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martedì 7 aprile 2020

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



Una breve osservazione pratica: lo spirito del male non lascia l’uomo fino a che questi non respinge la sua persona; non è sufficiente respingere le sue insinuazioni. Gesù respinse le insinuazioni, ma il tentatore lo lasciò soltanto quando egli respinse la sua persona: «Vattene Satana!». Non si deve dimenticare che egli si può insinuare in noi valendosi di sentimenti o di idee apparentemente caritatevoli e questo, a volte, perfino immediatamente dopo una vera grazia divina. Si ricordi il caso di San Pietro; dopo di aver ricevuto la luce del Padre per confessare la filiazione divina del suo Maestro, vuole dissuaderlo dal salire a Gerusalemme a soffrire. È come se Gesù, nel suo apostolo, avesse sentito di nuovo l’alito del demonio, che voleva ottenere quel che non aveva potuto nelle tentazioni del deserto. 
Tutta la vita di Gesù fu una lotta perseverante contro questo spirito del male, che si nascondeva nell’orgoglio degli uomini: «Voi – disse loro in una occasione – siete figli del diavolo» e «Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro». 
Tutta la sottigliezza della ragione umana era guidata dal di dentro dal demonio; Gesù lotta, più che con gli uomini, con questo nemico che vive in loro, sia per mezzo di una posses- sione diabolica, sia per aver essi accettato in qualche misura il suo spirito. Gesù lo scaccia da coloro di cui si è impossessa- to, e gli altri, che partecipano di quello spirito del male, fanno questo assurdo commento: «Costui scaccia i demoni in nome di Belzebul, principe dei demoni» n . Gesù fa allora questa riflessione di senso comune: «Ogni regno discorde cade in rovina... Se Satana... è discorde con se stesso, come potrà dunque reggersi il suo regno? (dato che dite che io scaccio i demoni in nome di Belzebul). Ma se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio». 
Quest’ultima affermazione è di somma importanza: il regno di Dio è giunto quando si scaccia l’usurpatore. Questi si era impadronito totalmente di alcuni uomini. Il regno di Dio consiste nel ritornare al primitivo piano divino, che Gesù instaura con l’espulsione del demonio. Spetta a ciascuno lasciare che Gesù continui la sua opera redentrice nella propria anima cacciando da essa lo spirito del male; la nostra collaborazione consiste nel dargli la nostra libertà in ogni atto, affinché Egli compia in ciascuno la Volontà del Padre. Allora il regno di Dio sarà effettivamente vicino. 

JOSÉ BARRIUSO 

giovedì 12 marzo 2020

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



L’ANGELO CADUTO, CONTRO GESÙ 

Per esprimerci in termini esatti, il Redentore promesso non venne in questo mondo quando volle, ma quando un membro dell’umanità abbracciò pienamente il piano divino di salvez- za: questo essere umano fu Maria. La giustizia perfettissima di Dio doveva far assegnamento su una creatura libera perché il Redentore si introducesse in questo mondo, così come l’angelo caduto si introdusse per l’accettazione di una creatura libera. Maria accettò pienamente la volontà divina: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E il Figlio di Dio si fece uomo. Il “nemico” presente questo, e utilizza uno strumento umano che si è dato a lui, accettando le sue ispirazioni, Erode. Questi è incosciente della sua strumentalità diabolica. Erode non vede altro che il suo regno minacciato da un misterioso re annunciato, e nato allora. Il demonio manovra le sue passioni disordinate per un piano molto più vasto di quanto non pensi lo stesso Erode: distruggere il Redentore dell’umanità prima che Egli lo smascheri con la sua predicazione, coi suoi miracoli e perfino con l’espulsione dei demoni. Erode è dominato e guidato dallo spirito del male, e manda ad uccidere tutti i bambini di Betlemme minori di due anni; certamente, pensava egli, vi sarebbe stato compreso il misterioso re. 

Sappiamo che ci sono fatti storici che sono un simbolo di qualcosa che si realizzerà più tardi: pensiamo all’uccisione dell’agnello pasquale, figura dell’uccisione dell’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. L’atteggiamento di Erode di fronte al Figlio di Dio, nato da Maria, ci ricorda quello che San Giovanni, nell’Apocalisse, vide che succederebbe alla fine dei tempi (e quel che avvenne allora non sarebbe figura di ciò che avrebbe dovuto succedere poi?): «Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire, per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto...». Pensiamo alla fuga in Egitto. Erode, dominato dallo spirito del male, può essere figura del drago. 

Prima di cominciare la vita pubblica, Gesù si sottopone ad un prolungato digiuno. Al termine del digiuno il demonio si presenta a Gesù per farlo uscire dalla vera via della Volontà del Padre. Nella prima tentazione il demonio approfitta di una necessità naturale, la fame, affinché Gesù utilizzi il suo potere divino a vantaggio proprio. Bisogna osservare che Gesù non fece mai miracoli per un interesse personale; la sua norma fu la gloria del Padre: «Non cerco la mia gloria, ma la gloria di Colui che mi ha mandato». Gesù richiama il tentatore a realtà che mai si consumano e mai si esauriscono: «Non solo di pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca dì Dio» 

La tentazione del demonio comincia di solito da cose che sembrano esigenze naturali – in questo caso la fame – , continua con la superbia e termina col disprezzo di Dio. 

Il tentatore torna a sondare l’anima di Gesù per vedere se esiste in Lui “qualcosa” di suo,con cui possa allontanarlo dalla missione redentrice che il Padre gli ha affidato. «Lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Se sei Figlio di Dio, gettati giù», e aggiunge una ragione presa dalle Sacre Scritture: « poiché sta scritto: ai suoi angeli darà ordine a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede». Se prima si era servito di una necessità biologica, la fame, ora si serve della parola di Dio, il pane spirituale. Il nemico è solito impiegare la parola di Dio contro le anime religiose. Gesù gli risponde di nuovo con un altro testo delle Sacre Scritture: 
«Sta scritto anche: Non tenterai il Signore Dio tuo». 

La terza tentazione è la più insolente e implica i suoi desideri, in parte realizzati, di impadronirsi della creazione destinata al Dio umanato: «Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò se, prostrandoti, mi adorerai”». Non si dimentichi che ciò fu quello che l’angelo caduto vide nella mente di Dio per lo stesso Dio umanato. Attraverso i secoli egli si è andato impossessando del mondo, man mano che l’uomo ha accetta- to la malvagità del suo spirito. Perciò quei regni del mondo gli appartengono e ora li offre al vero Proprietario ad una condizione: «Tutte queste cose io ti darò se, prostrandoti, mi adorerai». Il demonio esprime qui il suo pensiero e i desideri che ha avuto fin dal principio, quando ambì per sé la creazio- ne, che è tutta intera sgabello del Dio umanato. Gesù si libera del tentatore in modo definitivo: «“Vattene Satana! Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo renderai culto”. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano». 

