riferisce all'esperienza mistica essenziale o contemplazione infusa.
Nella Mistica Città di Dio la Venerabile usa l'espressione «visione astrattiva» ripetute volte, attribuendola alla Vergine. Dove più estesamente e di proposito si riferisce a questo genere di visione della Divinità che ebbe la Vergine è nella parte I, libro Il, numero 631ss.
La devozione agli angeli è un'altra caratteristica rilevante e notevole della spiritualità della Madre Agreda. Ella ha vissuto o creduto di vivere in relazioni intime con questi spiriti celesti. Per la corrispondenza mantenuta con il re vediamo ugualmente che a lui raccomanda più volte questa devozione. Anche nell'esame inquisitorio le fu rivolta una domanda su questo punto; lei confessò candidamente la devozione che sempre ebbe per gli angeli e i benefici che da essi aveva ricevuto; riconobbe anche senza esitazioni che a volte avvertiva intellettualmente la loro presenza. In quanto alla Mistica Città di Dio, è per di più conosciuto il ruolo tanto rilevante che in essa svolgono gli angeli in tantissimi episodi della vita della Vergine, per cui sembra superfluo e noioso fare citazioni.
Lo stesso, parallelamente, si può dire del posto che occupa il demonio, il suo intervento nel mondo, ecc. Suor Maria confessa candidamente di aver notizia e conoscenza di esso. La sua lettera a papa Alessandro VII e talvolta la testimonianza più eloquente su questo punto. Le relazioni con il mondo soprannaturale sono in certo modo familiari. Sommamente interessanti a questo riguardo sono le rivelazioni che ricevette o credette di ricevere di due egregi defunti, cioè, la regina Isabella di Borbone e il principe Baldassarre Carlos. Nella Mistica Città di Dio l'intervento del mondo diabolico è altresì molto frequente e del tutto conosciuto, perché siano necessarie citazioni.
Uno dei passi delle lettere al re che presenta un suo più evidente parallelismo con la Mistica Città di Dio è quello in cui descrive le doti di cui godrà il beato, tanto nella sua anima quanto nel suo corpo. Non solo le parole, ma persino alcune intere espressioni sono identiche.
In una lettera scritta al re in data 19 marzo 1648 (vol. Il, p. 289) la Venerabile confessa che, dopo i misteri che appartengono all'essere di Dio, a Cristo e a sua Madre, quel che le ha rapito l'anima e avvinto il cuore è la grandezza e meraviglia di un'anima in grazia, e descrive tale bellezza con termini splendidi. Nella lettera del 10 maggio 1649
(voi. Il, p. 370) dice che, descrivendo la Storia della Regina del Cielo, ossia la Mistica Città di Dio, ha ricavato un grande concetto e stima dello stato di grazia. Si dovrebbero citare molti passi della Mistica Città di Dio che si riferiscono a questo tema.
Sulla possibilità di raggiungere la perfezione con l'aiuto della grazia, scrive al re in una lettera del 25 ottobre 1647 (vol. Il, p. 254). Nella Mistica Città di Dio l'idea si trova in molti passi
Il ricorso costante alla sacra Scrittura è un'altra caratteristica degli scritti della Venerabile. Nella lettera al re del 5 luglio 1652 (vol. Il, p. 167) chiede scusa per questo, però adduce che le parole della Scrittura possiedono un'efficacia divina e per questo ricorre ad esse; in quella del 7 novembre 1653 (vol. Il, p. 259) torna ad esprimere la stessa idea. Per quanto si riferisce alla Mistica Città di Dio, possiamo dire che essa è tutta come un manuale di citazioni e allusioni al testo sacro, che evidenziano nell'Autrice una familiarità e un grado di conoscenza veramente notevole dei libri santi.
E per il momento basta. Comprendiamo che questo lavoro di confronto della Mistica Città di Dio con altri scritti della Venerabile potrebbe essere portato molto avanti, e sicuramente con risultati positivi. Un semplice sguardo a due dei suoi opuscoli, la Scala per salire alla perfezione e le Norme della sposa, dà l'impressione di identità di stile, di concezione, di tratto unico e di sentimento. Però non possiamo dilungarci oltre. I dati che abbiamo riferito si riducono il più delle volte a dettagli lessicali e affinità di idee. Questi indizi, a prima vista insignificanti e irrilevanti, di solito sono i più indicativi, come sanno bene quelli che si occupano di critica storica.
Crediamo, insomma, che uno stesso modo di parlare e di sentire nell'anima si percepisca attraverso tutti questi scritti, e che questo manifesti abbastanza chiaramente la stessa Autrice, con la sua individualità e personalità inconfondibile.

