Santa Caterina da Bologna
Una occulta tentazione
Non tacerò di un altro inganno, teso alla medesima religiosa, per rendere più prudenti e accorte anche quelle che prediligono l'orazione e la meditazione.
Una notte, mentre stava in coro per le preghiere del mattutino, si sentì come mentalmente sollevata e rallegrata e credette di essere visitata da uno spirito buono; così si dispose ad ascoltarlo, interrrompendo il mattutino, ma senza mutare posto e atteggiamento, per non fare trapelare nulla alle altre sorelle.
Mentre continuava quel senso di consolazione, udì in sé una voce, che ragionava su come e quanto Iddio avesse nobilitato l'uomo e la donna col dare loro il libero arbitrio di operare il bene e il male, e del premio che Dio concede a chi fa il bene, quasi per debito di giustizia; infatti -continuava la voce, sempre in forma di ragionamento dimostrativo - anche l'apostolo Paolo diceva di attendersi il giusto premio, per avere scelto di esercitare il libero arbitrio nell'operare il bene e ripudiare il male, che pure aveva libertà di fare.
Essa rimase con questi ragionamenti nella mente e li meditò, convinta di avere ricevuto una grazia divina. Ma la notte successiva, sempre in coro per il mattutino, le venne un tedio mentale e una stanchezza fisica insopportabili; così, nel considerare le fatiche dei suoi doveri religiosi e gli altri sacrifici offerti a Dio volontariamente, li mise in connessione coi ragionamenti uditi la notte precedente, e in lei si insinuò il pensiero che dovesse ricevere, per giustizia, un più alto stato di quello di Cristo, perché il Figlio di Dio non aveva potuto peccare e concupire i vizi del mondo, mentre lei, in libertà di peccare e soggetta al peccato, aveva nondimeno lasciato la via del male e scelto di esercitare la virtù.
Da questo ragionamento, comprese subito che quanto le stava accadendo in quelle due notti era azione del diavolo, che la spingeva a credersi generatrice del bene fatto; così ricorse all'arma della umiltà, si sottopose all'abisso infernale con la immaginazione e meditò sul dono divino della buona volontà, senza il quale non avrebbe potuto operare il bene. Infatti, se da Dio abbiamo ricevuto la libertà di fare il bene e il male, il debito di giustizia verso di Lui ci impegna a fare il bene, che non possiamo, però, praticare senza il dono divino della buona volontà: quindi, non è Dio in debito verso chi fa il bene, ma l'uomo lo è comunque verso Dio. E certamente manca di vero intelletto chi pensa di avere meriti, invece di colpa e difetto.
Illuminata Bembo
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