sabato 6 giugno 2020

LEGGENDA PERUGINA



( COMPILAZIONE DI ASSISI )


VISIONE DI FRATE PACIFICO

Un’altra volta, Francesco andava per la valle di Spoleto ed era con lui frate Pacifico,  oriundo della Marca di Ancona e che nel secolo era chiamato “ il re dei versi”, uomo  nobile e cortese, maestro di canto. Furono ospitati in un lebbrosario di Trevi.

E disse Francesco al compagno: «Andiamo alla chiesa di San Pietro di Bovara, perché  questa notte voglio rimanere là». La chiesa, non molto lontana dal lebbrosario, non era  officiata, giacché in quegli anni il paese di Trevi era distrutto e non ci abitava più  nessuno.

Mentre camminavano, Francesco disse a Pacifico: «Ritorna al lazzaretto, poiché voglio  restare solo, qui, stanotte. Verrai da me domani, all’alba». Rimasto solo in chiesa, il  Santo recitò la compieta e altre orazioni, poi volle riposare e dormire. Ma non poté,  poiché il suo spirito fu assalito da paura e sconvolto da suggestioni diaboliche. Subito si  alzò, uscì all’aperto e si fece il segno della croce, dicendo «Da parte di Dio onnipotente,  vi ingiungo, o demoni, di scatenare contro il mio corpo la violenza concessa a voi dal  Signore Gesù Cristo. Sono pronto a sopportare ogni travaglio. Il peggior nemico che io  abbia è il mio corpo, e voi quindi farete vendetta del mio avversario». Le suggestioni  disparvero immediatamente. E il Santo, facendo ritorno al luogo dove prima si era  messo a giacere, riposò e dormì in pace.

Allo spuntare del giorno, ritornò da lui Pacifico. Il Santo era in orazione davanti  all’altare, entro il coro. Pacifico stava ad aspettarlo fuori del coro, dinanzi al crocifisso,  pregando anche lui il Signore. Appena cominciata la preghiera, fu elevato in estasi (se  nel corpo o fuori del corpo, Dio lo sa), e vide molti troni in cielo, tra i quali uno più alto, glorioso e raggiante, adorno d’ogni sorta di pietre preziose. Mentre ammirava  quel]o splendore, prese a riflettere fra sé cosa fosse quel trono e a chi appartenesse. E  subito udì una voce: «Questo trono fu di Lucifero, e al suo posto vi si assiderà  Francesco».

Tornato in sé, ecco Francesco venirgli incontro. Pacifico si prostrò ai suoi piedi con le  braccia in croce, considerandolo, in seguito alla visione, come già fosse in cielo. E gli  disse: «Padre, perdonami i miei peccati, e prega il Signore che mi perdoni e abbia  misericordia di me». Francesco stese la mano e lo rialzò, e comprese che il compagno  aveva avuto una visione durante la preghiera. Appariva tutto trasfigurato e parlava a  Francesco non come a una persona in carne e ossa, ma come a un santo già regnante in  cielo.

Poi, come facendo lo gnorri, perché non voleva rivelare la visione a Francesco, Pacifico  lo interrogò: «Cosa pensi di te stesso, fratello?». Rispose Francesco: «Sono convinto di  essere l’uomo più peccatore che esista al mondo». F. subito una voce parlò in cuore a  Pacifico: «Da questo puoi conoscere che la visione che hai avuto è vera. Come Lucifero  per la sua superbia fu precipitato da quel trono, così Francesco per la sua umiltà  meriterà di esservi esaltato e di assidervisi».

Traduzione di VERGILIO GAMBOSO

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