Il Mistero dell’Iniquità
H) Le false dottrine dell’Anti-Chiesa vengono smascherate dai principi di potenza e atto
Il prefisso “anti” in greco denota qualcosa che non può reggersi o comprendersi da solo – “anti” vuol dire “contrario a”, una controparte ad un proprio opposto; oppure può voler dire “al posto di”, come nel caso di un usurpatore o di un rivale che cerchi di soppiantare l’altro. Il prefisso “anti”, posto dinanzi a “Cristo”, rappresenta perfettamente l’essenza dell’“uomo del peccato”, l’Anticristo. Anche se le Scritture ci dicono poco, su di lui, la Bibbia predice che si opporrà in tutto al Signore, cercherà di prendere il posto di Gesù e di essere venerato come Dio al posto Suo. Lo stesso concetto di “Anticristo”, pertanto, è comprensibile solamente se posto in relazione a Gesù e al Suo Regno. Gesù rappresenta la manifestazione del “Mistero di Dio” – Egli è il “Mistero di Dio”, perché “è in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità” (Col 2,9). Gesù Cristo è il ‘logos’ divino incarnato, giunto nel mondo per fondare il Regno di Dio sulla terra. In quanto ‘logos’ o ‘Parola’, Egli è rappresentazione esatta e perfetta di Dio, eternamente generata da Dio. Poiché il logos è la conoscenza che Dio ha di Se stesso, la generazione della Parola è un’operazione che avviene interamente all’interno della Divinità, e pertanto è un processo che attiene essenzialmente ed unicamente alla Divinità stessa. Ne consegue che la Parola è co-eterna e co-eguale a Dio, e la generazione eterna della Parola stabilisce la relazione eterna, nella Divinità, tra Dio Padre e Dio Figlio. Ecco perché nel Credo professiamo che Cristo è “nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza (consustanziale) del Padre; per mezzo di Lui tutte le cose sono state create.” Quest’insegnamento è la base stessa del cristianesimo. Che sia cattolico, ortodosso o protestante, una persona non è realmente cristiana se non professa la piena divinità di Gesù Cristo – l’eterno logos del Padre, nato dal Padre prima di tutti i secoli, che “per mezzo dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo” (Credo Niceno). Gesù Cristo, pertanto, è vero Dio e vero uomo. La persona di Gesù Cristo è Parola divina generata, non creata. Egli non è una creatura, ma è per mezzo di Lui che tutte le cose vengono create.
Secondo tutte le formule cristologiche tradizionali e ortodosse, il logos possiede la perfezione eterna della Divinità; e non potrebbe essere altrimenti, dato che un logos creato, che partecipasse solamente in parte alla Divinità, sarebbe una parola imperfetta. Se la Parola di Dio non fosse essa stessa manifestazione infinita ed eternamente perfetta dell’Essere divino, allora quell’Essere non sarebbe né eterno né perfetto – Dio, insomma, non potrebbe essere Dio. Un “essere supremo” che possieda una conoscenza imperfetta di Sé, non è né supremo né dio.
Per poter comprendere a fondo il motivo per cui l’Essere Divino deve necessariamente essere perfetto ed eterno in modo infinito, bisogna prima capire che cos è l’essere di cui è fatto il creato, e quindi comprendere i principi costitutivi dell’essere: potenza e atto. I principi di potenza e atto sono stati espressi nel modo migliore da San Tommaso d’Aquino.
Questi principi sono alla base delle prove dell’esistenza di Dio fornite da San Tommaso (le quinque viae, le cinque prove dell’esistenza di Dio). È grazie a questa dottrina che San Tommaso è in grado di dimostrare l’esistenza di Dio; non solo, queste prove contengono al loro interno anche la dimostrazione che Dio è essenzialmente e necessariamente un essere infinito e assolutamente perfetto. Tutte le cinque prove di San Tommaso (moto, causa efficiente, necessità e contingenza, perfezione e finalità), si fondano sui principi di potenza e atto, vero e proprio fondamento metafisico del suo sistema.326
La comprensione dell’essere inizia con la prima cosa ad essere compresa dall’intelletto, e cioè l’essere stesso, proprio in virtù del fatto che una cosa è, cioè è intelligibile, e pertanto capace di entrare nell’intelletto sotto forma di conoscenza. La mente non può creare conoscenza dal nulla, perché dal nulla si può ottenere solo il nulla.