Suor Maria di Gesù Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione

Il mio angelo custode mi ha salvato la vita



Il mio angelo custode mi ha salvato la vita a 13 anni. Sono stato catturato in una risacca a Virginia Beach e ho perso la camera d'aria. Sono stato tirato lontano dalla riva e l'unico colpo di nuoto che ho saputo era la pagaia del cane. Avevo paura di morire da solo. Non andavamo alla Santa Messa da molto tempo. Mio padre è stato schierato all'estero e la mamma non ha guidato. Ma ho fatto un patto con Dio che se mi avesse salvato, avrei trovato il modo di andare a messa per il resto della mia vita. Non appena quella preghiera salì, fui circondato dagli Angeli. Non li ho visti, ma le loro voci acute risuonavano come bambini che parlavano direttamente alla mia mente e bypassavano le mie orecchie. Hanno pronunciato parole rassicuranti e incoraggianti. Non avevo più paura quando rimasero con me. Un elicottero si librò brevemente su di me e poi volò via. Non so perché non abbiano tentato un salvataggio. Ero così lontano dalla spiaggia che le persone sembravano insetti! Nel frattempo, mio ​​nonno e mio fratello di 8 anni mi stavano cercando mentre era ora di pranzo. Mio fratello ha notato l'elicottero e la mia testa nell'acqua appena sotto. Disse: "Guarda, papà! C'è Joan. Potrei avere il suo hot dog?" Papà ha mandato un giovane a prendermi. Mentre si avvicinava, lo sentii attraverso le mie orecchie gridare lo stesso incoraggiamento che gli Angeli avevano usato. Gli angeli poi svanirono. Più tardi sono stato in grado di organizzare gite a messa per i miei fratelli e me stesso con un vicino. Adesso vado anche alla Messa quotidiana.

Joan O.

27 maggio 2020 – Ogni responsabilità per il peccato ricade sul cuore umano



"Alla fine, tutto sarà giudicato in base alla sua accettazione o rifiuto della Verità dei Miei Comandamenti. Neppure è il libero arbitrio una scusa per scegliere il peccato."


Ancora una volta, vedo una Grande Fiamma che ho conosciuto come il Cuore di Dio Padre. Egli dice:
Dio Padre
“Il mio Cuore è rattristato di più’ da quelle anime, che una volta avevano e veneravano la Verità, ma che l’hanno gettata via per il gusto di seguire il libero arbitrio. Vi prego, comprendete, il libero arbitrio non definisce pensieri, parole o azioni senza un costo. Il libero arbitrio è il diritto di scegliere il bene o il male. Ci sono, pertanto, sempre conseguenze per le scelte di libero arbitrio.”
“Alla fine, tutto sarà giudicato in base alla sua accettazione o rifiuto della Verità dei Miei Comandamenti. Neppure è il libero arbitrio una scusa per scegliere il peccato. L’anima non può nascondersi dietro il libero arbitrio quale via verso la Mia Misericordia. Ogni responsabilità per il peccato ricade sul cuore umano. È ciò che il cuore accetta come vero e degno di fede che determina l’eternità dell’anima”.
Leggi 2 Timoteo 1:13-14
Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù. Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito santo che abita in noi.
Leggi Giacomo 2:10-12+
Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto; infatti colui che ha detto: Non commettere adulterio, ha detto anche: Non uccidere. Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della legge. Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà
Holy Love

mercoledì 27 maggio 2020

Mio Dio, Ti amo! Abbi pietà di noi e del mondo intero!



