domenica 17 luglio 2022

IL CUORE DEL PADRE - Priorità assoluta del dono del Padre

 


Priorità assoluta del dono del Padre

Considerando il modo con cui il Padre ha voluto fare di noi i suoi figli, noi preferiremmo immaginare questa decisione come presa davanti al mondo abitato dai primi uomini. Dio avrebbe creato prima. l'universo, poi gli uomini, e avrebbe chiamato questi alla grazia della filiazione adottiva. Ma san Paolo dice chiaramente che non è così che dobbiamo rappresentarci il susseguirsi degli eventi. Il Padre, egli afferma, ci ha prescelti « prima della creazione del mondo ». Ne consegue che la scelta divina era già fatta quando nulla ancora esisteva dell'universo. Questa priorità assoluta della volontà del Padre di averci per figli dimostra che la creazione è avvenuta con quell'obbiettivo originario. Facendo sorgere il mondo dal nulla, il Padre pensava già a popolarlo di figli: l'universo intero fu predisposto a questo scopo.

Se si vuol cogliere il senso dell'universo e di tutte le cose create bisogna dunque guardarle da questo cuore paterno, cercando di ritrovare lo sguardo primitivo ed eterno del Padre. La scienza attuale fa risalire a parecchi miliardi di anni gli inizi del mondo e si sforza di darci una rappresentazione della massa iniziale e della sua espansione, mediante la quale ha prodotto le nebulose, occupando uno spazio sempre più vasto. Nulla di più appassionante di queste ricerche della scienza volte a scoprire l'origine del nostro mondo siderale e a ritracciare il suo sviluppo progressivo. Ma la vera visione dell'universo è quella che non si limita a determinare 1'apparizione dell'atomo primitivo e la storia della sua diffusione: sopra le leggi fisiche che presiedevano a quell'espansione dell'universo, vi era una legge superiore, legge che la scienza non può né raggiungere né formulare, perché appartiene ad un altro piano.

Era il disegno divino che orientava il mondo materiale verso un destino che lo sorpassava, il proposito del Padre di formarsi dei figli. Appunto in vista di questi figli il primo atomo fu chiamato ad esistere e tutto l'universo siderale a dispiegare la sua immensità.

Quando si confrontano i molti miliardi di anni che quest'universo conta con le poche centinaia di migliaia d'anni dell'umanità si é colpiti dalla sproporzione evidente, come se il passato dell'universo schiacciasse con il suo peso il passato umano. Allo stesso modo, quando si confrontano le dimensioni di un uomo col raggio dell'universo e con le distanze che ci separano dalle galassie più lontane non si può non ricavarne una mortificante lezione di piccolezza. Ma questa lezione si capovolge se si adotta il punto di vista di san Paolo, punto di vista autentico perché é quello del Creatore. Prima che l'universo iniziasse la sua lunga esistenza, gli uomini si trovavano già nel pensiero di Dio, tutta l'umana famiglia era davanti agli occhi del Padre. E ciascuno degli innumerevoli istanti che hanno segnato l'evoluzione della materia, non é esistito che per l'istante privilegiato in cui la umanità avrebbe avuto accesso in Cristo alla filiazione divina. Le stesse enormi dimensioni del mondo non esistono che per mettere in evidenza quel punto centrale in cui, in Cristo, l'umanità acquista dimensioni divine.

San Paolo ci illumina dunque sull'indirizzo fondamentale di tutta la creazione. Non si tratta, notiamolo, soltanto della verità che il mondo é stato creato per l'uomo; ma di un'altra ben più profonda: che il mondo é stato creato per i figli del Padre. L'atto della creazione, che potrebbe apparire ai nostri occhi una semplice manifestazione di potenza, era in realtà penetrato di tutto il calore di un amore paterno che aspirava ad effondersi, che preparava in anticipo la grandezza dell'uomo. Nella sollecitudine che il Creatore dimostrava al suo universo, il primo pensiero era sempre quello dei figli futuri, in modo che su questo mondo materiale, che non avrebbe di per sé meritato tanto interesse, operava continuamente una sollecitudine paterna. L'universo beneficiava della tenerezza che il Padre voleva testimoniare a quelli che sarebbero stati i suoi figli. La vera storia del mondo si andava iscrivendo nel cuore del Padre: l'espansione dell'universo era l'effusione di un amore.

