GFD/3)
Le parole di conforto del Signore a Noè ed il Suo profondo cordoglio a causa degli uomini. Anche durante i giorni completamente bui che precedettero il diluvio, gli abitanti della pianura giocavano, ballavano e contraevano matrimoni. Il Signore offre l’ultima possibilità di salvezza a tutti gli abitanti della città di Hanoch e dell’intera regione.
1. Ecco com’era la situazione quando il Signore disse a Noè di rifugiarsi nell’arca.
2. Quando il cielo cominciò a farsi poderosamente fosco e le nubi andavano addensandosi minacciose avvolgendo in una notte profonda le vicine vette dei monti e la pianura esalava vapori per distanze incalcolabili come una città incendiata, allora il Signore, come colmo di malinconia e tristezza, andò da Noè e gli disse:
3. «Noè, non temere, poiché vedi, Io, il Signore di ogni creatura e di ogni cosa, sono con te per proteggerti e difenderti contro qualsiasi avversità che Io farò venire ora sul mondo, perché così hanno voluto gli uomini che sono diventati maligni!
4. Guarda, guarda come tutto appare ora triste su questa antica Terra! L’arte degli uomini, senza che loro lo abbiano saputo e voluto, ha restituito prima del tempo la libertà agli spiriti primordiali maligni prigionieri di questa Terra, per la qual cosa senza un giudizio tutti i Cieli sarebbero in pericolo. In conseguenza di ciò lo spazio tra la Terra e la Luna è ora pieno di tali spiriti. E se non giungesse un qualche chiarore fino al suolo per effetto dell’arroventarsi locale delle nubi nelle quali i maligni spiriti liberati ora infuriano e si agitano, allora qui ci sarebbe una notte tale nella quale ogni vita dovrebbe soffocare, perché la luce del sole non può assolutamente penetrare attraverso tali masse di nubi e di vapori!
5. Ma gli uomini della pianura non hanno nessuna paura! Essi illuminano le loro città con fiaccole e grandi lampade a olio, e ne sono lieti; essi combinano matrimoni e celebrano ancora nozze, organizzano banchetti per ospiti e si dilettano con giochi e danze, mentre Io, il loro Creatore, faccio cordoglio sopra di loro non potendo aiutarli per non annientarli nel loro spirito per l’eternità!
6. O tu Mio Noè, questa è una dura situazione per un Padre: vedere i Suoi figli sull’orlo dell’abisso e non può né Gli è lecito aiutarli se non mediante un nuovo asprissimo imprigionamento, il quale è l’imminente Giudizio ormai inevitabile! Che cosa dovrei dire Io a questo punto?
7. Vedi, sulla Terra, in regioni molto lontane da questa, si trovano i discendenti di Caino! A questi fu sufficiente una Rivelazione insudiciata, e attualmente vivono ancora nel Mio Ordine; e i pochi, che tra loro hanno talvolta più o meno gravato la loro coscienza con qualche azione, in questa generale notte del vicino Giudizio tendono le mani verso di Me ed invocano la Mia Misericordia!
8. Io però ti dico: “Vedi, Io avrò anche pietà di loro nel loro bisogno; però questo grande cerchio della Terra dove i Miei figli dimorano frammisti ai figli del mondo, dovrà ora subire il Mio Giudizio più spietato!
9. Io però, prima di lasciare precipitare l’acqua giù dalle nuvole sulla Terra, cercherò ancora, per il tempo di sette giorni, di spaventare gli uomini della pianura, attraverso ogni tipo di fenomeni, e dove è possibile costringerli con ciò a recarsi qui a cercare rifugio!
10. Noi dunque attenderemo ancora sette giorni in queste tenebre, ed Io farò venire una debole luce da qui fino ad Hanoch e più oltre ancora, affinché nessuno che vuole ancora salvarsi possa smarrire la via che conduce qui; e se qualcuno venisse qui, anche se fosse [il maligno] Fungar-Hellan stesso, allora egli deve venire accolto nell’arca!»
11. Dopo queste parole un lieve chiarore crepuscolare si diffuse dall’altura fino ad Hanoch e più oltre ancora; e il Signore allora aprì a Noè la vista spirituale, cosicché egli, insieme al Signore, poté guardare in tutte le profondità; però non si vide nessuno allontanarsi dalla città.
12. Si percepirono delle potenti chiamate come tuoni, però nessuno si convertì in seguito a ciò. Scoppiarono incendi ad Hanoch causando grande angoscia e spavento in molti, ma tuttavia nessuno volle abbandonare la città. Irruppero acque sotterranee ed esse misero sott’acqua, profondamente quanto l’altezza di un uomo, le vie e le piazze di Hanoch; allora i poveri fuggirono sulle vicine colline, ma i ricchi salirono invece su battelli e barche, e giubilando si fecero portare per le piazze e per le vie, e nessuno si recò sull’altura.