JOSÉ BARRIUSO 

sabato 29 febbraio 2020

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



L’ANGELO CADUTO

C’è un altro momento decisivo per l’umanità, e direttamente per il popolo che Dio pensa di eleggere; in quel momento decisivo il “nemico” tenta di far fallire il piano divino. Questo accade quando Dio sceglie un uomo, dal quale deve uscire il Popolo Eletto, e da questo il Messia. Se all’inizio dell ‘umani- tà il demonio si presentò al primo uomo contro il precetto di Dio, qui, all’inizio del Popolo Eletto, si fa passare per Dio stesso: «Dio tentò Abramo» Si vedrà da questo fatto come Dio, nella sua perfettissima giustizia, permette anche questo che, in definitiva, si risolverà in bene per l’anima retta e fedele. L’apostolo Giacomo dice testualmente che: «Dio non tenta nessuno». Inoltre questa tentazione di Abramo da parte di Dio, sarebbe un caso unico nella storia. L’alleanza con Abramo, la sua rinnovazione per mezzo della circoncisione, rende non necessaria una prova simile a quella che esigevano le religioni pagane ispirate dal demonio. Non era forse il demonio che faceva credere, nei popoli che circondavano Israele, alla necessità di sacrificare esseri umani? D’altra parte, è indecoroso per la giustizia perfettissima di Dio, il sottoporre ad una prova che va contro la natura creata da Lui, come è il fatto che un essere razionale sacrifichi il proprio figlio. Se Dio rimprovera Caino per l’uccisione di suo fratello, come può essere l’ispiratore di una simile prova per Abramo? È invece il demonio che di nuovo tenta di frustrare il piano divino, come aveva fatto con Adamo. In Adamo c’era più luce ed egli sapeva che la proposta che gli era stata fatta implicava la disobbedienza a Dio. In Abramo c’era una grande fede e questa per sua natura è oscura. Il demonio si vale di questa oscurità, e si fa passare di fronte ad Abramo per Dio stesso. Nel momento decisivo Dio interviene miracolosamente, e la prova del demonio, permessa da Dio, per la rettitudine di Abramo si converte in frutto di benedizione, venendo egli confermato nella fede e nelle promesse che precedentemente Dio gli aveva fatto. Così come avrebbe confermato in grazia Adamo, se egli avesse superato la tentazione dello stesso nemico 1 . 

C’è un fatto nella storia di Davide che ci può chiarire questo di Abramo. Nel secondo libro di Samuele si legge testualmente: «La collera del Signore si accese di nuovo contro Israele e incitò Davide contro il popolo in questo modo: Su, fa’ il censimento d’Israele e di Giuda». E disse Davide dopo di aver fatto il censimento: «Ho peccato grave- mente facendo quello che ho fatto» 2 . C’è però un altro testo parallelo che ci rivela il vero ispiratore di questa azione di Davide sgradita a Dio. Nel libro delle Cronache si legge: « Satana insorse contro Israele e spinse Davide a censire gli Israeliti». 

Nella storia di Giobbe il demonio appare scopertamente. Ma Giobbe ignora che tutti quei mali che gli succedono sono stati provocati dalla malvagità del demonio. Così si esprime Giobbe: «Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?» Non possiamo nascondere che questa espressione di Giobbe propone un problema difficile da risolvere, se è vero ciò che afferma: da Dio riceviamo i beni e i mali. Dio castiga i cattivi e premia i buoni in questa vita, secondo il pensiero antico. Allora, come mai lui, Giobbe, che è giusto, è schiacciato da tanti mali? Giobbe ignora che esiste un essere, il demonio, che ha chiesto a Dio il permesso di metterlo alla prova. Dio, nella sua giustizia, per aver creato l’angelo libero, glielo permette; permissione che non farà che aumentare la giustizia dell’uomo, se egli rimane fedele a Dio nella prova che lo spirito del male ha provocato. 

La lezione è trasparente per noi: abbiamo un nemico invisibile, il demonio, dal quale ci vengono tutti i mali, cercando egli con ciò la nostra perdizione, facendoci credere che Dio è ingiusto: che i mali cioè vengono da Dio, nonostan- te noi non abbiamo fatto niente per meritarli, perché il vero autore non si lascia riconoscere. Come serviremo un Signore che ci tratta così ingiustamente? Questo è il momento decisivo nella tentazione ordinaria, e se l’uomo si dimentica del “nemico” nascosto, corre il pericolo di cadere nella bestemmia contro Dio, che nella sua giustizia ha permesso qualcosa che è stata voluta da una creatura libera, l’angelo caduto, spirito del male. 

Questa è stata la lotta costante del demonio per portare a termine l’usurpazione della creazione intera, cercando di ostacolare l’ingresso del Dio umanato nel mondo.

presentato da JOSÉ BARRIUSO 

venerdì 14 febbraio 2020

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



L’ANGELO CADUTO

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Con la discendenza di Set, che è composta da quelli che sono chiamati “figli di Dio”, si arriva attraverso molte generazioni, ad un altro uomo fondamentale: Noè. 

I “figli di Dio” cominciano a mescolarsi coi “figli degli uomini”. Il demonio utilizza ora un’altra arma per allontanare gli uomini da Dio: la carne. Il disordine della concupiscenza è mosso dallo spirito del male attraverso la fantasia. La corruzione fu tanto grande, che il suo castigo è stato unico nella storia dell’umanità: il diluvio. Dio trova un uomo giusto, Noè; lo salva con la sua famiglia e stabilisce con lui un’alleanza. Noè, in un certo senso, rappresenta di nuovo l’umanità, in un modo simile ad Adamo. Gli dà lo stesso comando: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra...». Gli pone pure una condizione: «Soltanto non mangerete carne col sangue». Questa proibizione, come quella fatta ad Adamo, ha una ragione di essere: ricordare all’uomo la sua dipendenza da Dio. 

Un figlio di Noè, Cam, non agisce con rettitudine: il demonio approfitta di quel basso fondo dell’uomo caduto e Cam acconsente ad una azione che gli merita la maledizione di suo padre per la sua discendenza: «Sia maledetto Cana- an...». Nella terra di Canaan il demonio avrà liberamente il suo seggio; è la regione che Dio destinerà poi al suo Popolo Eletto, errante nel deserto, ma che prima sarà posseduta da popoli idolatri e dove il demonio stesso si farà adorare. Così questa idolatria diventerà un laccio per il Popolo Eletto. Il sacrificio di esseri umani era la vendetta che il demonio si prendeva sull’umanità nel culto da lui ispirato; quasi che con quelle aberrazioni pretendesse umiliare quella razza nella quale Dio si sarebbe incarnato. Si può dire senza timore di esagerare che il demonio, valendosi dell’ignoranza dell’uomo, è stato ed è il vero ispiratore di tutti quei culti religiosi che allontanano l’uomo dal suo Principio e dal suo Fine. 

