La risposta all’amore di Dio Creatore, Signore e Redentore è certamente la fede e, come conseguenza di quest’ultima, la volontà di perseguire con determinazione la propria conversione. La conversione non è la risoluzione a credere nelle verità rivelate, bensì la propria decisione a conformare la nostra vita ai consigli ed ai comandi del Creatore. Ci ostacolano in questa direzione la superbia di vita, che è conseguenza del peccato di origine, la quale ci porta a credere solo nelle cose che comprendiamo con la nostra intelligenza. Tutto ciò che sfugge alla nostra comprensione noi non lo condividiamo, quindi lo rigettiamo e lo allontaniamo dalla nostra esperienza di vita e dal nostro pensiero razionale. In questo senso la Fede è il motore di una conversione che prescinde dalla nostra intelligenza della volontà del Creatore: essa è credere senza capire, è affidarsi a Dio per pura fiducia, per puro amore. Del resto poiché il Creatore è maggiore della sua creatura, anzi essa è nulla di fronte al suo Creatore, avendo ricevuto la sua stessa esistenza da Lui, come può ragionevolmente pensare di comprendere le ragioni del suo Autore, se non commettendo un grave e fallace atto di superbia? Vorrei ancora, insistendo su questo punto, dimostrare come, se la fede presupponesse la comprensione della volontà del Creatore, da parte della creatura, essa sarebbe non più fiducia, ma piuttosto libera adesione, come conseguenza di un atto di giudizio della stessa creatura sulla volontà del Creatore. In realtà la fede è il vero motore della conversione, anzi la conversione è la prova di una fede vera e robusta, perché l’uomo fa male ciò in cui non crede o in cui crede poco. Ma non vorrei minimizzare, con questo, lo sforzo materiale e spirituale che comporta una vera conversione, essendo uno sforzo notevole di energie spirituali, che si contrappongono eroicamente alla perversa natura dell’uomo, contaminata dalle conseguenze nefaste del peccato originale. Non desidero, con queste considerazioni, affermare che la conversione è opera solamente umana, perché non è così; l’anima umana mette del suo, fa la sua parte coadiuvata dalla Grazia Divina, il resto è opera dello Spirito Santo, che sostiene e promuove la edificazione dell’anima stessa, nella sua santificazione. Dio sostiene e promuove tutte le anime seriamente impegnate nella loro santificazione; quando questo non accade, sebbene ci sia la preghiera, la frequentazione dei riti liturgici e la frequenza dei sacramenti, ciò dipende dal fatto che l’anima non è fattivamente e coerentemente indirizzata verso un radicale cambiamento della propria spiritualità, in una convinta adesione allo spirito ed alla lettera del Vangelo. A Dio nulla è segreto: Egli conosce nelle sue profondità il cuore umano. Una seconda importante considerazione sulla conversione la colloca in una relazione decisiva rispetto all’amore della creatura umana verso il suo creatore. Ed in effetti, a ben riflettere, solo in presenza dell’amore verso Dio la creatura è disposta a bere il calice amaro della mortificazione, che è la via maestra che conduce ad una vera conversione del cuore. La conversione, allora, diventa il frutto maturo dell’amore dell’anima verso Dio, al punto che l’intensità di questo amore assume una valenza decisiva ed una efficacia risolutiva nel rinnovamento spirituale effettivo che la conversione comporta.
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Gioacchino Ventimiglia
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