Quando siamo in preghiera impariamo ad elevare la mente perché stiamo parlando con il nostro Re e Signore! Pregare è un dialogo d’amore, un esercizio d’amore che porta a Dio, ci dona comunione con lui e i fratelli. Pregare ci salva! A contatto con Dio possiamo assumere un atteggiamento adorante, desiderosi di stare alla Sua Presenza per amarLo ed esprimerGli il nostro bisogno di lodarLo e ringraziarLo! ChiediamoGli di renderci capaci di saper parlare di Lui perché possiamo diventare portavoce di Dio, portavoce delle cose belle che solo Lui, Bene Infinito, sa dare e mettere dentro di noi! In questo nostro stare con Lui abbracciamo l’umanità insieme al dolore che c’è nel mondo e offriamoli al Cuore trafitto di Gesù, perché li vesta dei Suoi meriti e possano essere presentati al Padre in riparazione del male sempre così tanto diffuso nella nostra patria terrena! Offriamo anche tutti i nostri peccati! Sì, anche i nostri peccati, offriamoli perché siano ancora una volta lavati dal Sangue di Gesù, nostro Redentore!

Noi, anime che amiamo il Signore, siamo chiamati a imitare la Vergine Maria, che nel suo silenzio amava e pregava…
Nella preghiera ci troviamo spesso distratti, presi da mille cose. Gli Apostoli compresero bene che correvano il rischio di essere distolti dalla loro missione a causa di una moltitudine di opere di carità che avevano cominciato e seppero organizzarsi, destinando ad esse i diaconi per potersi dedicare totalmente alla preghiera e all’annuncio della Parola intramontabile di Gesù! (cfr At 6,4).

E qui, Suor Lina vi dice: chiediamo al Signore di far sentire anche a noi il desiderio di pregare, non solo per noi stessi o per le nostre famiglie (cosa sacra per ciascuno!), ma anche per gli altri, soprattutto per chi fa fatica a mettersi in contatto con Dio! Urge per tutti noi capire e credere che, nella comunione dei santi, possiamo dare voce a chi non sa pregare o trascura di farlo, perché il comandamento dell’amore è anche questo: amare al di là dei nostri affetti, che vuol dire amare tutti i figli di Dio, ossia i nostri simili da portare al Signore!

Amare è bello! Ci dona una bellezza interiore tutta nostra! E sempre meglio porta a scoprire quell’atmosfera particolare che ci abita, ci introduce nell’abbraccio trinitario, ci dona la gioia della fraternità che ci fa essere “Uno“ nel Suo Amore! Amare il Buon Dio è sempre essere in sintonia con tutte le anime da Lui salvate e ci permette di celebrarLo per tutti e in nome di tutti!

Si, sentiamo la gioia di amare ed è sempre amando che sentiremo crescere in noi il bisogno di pregare di più, di metterci in contatto con il Re, Signore nostro e alla Sua Scuola, che è quella del Vangelo, possiamo diventare quel Campo di Dio dove Lui viene a raccogliere i gigli!

Signore, Dio dell’universo che ami ogni figlio Tuo e vuoi portarlo alla salvezza, vieni a possedere le nostre povertà, le nostre fragilità, arricchiscici del Tuo Amore e donaci una nuova Pentecoste, perché sollecitati dal Tuo Spirito, la nostra vita canti la Tua gloria!

Vieni Spirito d’Amore, vieni e prendici per mano, convertici, custodiscici, donaci di saperTi seguire e fa’ di noi quelle “Pietre vive” che Tu attendi! 