In quel mondo dominato dalla menzogna dello spirito del male, Dio non poteva realizzare la promessa fatta al primo uomo. Ma Dio è fedele e giusto; perciò, per dar compimento alla sua promessa, si manifesta ad un uomo. Dio ha seguito con sguardo attento e scrutatore i passi di quella discendenza fedele e giusta. Da un discendente di Sem, figlio di Noè, Dio sceglie Abramo, dal quale trarrà un popolo amato, che deve essere santo. 

Così dice a Mosè, affinché egli lo ripeta al popolo: « Siate santi per me, perché io, il Signore, sono santo, e vi ho separati dalle genti perché siate miei». 

Fino alla venuta del Figlio di Dio in questo mondo, il demonio aveva avuto un vero dominio sopra di esso. Il Popolo Eletto viene ad essere come lo strato sotterraneo in cui doveva nascere il Liberatore annunciato. Coloro che sono chiamati a curare questa piccola parte amata, i profeti, riscontrano che i loro sforzi s’infrangono contro un essere invisibile che trascina il Popolo Eletto verso le più abominevoli idolatrie. Si può dire che neppure gli stessi profeti arrivano ad identificare quell’essere invisibile. E tuttavia l’influenza diabolica è tanto reale quanto la protezione divina. Mentre questa è evidente – si ricordino i prodigi biblici – quella è così nascosta che il “nemico” lo si menziona appena, solo in casi molto isolati. 

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presentato da JOSÉ BARRIUSO

martedì 28 gennaio 2020

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



L’ANGELO CADUTO 

Per conoscere la causa dell’esistenza del male in questo mondo, bisogna uscire fuori di esso, se si vuol trovare una spiegazione adeguata. Nel mondo, così come lo voleva e come lo decise Dio, non sarebbe esistito il male. Lo scrittore sacro insiste sulla compiacenza di Dio nel creato: «E Dio vide tutto quello che aveva fatto ed ecco, era molto buono». E doveva essere così, poiché tutta la creazione era stata destina- ta al Dio umanato. 

Abbiamo detto che la causa del male va cercata fuori del mondo “creato” e voluto da Dio. Prima che questo mondo “creato” da Dio diventasse “sensibile”, Dio aveva creato degli spiriti chiamati angeli. Ce ne fu uno, il più pieno di luce - Lucifero – che, conoscendo i disegni di Dio, desiderò per sé la creazione che era stata destinata al Dio umanato; a lui si unirono altri angeli. Dio li aveva creati liberi. Egli mantiene, non distrugge questa libertà angelica, benché con essa si scelga una cosa sproporzionata alla propria natura creata, come è sproporzionato che tutta la creazione fosse per una semplice creatura. In base a questa inviolabilità della libertà creata, essendo Dio fedele nelle sue opere, Egli non si disdice. Nella sua giustizia perfettissima Dio accetta quel desiderio che procede dalla sua creatura libera: l’angelo desidera per sé la creazione che è stata destinata all’Altro. Gli pone soltanto una condizione: che l’essere libero, l’uomo che abiterà nel mondo, lo accetti. 

Il simbolo biblico di un albero proibito non ha altra finalità che farci comprendere questa idea fondamentale: quell’albero è il simbolo della presenza dell’angelo che desidera per sé la creazione. L’uomo è stato avvertito: «Quando tu ne mangias- si, certamente moriresti». Ma Dio non svela all’uomo che lì si nascondono le pretese di un usurpatore che desidera impadronirsi della creazione. Dio nasconde questo all’uomo per giustizia verso l’angelo caduto, perché diversamente l’uomo non accetterebbe mai l’angelo. La prova dell’uomo consiste nell’obbedienza a Dio che è il Bene. L’anima dell’uomo era inondata da questo Bene infinito che avrebbe dovuto diffondere in tutta la creazione, nel cui seno veniva operando come un fermento, per permissione divina, lo spirito del male . 

L’uomo, obbedendo a Dio, avrebbe redento la creazione, soggetta alla vanità per la ribellione dell’ angelo, spirito del male. Ma l’uomo invece disobbedì, restando prigioniero nella stessa “vanità” della creazione intera. E, anziché redimere, ebbe la necessità di essere redento. 

Ma la giustizia perfettissima di Dio fa un nuovo passo in questa situazione nuova cagionata dalle creature libere, il demonio e l’uomo. Il peccato del demonio è irreparabile perché è sgorgato da “dentro”, nella pienezza della luce; il peccato dell’uomo invece è riparabile perché è stato l’accettazione di un suggerimento venuto da “fuori”, senza conoscenza del male. Dio, non solo per misericordia, ma anche per giustizia, annuncia all’uomo una promessa di redenzione dalla schiavitù in cui è caduto: «Io porrò – dice Dio – inimicizia tra te – riferendosi al nemico, l’angelo caduto – e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa...». 

Fino a che non si compia questa profezia, la quale dipende dalla libertà umana, il nemico del Dio umanato e del genere umano realizzerà una azione devastatrice. Il nemico ha ora diritto ad introdurre il suo spirito quando gli uomini sono generati alla vita naturale; è una conseguenza del peccato originale commesso dal primo uomo. Il lavoro degli uomini consisterà nell’espellere quello spirito con la fede nel Messia promesso e operando con una grande rettitudine. Ambedue le cose dipendono dall’orientamento che prende la libertà dell’anima umana. Lo vediamo subito nei due primi figli dell’uomo (Adamo), Caino e Abele. Ambedue sono venuti con le conseguenze del peccato originale. Tuttavia Dio gradisce i sacrifici del minore, Abele, ma non quelli di Caino. Dio, che è la perfetta giustizia, ha visto una differenza nell’offerta dei due, a causa della diversa purezza del cuore. Questo fa camminare Caino a testa bassa: «Se tu fai bene, forse non potrai tenere alta la testa? Ma se non agisci bene il peccato ti sta alla porta». Se si tiene presente che anche Caino fa la sua offerta a Dio, c’è da supporre in essa qualcosa di non retto, di cui egli era cosciente e che lo faceva cammi- nare a testa bassa. Cioè, Caino con la sua libertà si era deciso per una accettazione “personale” di una ispirazione dello spirito del male, una sollecitazione priva di purezza e di rettitudine. A misura che quella accettazione diventava più profonda, lo spirito del male andava impadronendosi delle sue facoltà, fino ad arrivare un giorno a concepire la morte di suo fratello Abele. 

