venerdì 1 maggio 2020

Autorità e Magistero.



Ogni autorità che gli uomini hanno, viene da Dio. L’autorità dei genitori sui figli, quella dello sposo “capo della sposa” (1 a Cor 11,3) rispetto ad essa, quella dei governanti sui loro concittadini, quella dei vari pastori nella Chiesa (parroco, Vescovo, Papa). 
 Sia chiaro, l’autorità non viene dal basso, dal popolo. Dal popolo –dal corpo sociale– può venire una delega per rappresentarlo, ma l’autorità che rappresenta quella di Dio viene da Dio. “Tu non avresti nessun potere [o autorità] su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto”, disse Gesù a Pilato (Gv 19,11). “Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce” (Gc 1,17). 
Ma qual è la loro finalità, qual è lo scopo dell’autorità delegata da Dio? Quello di aiutare i subordinati a compiere la Volontà di Dio. Perciò mai potrà contraddire la Verità: “Non abbiamo infatti alcun potere [o autorità] contro la verità, ma per la verità” (2 a Cor 13,8). 
Quindi non sono da confondere queste due cose, “autorità” e “magistero”, che tuttavia devono camminare unite. 
E servirsi dell’autorità (servirsi della Vo lontà di Dio) per voler imporre la volontà dell’uomo quando si discosta dalla Volontà di Dio o quando contraddice la Verità (che viene da Dio) è diabolico. Per questo “Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a Lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato»” (Atti, 4,19-20). 
Per tanto, chi ha l’autorità deve stare molto attento per non sostituirsi a Dio: “Ascoltate, o re, e cercate di comprendere; imparate, governanti di tutta la terra. Porgete l'orecchio, voi che dominate le moltitudini e siete orgogliosi per il gran numero dei vostri popoli. La vostra sovranità proviene dal Signore; la vostra potenza dall’Altissimo, il quale esaminerà le vostre opere e scruterà i vostri propositi; poiché, pur essendo ministri del suo regno, non avete governato rettamente, né avete osservato la legge né vi siete comportati secondo il volere di Dio. Con terrore e rapidamente  Egli si ergerà contro di voi poiché un giudizio severo si compie contro coloro che stanno in alto. 
L’inferiore è meritevole di pietà, ma i potenti saranno esaminati con rigore. Il Signore di tutti non si ritira davanti a nessuno, non ha soggezione della grandezza, perché Egli ha creato il piccolo e il grande e si cura ugualmente di tutti. Ma sui potenti sovrasta un’indagine rigorosa. Pertanto a voi, o sovrani, sono dirette le mie parole, perché impariate la Sapienza e non abbiate a cadere. Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato e chi si è istruito in esse vi troverà una difesa. Desiderate, pertanto, le mie parole; bramatele e ne riceverete istruzione.” (Sapienza 2,1-11) 
Un secondo compito dell’autorità è provvedere al bene dei dipendenti. Provvedere è prendersi cura, procurare i mezzi che servono –sia per il corpo, che a maggior ragione per lo spirito– per raggiungere lo scopo dell’esistenza che Dio ci dà. In altre parole, l’assistenza e provvidenza di Dio passano anche attraverso l’autorità che Egli concede per il bene comune. 
Da tutto questo deriva una conseguenza: che Dio, avendo creato l’uomo a Sua immagine, ha voluto condividere con lui in diverso grado le Sue prerogative. Non soltanto partecipare alla condizione propria del Figlio di Dio in quanto figli (“adottivi”, dice San Paolo), ma anche a quella del Padre, nel dare vita ad altri (vocazione alla paternità e maternità, sia fisica, sia a maggior ragione spirituale), nell’avere cura e provvidenza di altri, e nel guidare mediante l’autorità gli altri affinché raggiungano      il fine per il quale Dio li ha creato e li ha affidato a chi ha l’autorità. 
Questo è un tipo di comunione meravigliosa di vita e di amore alla quale Dio   chiama l’uomo. 

P. Pablo Martin Sanguiao

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