Sulla terra Dio mi dà il tempo per salvarmi e santificarmi. «Egli ci vuole tutti salvi» (1Tm 2,4), vuole la nostra «santificazione» (1Ts 4,3) e ce ne dà la possibilità lungo l'arco di tempo stabilito per la nostra vita terrena.
«L'appello di Cristo alla conversione continua a risuonare nella vita dei cristiani», dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1428).
L'arco di tempo può essere più o meno lungo. San Domenico Savio si è santificato vivendo solo quindici anni. Sant' Alfonso de' Liguori, vivendo novantun anni. La misura del tempo sta nelle mani di Dio «padrone della vita e della morte» (Sap.16,13). A noi tocca solo utilizzare il nostro tempo secondo il fine per cui Dio ci ha creati, ossia: «per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e poi goderlo in Paradiso», secondo l'insegnamento del Catechismo di san Pio X.
Questo significa «operare il bene mentre si ha tempo», come raccomandava san Paolo (Gal.6,10). Tutto mi deve servire a raggiungere il godimento eterno del Paradiso, che consiste nella visione beatifica di Dio. Altrimenti, si opera a vuoto, con perdite incalcolabili di meriti e di energie.
Ad un vecchio eremita, una volta fu chiesta l'età.
«Ho cinquant'anni» rispose. «Non è possibile! - replicò il visitatore -. Ne avete certamente più di settanta ...».
«È vero - rispose l'eremita -la mia età sarebbe di settantacinque anni; ma i primi venticinque non li conto, perché li ho passati lontani da Dio».
«A che mi serve? ...»
San Bernardo diceva: «Ogni tempo non speso per Iddio è perduto».
Per questo san Luigi Gonzaga, come tanti altri Santi, si propose di chiedersi prima di ogni azione: «A che mi serve per l'eternità? ... ». E riflettendo fino in fondo, comprese bene come valesse la pena di rinunciare al possesso di un principato e a un avvenire di glorie terrene, per consacrarsi interamente a Gesù e all'acquisto della gloria eterna, consumandosi d'amore per Iddio e per il prossimo.
Sant' Alfonso M. de' Liguori si obbligò addirittura con un voto speciale: il voto di non sciupare un attimo di tempo. E lo osservava con eroismo commovente. Quando scriveva per ore e ore quelle pagine di dottrina e di pietà che illuminavano tante anime, se a volte gli faceva male la testa, si premeva con una mano una pietra sulla fronte, mentre con l'altra mano continuava a scrivere.
Se volessimo esaminare l'uso del nostro tempo e il fine delle nostre azioni, non è forse vero che dovremmo metterci le mani fra i capelli?...
Quanto tempo sprecato! Magari siamo prontissimi a dire di non aver tempo neppure per qualche minuto di preghiera mattino e sera, o per recitare un Rosario (15 minuti), o per fare un'opera buona...; e poi non ci accorgiamo di sciupare ogni giorno ore di tempo libero dinanzi al televisore o al cinema, nei bar o per le strade o allo stadio, tra fumo, canzoni e chiacchiere ... Questo è l'uso del tempo libero di molti cristiani!
Raccolgo quel che semino
Che dire, poi, del fine soprannaturale che dovrebbero avere le nostre azioni? Si agisce solo per guadagno. Si fa tutto solo per interesse. Si lavora solo per i soldi. E quale prontezza fulminea quando si tratta di lamentarsi per inconvenienti, disagi o perdite! Tutto è calcolato. Tutto mi deve dare il massimo rendimento e godimento con il minimo sforzo. Forse nei nostri comportamenti non c'è mai neppure un soffio di amar di Dio, un cenno di intenzione soprannaturale, un moto di elevazione al fine più alto per cui il cristiano deve agire. «Sia che mangiate, sia che beviate, o facciate qualunque altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio» (1Cor 10,31).
Come faremo davanti a Dio? Se è vero che un giorno renderemo conto anche «di ogni parola oziosa» (Mt 12,36), tanto più renderemo conto di ogni minuto di tempo sciupato. In un minuto di tempo si possono fare diversi atti di amor di Dio. Così faceva, ad esempio, santa Bertilla Boscardin che passava per le stanze dell'Ospedale recitando devote giaculatorie piene di amore. Noi, invece, passiamo di azione in azione, di luogo in luogo, solo attenti al nostro interesse. Ma non facciamoci illusioni: «quello che l'uomo avrà seminato, quello mieterà» (Gal.6,8). Se riempiremo il nostro tempo di azioni fatte per Iddio, mieteremo un giorno la visione beatifica di Dio; altrimenti, mieteremo le sofferenze del Purgatorio o, Dio non voglia, dell'inferno eterno.
Un bell'esempio
Guardiamo a un modello di santo nostro contemporaneo: san Giuseppe Moscati, grande medico napoletano. Non visse a lungo, ma riempì il suo tempo di cose veramente nobili e sante.
Ogni giorno egli iniziava la sua giornata alle cinque del mattino con due ore di preghiera raccolta e intensa: faceva la sua meditazione, partecipava alla Santa Messa, riceveva la santa Comunione e faceva un lungo ringraziamento.
Senza queste due ore, soprattutto senza la santa Comunione egli diceva di non aver coraggio a entrare in sala medica per le visite agli ammalati.
Subito dopo le due ore di preghiera, si portava nei vicoli di qualche rione della vecchia Napoli, scendeva in qualche "basso" o saliva su qualche soffitta a visitare gratuitamente ammalati in condizioni penose e pietose.
Continuava poi la sua mattinata con la scuola e con le visite mediche, all'Ospedale. Prima di una diagnosi, nei momenti di difficoltà, metteva la mano nella tasca, stringeva per un attimo la corona del Rosario, si raccomandava alla Madonna. Durante le visite non era meno preoccupato di raccomandare agli infermi la cura dell'anima, dando consigli e ammonizioni concrete ... come quella di confessarsi e di comunicarsi. A mezzogiorno, al suono dell'Angelus, anche se stava in sala medica, recitava immancabilmente l'Angelus, invitando tutti i presenti a unirsi nella preghiera.
Al pomeriggio continuava le visite mediche, a casa, fino al tramonto. Chiudeva la sua giornata con la Visita al Santissimo Sacramento, la recita del Santo Rosario, le preghiere della sera. Morì mentre faceva le visite, amando i corpi e le anime degli infermi. Ecco un vero cristiano che «operava il bene mentre aveva tempo» (Gal.6,10).
Padre Stefano Manelli
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