Il dono della Chiesa
Come ha voluto fare di Maria un'immagine del suo cuore paterno, così il Padre ha voluto imprimere profondamente il segno della sua paternità nella Chiesa, affinché essa si presentasse a noi come una madre. Per dare ai suoi figli un ambiente che avesse 1'atmosfera, il calore del focolare umano, ha voluto che la vita cristiana non si sviluppasse semplicemente nelle anime individuali isolate, bensì in una comunità, e che questa comunità funzionasse come un autentico ambiente materno. Così il dono della Chiesa agli uomini appare una manifestazione caratteristica di un amore paterno, che desidera esprimersi in forme concrete.
La Chiesa é stata riconosciuta come una madre fin dai primi secoli del cristianesimo, perché si vedeva in essa la generatrice della fede nelle anime. In realtà, la comunicazione della fede fa parte della comunicazione, più ampia, della vita della grazia. Mediante i sacramenti, innanzi tutto il battesimo, la Chiesa immette e sviluppa nelle anime la vita divina. Al momento del battesimo in particolare, essa impersona colui che dà nascita al nuovo cristiano; e in seguito ha il compito di favorire con ogni mezzo questa vita che ha trasmesso. Compito materno, che adempie mettendo a disposizione dei fedeli, oltre ai sacramenti un numero considerevole di elementi che sono di aiuto alla santificazione e che favoriscono il completo sviluppo dello spirito: la proclamazione della verità col magistero e la chiarificazione progressiva di quella verità con tutto un lavoro di ricerche e di precisazioni compiuto dalla teologia, lavoro che costituisce un patrimonio della Chiesa; il governo gerarchico, che dà ai cristiani un quadro giuridico di leggi e d'istituzioni e un quadro vivente di orientamento delle varie attività; la distribuzione di tesori di grazie con la solidarietà comunitaria e l'esercizio di una missione educatrice, con la quale la Chiesa mira ad elevare il livello spirituale e morale dei popoli e dell'umanità intera. La Chiesa ha veramente un compito di madre, consistente nel far sfociare la vita della grazia, nel proteggerla, favorirla e guidarne lo sviluppo.
Il termine di funzione materna è quello che meglio esprime la missione della Chiesa, la quale fu formata dal Padre a sua immagine, come Maria, per rappresentare in mezzo agli uomini la sua paternità. Noi tendiamo spesso a dimenticarlo; ammiriamo la provvidenza materna della Chiesa senza pensare che essa e una emanazione del cuore del Padre, che la sua qualità di madre è una testimonianza di quella celeste paternità « da cui ogni famiglia in cielo e in terra prende il suo nome », la sua esistenza.
Nella Chiesa stessa molte manifestazioni particolari della sua attività portano in modo tutto speciale il sigillo della paternità celeste. È noto che una delle caratteristiche essenziali del governo della Chiesa è il suo aspetto paterno. La sua gerarchia è stabilita, e vero, in vista di una funzione amministrativa, ma questa non deve essere considerata unicamente un lavoro di funzionari, bensì un compito tutto impregnato di sollecitudine paterna. L'autorità di cui sono investiti gli uomini della gerarchia ecclesiastica è una autorità di pastori, poiché la loro missione è quella di guidare un gregge di cui conoscono ed amano ogni pecorella. Così è del Papa, il quale porta il bel titolo di pastore di tutti i fedeli. Gli ampi poteri di cui è investito comporterebbero, se gli fossero conferiti in una società puramente umana, pericoli di assolutismo, di tirannia, di arbitrio; ma, appunto perché inseriti in una missione pastorale e paterna d'ordine superiore, essi si esercitano in uno spirito diametralmente opposto all'arbitrio tirannico, lo spirito di un potere vastissimo che mette tutte le sue risorse a servizio di coloro per i quali esiste e che manifesta la sua forza in una più profonda benevolenza. Esso è una immagine luminosa dell'autorità. del Padre celeste, la cui onnipotenza, che avrebbe potuto affermarsi con una sovranità tirannica, ha preferito concentrarsi in un più fervido e generoso amore.
Così è di tutti coloro che in qualche modo partecipano alla missione pastorale del sommo pontefice, e che non devono usare dei poteri di cui sono investiti se non per lasciarne trasparire la paternità divina di cui sono i messaggeri. Sotto quest'aspetto i sacerdoti non sono soltanto i rappresentanti di Cristo sulla terra, ma anche i rappresentanti del Padre. Infatti, quando impartiscono l'assoluzione ai fedeli che hanno appena confessato i loro peccati, essi compiono un atto eminentemente paterno, l'atto di una misericordia che accoglie, perdona e guarisce. Quando si chinano sulle umane miserie cercando di apportarvi aiuto, rappresentano presso gli uomini il Padre celeste sempre chino su di essi. La cura d'anime che è loro affidata richiede che il loro comportamento personale rispecchi, per quanto è possibile, la sollecitudine generosa del Padre verso i suoi figli. Il loro apostolato deve dunque effettuarsi sotto il segno dell'amor paterno.