Angeli e l'amorevole provvidenza di Dio



Qualche anno fa, la mia divinità, una donna che entrò nella Chiesa all'età di circa 60 anni, mi chiamò e voleva andare insieme alla Messa di Pasqua. L'ho presa a casa sua e dopo la messa siamo andati a fare una colazione veloce. Le ho quindi chiesto se voleva andare a fare una passeggiata, pensando che avrebbe fatto bene a entrambi. Lei ha risposto di no. Ho chiesto di nuovo e lei ha risposto, no. Così l'ho lasciata a casa ed ero depressa, perché ero sola in vacanza e nessuno sembrava voler fare nulla. Ma quando ho iniziato a guidare verso casa, mi sono detto ... posso farlo da solo e fare una passeggiata moderata al Ridley Creek Park. Dopo aver parcheggiato, ho attraversato un ponte e ho iniziato a camminare su una strada lastricata inclinata attraverso il parco.
Ho notato un giovane uomo e una donna che uscivano dalla riva sinistra di uso raro, che pensavo fosse insolito. Più sorprendentemente, ho notato che la giovane donna aveva un viso molto puro e sembrava irradiare la virtù della purezza. Mentre passava, disse: "Salve, signore." Anche se insolito, mi ha sollevato lo spirito. Ho continuato la mia passeggiata. Pochi giorni dopo, mi sono detto che quella faccia sembrava familiare. Così ho sfogliato il mio libro del Preziosissimo Sangue che avevo usato spesso nella cappella dell'adorazione e WOW, lì su una pagina c'era un'illustrazione dettagliata di due coppie di angeli su entrambi i lati dell'ostensorio, in adorazione di Gesù. L'angelo in alto a destra era il volto della persona che ho visto nel parco 3 giorni prima, la domenica di Pasqua dopo la messa.
Non c'è dubbio che ci fosse una coppia umana che camminava nel parco, né dubito che Dio attraverso una singolare grazia angelica - lavorando attraverso quella giovane donna - abbia toccato la mia anima quella mattina di Pasqua con la gioia della risurrezione. Tutto quello che ho potuto dire è stato grazie, Signore e Madre Benedetta ... Grazie per avere compassione di me quel giorno nel parco quando ero solo e depresso. Ora so davvero quanto il paradiso ci ami, ci guardi, ci ascolti e agisca per consolarci e proteggerci in tempi di angoscia, solitudine e bisogni speciali.
Lodate Dio, Rick B.

SULLA PREGHIERA



LA MEDITAZIONE


Metodi informali di Meditazione  

L’oggetto più adatto della meditazione è dunque Nostro Signore Gesù Cristo Stesso. 

Possiamo meditare sulla nostra incorporazione in Cristo e il Suo ruolo nella nostra vita cristiana, la Sua vita, i Suoi misteri, e soprattutto la Sua dolorosa Passione e la Sua Carità nella Santissima Eucaristia. Possiamo meditare sull’inabitazione delle Tre Persone Divine nella nostra anima e sulla Loro azione paterna su di noi; o sulle preghiere vocali come il Pater Noster, l’Ave Maria e l’Adoro Te devote, che ci conducono all’amore, alla gratitudine e alla conformità alla Volontà di Dio. Si può anche meditare sulla Santissima Vergine Maria, gli Angeli e i santi che ci conducono a Dio, o sulla penitenza, la mortificazione, il peccato e i Novissimi, come mezzi per unirci a Nostro Signore Gesù Cristo, e per assicurarci la grazia di una buona morte e un bel posto in Paradiso vicino a Lui. 

Un altro oggetto di meditazione consiste nelle virtù del Signore, dove offriamo al Padre il tesoro infinito delle perfezioni di Quel Suo Figlio, in Cui Lui ha messo tutto il Suo compiacimento. E questo lo facciamo in compensazione ed in espiazione della nostra povertà e delle nostre concupiscenze: gli sguardi e le parole inutili, le nostre molteplici ricerche di sensualità.  

