martedì 27 agosto 2024

IL DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI

 

Caratteri dello spirito diabolico circa i moti o atti della volontà, affatto opposti ai caratteri dello spirito di Dio. 



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§. X. 

 145. Nono carattere si è, l'attacco contrarissimo alla libertà dello spirito. Non solo procura il demonio che ci attacchiamo con l'affetto ai beni terreni (giacché di questo non si può dubitare), ma usa anche ogni sforzo ché prendiamo attacco alle cose spirituali. Perciò vedendoci allontanati da! mondo e dalle sue vanità, desta tal volta in noi nel tempo dell'orazione certe tenerezze e consolazioni sensibili: procura che ci fermiamo in esse più del dovere; che ce ne prendiamo compiacenza, che in esse collochiamo il nostro affetto, e che torniamo all'orazione, non per dar gusto a Dio, ma a noi; non per cercare il nostro profitto, ma la nostra soddisfazione. Dice bene Giovanni Gersone che il demonio trasfigurato in angelo di luce pasce le anime incaute di certi cibi delicatissimi che non sembrano carnali, ma spirituali, per la similitudine che hanno con quei cibi divini che gustano gli eletti nella mensa del divin Padre (Gerson, in Centiloq. de impuls. dec. 9.); né altra mira ha il maligno in dar loro pascolo sì delicato, che impaniarli in quel dolce, acciocché non vadano avanti nella via dello Spirito. Poiché da tali attacchi nascono molte imprudenze e indiscrezioni di spirito, per cui lasciano alcuni di adempire le obbligazioni proprie del loro stato, del loro istituto e del loro impiego; o pure mancano alla carità, o alla obbedienza: per starsene lungamente e più del dovere in orazione. E poi Iddio stesso non prospera i progressi di queste anime deboli che cercano sé in quel tempo stesso che dovrebbero cercare lui solo. Si studi dunque il direttore di tener le anime libere, e sciolte da qualunque attacco: perché questo attacco verso i diletti e le consolazioni, siano terrene o divine, sempre è difettoso. 

§. XI. 

 146. Decimo carattere si è l’alienazione da Gesù Cristo, e dalla sua imitazione. Per prova di questa basta rammentarsi del gran disamore che hanno avuto verso la persona del Redentore i falsi contemplativi e gli eretici, ne' quali trionfa lo spirito del demonio: quelli sino a vietarne la meditazione e cancellarne dalla mente la memoria; questi fino ad impedirne il culto e la venerazione. Né ciò rechi meraviglia, perché, al dire di S. Gregorio, essendo il demonio nemico giurato di Cristo, nutrisce affetti e massime contrarissime alla persona, alla vita ed agl'insegnamenti di Lui, e le istilla nell'anima di quelli in cui domina col suo spirito malvagio (S Greg. Mor, lib. 34, cap. 18.). Ecco che le massime del demonio sono in tutto opposte alle massime del Redentore: ed opposti altresì debbono anche essere gl'istinti ch'egli sveglia ne' cuori umani. Se dunque troverà il direttore persona aliena dalla Umanità santissima di Gesù Cristo, e dalla sua meditazione ed imitazione, non creda al di lei spirito, benché le paia andar piena di Dio: perché porta indosso un segno troppo chiaro di diabolica illusione. 

§. XII. 

 147. Undecimo carattere si è la falsa carità ed il falso zelo. Dice il più volte citato S. Gregorio, che lo zelo falso è pieno d'impazienza, di sdegno di superbia: ma non così lo zelo santo che nasce dalla radice della carità: questo benché mostri al di fuori qualche risentimento necessario alla correzione del delinquente, ritiene però tutta la dolcezza e compassione al di dentro, e va congiunto con la santa umiltà, per cui stima migliore di sé quegli stessi che giudica degni di correzione (S. Greg. Hom. 34, In Evangel.). Or la prima specie di zelo iracondo, torbido ed inquieto, che ha per padre la bile, per madre la superbia, è appunto quello che ingerisce il demonio nel cuore de' suoi seguaci, non già per emendare le altrui colpe, ma solo per intorbidare la pace, e rompere la carità fraterna. Se però il direttore troverà o nelle case private, o nelle comunità religiose persona alcuna che sia dominata da questo zelo falso o indiscreto, che si accende soverchiamente per gli altrui difetti, ne va in cerca per la casa, li nota con occhio critico, ne mormora a piena bocca con i suoi domestici, e ne cerca rigorosa giustizia, e con ciò sia cagione di molte inquietudini e turbazioni; non gli abbia fede: Poiché lo spirito vero del Signore inclina l'anima a badare a sé, non a osservare gli altrui mancamenti; a scusarli nel proprio cuore; e non potendoli scusare, a riferirli con pace a chi presiede, con animo che si dia loro qualche riparo; e poi se ne dimentica, o se ne ricorda solo per raccomandare a Dio i colpevoli nelle sue orazioni. 

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G. BATTISTA SCARAMELLI SERVUS IESUS 

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