
Questo sviamento necessario, per poter giungere a renderci conto della nostra situazione e per metterci così in grado di poter vivere il Vangelo come espressione della Volontà di Dio, è ciò che abbiamo sperimentato nei secoli dopo Gesù.
Francesco dovette vivere un’esperienza simile a quella che noi ora cominciamo a vivere. Anche il suo risveglio avvenne per un Intervento Divino. «L’Altissimo stesso – dice – mi ha rivelato che dovevo vivere secondo la forma del Santo Vangelo» (San Francesco: Scritti completi, Testamento, B.A.C., Madrid 1945, p. 35). Mi ha sempre sorpreso che, essendo comandato a tutti di vivere secondo il Vangelo, a Francesco dovesse essere ricordato questo con una rivelazione e che egli invocasse questa rivelazione per giustificare le sue scelte. Ma guardando la storia si comprende che effettivamente quella Rivelazione si era resa necessaria a causa
dell’offuscamento che si era prodotto nella conoscenza di questa verità tanto fondamentale.
Quella rivelazione fu completata a Francesco quando gli fu detto: «Francesco, va, e ripara la mia Chiesa che minaccia rovina» (Ib p. 551). Vi sono ancora molti oggi che, per timore di fermarsi ad un Francesco “visionario” e “muratore” vogliono vedere la risposta al “ripara la mia Chiesa che minaccia rovina” nella fondazione di ciò che nella storia abbiamo conosciuto come “ordini francescani”. Se così davvero fosse, non avrebbe finito Francesco col fare un’opera in più, rimanendo al livello della sua prima comprensione
della visione: raccogliere mattoni e sabbia?
Per questo, nel desiderio che la sua vera e profonda comprensione si realizzi, ha dovuto venire a ripetere: «Vigli miei, io vi diedi una Regola, sì, e benché non volli darvi altra Regola che il Vangelo del mio Signore, in quello che ho fatto io può anche esserci molto errore. Perciò vi dico, figli miei: vivete il Vangelo puro e mi darete riposo!... Riparate la mia chiesa che minaccia rovina, mi fu detto; ed io cominciai a raccogliere mattoni, pietre e sabbia. Anche voi avete fatto la stessa cosa che allora feci io. Perché voi, fratelli miei, siete rimasti con Francesco Bernardone e non avete seguito lo strumento del Signore».
Vivete il Vangelo puro! torna a dirci Francesco, ripetendoci ciò che Egli comprese dal Signore: «Figli miei – dice – avete una missione da compiere, la missione più difficile che il mio Maestro poteva affidarvi nei vostri tempi di attività e di ansia di fare molte cose “per Dio”, quella di non fare niente affinché Egli possa fare e disfare in voi ciò che avete fatto da voi stessi ostacolando così l’Opera di Dio».
Un Mondo secondo il Cuore di Dio che, come abbiamo detto all’inizio, fa parte dell’insieme di scritti coi quali ci è dato questo “Messaggio”, viene precisamente a spiegarci la differenza che c’è tra l’operare nella Permissione di Dio e l’operare nella Volontà di Dio, che è lasciar fare a Lui. E in relazione all’offuscamento esistente sono smascherati e demoliti principi e valori che, senza essere tali, sono quasi unanimemente tenuti come indiscutibili.
Alla luce dei disegni di Dio che in questo libro ci vengono rivelati in una visione generale, appare il vero significato di realtà del nostro mondo, quali l’autorità, il lavoro, il denaro, il sesso, l’amore, che nel mondo della Permissione appaiono in immagini distorte e contraffatte, appunto perché opera della Permissione e non della Volontà di Dio.
Viene denunciata la presenza dappertutto dello “spirito del mondo” che influenza tutto il nostro mondo e, fino a un certo punto, lo dirige tutto, perché «tutto il mondo giace sotto il potere del maligno» (1 Gv 5, 19).
Il mondo in cui viviamo è, quindi, il mondo del “fare” delle creature, non il mondo voluto da Dio. E il mondo della Permissione che si trova nelle mani dell’Angelo Caduto perché l’uomo con la sua libertà gli ha aperto la porta e glielo ha consegnato; è pertanto un mondo che necessita di riscatto.
Qual è allora il mondo voluto da Dio, di cui nella Scrittura (Gen 1, 31) si dice: «E Dio vide tutto quello che aveva fatto ed ecco, era molto buono»? L’argomento di questo libro è appunto la spiegazione di questo passo della Scrittura.
JOSÉ BARRIUSO
Betlemme, 20 maggio 1979
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