Cronaca dell’occupazione neomodernista della Chiesa Cattolica
La messa al bando dei “nuovi teologi”
«Ricordo - riferirà molti anni dopo il p. Spiazzi O.P., docente all’Angelicum in Roma - che qualche mese dopo la “Humani generis”, accennandovi in un’udienza con Pio XII, sentii dirgli:
“Se non si interveniva per tempo, si poteva arrivare al punto che non rimaneva in piedi quasi più nulla”».20
La pubblicazione dell’Enciclica, pur avendo una certa risonanza, non riuscì ad arrestare l’avanzata dei “nuovi teologi”. Il suo valore fondamentale però consistette, e consiste tuttora, nell’essere il documento ufficiale della condanna definitiva, da parte del Magistero della Chiesa, della nouvelle théologie e dei suoi seguaci, e quindi anche la condanna anticipata, ed altrettanto definitiva, dell’attuale nuovo corso ecclesiale.
Vennero comunque presi alcuni provvedimenti e compiute alcune “epurazioni”, che, in seguito, il von Balthasar avrebbe così ricordato:
«Si erano nutriti sospetti su di lui (il p. de Lubac) già prima del “Surnaturel” (1946)... P. Garrigou-Lagrange lanciava contro de Lubac e i suoi amici la parola d’ordine di “Nouvelle Théologie” (“Nuova Teologia”), il papa attaccò adirato, “L’Osservatore Romano” riportava il discorso; il padre generale Janssens, dapprima si comportò in modo leale verso de Lubac, ma poi più aumentavano gli attacchi da tutti i paesi e più diplomatico diventava il suo comportamento. Si va intanto a scavare ciò che può apparire sospetto anche in altre opere (“Sulla conoscenza di Dio”, “Corpus Mysticum”, come pure il libro su Origene). Con l’“Humani generis” il fulmine si abbatté sullo scolasticato lionese e de Lubac venne indicato come il principale capro espiatorio. I dieci anni successivi divennero un calvario per il de Lubac, che fu esonerato dall’insegnamento, espulso da Lione e sospinto da un luogo all’altro. I suoi libri diffamati vennero tolti via dalle biblioteche della Compagnia di Gesù e furono sottratti al commercio (...). Il cambiamento si ebbe molto lentamente (...). Dall’arcivescovo Montini vennero parole di adesione e di incoraggiamento (fu egli che più tardi, diventato papa Paolo VI, insistette perché de Lubac, alla chiusura del congresso tomista, nella grande sala della cancelleria, parlasse su Teilhard de Chardin). Ma ancora per anni rimasero delle nubi impenetrabili intorno alla vetta, nubi che non venero dissipate neppure mediante l’elezione all’Istituto di Francia, finché da ultimo venne la nomina di de Lubac da parte di Giovanni XXIII a consultore dei lavori preparatori (del Concilio Vaticano II: n.d.r.) della commissione teologica, insieme con P. Congar. Questo fatto fece cambiare rotta agli avvenimenti».21
La cosa non può mancare di sorprendere. I “nuovi teologi”, Marie-Dominique Chenu e Yves Congar, infatti, erano stati allontanati dall’insegnamento già quattro anni prima della “Humani generis”, ed ora era stato il turno del de Lubac. Ma ecco che incredibilmente, ci informa il von Balthasar, e con totale noncuranza delle condanne della Santa Sede, “in seguito (...) dall’arcivescovo Montini vennero parole di adesione e di incoraggiamento” per gli gnostici nuovi teologi. L’“arcivescovo Montini” però, sottolineava il von Balthasar, sarebbe in seguito “diventato Papa Paolo VI”.
Un fatto che contribuisce a spiegare molte cose, e che ci obbliga ad esaminarne più da vicino la persona e le idee.
sac. Andrea Mancinella
Nessun commento:
Posta un commento