domenica 11 ottobre 2020

Non siamo civili: dobbiamo smettere di essere cristiani e tornare ad essere “ancestrali”

 


di Belvecchio

Il titolo è volutamente provocatorio, ma sintetizza bene il pensiero che Bergoglio ha manifestato in occasione della “50ª Giornata Mondiale della Terra”, il 22 aprile 2020.

In questi tempi “superecologici” si sono moltiplicate le celebrazioni “mondiali” a favore della terra, ma stupisce che nessuno si accorga che lungo questa strada ci si allontana sempre più dalle nostre radici culturali, per ancorarsi a novità che non hanno radicamento nel reale e che servono solo per creare artificiosamente una nuova coscienza collettiva sganciata da ciò che siamo intimamente e retta da una visione astratta e immaginaria dove i padroni del mondo innestano ciò che ci costringono a pensare e in ultima analisi ad essere.

Eppure, in tempi più normali, il 21 aprile si celebrava la “nascita di Roma”, che appariva certo molto lontana e avvolta in un’atmosfera leggendaria, ma comunque ci richiamava a ricordare da dove veniamo e quali sono i canoni di civiltà che ancora oggi informano in parte questo nuovo mondo sconquassato che ci ostiniamo a definire ancora “civile“.
E a proposito del “rispetto della terra”, in quella occasione si pensava proprio ad avere cura del territorio in cui viviamo: si invitavano, per esempio, i ragazzi a piantare degli alberi lungo i pendii brulli delle nostre montagna e colline. Ma queste cose sensate oggi non si fanno più, vengono perfino condannate come “gesti retorici”, perché concepiti in un contesto ancora “civile” che il mondo moderno e incivile oggi aborre.

Mentre un tempo i Papi benedivano iniziative come questa ricordata, oggi ne abbiamo uno che dice di essere “il Papa”, che scrive un’“enciclica” ecologica e che celebra una fumosa “giornata della terra”, di concerto con la nuova concezione mondialista, il cui scopo principale è tagliare le nostre radici e sradicare la nostra cultura.
Nel discorso pronunciato per l’occasione da Bergoglio, e presentato ampollosamente come “catechesi”, si leggono gli slogan e le parole d’ordine dell’ecologismo imperante, a cui Bergoglio aggiunge il meglio, o il peggio, del suo: «La terra non perdona: se noi abbiamo deteriorato la terra, la risposta sarà molto brutta» … «Quando vediamo queste tragedie naturali che sono la risposta della terra al nostro maltrattamento».
Queste espressioni intendono affermare che l’attuale epidemia virale non sarebbe la conseguenza della sprovvedutezza degli uomini moderni – per non parlare delle ipotesi di uso strumentale di un virus elaborato in laboratorio -, ma la vendetta della “terra” per i maltrattamenti che noi le avremmo inflitto.
Fino a qualche anno fa, un concetto del genere sarebbe stato annoverato tra le battute da cabaret o tra le fissazioni maniacali, oggi invece abbiamo un “papa” che le usa per fare “catechesi” e usa perfino i richiami alla Sacra Scrittura per darsi un contegno religioso.
E lo fa con un piglio da imbonitore da strada, invitando i credenti a partecipare alle manifestazioni ecologiche organizzate da personaggi manovrati da coloro per i quali la «questione ecologica» è un grosso affare da cui intendono ricavare lauti e immeritati guadagni. 


«Come possiamo ripristinare un rapporto armonioso con la terra e il resto dell’umanità?», si chiede Bergoglio; e la sua risposta è che bisogna rifarsi alla sua “esortazione apostolica” «Querita Amazonia», dove ricorda che occorre risvegliare «il senso estetico e contemplativo che Dio ha posto in noi». E questo lo si può fare imparando dai «popoli originari», i quali hanno «quella saggezza del “buon vivere”… del vivere in armonia con la terra».
Se traduciamo in parole concrete questa supposta «catechesi» di Bergoglio, ricaviamo che sarebbe necessario che noi si torni a vivere allo stato brado, magari vestiti di pelli e di foglie di palma, immersi nelle foreste e nei boschi da cui ricavare il cibo e i mezzi per sopravvivere. Uno stato che potremmo chiamare del “buon selvaggio”, il quale vive «in armonia con terra» e riserva agli spiriti della natura il culto che meritano per i benefici gratuiti che procurano agli uomini.


Certo che Bergoglio non ha detto questo, ma è questo che ha inteso suggerire concettualmente. Poiché, se è vero che il mondo moderno conduce un regime di vita che è decisamente innaturale e inumano, è altrettanto vero che l’«armonia con la terra» non può corrispondere ad un regime di “naturalità” che guarda in modo esemplare ai «popoli ancestrali».

Sono passati 2000 anni dall’avvento di Cristo e, dopo la Sua morte, la Chiesa ha inaugurato una nuova condotta di vita che è stata in grado di sostituire perfino la decadente civiltà romana e di instaurare una forma di civiltà fondata sui Vangeli e sostenuta dagli insegnamenti di Cristo; e questa forma di civiltà ha informato il mondo intero, al punto che non c’è angolo del mondo in cui essa non è presente, anche se in tanti posti non imperante.
Ebbene, a fronte di questo patrimonio informato dall’insegnamento divino, che ha avuto il suo centro di irraggiamento a Roma, oggi ci ritroviamo con un personaggio quanto meno eccentrico che per mala ventura siede nella stessa Roma e da qui suggerisce di instaurare una nuova civiltà «ancestrale», mandando alle ortiche la civiltà informata dal cristianesimo. E questo perché l’imperativo non sarebbe l’instaurazione del Regno sociale di Cristo, ma la pratica della armonia con la terra.
Secondo Bergoglio, non è il fondamento in Cristo che può promuovere il rinnovamento della sconquassata civilizzazione occidentale, ma la visione dei «popoli ancestrali» ultimamente scoperti da Bergoglio stesso, non per evangelizzarli e cristianizzarli, ma per farsi evangelizzare da essi.

Ci sembra che sia il caso di concludere che, contrariamente a quanto afferma Bergoglio: «Quando vediamo queste tragedie naturali che sono la risposta della terra al nostro maltrattamento», si possa meglio affermare che queste tragedie naturali sono quello che Dio permette in risposta al travisamento della vera religione perseguito con accanimento dalle attuali gerarchie vaticane con in testa il capo che hanno voluto diabolicamente darsi.

aprile 2020

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