Essendo l'atto della creazione una realtà permanente, poiché sostenere il mondo nell'esistenza e conservarlo altro non é se non continuare a crearlo, esso rappresenta anche attualmente la perseveranza di quest'amore paterno. In tutte le cose che ci circondano é celata la divina sollecitudine che le fa esistere unicamente per coloro che saranno dei figli. I movimenti degli astri che i nostri osservatori astronomici si studiano di seguire, le leggi della costituzione degli atomi che i fisici vogliono definire, i paesaggi di cui i poeti ammirano la bellezza, la varietà delle cose che fanno parte della nostra vita quotidiana e che noi guardiamo ormai con occhio distratto o troppo assuefatto, tutto ciò è guidato dall'alto da un'unica idea; tutto ciò obbedisce al grandioso disegno del Padre di farci suoi figli, e tutto ciò contribuisce alla sua realizzazione. L'universo è come una sinfonia costruita su un unico tema, ma orchestrata con una prodigalità ricchissima. Noi studiamo i particolari dell'orchestrazione, quelli almeno che cadono nel campo della nostra esperienza, e siamo spesso portati a trascurare il tema fondamentale, a concentrarci sulla tecnica dell'opera dimenticando l'idea che l'anima; e tuttavia nel tema, inafferrabile ma dovunque presente, è racchiusa la gioia della sinfonia e il suo significato. È il tema di un amore paterno che vuole abbracciare tutta l'umanità, che ritorna in ogni cosa come un'ossessione, l'ossessione di colui che ama e che vuole esprimere il suo amore; il tema che contiene la primitiva ed essenziale bellezza del mondo creato e della nostra vita all'interno di questo mondo. Questo tema, che bisogna ascoltare nella complessa sinfonia dell'universo, e la voce del Padre che ci colmerà di beatitudine.

San Paolo non ha soltanto compreso il piano d'amore paterno che ha preceduto e dominato tutta la creazione, ma ha scorto anche fino a qual punto quella mira divina si era iscritta nell'essere profondo delle cose create. Contemplando il mondo, egli lo vede animato da una tendenza fondamentale e misteriosa a favorire lo stabilirsi della filiazione divina negli uomini. E poiché questa tendenza è stata contrastata dal peccato, che ha distolto gli uomini da Dio e li ha privati della dignità di figli, l'apostolo coglie nell'universo una specie di aspirazione dolorosa alla restaurazione di quella filiazione, un gemito per ottenerla. « La creazione attende con impazienza che compaiano in piena luce i figli di Dio. Poiché essa fu assoggettata a una sorte illusoria e vana, senza il suo volere, e per il fatto della sottomissione che le fu imposta nei riguardi dell'uomo peccatore. Vi è una speranza, poiché la creazione medesima sarà così liberata dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla libertà della gloria dei figli di Dio. Noi sappiamo infatti che la creazione intera è unita fino ad oggi nei gemiti e nei dolori del parto »

Da queste parole risulta come san Paolo ricavi in maniera concreta le conseguenze del disegno concepito dal Padre già prima della creazione. Questo disegno egli lo riconosce impresso nel mondo, perché il Padre « opera tutto secondo la decisione della sua volontà » ed esso è divenuto realtà ad un punto tale che l'universo attuale appare essenzialmente orientato, come il pensiero divino che l'ha formato, verso l'adozione degli uomini da parte del Padre. Per esprimere tale orientamento l'apostolo attribuisce alle creature inanimate dei sentimenti umani e un comportamento consapevole. Egli sa, ben inteso, di essere su un piano metaforico, ma la metafora di cui si serve ha un senso: attendere con impazienza che appaiano in piena luce i figli di Dio significa per l'universo possedere come legge del suo essere sostanziale l'obiettivo della filiazione divina degli uomini, e possederlo in modo tanto più urgente in quanto il peccato degli uomini è tutto teso al fallimento di questo scopo. Il destino di tutte le cose risponde così al desiderio del Padre: favorire il destino di coloro che sono chiamati ad essere figli di Dio. Poiché si tratta di far venire al mondo questi figli, l'universo soffre, in un certo senso, i dolori del parto; e sono i gemiti della donna che partorisce quelli che san Paolo udiva tra i disordini e i mali di questa terra. Ma al dolore presente doveva succedere l'ora della gloria, in cui l'universo avrebbe partecipato, secondo le sue possibilità, alla libertà superiore dei figli di Dio.

In questa dolente aspirazione, in questo parto, l'universo è unanime. L'apostolo lo sottolinea, notando che la creazione intera vi è impegnata, che tutti gli esseri creati gemono e soffrono insieme. E a questa unanimità si deve l'unità di un mondo così vario, di cose tanto disparate: tutto converge verso la filiazione divina degli uomini, tutto è ordinato per presentare al Padre i suoi figli e per accogliere la loro gloria.

In ciò consiste anche la vera grandezza dell'universo, che viene a collaborare alla realizzazione di un destino che supera di gran lunga tutte le forze materiali. Con la sua nobile visione del mondo san Paolo ci ricorda che né lo studio della costituzione fisica degli elementi, né la definizione astratta dell'essere metafisico delle cose ci permettono di cogliere quella che è la loro ultima consistenza, la loro unità e il loro valore. Le energie della materia sono trascinate da una corrente invisibile, ma reale e profonda, che le associa al destino umano. Con l'aspirazione a veder rivelarsi lo splendore dei figli di Dio, l'universo partecipa al mistero che s'è formato nel cuore del Padre. Egli per primo ha nutrito quest'aspirazione e l'ha fatta condividere alle sue creature. Infine, è da essa che l'universo mutua la sua dimensione più sublime, in quanto riflette il cuore del Padre nel suo disegno più generoso.

Di Jean Galot s. j.


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