martedì 10 agosto 2021

MORTE AL CLERICALISMO o RISURREZIONE DEL SACRIFICIO UMANO

 


CAPITOLO XV. 

EUROPA — UNIVERSALITÀ DEL SACRIFICIO UMANO. — GALLI — DRUIDI. 

I. 

Per non ripetere nella storia di ciascun popolo i sanguinosi particolari, di cui abbiam rapidamente delineato un quadro, diremo in generale che il sacrificio, siccome l'adorazione del serpente, ha fatto il giro del mondo antico, e che ha duralo fino alla predicazione del clericalismo. Ci basterà studiarlo più a fondo presso i popoli che c'interessano particolarmente: i Galli ed i Germani. 

II

Quanto alla generalità del sacrificio umano, Satana, re e dio del mondo antico, lo ha voluto su tutta la faccia della terra. La sua sete di sangue umano, insaziabile come il suo odio, non fu giammai spenta. Sotto mille forme differenti, presentasi alle adorazioni de'figli di Adamo, e domanda il loro sangue, il sangue di ciò che essi han di più caro. 

Gli Ebrei, i Fenici, i Moabiti, i Siri, i Giapponesi, i Tartari, gli Arabi, gli Egiziani, i Ciri, i Cartaginesi, gli Ateniesi, gli Spartani, gl'Ioni, i Pelasgi, gli Sciti, i Traci, i Taurini, i Germani, i Romani, gli Spagnuoli, gl'Inglesi ed i Galli hanno, per lunghi secoli, portati agli altari i loro simili ed i loro proprii figli.

 III. 

Tutti gli storici, pagani e cristiani, fan testimonianza di questo fatto mostruoso ed affatto inesplicabile al di fuori delle idee cristiane. Possiamo tra gli altri citare Manetone, Sanconiatone, Filone di Biblo, Erodoto, Platone, Pausania, Giuseppe, Filone l'Ebreo, Diodoro di Sicilia, Dionigi d'Alicarnasso, Cicerone, Cesare, Porfirio, Strabone, Macrobio, Plutarco, QuintoCurzio, Plinio, Lattanzio, Arnobio, Minuzio Felice, S. Cipriano; la più parte dei poeti greci e latini: Ennio, Virgilio, Sofocle, Silio Italico ed altri ; e di più alcuni Padri della Chiesa : Tertulliano, Lattanzio, S. Agostino, S. Girolamo.

IV. 

Veniamo ai Galli. La loro conoscenza ha per noi un interesse particolare, atteso che furono i nostri padri. Nel vedere la sanguinosa barbarie, nella quale essi erano immersi avanti la predicazione del clericalismo, la parola ci verrà meno per qualificare quei tra i loro discendenti, che grandemente rei contraccambiano oggi con moneta d'ingiurie, d'odii, di calunnie e di persecuzioni, il cristianesimo, cui son debitori dei lumi, della libertà, della civiltà e fin della vita.

V. 

Presso i Galli esisteva una casta famosa, formidabile tanto per la sua potenza, quanto per la sua crudeltà; la casta dei Druidi, che è pregio dell' opera far conoscere. I Druidi erano i sacerdoti dei Galli. Scelti tra i nobili della nazione, tutto dipendeva da essi. Formavano un corpo numeroso, distribuito in quasi tutte le province della Gallia, dove avevan collegi per istruir la gioventù, sopratutto la più nobile, la quale spesso abbracciava la loro professione. Fra tutti i privilegi di cui godevano, il principale era di creare ogni anno, in ciascuna città, quello che dovea governarla coli'autorità, e qualche volta col titolo di re. Il potere che continuavano ad esercitare sopra di lui era tale che egli niente potea fare senza di loro, neppure convocare il suo  consiglio. Cosicché a vero dire i Druidi regnavano, ed i re, benché assisi su troni d'oro, tra le pareti di superbe magioni, e nutriti splendidamente, non eran che ministri dei Druidi. 

VI. 

A loro apparteneva esclusivamente il dritto di regolare tutto ciò che riguardava la religione. Essendo la religione presso i Galli, come lo era presso tutti gli antichi, l'anima della vita pubblica non men che della vita privata, i Druidi esercitavano un' autorità indipendente. Essi erano giudici nati ed arbitri assoluti de'diversi interessi della nazione, sì pubblici, che privati. Se mai insorgeva questione per qualche delitto, uccisione, eredità, i Druidi eran quelli che vi pronunziavan sopra senza appello. Se qualcuno, fosse anche de'più nobili, si rifiutava di stare alla loro sentenza, gì' interdicevano i sacrifica, nel che presso i Galli consisteva la maggior pena. Colui che era così scomunicato, veniva ritenuto siccome un empio ed uno scellerato. Non era più ammesso a far da testimonio nelle cause; gli erano interdette tutte le cariche o dignità; ciascuno lo fuggiva, per timore che il suo incontro o la sua conversazione non gli arrecasse disgrazia. 

VII. 

I Galli non facevano sacrificii, senza chiamare i Druidi che li offrissero. Questo, non solamente perchè i Druidi erano per condizione sacrificatori, e sacerdoti ; ma eziandio perché erano stimati siccome perfettamente istruiti intorno alla volontà degli dèi, co'quali si credeva tenessero un intimo commercio. Quindi, allorché i Druidi volean por termine a una guerra, bastava si presentassero. Fosse anche stato in mezzo alla mischia, essi arrestavano immantinente 1' ardor dei soldati. 

VIII. 

Potentissimi ad arrestare i combattimenti, non lo erano meno ad eccitare alla guerra. La storia ne ha conservato un esempio memorabile. I Druidi non potevano soffrire il giogo de'Romani, che aveano fatto perdere alla nazione la libertà, e ad essi l' autorità. La morte dell' imperatore Vitellio parve loro un' occasione favorevole per rialzarsi. Il perchè fan sollevare tutta la Gallia, promettendo, sulla fede d'un oracolo, che ricupererebbe la libertà. Oracolo funesto di cui conobbesi la falsità pel triste successo della rivolta. 

IX. 

Nulladimeno i Druidi non andavan mai alla guerra. Ne erano essi esenti come da'tributi. Ma dipendevano da un capo supremo, o gran sacerdote scelto tra essi e che godeva della piena autorità. Dopo la sua morte il più degno gli succedeva. Se v'erano più concorrenti, l'elezione si faceva per mezzo de' suffragi, dove solamente i Druidi davano il voto. Se accadeva che non si potessero accordare, si veniva alle armi, ed il più forte era nominato. 

X. 

Pare che i Druidi vestissero di stoffe dorate, rigate di porpora, e portassero collari e braccialetti alle mani ed alle braccia, come tutti i Galli sollevati alle prime dignità. È almeno certo che nelle cerimonie religiose, eran sempre bianco vestiti, con una corona di quercia sul capo, ed ai piedi sandali di legno pentagoni per distinguersi. 

Monsignor Gaume


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