Questa idea fu ispirata dallo stesso demonio. Ce lo dice testualmente San Giovanni nella sua prima lettera, nel raccomandarci la carità fraterna, stigmatizzando la condotta di Caino: « Non come Caino che, ispirato dal maligno, uccise suo fratello». 

Questa ispirazione diabolica è più profonda di quanto sembri a prima vista; l’angelo caduto aveva desiderato per sé la creazione destinata al Dio umanato. Ciò dipendeva dalla libertà dell’uomo; è certo che il primo uomo, Adamo, accettò l’azione dello spirito del male col disobbedire a Dio. Ma la sua accettazione non fu totale, né pienamente cosciente. Non conosceva il male nel primo peccato. Dopo di esso restò con una libertà, che se è vero che fu indebolita, poteva rifarsi con la grazia del futuro Messia, aspettandolo con fede e con una vita retta. Abele agisce così e perciò la sua offerta è gradita a Dio. A misura che lo spirito del male si va impadronendo delle facoltà di Caino, perché egli accetta la sua azione, esso gli va ispirando un profondo odio contro suo fratello. Qual è l’esatta ragione di quell’odio? In un linguaggio corrente si direbbe che la condotta di Abele è un rimprovero per Caino. Ed è certo. Ma se andiamo più a fondo, tenendo presente il piano divino, si deve dare un’altra ragione; tenendo anche presente che l’ispirazione di Caino ad uccidere suo fratello viene dal demonio, nel demonio si deve trovare una ragione più profonda. All’uomo caduto è stato promesso un Redento- re, che arriverà quando la libertà dell’uomo lo accetterà pienamente. Abele comincia ad accettarlo con una condotta gradita a Dio. Il “nemico” “vede” in ciò il germe del Frutto; per questo lo affoga nel sangue e si vale per ciò di una libertà umana che si è inclinata alla sua azione. 

Bisogna tener presente che il demonio, direttamente, può soltanto ispirare o spingere verso il male ciascun uomo; ma per la sua opera distruttrice e corruttrice dell’umanità si serve degli uomini che hanno accettato e accettano le sue ispirazio- ni. Questi uomini sono coloro che formano ciò che si è venuto a chiamare “spirito del mondo”, collaboratori fedeli e inco - scienti del loro proprio nemico, lo spirito del male. Si nota, fin dall’inizio dell’umanità, in questo “spirito del mondo”, un desiderio prepotente di dominare, di scoprire e di impadronir- si della creazione con dimenticanza totale di Dio. È come una eco, o meglio, come una realizzazione del desiderio dell’angelo caduto di volere per sé la creazione destinata al Dio urnanato. In realtà il demonio non potrebbe realizzare quel desiderio se non per mezzo di quegli uomini che com- pongono lo spirito del mondo. Costoro hanno preparato e preparano l’incarnazione del demonio stesso, ispiratore di tutte le loro opere, opere che Dio permette nella sua giustizia perfettissima, per la libera scelta delle sue creature. I discen- denti di Caino formano il primo nucleo di quello “spirito del mondo”: essi sono gl’inventori di strumenti musicali, di strumenti da taglio, ecc., e più tardi questo stesso spirito sarà quello che costruirà la famosa Torre di Babele. 

Questo “spirito del mondo” è l’opposizione al primitivo piano del Creatore: l’uomo ha perduto quella semplicità che gli facilitava il contatto col suo Padre e Signore. Questi è giustissimo; perciò il suo modo di agire è diverso dal modo di agire del demonio. Caino in una giustizia umana meriterebbe la morte, ma Dio sa che è strumento cieco dello spirito del male e gli mette un segno affinché nessuno lo uccida, nono- stante si sia inclinato verso l’azione dello spirito del male. Dio continua a proteggerlo fino a che la sua giustizia glielo permetta. Dio dà un nuovo figlio alla prima coppia umana: Set. C’è tutta una gioia profonda nella espressione di Adamo: 
« Dio mi ha dato un altro discendente al posto di Abele ucciso da Caino». 

Siamo spesso molto leggeri nel giudicare il primo uomo. Dimentichiamo con una grande noncuranza tutti i suoi aneliti per il Messia promesso. Se egli udì la grave sentenza che avrebbe pesato su tutta la sua discendenza, ascoltò pure la promessa di un Salvatore. Egli che fu personalmente causa del peccato originale, dovette sentire un vivissimo desiderio di dare il massimo apporto affinché il Salvatore arrivasse. Siamo troppo superficiali per immaginarci il profondo dolore di Adamo, quando trovò morto Abele, il figlio fedele a Dio, dal quale doveva venire il Salvatore promesso. E per la stessa ragione non possiamo neppure immaginare la nuova gioia che gli procurò la nascita di Set. Parliamo facilmente del peccato del primo uomo, ma dimentichiamo che un pentimento inconcepibile per noi contribuì a che il Salvatore promesso arrivasse nella pienezza dei tempi. 
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presentato da JOSÉ BARRIUSO 

giovedì 12 dicembre 2019

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



Non è cosa facile immaginarsi la vita degli uomini in una forma diversa da come ci si presenta ordinariamente. Tuttavia, l’uomo che superasse con uno sguardo profondo le mille vicende dell’attuale stato del mondo, potrebbe farsi questa domanda: come si sarebbe sviluppata la storia dell’umanità senza il peccato? Questa domanda ha un valore pratico, benché a prima vista non sembri. Lo sforzo di Gesù, nella sua predicazione, è proprio centrato in questo: restituire l’uomo a quello stato nel quale Dio lo “ha creato” e che ha stabilito per lui: «Siate santi, come santo è il vostro Padre celeste» 

Se il peccato non fosse penetrato nella storia dell’uomo, questa si sarebbe sviluppata con la spontaneità con cui si svolge il gioco dei bambini sotto lo sguardo affettuoso del padre; in breve, saremmo bambini felici. Adesso conosciamo il bene e il male, ma non siamo felici. Tuttavia, l’uomo aspira costantemente alla felicità, ma, siccome non la cerca dove l’ha perduta, si è creduto capace d’inventarla. Per un istante pare che la raggiunga, ma quella felicità è fugace, e un’altra “invenzione” viene a riempire il vuoto che aveva lasciato la precedente; e così di seguito. 