13. E tali calamità durarono sette giorni nella pianura; e tuttavia nessuno si convertì in seguito a ciò.
14. Allora la Pazienza del Signore venne meno, ed Egli condusse Noè all’arca.
(GFD/3)
Il Signore comanda a Noè, che ha seicento anni, di entrare nell’arca con i suoi familiari e poi gli dà le ultime istruzioni. Il Signore può commettere degli errori quando Egli pensa nel Cuore distogliendo la Sua Onniveggenza. L’arca chiusa per mano del Signore. Il subentrare del cataclisma e la morte per annegamento della maggior parte della gente.
1. Quando Noè arrivò presso l’arca assieme al Signore, allora il Signore gli disse: «Noè, entra ora nell’arca con tutta la tua famiglia, perché nel tempo attuale Io ho trovato giusto solo te dinanzi a Me!
2. Ma degli animali puri prendi sette coppie di ciascuna specie, e degli impuri solo un paio, però sempre un maschietto e una femminuccia; fa la stessa cosa anche con gli uccelli che sono sotto il cielo: di ciascuna specie sette maschietti e sette femminucce, affinché il seme di essi resti vivente su tutta la superficie della Terra!
3. Infatti fra sette giorni, a cominciare da questo istante, Io farò piovere per quaranta giorni e quaranta notti, ed estirperò, su questo cerchio della Terra, tutto ciò che ha un’essenza vivente che Io ho creato!»
4. E Noè si prostrò dinanzi al Signore e Lo adorò per la Grazia immensa che gli aveva concesso.
5. Il Signore però risollevò Noè da terra e di nuovo parlò a lui: «Noè, tu stai pensando come mai Io prima ti ho comandato di prendere con te nell’arca solo un paio di ogni specie di animali, senza distinzione, mentre adesso ti dico di prendere sette coppie di ciascuna specie pura e di fare altrettanto anche rispetto agli uccelli dell’aria senza distinzione; solo riguardo agli animali impuri ti dico di limitarti ad un paio!
6. Vedi, la ragione di ciò è la seguente: quella volta, distogliendo la Mia Onniveggenza, Io pensavo nel Cuore: “Gli uomini verranno certo quassù dalla pianura e cercheranno qui la protezione!”
7. E vedi, Io non volli chiederMi nella Mia Onniveggenza se gli uomini, che Io ho chiamato tante volte, avrebbero fatto questo! Ma ora che li ho scrutati [attraverso la Mia Onniveggenza], Io non ho visto più alcuna volontà, poiché tutti i loro spiriti sono consumati dalla carne e dal mondo, ed Io ho anche visto che nessuno sarebbe più venuto!
8. Perciò al posto degli uomini impurissimi, che sono sprofondati al di sotto di ogni animale, tu devi prendere con te un maggior numero di animali puri, e così pure un maggior numero di uccelli che sono sotto il cielo! Oltre a ciò, questi animali ti torneranno ben utili sulla nuova Terra!
9. Se tu ora hai compreso questo, allora va e poi agisci! Non prenderti però nell’arca alcuna luce artificiale, perché Io Stesso ti illuminerò l’arca attingendo da Me! Amen».
10. A questo punto Noè andò e fece tutto come il Signore gli aveva comandato; il Signore però era con lui e aiutò Noè a fare ogni cosa.
11. E quando Noè, con l’aiuto del Signore, ebbe fatto tutto nel massimo ordine, allora egli entrò nell’arca nel suo seicentesimo anno di età, e precisamente il diciassettesimo giorno del secondo mese, che era, secondo l’attuale conteggio del tempo, il 17 febbraio.
12. Quando Noè fu nell’arca con tutti i suoi e con tutti gli animali che gli erano stati comandati, allora il Signore Stesso prese la grande porta dell’arca e la chiuse con le Sue proprie mani benedicendo, attraverso di essa, l’arca; e così Noè era ora al sicuro, e il Signore Stesso custodiva l’arca.
13. Ma quando Noè fu così al sicuro, il Signore alzò in alto la Sua mano onnipotente e comandò alle nubi di rovesciare la pioggia sulla Terra in poderosissimi torrenti, e così pure comandò alle potenti sorgenti nella terra di spingere su le loro acque sulla superficie della terra. Allora si schiusero le sorgenti nelle grandi profondità e si aprirono le chiuse dei cieli.
14. Allora ci furono innumerevoli e potentissime sorgenti sul suolo della Terra e lanciavano la loro acqua fino alle nuvole, e dalle nuvole la pioggia precipitava come le cascate delle alte montagne innevate. In questo modo l’acqua crebbe sul suolo della Terra con tanta rapidità che molti uomini non fecero in tempo a fuggire sui monti; ed anche coloro che poterono raggiungere i monti, vennero travolti dai potenti flutti che precipitavano giù dalle rupi e annegarono.