Presentiamo a Dio il comportamento della Sacratissima Umanità del Signore che esercitava sui Suoi sensi l’intiera dominazione ed era infinitamente perfetto in tutte le Sue parole come in tutte le Sue azioni. Per compensare la nostra tiepidezza, offriamo questo Cuore in Cui bruciava sempre la fiamma di uno zelo così puro e una sì ardente carità. Cercheremo di entrare in questo Cuore e di farci uno con Esso, cercheremo di sciogliere nel Suo ardore la durezza del nostro cuore, di appropriarci dei Suoi propri moti, desideri, slanci e delle Sue intenzioni, per spogliarci di noi stessi e per poter dire, in verità, con l’Apostolo Paolo: ‘Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me’ (Gal. 2.20). 

Meditiamo sulle virtù di Nostro Signore anche per poterle imitare, per rafforzare la determinazione dell’anima, e per confermarla nelle virtù che desidera praticare. Così la preghiera, invece di rimanere nel campo intellettuale o sentimentale, diverrà la fonte di progressi spirituali. Così consideriamo le virtù non in modo astratto, secondo la pratica dei moralisti pagani, ma come animate, colorate, e vissute nella Persona del nostro modello divino. Così esse eserciteranno sul cuore un’attrazione più potente. Come si legge nel Cantico dei Cantici: ‘Attirati dietro a voi, corriamo verso la fragranza dei vostri profumi’. 

Possiamo scegliere una virtù che dovremmo particolarmente praticare, soprattutto quella opposta al nostro difetto dominante. Questo difetto dominante è l’ostacolo principale ai progressi dell’anima nelle vie che conducono a Dio. Questo difetto dissimulato con attenzione e fortemente radicato nella volontà, tiene l’anima inchiodata alla terra. Quando abbiamo identificato questo nostro difetto dominante, sceglieremo una scena del Vangelo per la nostra meditazione, dove brilla particolarmente la virtù opposta del Signore. Per esempio, nel presepio di Betlemme brillava particolarmente la povertà, nella casa di Nazaret la Sua obbedienza, nelle lunghe orazioni di notte il Suo amore per la solitudine, nell’espulsione dei venditori dal tempio il Suo zelo per la gloria del Padre, nella Sua delicatezza verso santa Maria Maddalena la Sua misericordia, nell’istituzione della Santa Eucaristia la Sua Carità, nel lavare i piedi dei discepoli la Sua umiltà. 

Scrive la beata Maria M addalena Martinengo della meditazione: ‘Questo è uno specchio nel quale si mira Dio come un oceano di tutta la santità; qui l’anima orante si specchia e rispecchia, mira ed ammira una sì incomprensibile bontà, l’ama, l’adora, la prende per esemplare e modello d’ogni sua operazione. In questo specchio ancor voi altre vedrete e conoscerete ogni vostro difetto; e se con fedeltà vera e solida persevererete a rimirarvi in quello, resterete finalmente limpide come un cristallo; perché lo specchio è Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo perfettissimo, anzi la perfezione stessa’. 

In alternativa, possiamo meditare sulla virtù divina, cioè la virtù tale e quale la si trova in Dio, fonte di ogni perfezione. Là brilla nella sua purezza essenziale, nella sua bellezza primordiale ed eclatante. Da lì sgorga per gettarsi sulla gerarchia degli esseri creati: gli Angeli, gli uomini, ma soprattutto sull’Uomo-Dio, il Verbo Incarnato, immagine del Padre, splendore della Sua gloria e figura della Sua sostanza. La virtù divina, noi la adoriamo e la ammiriamo per provocare nel nostro cuore uno slancio che ci porti ad un sacrificio più generoso della nostra vita a Dio. 