Da ciò si potrebbe concludere: le invenzioni, che sono considerate come un progresso, sono conseguenza evidente del peccato. Senza di esso, le “invenzioni”, che sono l’orgoglio dell’uomo “caduto”, non esisterebbero. Questo non vuol dire che non le conoscerebbe; probabilmente le conoscerebbe meglio di quanto non le conosca ora, ma non darebbe loro l’importanza attuale, perché la conoscenza e la gioia del possesso di Dio riempirebbe la sua anima in un modo inconcepibile per noi. Diamo forse importanza alla luce di una lampada quando abbiamo il sole raggiante di mezzogiorno? 
E, tuttavia, quella stessa lampada l’accendiamo a mezzanotte, e se non avessimo visto il sole, crederemmo che quella lampada è insostituibile. Questo ci porta ad una conclusione sommamente semplice: il peccato ha immerso l’uomo nelle tenebre; e questi, in luogo di chiedere a Dio la vera luce, ha creduto di poterla inventare. Le invenzioni tecniche sono le lampade che l’uomo ha acceso in questa oscurità. Esse hanno riaffermato l’uomo in questo mondo, lontano da Dio, così che se ne considera padrone. L’uomo, anche credente, pensa che le invenzioni sono uno sviluppo dell’intelligenza che Dio gli ha dato. Bisogna dirgli che il vero sviluppo dell’intelligenza umana deve avere un’altra direzione: la conoscenza di Dio. 
Per questo Egli gliel’ha data, se non esclusivamente, certo principalmente. Il peccato ha cambiato l’orientamento delle conoscenze dell’uomo: anziché in senso verticale, l’ha realizzato in senso orizzontale. E l’uomo si è talmente approfondito in quelle conoscenze, che è arrivato alla pazzia di credere non necessaria l’esistenza e l’assistenza di Dio. 

Il tornare a quell’infanzia spirituale desiderata da Dio è per l’uomo un’opera più difficile che non la realizzazione di un volo spaziale. Tuttavia, le parole di Gesù sono lì come un invito dolce e forte insieme: «Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli», come pure queste altre: «In verità ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può entrare nel regno di Dio» 

Se cerchiamo di approfondire questo ritorno all’infanzia, troveremo diversi elementi fondamentali per costruire l’autentica felicità umana. 

L’attuale angustia dell’uomo ha cessato di essere un’anormalità per diventare qualcosa di normale. Questa condizione è stata causata dall’assenza di Dio. Mai come oggi Dio ha cessato di essere il centro della vita dell’uomo; e questo in un modo cosciente. Altri centri hanno assorbito l’interesse e l’attenzione degli uomini. Ma quelli non sono i centri naturali, voluti da Dio; da ciò i risultati opposti alla vera felicità umana; una specie di distorsione tormenta l’uomo nel più profondo del suo essere . 

Il ritorno all’infanzia predicato da Gesù è la soluzione profonda, che arriva alle radici del male che risiede nell’essere umano, restituendogli la vita “normale”. Per questo è necessario comprendere in che consiste quella nuova nascita, la quale deve essere tradotta in realtà con tutta la generosità della volontà, rinvigorita questa dalla grazia. 
Nessuna zona dell’anima umana può disinteressarsi di questo lavoro rigeneratore. Nel momento che un’altra idea, o un altro lavoro, siano equiparati a questo, quella rinascita non avviene. 
E l’uomo rimarrà in quella condizione di angustia morale- spirituale. 

Quella rinascita è una specie di parto realizzato dall’unione profonda della grazia e della volontà umana. Questa, in sé stessa, non trova altro che un caos di istinti e di passioni che combattono nell’oscurità. Se l’uomo si chiude in sé stesso, credendosi capace di ordinare quel caos, si indurirà progressivamente fino a farsi un Dio. Per un osservatore superficiale quest’uomo può essere arrivato ad un dominio apparente delle forze cieche che si agitano in lui. Ma l’osservatore che ciascuno porta dentro di sé non può non sentire l’inquietudine in cui vive l’altra parte del suo “io”, che si è creduta autosufficiente per rigenerarsi. 
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JOSÉ BARRIUSO 

lunedì 25 novembre 2019

Un Mondo secondo il Cuore di Dio


ELEVAZIONE 


Signore, un desiderio palpita nelle nostre anime: l'eterno! 
Si dice spesso che è necessario creare un «mondo nuovo». È possibile questo? In primo luogo, il creare non compete all'uomo; è proprietà esclusivamente Tua, Signore. E in secondo luogo, il nuovo, per quanto bello ce lo immaginiamo, dura poco; e col passare degli anni, quel «nuovo» diventa qualcosa di « vecchio ». 
Per questo, Signore, noi non vogliamo creare niente di nuovo, che, passato il tempo, possa trasformarsi in un museo di antichità. Noi non faremo niente. Soltanto una cosa: non ostacolare i tuoi progetti eterni, quelli che noi uomini, col nostro ribellarci, abbiamo impedito. 
Signore, siamo stanchi di mondi nuovi e di stili nuovi di  vita.  Desideriamo,  più  o  meno  coscientemente, un «mondo eterno» : quel mondo ideato da Te fin da quando hai pensato di creare l'uomo. Dobbiamo staccarci da quell'ansia di creare, che, come un'asfissia, è venuta soffocando tutti i tuoi tentativi di instaurare nel mondo il tuo regno per il darci la felicità eterna. E Tu sei cosi immensamente perfetto, Signore, che non passi sopra la nostra libertà per imporre i tuoi eterni desideri. 
Signore, dacci l'umiltà di star fermi. Insegnaci a lasciarti mettere in opera quel «mondo eterno» che instancabilmente vieni progettando su di noi. 

