IL GIUDIZIO DI DIO
La meditazione sul Giudizio di Dio è così salutare all'uomo che sant'Agostino arrivava a dire: «Se i cristiani non sentissero altra predicazione che quella sul Giudizio di Dio, questa sola basterebbe a far loro osservare il Vangelo e vivere santamente in grazia». E davvero: non cambierebbero forse tanti nostri comportamenti, se spesso avessimo il coraggio di chiederci: «come vorrei trovarmi ora al Giudizio di Dio?». Tale raccomandazione ci viene fatta anche da san Giacomo: «Parlate e operate così come fareste se già cominciaste a essere giudicati» (Gc.2,12).
Il Giudizio di Dio sarà un vero giudizio e glorificherà senza fine la giustizia di Dio, che «sottoporrà al vaglio ogni opera, per quanto nascosta, buona o cattiva che sia» (Qo.12,14). Al Giudizio di Dio noi appariremo quel che siamo stati, senza finzioni o maschere, con tutte le nostre colpe più segrete e vergognose. Nulla sfuggirà all'occhio di Dio: neppure una fragilità, una parola oziosa (Mt 12,36).
Quale confusione ...
Se non moriremo da santi, sarà davvero grande la confusione che proveremo. San Girolamo scrisse che gli veniva da tremare in tutto il corpo quando pensava al Giudizio di Dio e alle sue sanzioni.
«Alla fine dell'anno scolastico - scrisse il servo di Dio Dolindo Ruotolo - ogni alunno si presenta agli esaminatori per essere interrogato ... Analogamente avviene per l'anima: quella peccatrice e ostinata nel male è condannata all'inferno; l'anima mediocre è mandata nel Purgatorio, a riparare ed espiare i suoi falli; l'anima del tutto pura è accolta nella gloria e nella felicità del Paradiso».
Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che «ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre» (n. 1022).
Ricordiamo sempre, quindi, l'ammonizione di Gesù: «Vegliate e pregate in ogni tempo, affinché siate degni di scampare ai futuri castighi, e possiate comparire senza timore davanti al Figliuolo dell'uomo» (Lc 21,36).
Al Giudizio di Dio ci sarà il vero «rendiconto» (Lc 16,2) inappellabile e giustissimo. E sant'Agostino ci dice che il demonio sarà il peggiore accusatore della nostra anima (cfr. Ap.12,10).
«Signore - dirà il demonio - quest' anima non ha osservato i comandamenti della tua legge, ma della mia. Dammela, dunque, perché mi appartiene».
Oseremo appena balbettare: «Signore, a seguire il demonio si faceva meno fatica; la tua legge è troppo dura ...».
«Non è vero, non è vero! - ci insulterà il demonio -
Io ti facevo lavorare anche di domenica, mentre la legge di Dio ti concedeva riposo. E tu lavoravi per me.
Io ti facevo bere vino, anche quando non avevi più sete, e ti faceva male; con l'ubriachezza ti abbassai al di sotto delle bestie.
Io ti comandavo di ballare, e tu, stanco da sei giorni di lavoro, ti sfinivi a ballare per farmi ridere.
Io ti suggerivo un appuntamento equivoco, e tu lasciavi i tuoi anche se faceva freddo o pioveva o nevicava.
Io ti dicevo di sprecare nei vizi tutti i tuoi sudori della settimana; e tu, che avevi paura di dare un soldo in elemosina, consumavi nei ritrovi, con gli amici il sostentamento della famiglia.
Altro che leggero il mio giogo! Eppure, tu l'hai preferito a quello di Dio ...».
A chi ricorreremo?
Il Giudizio di Dio siamo noi stessi a prepararcelo con la nostra vita. Quale sarà stata la nostra vita, tale sarà il Giudizio di Dio. «A ciascuno verrà reso secondo il suo operato», ci dice Gesù (Mt 16,17).
Ma se il nostro operato non sarà stato conforme al Vangelo, ossia tutto amore a Gesù e ai fratelli (Mt 25,31-46), a chi mai potremo ricorrere in quell'attimo che sarà fulmineo come un «batter d'occhio» (1Cor 15,52)? È prima di allora, è adesso che noi dobbiamo provvedere ad ottenere un giudizio di salvezza. «Adesso è il tempo propizio» (2Cor 6,2), è il tempo della misericordia. Fin che siamo in vita possiamo ottenere l’abbondanza della misericordia, ricorrendo alla Madonna «Madre di misericordia», come la invochiamo nella Salve Regina. E sarà una grazia speciale se nei momenti estremi della vita potremo ricorrere a Lei, andando «con fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia ...» (Eb.4,16).
San Massimiliano M. Kolbe diceva che se anche avessimo già un piede nell'inferno, purché invochiamo l'Immacolata, Ella ci otterrà la salvezza eterna.
San Gabriele dell'Addolorata, sul letto di morte, nella sua agonia, subì assalti demoniaci. Lo si vide agitarsi un poco. Il confessore lo benedisse, e pensò che volesse cambiare posizione. «No - sussurrò il Santo - cerco l'immagine della Madonna». L'immagine stava sul letto, ma fra le pieghe della coperta. Appena gliela diedero, egli si rasserenò, la guardò con amore e disse: «Mamma mia, fai presto».
Anche san Camillo de Lellis sul letto di morte venne assalito dai ricordi delle colpe commesse nella sua disordinata gioventù. Il Santo si fece portare un quadro del Crocifisso con la Madonna ai piedi della Croce, e con passione ardente pregò la Vergine Addolorata Corredentrice di intercedere per lui. Morì, contemplando serenamente la Madre delle misericordie.
Sia concesso anche a noi di presentarci al Giudizio di Dio contemplando la Celeste Mamma!
Padre Stefano Manelli
Nessun commento:
Posta un commento