Padre Konrad zu Loewenstein 

“Questi fanciulli sono delle marionette dei Gesuiti. E se non dei Gesuiti, allora del clero in generale o del Papa in particolare – perché richiamano le persone ignoranti ed incolte alla Cova da Iria per poterli derubare dei loro soldi;




La Battaglia  Finale del Diavolo


Ha inizio un’opposizione destinata a durare a lungo 

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Si può ben capire il motivo per cui il principe di questo mondo,  come Gesù Cristo chiamò il diavolo, non voglia accettare di buon grado  la distruzione del suo prospero regno sulla terra. Né questo progetto  Divino per la Pace nel mondo potrebbe essere accettato da quegli  uomini e da quelle associazioni e società segrete, le cui ricchezze ed  il cui potere verrebbero virtualmente azzerati se tale progetto venisse  posto in essere e si avverasse la conversione della Russia e il Trionfo del  Cuore Immacolato – e quindi della Fede Cattolica. 
Su queste basi possiamo comprendere assai meglio i motivi della  tenace opposizione al Messaggio di Fatima, sorta già durante le  apparizioni, ed il perché questa continui tuttora, contando tra le fila di  chi si oppone alle richieste della Vergine Maria persino alcuni importanti  uomini di Chiesa. 
Al tempo delle Apparizioni di Fatima, Arturo de Oliveira Santos  era il Sindaco di Ourem, la cittadina alla quale facevano parte  amministrativamente Fatima ed Aljustrel (il villaggio dove vivevano i tre pastorelli che avevano visto la Madonna). Lo abbiamo già incontrato  nel capitolo 1: fabbro di professione, massone ed ateo, era chiamato  in genere “lo Stagnaio” dai suoi conoscenti. La sua educazione era  tanto superficiale quanto grandi erano le sue ambizioni. Arturo Santos,  giovanotto intrepido ed autonomo, divenne editore della gazzetta locale 
Ouriense, dove esprimeva, con un certo talento e una lingua pungente,  le sue opinioni anti-monarchiche ed anti-religiose. All’età di 26 anni si  iscrisse alla Loggia Massonica del Grande Oriente di Leiria.

Come fece notare il grande storico Cattolico William Thomas  Walsh, Santos divenne esperto del sapere esoterico di una religione  sincretistica e naturalistica, com’era quella massonica, principale  avversaria della Chiesa Cattolica nei tempi moderni e che, come aveva  già dimostrato pianificando e realizzando la rivoluzione portoghese del  1910, andava vantandosi d’aver compiuto un grosso passo in avanti  verso l’eliminazione della Cristianità dalla penisola Iberica. Walsh  ci informa che nel 1911, il capo della Loggia Massonica del Grande  Oriente, Magalhaes Lima, aveva predetto che in pochi anni nessun  giovanotto avrebbe mai più voluto studiare in seminario per diventare  sacerdote, in Portogallo, mentre il potente Massone Alfonso Costa  rassicurava i suoi confratelli ed altri delegati provenienti dalle logge  Francesi, affermando che la fine del cattolicesimo, da lui definito “la  causa principale delle tristi condizioni in cui era caduto il nostro paese”,  sarebbe avvenuta al massimo durante la generazione successiva. Tutti  gli indizi portavano a credere che una simile premonizione fosse esatta,  purtroppo, anche se di certo non lo era l’accusa rivolta alla Chiesa.