JOSÉ BARRIUSO 

mercoledì 6 novembre 2019

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



Questa situazione di offuscamento che si è data nel “popolo gentile” corrisponde alla situazione del “popolo ebreo” uscito dall’Egitto verso la Terra Promessa, quando dovette passare attraverso la lunga esperienza purificatrice del deserto. È il ritorno al punto di partenza, l’Egitto, dove gli Ebrei ritornarono col cuore, come dice Santo Stefano parlando di questa esperienza che noi consideriamo esclusiva degli Ebrei, mentre se è stata conservata negli Atti degli Apostoli ciò è avvenuto per noi: «Si volsero in cuor loro verso l’Egitto, dicendo ad Aronne: Fa per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall’Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto». Gesù è morto ed è scomparso, come Mosè, agli occhi della nostra vita naturale. «E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici all’idolo e si rallegrarono per l’opera delle loro mani»: tornarono al “fare” opere per Dio, opere per quel Dio che veneravano come loro protettore. Ma «Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell’esercito del cielo»: li lasciò, per un tempo, nelle mani delle creature fino a che, nell’afflizione, tornassero ad invocare la liberazione. 
Questo sviamento necessario, per poter giungere a renderci conto della nostra situazione e per metterci così in grado di poter vivere il Vangelo come espressione della Volontà di Dio, è ciò che abbiamo sperimentato nei secoli dopo Gesù. 
Francesco dovette vivere un’esperienza simile a quella che noi ora cominciamo a vivere. Anche il suo risveglio avvenne per un Intervento Divino. «L’Altissimo stesso – dice – mi ha rivelato che dovevo vivere secondo la forma del Santo Vangelo» (San Francesco: Scritti completi, Testamento, B.A.C., Madrid 1945, p. 35). Mi ha sempre sorpreso che, essendo comandato a tutti di vivere secondo il Vangelo, a Francesco dovesse essere ricordato questo con una rivelazione e che egli invocasse questa rivelazione per giustificare le sue scelte. Ma guardando la storia si comprende che effettivamente quella Rivelazione si era resa necessaria a causa 
dell’offuscamento che si era prodotto nella conoscenza di questa verità tanto fondamentale. 
Quella rivelazione fu completata a Francesco quando gli fu detto: «Francesco, va, e ripara la mia Chiesa che minaccia rovina» (Ib p. 551). Vi sono ancora molti oggi che, per timore di fermarsi ad un Francesco “visionario” e “muratore” vogliono vedere la risposta al “ripara la mia Chiesa che minaccia rovina” nella fondazione di ciò che nella storia abbiamo conosciuto come “ordini francescani”. Se così davvero fosse, non avrebbe finito Francesco col fare un’opera in più, rimanendo al livello della sua prima comprensione 
della visione: raccogliere mattoni e sabbia? 
Per questo, nel desiderio che la sua vera e profonda comprensione si realizzi, ha dovuto venire a ripetere: «Vigli miei, io vi diedi una Regola, sì, e benché non volli darvi altra Regola che il Vangelo del mio Signore, in quello che ho fatto io può anche esserci molto errore. Perciò vi dico, figli miei: vivete il Vangelo puro e mi darete riposo!... Riparate la mia chiesa che minaccia rovina, mi fu detto; ed io cominciai a raccogliere mattoni, pietre e sabbia. Anche voi avete fatto la stessa cosa che allora feci io. Perché voi, fratelli miei, siete rimasti con Francesco Bernardone e non avete seguito lo strumento del Signore». 
Vivete il Vangelo puro! torna a dirci Francesco, ripetendoci ciò che Egli comprese dal Signore: «Figli miei – dice – avete una missione da compiere, la missione più difficile che il mio Maestro poteva affidarvi nei vostri tempi di attività e di ansia di fare molte cose “per Dio”, quella di non fare niente affinché Egli possa fare e disfare in voi ciò che avete fatto da voi stessi ostacolando così l’Opera di Dio». 
 Un Mondo secondo il Cuore di Dio che, come abbiamo detto all’inizio, fa parte dell’insieme di scritti coi quali ci è dato questo “Messaggio”, viene precisamente a spiegarci la differenza che c’è tra l’operare nella Permissione di Dio e l’operare nella Volontà di Dio, che è lasciar fare a Lui. E in relazione all’offuscamento esistente sono smascherati e demoliti principi e valori che, senza essere tali, sono quasi unanimemente tenuti come indiscutibili. 
Alla luce dei disegni di Dio che in questo libro ci vengono rivelati in una visione generale, appare il vero significato di realtà del nostro mondo, quali l’autorità, il lavoro, il denaro, il sesso, l’amore, che nel mondo della Permissione appaiono in immagini distorte e contraffatte, appunto perché opera della Permissione e non della Volontà di Dio. 
Viene denunciata la presenza dappertutto dello “spirito del mondo” che influenza tutto il nostro mondo e, fino a un certo punto, lo dirige tutto, perché «tutto il mondo giace sotto il potere del maligno» (1 Gv 5, 19). 
Il mondo in cui viviamo è, quindi, il mondo del “fare” delle creature, non il mondo voluto da Dio. E il mondo della Permissione che si trova nelle mani dell’Angelo Caduto perché l’uomo con la sua libertà gli ha aperto la porta e glielo ha consegnato; è pertanto un mondo che necessita di riscatto. 
Qual è allora il mondo voluto da Dio, di cui nella Scrittura (Gen 1, 31) si dice: «E Dio vide tutto quello che aveva fatto ed ecco, era molto buono»? L’argomento di questo libro è appunto la spiegazione di questo passo della Scrittura. 

JOSÉ BARRIUSO 

Betlemme, 20 maggio 1979 

martedì 15 ottobre 2019

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



L’esigenza di questa libertà sembrerebbe lasciare aperta la porta ad ogni sorta di aberrazioni del proprio giudizio, ad un soggettivismo senza limiti, ma non c’è altra via. E comprendendo che questo è il vero insegnamento di Gesù, mentre ci troviamo in una reale condizione di offuscamento di esso, ci possiamo chiedere: si può conoscere direttamente la Volontà di Dio? Nessuno può farla conoscere; noi non possiamo conoscerla; essa infatti è libera e superiore a noi. Una chiarificazione al riguardo, conforme all’insegnamento di Gesù, sarebbe quella che un autore dà su questo punto: «Il cristiano domanda se può conoscere la Volontà di Dio. Guardi anzitutto i segni che gli sono dati, si inchini con amore 
davanti agli avvenimenti che spezzano la sua vita, osservi i comandamenti, presti orecchio ai consigli di Gesù e quanto prima i segni si moltiplicheranno attorno a lui. Ma si ricordi anche che non sono che dei segni; il suo desiderio lo trascini dunque più avanti, ripeta la preghiera del salmista: Signore, fammi conoscere la via in cui devo camminare, insegnami a fare la tua volontà (Sai 142), e allora il suo amore riconoscerà l’amore stesso di Dio. “Chiunque fa la volontà del Padre mio, questi è per me fratello, sorella, madre” (Mt 12, 50; Me 3, 35)». (Francois Louvel, O.P., Peut-on connaitre la volante de Dieu?, La Vie Spirituelle, Janvier 1962, n. 479, pp. 72-81). 

La grande Rivelazione quindi del Sacro Cuore di Gesù al mondo attraverso la debolezza del suo strumento, Santa Margherita Maria, è che si faccia la Volontà di Dio, che si lasci fare a Lui la sua Volontà in noi. È la somma Rivelazione della sua Misericordia. 

Ma come si è potuto arrivare a questo offuscamento quasi generale circa una verità che la Scrittura insegna esplicitamente in molti passi e quando la Vita di Gesù non è stata altro che un vivere questa verità? 