È così, d'altra parte, che Cristo aveva inteso la propria missione di pastore. Egli ha voluto essere buon pastore, come il Padre aveva annunciato in precedenza di essere il pastore del popolo ebreo. E modellava il suo amore su quello del Padre: « Come il Padre ha amato me, così io amo voi ». Perciò la nota di tenerezza paterna che risuona nelle parole di Cristo riecheggia l'amore del Padre. « Figli miei », egli dice talvolta ai suoi discepoli. « Abbi fede, figlia mia », dice alla donna atterrita e tremante che si presenta a lui dopo aver toccato il suo mantello e ottenuto la guarigione. Allo stesso modo si rivolge al paralitico per concedergli la remissione dei suoi peccati: « Figliolo, confida, e ti saranno perdonati i tuoi peccati » ; ad un tempo il gesto e la voce del Padre che perdona. E la stessa paterna sollecitudine Cristo dimostra nel vegliare sui suoi discepoli con ogni sorta di attenzioni. Pur vivendo in semplicità e povertà, egli non lascia mancar loro nulla e provvede ad ogni loro bisogno come farebbero un padre o una madre. I discepoli al momento della passione ne renderanno testimonianza.
Anche verso coloro che gli resistono si manifesta l'amore paterno di Gesù. « Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che a te sono mandati; quante volte ho voluto io radunare i tuoi figli, come la gallina raduna i suoi pulcini sotto le ali, e tu non hai voluto! ». In questa apostrofe, solenne e tenera ad un tempo, l'aspirazione del Padre a formare intorno a sé l'unità dei suoi figli si manifesta in tutto il suo fervore insieme a un profondo rispetto per la libertà che non si vuole conculcare, sia pure con un amore troppo esclusivo.
Continuatrice di Cristo, la Chiesa si trova direttamente nel prolungamento di questa aspirazione paterna a riunire in unità i figli del Padre, « come la gallina raduna i pulcini sotto le sue ali ». La Chiesa ha il compito di realizzare progressivamente per tutti i popoli e per tutti gli uomini ciò che Gesù aveva tentato di fare, in nome del Padre, per l'unione del popolo eletto. Attraverso essa il Padre stende le ali della sua paterna protezione sull'umanità intera, fondendola in un solo blocco col calore del suo amore.
Testimoni di quest'amore non sono soltanto coloro che sono stati istituiti pastori di anime, ma anche gli innumerevoli operai dell'opera educatrice di cui, come abbiamo notato, è investita la Chiesa e che risponde così bene ad un compito materno. A questa missione consacrano la loro vita un gran numero di uomini e di donne, tutti coloro, cioè, che si dedicano alla formazione cristiana della gioventù. Il primo titolo di nobiltà di questa vocazione consiste nella sua somiglianza con la paternità di Dio. Quegli uomini e quelle donne, infatti, vanno considerati innanzi tutto come un dono del Padre all'umanità, un dono profondamente paterno. Questa attività fa loro assumere una paternità o una maternità di ordine morale e spirituale. In essi e per essi il Padre celeste modella lo spirito, il cuore e il carattere dei suoi figli, aprendoli a una vita divina più generosa e più aperta, ve li stabilisce solidamente infondendo loro i principi di una condotta morale rispondente alla loro qualità di figli di Dio. Grandezza degli educatori e delle educatrici, ai quali il Padre ha affidato le sue responsabilità paterne e ai quali desidera prestare il suo volto di Padre, volto di una bontà coraggiosa, attiva e instancabile!
E ancora la stessa paternità che risplende in tutti coloro che nella Chiesa dedicano la loro attività al sollievo delle umane miserie, portando il suo messaggio di carità evangelica tra i poveri, tra i malati, tra tutti quelli che soffrono o che hanno bisogno di aiuto. Nella svariata molteplicità delle opere con le quali si organizza quest'aiuto al prossimo, nella generosità di quelle esistenze umane le cui forze sono tutte consacrate a sollevare la miseria altrui, dobbiamo riconoscere il Padre dei cieli sempre chino sugli uomini a prodigare loro il suo amore misericordioso. Quando un malato è preso d'ammirazione per la religiosa che lo cura con devozione materna, è il cuore del Padre che egli incontra in lei, e la stessa verità si rivela al lebbroso, che chiama « mano di Dio » la mano della suora missionaria che medica le sue piaghe.
Quanti uomini ribelli alla religione sono stati convinti dell'esistenza di Dio dalla dedizione sino al sacrificio di una suora! E la loro intuizione è giusta, perché è veramente Dio che si scopre in quella meravigliosa generosità, anzi ciò che di più profondo vi è in Dio: un cuore paterno. E con esso scoprono anche la Chiesa sotto il suo vero volto: il volto di una madre piena di bontà.
Di Jean Galot s. j.
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