Il Professor Walsh fa notare che nel 1911 i nuovi padroni del  Portogallo confiscarono le proprietà della Chiesa, fecero imprigionare  ed esiliare centinaia di sacerdoti e suore e dettero cinque giorni di  tempo al Cardinale Patriarca di Lisbona per lasciare la città, con l’ordine  di non farvi mai più ritorno. I sacerdoti ed i religiosi esiliati fuggirono  in Francia ed in altri paesi. Alcuni si inginocchiarono a Lourdes e  pregarono la Madre di Dio perché aiutasse la loro infelice nazione,  un tempo orgogliosa di chiamarsi “la terra di Santa Maria”, e ora un  triste spettacolo di miscredenti e anarchici e nel quale nuove rivoluzioni  erano all’ordine del giorno.
Arturo Santos fondò una nuova loggia Massonica ad Ourem, dove  aveva spostato il suo negozio, e nel 1917 ne era diventato presidente.  Tramite alcuni amici della fratellanza era riuscito a diventare sindaco  di Ourem. Questo incarico portava con se anche quello di presidente  dell’amministrazione e della Camera di commercio della città. Con tutti  questi titoli, e l’autorità che ne conseguiva, Santos divenne l’uomo più  temuto ed influente di quella parte del Portogallo.
Durante la sua amministrazione, sempre meno persone ascoltavano  la Messa e ricevevano i Sacramenti; vennero registrati molti più divorzi  e vi fu persino un calo delle nascite. Quando, su suo ordine, vennero  arrestati sei sacerdoti e messi sotto isolamento per otto giorni, i laici Cattolici che risiedevano nella camera e nel Consiglio cittadino erano  troppo indaffarati nel curare i propri lucrosi affari col regime, e non  ebbero quindi né il tempo né la voglia di protestare abbastanza da  essere ascoltati. Per lo Stagnaio ed i suoi amici, la lotta per il “progresso  e l’illuminazione”, come preferivano chiamare questa guerra contro la  Chiesa Cattolica, non era stata ancora vinta.44

Nell’agosto 1917 tutti i portoghesi conoscevano la storia delle  Apparizioni di Fatima, anche se in varie versioni. I giornalisti della  stampa anti-clericale si divertivano a scrivere versioni comiche della  vicenda. Come ricorda Padre de Marchi, queste erano le affermazioni  che giravano sulla stampa anti-clericale dell’epoca: “questi fanciulli  sono delle marionette dei Gesuiti. E se non dei Gesuiti, allora del clero  in generale o del Papa in particolare – perché richiamano le persone  ignoranti ed incolte alla Cova da Iria per poterli derubare dei loro soldi;  e se non hanno soldi, allora li derubano della loro autonomia politica,  affinché la costruzione sociale della nuova Repubblica illuminata possa  essere sabotata a tutto vantaggio di Roma e delle forze reazionarie.  La stampa andava a nozze con queste affermazioni. I Massoni se  ne deliziavano”.45 Tutti i nuovi sostenitori di questo Nuovo Ordine  trovavano la situazione piuttosto comica. 
Ma Arturo Santos, Sindaco di Ourem, non la pensava affatto  così, visto che l’aperta manifestazione devozionale avveniva proprio  all’interno della sua contea. Alcuni dei suoi elettori cominciavano già  a pensare che la Madonna stesse realmente apparendo, a Fatima, e lui  stesso non riusciva a trovare una spiegazione da dare ai suoi colleghi  politici se questi eventi religiosi Cristiani, decisamente contrari al  sogno di Santos di costruire una Repubblica Atea, avessero continuato  a manifestarsi nella sua stessa contea. Alla fine, Santos si decise a calare  il possente pugno della “legge” contro i tre veggenti.

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Padre Paul Kramer

Le Scritture impiegano la parola mondo, non solo in senso negativo ma anche positivo.