Si è arrivati a questo perché era necessario. «Il “popolo gentile” doveva passare per la stessa via che percorse il “popolo ebreo” per poter ricevere “la Promessa”: conoscere la Legge e ì precetti, come comando di Dio per loro (Legge di Dio e precetti ecclesiastici), affinché per la Legge e i precetti conoscessimo il peccato e ci confessassimo rei davanti a Dio. Affinché non potendo da noi stessi dar compimento alla Legge, ci riconoscessimo impotenti e cercassimo nei nostri cuori Cristo “compimento della Legge” – “poiché la legge non portò nulla a perfezione, ma servì solo ad introdurre una speranza migliore” – . Poiché noi cristiani non solo avevamo per Cristo la Legge per riconoscerci peccatori, ma anche la fede e le primizie della Promessa...» (Peregrinación del Pueblo de Dios - Explicación de los grabados, p. 85). 
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JOSÉ BARRIUSO 

domenica 8 settembre 2019

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



A sostegno di questo insegnamento è portata molto spesso anche l’autorità di Santa Teresa. Ma è molto probabile che, lungi dal negare o dal mettere in dubbio quanto essa stessa in altra occasione afferma così esplicitamente, la Santa in questi casi si rivolga a persone che si trovano in un diverso stato, che non permette loro ancora di capire. Peraltro è a tutti nota la situazione esistente al riguardo nel suo tempo. Per comprendere il suo reale pensiero è molto importante ciò che essa dice di aver osservato nel suo rapporto con il Signore, come cioè al Signore non piacesse che le creature si opponessero a ciò che Egli stesso voleva indicare direttamente all’anima. 

Ma un caso tipico che ci fa conoscere che un reale offuscamento si è dato su questo punto è quello di Santa Margherita Maria Alacoque. Racconta uno dei suoi biografi che in una certa occasione il Signore ebbe a dirle: «Per l’innanzi adatterò le mie grazie allo spirito della regola, alla volontà della tua superiora e alla tua debolezza. Abbi per sospetto tutto ciò che potrebbe sviarti dall’esatto compimento di tutto questo. 
Desidero che questo sia ciò che preferisci a tutto il resto, compresa la volontà delle tue superiore alla mia» (Mgr. Gauthey: Vida de la Beata Margarita Maria, nn. 72, 179 e 180). Questo indica quale fosse, quasi generalmente, la comprensione di questo insegnamento nei secoli XVII e XVIII, comprensione che da allora in qua non ha fatto altro che impoverirsi fino a giungere a trasformare le parole stesse del Sacro Cuore alla santa in uno strumento per mantenere legate alla “Permissione” le anime religiose, ostacolando così, o stroncando, le loro ansie di liberazione. 

Tuttavia l’insegnamento di questo fatto è molto chiaro: è la necessità che ha l’uomo, per poter piacere a Dio, di operare nella Volontà di Dio e non nella Permissione. Siccome la Santa, per la incomprensione di questo nel suo ambiente e per la insufficienza della sua evoluzione personale, non poteva operare nella Volontà, e neppure conoscerla per compierla, il Signore stesso le dà un comando in virtù del quale, senza passare attraverso le creature, realizza ciò che Dio le ordina, la Volontà di Dio. Dio non può compiacersi in niente che non sia la sua Volontà. In ciò che le creature le ordinano la Santa compie la Volontà del Signore e non quella delle creature, anche nel caso esse le ordinino qualcosa che si opponga a ciò che direttamente Egli le aveva chiesto. 

Fintanto che la volontà dell’essere umano è orientata alle creature (regole, costituzioni, superiori, ecc.) obbedisce alle creature e attraverso di esse a Dio. L’essere umano, in questo stato, non è libero. Non si vuol dire che ciò sia cattivo; però la sua evoluzione non l’ha ancora portato alla libertà. Fintanto che la volontà dell’essere umano continua a stare nelle creature, neppure Dio può liberarlo, perché Egli rispetta sempre la volontà delle sue creature libere. Il comando che il Sacro Cuore dà alla Santa la toglie dalle creature e la mette al di sopra di esse; senza lasciare di compiere ciò che le creature le chiedono, essa fa la Volontà di Dio, il quale le ha fatto conoscere direttamente la sua Volontà, ciò che deve fare. 
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JOSÉ BARRIUSO 

giovedì 22 agosto 2019

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



Santa Teresa compendia in parole semplici tutta la tradizione  dalla  sua  origine,  dicendo:  «L’unico  impegno  di  chi comincia la vita di orazione, e ciò non si dimentichi perché è importantissimo, deve essere di lavorare per risolversi e disporsi, con tutta la diligenza che può, a conformare la sua volontà a quella di Dio. E, come poi dirò, si stia certi che in ciò consiste la perfezione massima che si può raggiungere nel cammino spirituale. Non crediate che si tratti di qualche nuova astruseria o di cose mai conosciute ed intese: il nostro bene sta tutto qui» ( Santa Teresa: Castello interiore, seconde mansioni, n. 8). 

San Giovanni della Croce, con molti altri, afferma la stessa cosa, benché le sue parole sembrino essere la risposta ad una difficoltà od obiezione: «Per quanto sia difficile – dice – trovare un’anima guidata interamente dal Signore e arricchita della continua unione, durante la quale le potenze sono divinamente occupate, tuttavia se ne trovano abbastanza frequentemente alcune che sono mosse da Lui nelle loro azioni e non si muovono da sé stesse» ( San Giovanni della Croce: Vita, 1. III, c.I). 

Un autore recente, di questo secolo, che compendia gli insegnamenti dei vari autori sull’argomento e dal quale attingo questi dati (Dom Vital Lehodey, El Santo Abandono, Barcelona 1968, pp. 606-620), dopo di aver detto quanto precede con le parole di Santa Teresa e di San Giovanni della Croce, quasi temesse che esse dicessero troppo, si affretta ad attenuarne il senso, aggiungendo: «Ma, in queste materie così delicate, si devono temere le illusioni». Senza dubbio illusioni se ne sono avute e questo ha forse quasi giustificato l’atteggiamento pressoché generale che si è andato producendo. Questo stesso autore cui ci siamo riferiti, quasi per tranquillizzarci al riguardo, continua citando testimonianze di persone dotte e sante che per cautelarsi contro questi pericoli consigliavano di ricorrere a direttori, confessori, superiori, maestri spirituali, ecc., di tornare insomma alle creature. Non è che questo si possa dire cattivo: se glielo chiedeva la loro coscienza, era tutto quello che potevano fare; ma ciò non significa che si debba farne una norma per tutti e non significa che non sia vero che Dio ci chiama all’intimità diretta e senza intermediari. 
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JOSÉ BARRIUSO 


venerdì 2 agosto 2019

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



«Credere nella parola di Dio non è voler far noi realtà quella parola ascoltata, ma OBBEDIRE allo Spirito Santo affinché la virtù dell’Altissimo ci copra con la sua ombra ed Egli stesso dia a quella “parola” la “forma” della sua Volontà» 

Il Vangelo dice la stessa cosa in molte parti, ma in un modo particolarmente esplicito con queste parole: «Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?» (Mt 7, 21-22). 