15. Soltanto pochissimi riuscirono a raggiungere l’altura di Noè con la forza della disperazione. E quando essi scorsero, fra il continuo lampeggiare, quella poderosa arca di salvezza, allora invocarono aiuto e salvezza gridando; ma la Potenza del Signore li respinse via da lì, ed essi fuggirono verso le più alte vette dei monti e tentarono con le mani sanguinanti di arrampicarvisi. Ma i fulmini li strapparono dalle pareti rocciose e li scaraventarono giù nei potenti flutti che stavano crescendo.
(GFD/3)
Mahal guarda dalla grotta, meravigliato e mezzo disperato, l’immane catastrofe. Il monologo angoscioso di Mahal. L’arrivo di Gurat, Fungar-Hellan e Drohuit nella grotta, e poi compare anche il Signore.
1. La pioggia violenta però aveva indotto Mahal a rifugiarsi nella grotta entro la quale egli camminava su e giù, osservando ogni tanto, meravigliandosi e mezzo disperandosi, come i poderosissimi torrenti d’acqua precipitavano sulle rocce, strappando e portando via con sé il terreno, sradicando i grossi alberi e lanciandoli poi con violenza spaventosissima nelle valli, e osservava inoltre come i poderosissimi torrenti d’acqua staccavano intere rocce che poi rotolavano giù nelle fosse e nelle gole con il fragore di mille tuoni!
2. Egli era certo un grande amico dei grandiosi spettacoli della Natura, però questo era un po’ troppo forte anche per lui, perché egli, il Mahal di solito così eroicamente coraggioso, vedeva l’evidente declino di tutto il mondo e di se stesso. Perciò egli tremava per la grande paura e diceva tra sé:
3. «O Signore, in verità, soltanto nella Tua giusta Ira si può conoscere la Tua Potenza! Ma al fatto che Tu sia prodigiosamente grande, santo e sublime nella Tua Pace, a questo invece l’uomo, reso ottuso dall’abitudine, presta poca attenzione e può dimenticarsi del tutto di Te, o Signore; ma una tale scena della Tua Potenza dimostra al verme della Terra, ottuso e altezzoso nella sua stoltezza, che Tu, o Signore, nella Tua Pace sei molto potentemente e infinitamente di più dell’uomo così altezzoso!
4. Se io non mi trovassi qui del tutto così solo, allora questa scena apparirebbe molto più edificante; ma così, del tutto abbandonato da ogni vivente compagnia, è terribilmente disperante restare in attesa della fine sicura di tutte le cose e dunque anche della propria fine!
5. O Signore, toglimi dal mondo e non lasciare che io debba essere ancora più a lungo testimone di questo Tuo spaventosissimo Giudizio! Sia fatto il Tuo santo Volere»
6. Quando Mahal ebbe terminato questo suo monologo, entrarono nella grotta tre fuggiaschi provenienti dalla pianura per cercarvi rifugio. Ciò fu per Mahal un’apparizione sommamente gradita, dato che egli non aveva nessuno con cui confidarsi in questi suoi momenti di difficilissima situazione!
7. Egli quindi si avvicinò subito ai tre che cercavano rifugio, e diede loro il benvenuto e domandando chi fossero.
8. E i tre risposero: «Noi siamo i tre più grandi pazzi della pianura! Fino a pochi giorni fa noi credevamo di essere i signori di Hanoch e così pure di tutto il mondo; ma ora l’antico Dio ci ha dimostrato che Egli soltanto è l’unico Signore! Noi perciò siamo fuggiti qui, spinti dalla spaventosissima “mancanza d’acqua”, e forse siamo anche gli unici viventi di Hanoch, perché laggiù è già tutto sepolto per molti klafter (molti metri) sotto l’acqua e il fango! I nostri nomi sono: Gurat, il re, Fungar-Hellan, il gran sacerdote generale e Drohuit, il capitano dei servitori della regina!»
9. A queste parole Mahal fece un grido e poi disse: «O Signore, come sono meravigliose le Tue disposizioni! Tu hai guidato qui i tuoi grandi nemici e me li hai dati come nelle mie mani!
10. Ma sapete chi sono io?! Ecco, io sono Mahal, il fratello di Noè, che tante volte vi ha parlato di questo Giudizio! I vostri orecchi però erano tappati! Ora sta dinanzi ai vostri occhi l’opera che avete fatto con le vostre mani: lo spaventosissimo Giudizio di Dio! Che cosa ne dite adesso di questo? Dov’è ora la vostra potenza e il vostro splendore?!».
11. A questo punto i tre furono terrorizzati e volevano nuovamente fuggire dalla grotta; ma in quello stesso istante il Signore entrò nella grotta e si fece immediatamente riconoscere da tutti e quattro.
Jakob Lorber – Giuseppe Vesco
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