AI DONATISTI DOPO LA CONFERENZA 

Dunque, escano pure dalla Chiesa, sia coloro di cui sta scritto: 
Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri 26, sia coloro  che sembrano restare dentro, di cui il beato Cipriano parla in  termini molto netti quando dice: " Anche se si nota nella Chiesa la  presenza della zizzania, essa tuttavia non deve costituire un  impedimento per la nostra fede o carità, tale da farci abbandonare  la Chiesa perché in essa abbiamo scoperto la zizzania " 27. A queste  parole i vostri vescovi non hanno osato dare la minima risposta,  malgrado abbiano inutilmente e a lungo sostenuto che l'immagine  della zizzania non era mai stata predetta e applicata alla Chiesa,  poiché il Signore ha detto: Il campo è questo mondo 28, e non: " Il  campo è la Chiesa " 29. Noi, al contrario, affermavamo che in questo  caso il mondo significava la Chiesa, e così lo intese anche Cipriano,  poiché la parabola prefigurava la Chiesa che si sarebbe diffusa nel  mondo intero. Su questo punto essi sostenevano che il termine mondo aveva sempre un significato peggiorativo, e fornivano alcuni  testi presi dalle Scritture, come questo: Se uno ama il mondo,  l'amore del Padre non è in lui 30, e altri simili; noi invece  rispondevamo che le Scritture impiegano la parola mondo, non solo  in senso negativo ma anche positivo, e ricordavamo tra l'altro il  testo seguente: È stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo 31,  Lui che certamente non riconcilia a sé se non la Chiesa. Dunque, sia  che i cattivi escano fuori sia che restino dentro in modo occulto o  palese, la misericordia e la giustizia di Dio fanno sì che i cattivi non  nuocciano ai buoni, i quali non acconsentono alle loro opere, ma  ambedue portino il proprio fardello 32, e che neppure il figlio si veda  addebitare i peccati del padre, a meno che non lo abbia imitato nel  male; insomma, solo l'anima che ha peccato, essa stessa morirà 33. 

Chi imita nel male i cattivi, ne sopporta le conseguenze. 

Sant'Agostino

26 maggio 2020 – Ognuno viene misurato secondo lo stesso standard della Verità.



"L'anima, per raggiungere la pace eterna, deve prima passare attraverso l'ago della Verità.  L'occhio di questo ago spirituale è la coscienza dell'anima"


Ancora una volta, vedo una Grande Fiamma che ho conosciuto essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:
Dio Padre
“L’anima, per raggiungere la pace eterna, deve prima passare attraverso l’ago della Verità.  L’occhio di questo ago spirituale è la coscienza dell’anima, che deve rendersi consapevole dei peccati e degli errori prima di raggiungere la dignità della gioia eterna.  Questa è la Prima Camera dei Cuori Uniti. Ognuno viene misurato secondo lo stesso standard della Verità.
“Sapere questo non è lo stesso del vivere secondo questa Verità.  Sapere tutto ciò produce la responsabilità di vivere secondo i Miei Comandamenti”.
Leggi 1 Giovanni 3:18,24
Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità. […] Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Holy Love

GESU’ AL CUORE DELLE MAMME



Se sei virtuosa sei la regina di casa tua Non dare mai corso all'ira, ma con la preghiera, la bontà e l'autorità materna ripiglia il dominio e le redini della tua casa. Nella casa devi essere sempre come regina, senza esporti mai al motteggio, al compatimento e peggio all'ostilità altrui. Devi importi con la virtù, in modo che tutti abbiano per te una profonda venerazione. Devi importi con l'equilibrio, in modo che nessuno possa giudicarti strana. Devi condurre tutti alla pratica cristiana ed orientarli alla Vita eterna.

don Dolindo Ruotolo

Preghiera per il tuo Angelo custode quando non puoi partecipare alla Santa Messa



O SANTO ANGELO al mio fianco,
vai in chiesa per me,
inginocchiati al mio posto, alla Santa Messa,
dove desidero essere.
A Offertory, al posto mio,
prendi tutto ciò che sono e possiedo
e mettilo in sacrificio
sul Trono dell'Altare.
Alla campana della Santa Consacrazione,
Adora con l'amore di Serafino,
Mio Gesù nascosto nell'ostia,
Scendi dal cielo sopra.
Quindi prega per quelli che amo molto,
e quelli che mi causano dolore, affinché il
Sangue di Gesù possa purificare tutti i cuori
e alleviare le anime sofferenti.
E quando il sacerdote La Comunione prende,
oh, portami il mio Signore, affinché il
suo dolce cuore possa riposare sul mio,
e io sia il suo tempio.
Prega che questo Sacrificio Divino,
possa cancellare i peccati dell'umanità;
Quindi portami a casa la benedizione di Gesù,
l'impegno di ogni grazia. Amen