Tutte queste cose le hanno fatte nel Suo nome, ma non le ha fatte Lui. Fare cose tanto grandi come profetare, cacciare i demoni e compiere miracoli, e non solo queste, ma anche qualsiasi altra cosa, non le può fare l’uomo senza l’energia divina che Dio mette a sua disposizione. Tutto questo Gesù lo considera fatto, sì nel “potere” di Dio, cioè nella “Permissione”, ma non nella “Volontà” di Dio, per cui coloro che operano così non entreranno nel Regno di Dio, giacché nel Regno di Dio entreranno solo coloro che fanno la Volontà del Padre. L’insegnamento centrale della vita di Gesù è questo. 
«Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma un corpo mi hai preparato. 
Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. 
Allora ho detto: Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà. Dopo aver detto prima: non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre» (Eb 10, 5-10). 

Dopo di Gesù, nel decorso dei secoli, nella pratica si è via via prodotto un offuscamento di questa verità. Oggi la semplice pretesa o il semplice desiderio di voler seguire l’esempio di obbedienza di Gesù al Padre in tutta la sua radicalità, come Lui con la sua vita ce l’insegnò, sono considerati in certi ambienti temerità, novità e perfino scandalo. Non è possibile, dicono. Come si potrebbero portare avanti le opere? E coloro che parlano così non si domandano – e neppure sorge in loro il dubbio – se quelle che chiamiamo “opere per Dio” sono veramente opere volute da Dio o non piuttosto opere che Dio solamente permette affinché, esercitando la nostra libertà, prendiamo coscienza in esse di ciò che Dio realmente vuole. 
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JOSÉ BARRIUSO 

martedì 16 luglio 2019

Un Mondo secondo il Cuore di Dio




Ad una visione superficiale potrebbe sembrare ingiustificato, in quanto non necessario, un intervento del Signore per far conoscere qualcosa che, a giudicare dalla frequenza con cui appare in espressioni verbali, tutti già conoscono. Niente infatti di più corrente di frasi come queste: «Fare la Volontà di Dio», «Sia ciò che Dio vuole» e tante altre espressioni equivalenti. Tuttavia il contenuto di queste espressioni e concetti non arriva ordinariamente a toccare la verità. 

La Volontà di Dio può essere intesa o come Permissione di Dio – e questo è il senso più frequente in cui l’espressione è usata – o come vera e propria Volontà di Dio. In ambedue i casi l’energia, Forza Attiva, è di Dio, procede da Dio, ma nel primo caso è l’uomo che agisce con l’energia divina che Dio mette a sua disposizione, cioè al servizio della sua libertà, e nel secondo invece è Dio che agisce attraverso l’uomo, quando questi gli ha dato la sua libertà. 

Percepire questa differenza di significato in espressioni che superficialmente si presentano identiche, è qualcosa di molto importante; comporta un grado di evoluzione dell’essere umano al quale non tutti sono arrivati. La spiegazione della natura intima di questo è ciò che il Signore ci dà col suo intervento, allo scopo di preparare e provocare, se cosi si può dire, una presa di coscienza. Naturalmente a chi non abbia raggiunto quel grado di evoluzione sarà impossibile comprendere tutto ciò, ma, come abbiamo detto, è proprio per provocare questo momento che interviene il Signore. 

Fintanto che questo non si sia dato, l’uomo non può identificarsi con la Volontà di Dio e non può, di conseguenza, raggiungere la sua piena e vera realizzazione. Senza la conoscenza di sé stesso, l’uomo ignora che si trova in un processo di evoluzione nella conoscenza e nella coscienza del bene e del male, e poco è ciò che può comprendere circa l’origine, lo sviluppo e la finalità della presenza dell’uomo sulla terra. 

Se si manca di questa conoscenza risulta impossibile comprendere come possa avvenire che ci siano individui che al chiudersi il circolo dell’evoluzione collettiva dell’umanità non abbiano raggiunto il grado di evoluzione individuale che permetta loro di discernere questo momento di chiusura e che, per ciò stesso, non arrivino alla meta della realizzazione dell’essere umano dietro la quale vanno, realizzazione che consiste nell’identificarsi con la Volontà di Dio lasciando liberamente e coscientemente che sia Lui a fare. A questo si riferiva Gesù quando diceva: «Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni. Pregate perché la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato» (Mt 24, 19- 20). 

Gesù voleva dire che coloro che si trovino ancora nel processo di gestazione o di allattamento (vale a dire in stato di evoluzione non compiuta) e non abbiano dato alla luce la “nuova creatura” o che, pur avendola data alla luce, questa non abbia raggiunto la robustezza che le permetta, quando si chiuderà il circolo dell’evoluzione collettiva dell’umanità, di camminare da sé (ciò che esprime la parola “fuga” di Gesù), resteranno nello stato in cui in quel momento si trovino: non sono arrivati a comprendere il significato del momento, non hanno raggiunto nella loro evoluzione la maturità che avrebbe loro permesso di comprenderlo. 

Perciò questo “Messaggio” non è solamente un insegnamento, ma anche un “richiamo” urgente e pressante «affinché gli uomini riconoscano la verità e si dispongano ad entrare nella sua Misericordia prima che si manifesti la sua Giustizia». 

Coloro in cui non si è compiuta l’evoluzione della quale qui si parla, si trovano nella “Permissione”, stanno nel “fare”, non possono comprendere che ciò che viene richiesto è di lasciare che sia l’ESSERE a fare; e anche coloro che per il loro grado d’evoluzione hanno potuto o possono capire che la “realizzazione” non consiste nel “fare”, se non si dispongono a “rinnegare sé stessi” e rimangono liberamente e coscientemente in sé stessi, nel “fare”, restano nella “Permissione”. 

Le folle che domandavano a Giovanni Battista «Che cosa dobbiamo fare?» stavano ancora così, nel “fare”. Giovanni rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto» (Lc 3, 10-11). 
Quanti ancor oggi sono come loro, e ancora non si rendono conto che non è nel “fare” che dobbiamo realizzarci! 

Giovanni Battista si trovava nella stessa condizione, infatti indicava opere che si dovevano fare per prepararsi a comprendere quanto stava per avvenire in quel momento (al quale il nostro momento assomiglia), però non vi si trovava in modo da non sapere che il fare opere non era quello che contava: egli stava aspettando un altro e perciò manda a dire a Gesù: «Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?» (Lc 7, 19). Per questo Gesù disse di lui: «In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Mt 11, 11). 

Quando la gente faceva la stessa domanda a Gesù: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio», Egli non rispondeva come Giovanni, ma diceva loro che non erano opere ciò che dovevano fare: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (Gv 6, 28-29). 

«Credere nella parola di Dio non è voler far noi realtà quella parola ascoltata, ma OBBEDIRE allo Spirito Santo affinché la virtù dell’Altissimo ci copra con la sua ombra ed Egli stesso dia a quella “parola” la “forma” della sua Volontà» (Peregrinación del Pueblo de Dios - Esplicación de los grabados, Madrid 1971, p. 132) 
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JOSÉ BARRIUSO