La conoscenza dell’essere può quindi provenire solamente da un essere reale, poiché la realtà dell’essere è un atto che si pone in relazione alla potenzialità come non-attualità, e pertanto come un nonessere. “Con il non-essere”, afferma Manser, “niente è comprensibile.”327 In virtù della percezione di questa vera e propria polarità ontologica, viene stabilita la dualità dei principi che costituiscono l’universo reale: potenza e atto sono realmente distinti tra loro.
Che ci si trovi dinanzi ad una distinzione ontologica tra due principi che caratterizzano tutto il creato, è evidente dall’analisi che si può fare del moto, nel senso più metafisico del termine, e cioè la riduzione della potenza in atto, o il processo di divenire essere. Esistono due momenti fondamentali, in questo processo, che sono parte atto e parte potenza. Se vi fosse solo l’atto, allora tutto l’essere sarebbe assolutamente perfetto, e non vi sarebbe alcuna possibilità di mutazione, di moto o di cambiamenti. Parimenti, se vi fosse solo potenza, il processo sarebbe altrettanto inconcepibile perché non può esistere un soggetto del moto o del cambiamento, se questi non esiste già in atto.
Come dice Aristotele, il movimento è l’atto di ciò che è in potenza, in quanto in potenza. O come disse San Tommaso: “il movimento è l’atto dell’essere in potenza”.328 È nella natura o nell’essenza stessa di una cosa che il suo atto di essere sia determinato e circoscritto. Una cosa agisce secondo la propria natura mentre rimane se stessa; pertanto, la natura è un principio di movimento, nel senso che una cosa mantiene la sua identità, mentre la potenza la muta in qualcosa di diverso.329 Senza la potenza non vi potrebbe essere moto o cambiamento. Senza l’atto, non potrebbe esistere la natura o qualsiasi altra cosa.
In Dio non può esistere una dualità di principi, come dimostrato chiaramente dalla prima via di San Tommaso, che si basa esplicitamente sulla dottrina della Potenza e dell’Atto. In questa prima via, non solo si dimostra l’esistenza di Dio, ma anche che Dio è necessariamente perfezione assoluta e infinita dell’essere. Dio è l’atto infinito e perfetto di essere se stesso, che esclude ogni altro non-essere o potenza.
Qualunque cosa sia fatta in potenza, può subire movimento e ricevere perfezionamenti del suo essere, dato che la potenza presuppone un certo grado di non-essere, in base al quale esiste la possibilità per qualcosa di diventare in atto ciò che è solo in potenza, o di assumere una perfezione che non ha ancora acquisito. Pertanto, qualsiasi cosa possa entrare in movimento, non è essenzialmente un essere puro, ma è composto sia di essere o atto (e pertanto esiste) sia di potenza (e pertanto capace di moto e di cambiamento). Ogni cosa che non sia composta solo di essere, o atto, ma è composta sia di atto che di potenza, è un essere partecipato, e pertanto non può esistere in virtù di se stesso, ma dipende da una causa esterna per la sua esistenza. Questo perché il suo essere in potenza non può realizzarsi da solo – secondo un principio interno a se stesso – perché l’essere non può provenire dal non essere. Poiché il movimento e la potenza sono aspetti essenziali dell’universo, la stessa esistenza di quest’ultimo è inconcepibile a meno di una sua totale dipendenza da un Creatore assolutamente perfetto, un Atto puro ed infinito la cui essenza è l’essere. Da queste considerazioni, pertanto, emerge la dimostrazione che è metafisicamente inconcepibile che 1) Dio sia costituito da due principi duali; 2) che Dio esista immanentemente come principio costitutivo della natura, una specie di “anima del mondo”; e 3) che il Logos sia una creatura in qualche modo subordinata ad una più alta Divinità.
Questi tre aspetti, metafisicamente inconcepibili e quindi irreali, sono alla base dei dogmi dello Gnosticismo, del Cabalismo e della Massoneria. Questi dogmi dell’anti-Chiesa si oppongono al Signore 1) negando la Sua infinita perfezione e bontà; 2) negando la Sua distinzione e la Sua trascendenza rispetto al creato; e 3) negando che Gesù Cristo sia il Dio incarnato, che si è fatto carne per noi. Queste negazioni costituiscono l’essenza stessa dell’Anticristo.
Padre Paul Kramer
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